sabato 14 dicembre 2013

i forconi, l'Europa e "il colpo di stato di banche e governi"






















La settimana dei forconi e` finita.  Abbiamo visto e udito abbastanza per poter dire che le nostre preoccupazioni espresse due anni fa , in occasione del blocco che a gennaio del 2012 causo` gravissimi disagi in tutta la Sicilia, hanno trovato una triste conferma  negli eventi di questi giorni.

Nel gennaio 2012, all`epoca del primo blocco dei forconi in Sicilia,  al governo si era da poco insediato con la benedizione del colle, un commissario della Troika, Mario Monti,  ed era iniziato un rapido processo  di modifica dell`assetto costituzionale  della repubblica italiana. Con l`introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione e l`adesione ai trattati internazionali come il Fiscal Compact e il Two Pack che attribuiscono alla Commissione un ruolo di guida nelle politiche di bilancio dei singoli stati membri, il governo e il parlamento  avrebbero accettato di fatto il commissariamento della democrazia. Stava avvenendo quello che Luciano Gallino nel titolo del suo ultimo saggio ha definito il colpo di stato di banche e governi 

In questa settimana, mentre la pronuncia della Corte Costituzionale sull`illegittimita` della legge elettorale e l`elezione del rampante sindaco di Firenze a segretario del PD  introducevano elementi potenzialmente destabilizzatori  dell`attuale quadro politico, il governo Letta – Alfano nella nuova versione deberlusconizzata era atteso al voto di fiducia in parlamento.

E` questo il contesto in cui da Torino, a Milano, dalla Puglia al Veneto e` stato consentito  a pochi gruppi organizzati di ultras e di neofascisti  - che hanno trovato qui e la` il sostegno di comitati di protesta locali, come quello degli ambulanti di Torino  portatori di istanze di carattere sostanzialmente corporativo - di intimidire piccoli commercianti, bruciare libri, assaltare camere del lavoro...

Questa volta la Sicilia e` stata solo lambita dalla protesta . Non poteva  essere altrimenti, il 6 dicembre Giuseppe Castiglione da Bronte  poteva esprimere la sua piu` viva “soddisfazione per l`atteggiamento costruttivo di Aias e Forza d`Urto”, le inquietanti sigle degli autotrasportatori siciliani, che avevano annunciato la revoca dell`adesione ai blocchi . Tranquilli, Richichi e Ercolano non sarebbero stati della partita. Ma questo fatto non fa che accrescere i dubbi sulle modalita` con cui il ministro dell`interno Alfano ha gestito questa crisi: non poteva certo permettersi di perdere consenso nel suo feudo elettorale, la Sicilia che era stata letteralmente messa in ginocchio dalla protesta di due anni fa. Cosi` mentre in Sicilia le prefetture annunciavano la linea della tolleranza zero ai blocchi, a Torino avrebbero aspettato tre lunghissimi giorni prima di attuare gli sgomberi.

Nel frattempo Letta ha  potuto proporsi all`opinione pubblica come unico argine contro il caos, mentre il capo del principale partito d`opposizione lanciava appelli ai limiti dell`eversione ai capi delle forze armate, perche` si unissero alla “protesta del popolo”.

Mentre davanti ai nostri occhi si svolgevano questi fatti ,  tra oscure incursioni mediatiche di noti e meno noti personaggi del neofascismo italiano e dei servizi piu` o meno deviati e simpatizzanti quanto surreali cronache della stampa e delle televisioni , si e` notata drammaticamente in Italia un` assenza. L`assenza  di una sinistra forte, autorevole e unita che,  nel rivendicare le ragioni della democrazia e dell`antifascismo, ponesse un argine alle pericolose derive populiste e ai segnali successivi del governo, che ha gia` annunciato  una  svolta nei meccanismi di gestione e  repressione del conflitto sociale.

Da una parte  Vendola, con  interventi al congresso socialista e ammiccamenti al nuovo leader democratico Matteo Renzi, sta conducendo il suo partito, Sinistra Ecologia e Liberta`,  verso un`ipotesi di accordo con il centrosinistra di governo, dall`altra il Partito della Rifondazione Comunista, a  dieci mesi dalla sconfitta elettorale di Rivoluzione Civile,  ha addirittura per la prima volta concluso un congresso senza che fosse eletto un segretario/segretaria  e una segreteria all`altezza del nuovo mutato scenario e delle drammatiche sfide che comporta. Ha prevalso, ancora una volta, la deleteria tendenza all`autoconservazione e all`autoreferenzialita` di un partito, che rischia di morire di settarismo e incapacita` di promuovere un autentico rinnovamento, nelle pratiche e nella composizione dei suoi gruppi dirigenti.

Oggi si tiene a Madrid la giornata conclusiva del congresso del Partito della Sinistra Europea, con la prevista candidatura comune di Alexis Tsipras alla guida della Commissione Europea. Oggi nasce in Europa un fronte comune di forze politiche e sociali, un fronte di opposizione alla Troika e alle politiche di austerita` e di strenuo contrasto alla retorica qualunquista che sta ingrossando dappertutto le fila del neofascimo.

Protagonisti  di questo congresso  sono soprattutto i/le compagni/e spagnoli/e di Izquierda Unida, del Front de Gauche francese, della Linke tedesca e soprattutto i/le compagni/e di Syriza, una forza autenticamente popolare e anticapitalista. In italia siamo ai balbettii di una sinistra incapace di leggere il presente e di organizzarsi per il futuro.

Come ha drammaticamente scritto Marco Revelli, “troppo vol­gare è stato l’esodo della sini­stra, di tutte le sini­stre, dai luo­ghi della vita. E forse, come nella Ger­ma­nia dei primi anni Trenta, saranno solo i lin­guaggi gut­tu­rali di nuovi bar­bari a incon­trare l’ascolto di que­sta nuova plebe”. Speriamo davvero che questa lugubre profezia non si avveri.