domenica 1 settembre 2013

no alla guerra! presidio presso la prefettura di catania

lunedì 2 settembre, dalle ore 18, presidio in via Etnea a Catania, presso la Prefettura, indetto dal Comitato Viva la Costituzione e dal Comitato di base NO MUOS - NO SIGONELLA.


NO ALLA GUERRA – LA COSTITUZIONE NON SI TOCCA

In Italia è in atto la volontà di molte forze politiche di procedere ad una rottura della legalità costituzionale. Questo disegno eversivo passa attraverso il tentativo di manomettere l’art. 138,con l’obiettivo di trasformare la Repubblica parlamentare in presidenziale, ed il Parlamento in organo di ratifica delle scelte dell’esecutivo.
Ad essere messi in discussione sono,oltre agli assetti democratici e agli equilibri tra i poteri,i diritti sociali e civili dei cittadini. Molti pensano addirittura di mettere in discussione l’art. 11, peraltro più volte violato negli ultimi decenni.
In questo contesto desta fortissima preoccupazione la crescente militarizzazione del territorio italiano,a partire dalla installazione del Muos a Niscemi e dal potenziamento logistico di Sigonella come base operativa nei conflitti che stanno devastando il Medio Oriente e il Nord Africa.
Non per caso,l’art. 11 afferma il ripudio della guerra,in quanto essa colpisce vittime innocenti e soprattutto civili inermi. Gli ultimi decenni hanno dimostrato, dall’Iraq all’Afghanistan, fino alla Libia,che le guerre non hanno posto fine alle cause che le hanno generate, e che sono addirittura aumentati fondamentalismi,violenze,migrazioni di massa fame e povertà.
Con questa consapevolezza, il COMITATO VIVA LA COSTITUZIONE di Catania:
- si esprime contro la partecipazione dell’Italia all’intervento militare in Siria deciso da Usa, Gb, Francia ed Arabia Saudita;
- chiede al Parlamento di pronunciarsi per la condanna degli interventi militari,quali che ne siano gli autori, e per impegnare il Governo a rendere indisponibili tutte le basi militari italiane,Usa e della Nato.
Occorre imparare dalla storia: bisogna lavorare alla prevenzione dei conflitti e per il rispetto dei diritti umani. Le grandi potenze economiche hanno gravi responsabilità politiche e morali nell’alimentare le tensioni, se non addirittura con la partecipazione diretta,al fine di trarne vantaggi,anche con la vendita delle armi.
Il popolo siriano ha bisogno della comunità internazionale,di un tavolo di mediazione e di confronto,di soluzioni sul terreno del diritto, non di lutti e disastri.