venerdì 12 novembre 2010

Una vita per il comunismo. Ricordando "La Pasionaria".






















Dolores  Ibarruri nata a Gallorta, Biscaglia, nel 1895 in una famiglia di minatori, operaia, moglie di un minatore asturiano, entrò giovanissima nelle file del Partito socialista e collaborò a diversi giornali di opposizione con lo pseudonimo di Pasionaria
 Fu tra i fondatori del Partito Comunista Spagnolo del quale fu una delle principali dirigenti.Tra il 1931 ed il 1934, dopo la rivolta delle Asturie, fu più volte incarcerata.Nel 1935 fu membro del Comitato Esecutivo della Terza Internazionale.Nel febbraio del 1936, con le elezioni che dettero la vittoria al Fonte popolare, fu eletta deputato, diventando poi vicepresidente delle Cortes.
Il Partito comunista, nel marzo del 1936, subito dopo le elezioni, rivolse al Partito socialista la proposta di approvare un programma più ampio di quello del Fronte popolare, senza la cui attuazione era impossibile distruggere le basi materiali della controrivoluzione fascista. Il programma doveva prevedere in particolare la confisca di tutte le terre dei grandi proprietari fondiari e la loro distribuzione ai contadini poveri e ai salariati agricoli; l’annullamento di tutti i debiti dei contadini e il rapido miglioramento delle condizioni dei braccianti e dei contadini poveri; la nazionalizzazione della grande industria, delle banche e delle ferrovie; il radicale miglioramento delle condizioni degli operai; la democratizzazione dell’apparato statale e dell’esercito. I capi socialisti respinsero le proposte del partito comunista. Tuttavia il Fronte popolare si rafforzava e crescevano rapidamente la forza e l’autorità del Partito Comunista.
Le forze reazionarie volevano annullare tutte le conquiste politiche ed economiche delle masse lavoratrici ottenute nella lotta per la repubblica e restaurare i poteri e i privilegi del grande capitale, dei proprietari fondiari e del clero.
A tale scopo fascisti, magnati della finanza, l’aristocrazia terriera, il clero, generali dell’esercito organizzarono una congiura, riponendo le loro speranze nell’esercito e nella squadre dell’organizzazione fascista “Falange spagnola” ed ottenendo l’appoggio aperto della Germania nazista e dell’Italia fascista
Il Partito Comunista chiamò il popolo a tenersi pronto per respingere l’attacco della reazione e chiese al governo repubblicano e alle organizzazioni democratiche una ferma politica rivoluzionaria. Ma l’unità del campo democratico era minata dalla politica dei socialisti e degli anarco – sindacalisti, dalle incertezze e dalla paura dei repubblicani borghesi di fronte all’iniziativa rivoluzionaria delle masse.
La rivolta fascista cominciò il 18 luglio 1936, i congiurati fascisti e il clero speravano di ottenere in pochi giorni un pieno successo. Ma contro di essi si levò in  tutta la Spagna una parte vasta delle masse popolari, migliaia di donne e di uomini accorsero nei reparti volontari della milizia popolare. Nelle fabbriche, nelle officine, nelle miniere si crearono battaglioni operai
In questo periodo burrascoso i partiti repubblicani borghesi caddero in preda alla confusione. Di tutte le organizzazioni politiche solo il Partito Comunista era veramente preparato alla lotta, mobilitò in fretta tutte le sue forze e passò subito alla formazione di battaglioni di milizia popolare. A Madrid il partito creò un’unità militare che divenne presto famosa il 5° reggimento, Nelle Asturie si formarono i battaglioni comunisti “Karl Marx”, “Maksim Gorki”, “Lina Odena” che furono tra i migliori battaglioni della milizia popolare antifascista
Alla testa del Partito Comunista si trovavano José Diaz e Dolores Ibarruri. Provenienti dalle file della classe operaia e legati ad essa da profonde radici, questi dirigenti si rivelarono durante la lotta autentici capi popolari.
 Attivissima propagandista, abile e accesa oratrice,Dolores  Ibarruri divenne un simbolo della lotta repubblicana.
La resistenza della Repubblica spagnola suscitò un vasto movimento di solidarietà che coinvolse tutto il mondo. I volontari internazionalisti che combattevano a favore della repubblica furono decine di migliaia. Nella lotta caddero migliaia di combattenti antifascisti di tutto il mondo: “Gli spagnoli sanno - scrisse il poeta sovietico Ilia Erenburg, testimone e partecipe alla lotta antifascista in Spagna - che l’amore per essi fu dimostrato da noi non a parole, ma col sangue. Vi sono eroismi, vi sono tombe che commuoveranno e ispireranno generazioni di spagnoli
Uno su cinque dei volontari trovò la morte in Spagna. Al momento dello scioglimento delle brigate internazionali alla fine del 1938, così li salutava Dolores Ibarruri al momento della partenza:
Per la prima volta nella storia delle lotte dei popoli si è verificato lo spettacolo, stupefacente per la sua grandezza, della formazione di brigate internazionali per aiutare a salvare la libertà e l’indipendenza di un Paese minacciato, della nostra Spagna. Uomini di diverso colore, di differenti ideologie, di religioni opposte, ma tutti con un profondo amore per la libertà e la giustizia, sono venuti ad offrirsi a noi, incondizionatamente. Ci hanno dato tutto; la loro gioventù o la loro maturità; la loro scienza o la loro esperienza; le loro speranze e i loro desideri… e non ci hanno chiesto nulla. La vostra causa, la causa della Spagna è la causa di tutta l’umanità avanzata e progressista, non vi dimenticheremo. Quando l’ulivo della pace fiorirà intrecciato con gli allori della vittoria della repubblica spagnola, tornate! Troverete l’affetto e la gratitudine del popolo spagnolo che oggi e domani griderà con entusiasmo: viva gli eroi delle brigate internazionali.
Strenua oppositrice del franchismo, dopo la sconfitta emigrò in Francia nel 1939 e poi nell’Unione Sovietica dove, alla morte di José Diaz, nel 1942, fu eletta Segretario Generale del Partito Comunista in esilio, carica che tenne fino al 1960, quando divenne presidente del partito. I sopravvissuti alla guerra civile e alla seconda guerra mondiale non poterono tornare in Spagna fino alla fine della dittatura di Franco. Ibarruri tornò in Spagna nel 1977, eletta deputato nello stesso anno. Morì  il 12 novembre 1989, a 94 anni, fedele agli ideali a cui aveva dedicato una lunga vita, attraversando l'intero novecento.