sabato 14 maggio 2011

dalla mobilitazione per i referendum alla trasformazione del nostro futuro!


































In questi giorni si sta assistendo al tentativo del governo e di varie consorterie  e lobby affaristiche, di far saltare la consultazione sul nucleare e i referendum per la ripubblicizzazione dell’acqua pubblica.
Non mi voglio soffermare sui tecnicismi da legulei che hanno architettato i nostri, spero che la Corte di Cassazione, accogliendo i suggerimenti di certa giurisprudenza e di alcuni illustri costituzionalisti ( da ultimo Azzariti sul Manifesto ) consenta ai cittadini di votare. Nell’attesa abbiamo il dovere di accogliere l’appello dei comitati promotori e impegnarci, ciascuno come può, nella campagna elettorale referendaria.
Mi preme qui invece denunciare l’oscuramento ideologico che ha investito i temi oggetto dei quesiti referendari, provare ad individuarne i responsabili e infine avanzare un’ipotesi di lettura della fase che squarci il velo di Maya delle false rappresentazioni e dia visibilità ai reali e fortissimi interessi che si coagulano attorno alla vicenda del nucleare in Italia e alla privatizzazione del servizio idrico.
Fateci caso ! Gran parte della stampa progressista  ( il gruppo editoriale L’Espresso in primis ) ci ha presentato l’immagine di un presidente del Consiglio spaventato dall’idea che il 13 giugno, sull’onda emotiva della tragedia di Fukushima, si possa raggiungere il quorum sul referendum contro il legittimo impedimento.
Indubbiamente il c.d Lodo Alfano è stato concepito come una sorta di scudo giudiziario per il premier e i suoi ministri, ma la sua portata è stata notevolmente ridimensionata da una recente pronuncia della Corte Costituzionale, tanto ciò vero che da un mesetto circa assistiamo allo spettacolo del lunedì: Berlusconi presenzia alle udienze dei processi che lo riguardano con al seguito una scandalosa claque di prezzolati.
Appare quindi inverosimile la rappresentazione di un presidente del consiglio spaventato dall’abrogazione definitiva delle norme sul legittimo impedimento, ben poco cambierebbe infatti della sua situazione processuale.
La realtà è un’altra : le lobby del nucleare e i grandi gruppi finanziari ed economici interessati alla privatizzazione del servizio idrico sono in fibrillazione. Già da qualche tempo sembrano arrivare fortissimi segnali dalla  Confindustria, segnali di sfiducia nei confronti del governo del presidente – imprenditore e sintomo di una clamorosa frattura che si sta determinando nel blocco sociale che lo sostiene.
Stiamo assistendo ad una profonda ristrutturazione degli assetti di potere economico e politico: gli oligopoli finanziari sono avidi di nuove terre di conquista e di nuove occasioni di valorizzazione del capitale e la crisi del berlusconismo apre le porte a nuove ricomposizioni, a nuovi modelli, con un ruolo sempre più pesante di interessi politici territorialmente organizzati - e pesantemente infiltrati dalle mafie - che sono in grado di trovare un punto di sintesi nel centralismo finanziario del ministro Tremonti.
Basti pensare al ruolo rilevante svolto in Italia dalle fondazioni bancarie, all’intreccio di partecipazioni azionarie che li lega ai grandi gruppi bancari e, tramite la Cassa Depositi e Prestiti, vera e propria batteria di fuoco finanziaria a disposizione del ministro Tremonti, all’Enel, la società che dovrebbe farsi carico in joint venture con la francese Edf dell’affaire nucleare.
Le imminenti consultazioni amministrative rischiano di rafforzare il peso della Lega nelle fondazioni, aumentandone l’influenza nelle politiche creditizie dei principali gruppi bancari italiani.
Il piatto è servito: tramontato Berlusconi, gli interessi forti con la benedizione della Confindustria sapranno trovare il loro nuovo punto di equilibrio, travolgendo la possibilità che un reale cambiamento si produca.
Per questo dobbiamo rifuggire da ogni interpretazione semplicistica, da ogni appello all’ unità frontista contro il satana Berlusconi, se contemporaneamente non risultino chiari gli interessi realmente coinvolti. L’antiberlusconismo è un collante ideologico troppo fragile e persino menzognero.
Non basta essere uniti contro Berlusconi.
Non si difende la Costituzione solo a parole o peggio intonando nelle manifestazioni l’inno nazionale.
Bisogna essere uniti contro ogni ipotesi di ritorno al nucleare. E quando votiamo, pensare anche ai sommergibili nucleari che  stazionano nei nostri porti, i cui reattori hanno una potenza multipla di quelli di Fukushima, perché non si può essere contrari al nucleare civile e contemporaneamente accettare che ad Augusta vi sia un reattore potentissimo, costruito negli anni ottanta, le cui condizioni di sicurezza sono segretate dall’amministrazione militare americana.
Bisogna impegnarsi perché il capitale finanziario non scippi a noi tutti l’acqua, bene comune per eccellenza e in quanto tale non mercificabile.
Bisogna in sintesi che la mobilitazione per i referendum assuma il significato più forte di vertenza generale che segni un avanzamento complessivo delle prospettive di alternativa e di trasformazione sociale.
Impegniamoci !!!

Alberto Rotondo