sabato 10 dicembre 2011

la manovra del governo Monti: lacrime, sangue e privatizzazioni






di Alberto Rotondo

Tra le norme del cosiddetto Decreto Salva Italia, la finanziaria lacrime e sangue del governo Monti, ce n’è una che, più di ogni altra, svela il forte impianto ideologico neoliberista dell’intera manovra: si tratta della norma che attribuisce all’autorità garante della concorrenza e del mercato, l’antitrust il cui presidente uscente Catricalà è diventato ministro per i Rapporti con il Parlamento, il potere di impugnare in giudizio qualsiasi atto delle pubbliche amministrazioni che attribuisca la gestione di un servizio pubblico ad un ente pubblico o ad una società a prevalente partecipazione pubblica.
La vittoria ai Referendum del 13 giugno ha mostrato come stesse crescendo nel paese un senso comune in grado di rovesciare i paradigmi teorici della globalizzazione neoliberista: il voto popolare ha affermato che esistono dei beni che, per loro natura, devono essere sottratti alla logica della mercificazione e del profitto. La mobilitazione che si è creata attorno alla difesa di questo principio va ben oltre la stessa portata dei quesiti referendari; con uno dei quesiti si è impedito che si procedesse ad una privatizzazione su larga scala e per tutti i territori, anche laddove i comuni e le autorità d’ambito avevano conservato in mano pubblica il servizio idrico.
Con la Finanziaria Monti si riprova a imporre le privatizzazioni, e questa volta alzando il tiro: se il famigerato Decreto Ronchi imponeva agli enti pubblici di cedere le proprie quote di partecipazione nelle società che gestivano il servizio idrico, da oggi sarà l’antitrust a farlo, annoverandolo di fatto nella categoria “mercato”, insieme ad altri servizi pubblici essenziali, come la gestione del ciclo dei rifiuti, il trasporto urbano, i servizi scolastici primari, gli asili nido, i servizi sanitari e assistenziali.
Bene ha fatto l’amministrazione del comune di Napoli, che ha pubblicizzato per intero il servizio, affidandone la gestione ad un ente pubblico, i cui criteri di amministrazione sono trasparenti e sottoposti ad un rigoroso controllo sociale, attraverso organi di gestione aperti alla partecipazione democratica.
La norma della manovra è congegnata in modo da bloccare ogni serio percorso di ri-pubblicizzazione dell’acqua e l’abrogazione dell’art. 23bis del Decreto Ronchi è soltanto una goccia nell’oceano: l’ordinamento giuridico italiano e i trattati di adesione all’Unione Europea sono segnati da un impianto neoliberista che favorisce le privatizzazioni. La dittatura della Banca Centrale Europea si avvale di dispositivi tecnologici potenti , le norme dei trattati, delle direttive e delle leggi che, negli ultimi trent’anni, hanno trasformato il volto e il ruolo delle pubbliche amministrazioni.
Alla politica ridotta a tecnica bisogna rispondere con la buona politica di chi, nei movimenti e nelle associazioni, nei comitati di lotta, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nelle organizzazioni sindacali, si sforza di costruire ogni giorno una modalità diversa di socializzazione e di azione. Una risposta corale e partecipata, che parta dai territori e si proponga come alternativa di società prima che di governo, che sappia aprire una vertenza generale e generalizzata sullo stato dei servizi pubblici essenziali e sulla costruzione di una nuova e maggiormente inclusiva cittadinanza sociale, che sappia agire una mobilitazione generale.