giovedì 31 ottobre 2013

Cartoniadi, chi ha perso? basta operazioni d'immagine, si attui la strategia "rifiuti zero" subito!






















Dopo un'inutile campagna pubblicitaria, i cui cartelloni incomprensibili oscillavano tra la promozione di un'iniziativa sportiva e l'organizzazione di una mostra di fumetti, si sono concluse le cartoniadi, ovvero una poco riuscita trovata basata sul tentativo di creare competizione tra i quartieri sulla raccolta differenziata della carta.
Non sappiamo quale area abbia "vinto", ma crediamo che abbia perso l'intera città: campagna pubblicitaria incomprensibile, nessuna iniziativa concreta di sensibilizzazione, nessun contenitore o luogo di raccolta aggiuntivo, ad esempio in luoghi pubblici. Anche nelle statistiche, si continua a perdere: la Sicilia è l'ultima regione italiana per percentuale di riciclaggio, e Catania si piazza all'ultimo posto nella classifica Ecosistema Urbano appena pubblicata.
Il circolo città futura ribadisce le proprie proposte all'amministrazione  comunale e invita a porre in atto in tempi brevi le tappe della strategia "rifiuti zero". Non serve sprecare carta per inutili operazioni d'immagine, ma un impegno concreto per ridurre costi ed impatto ambientale.

circolo città futura

no sfratti, no service tax! la casa è un diritto per tutt*!












Tante mobilitazioni contro gli sfratti oggi in tutta Italia, in particolare a Roma, in occasione della conferenza stato-regioni, e a Messina.
In tutta la Sicilia urgono immediate misure a sostegno di centinaia di persone che, improvvisamente, si ritrovano senza lavoro e, poco dopo, anche senza casa:
- Nelle grandi città, censimento comunale di tutti gli immobili vuoti o sfitti;
- Utilizzo del fondo nazionale destinato agli inquilini morosi incolpevoli previsto dall’articolo 6 del decreto IMU;
- Utilizzo di fondi europei per il riuso del patrimonio pubblico da destinare all’edilizia popolare;
- Blocco degli sgomberi e degli sfratti generalizzato!

a centrocontemporaneo "voci dal fondo del mediterraneo", di centro sperimentale keré teatri differenti







SABATO 2 novembre, in occasione della seconda giornata di Centrocontemporaneo a piazza Manganelli e dintorni, alle ore 19 e alle ore 22, presso palazzo Trigona, in via Montesano,
VOCI DAL FONDO DEL MEDITERRANEO, da un progetto-laboratorio contro il reato di clandestinità del Centro Sperimentale Kerè teatri differenti.

Con Mario Bonica, Benedetto Caldarella, Filippo Manno, Elena Rosa, Cinzia Insinga…

Installazione video di Aldo Kappadona.

Impianto scenico e costumi di Concetta Rovere.

Testi da: Randagio Clandestino e dall’omonimo volume di testi poetici degli allievi della scuola media Tomasi di Lampedusa di Gravina di Catania

Un cerchio dentro cui “galleggiano” frammenti di vita: foto, giocattoli, scarpette, lettere. Fuori dal cerchio sei figure in nero di spalle che guardano un immaginario orizzonte. Rumore d’acqua e di battelli, voci indistinte che parlano, che cantano, che tacciono (forse per sempre). Tutto lo spazio è “in fondo al mare”: si intravvedono volti o mani trasportati dalle correnti marine. Nient’altro… e i sei personaggi in nero raccontano qualcosa all’orizzonte immaginario, a una terra a cui non approderanno.

Sono in fondo al mare
Sola
Una voce mi culla.
Il mare
Non voleva farmi del male
E mi abbracciava
Era una voce di donna
Melodiosa
Dolce
Mi consolava
Ma i bambini non erano con me

mercoledì 30 ottobre 2013

sinistra, un passo oltre la palude, di Alberto Burgio






















SINISTRA
Un passo oltre la palude

Alberto Burgio - il manifesto

Tanti discorsi, tante polemiche, sempre più uguali a se stessi. Da quanto tempo? Almeno da vent'anni, il tempo della lenta agonia della sinistra italiana (e non soltanto). Ora il dibattito impazza - che novità - sulla legge elettorale, con gli ultimi proclami del sindaco di Firenze contro il proporzionale degradato a fabbrica di ammucchiate. E sulla povera Costituzione del '48, non abbastanza sfigurata e tradita. Della quale si intende abbattere il presidio procedurale, come se non fosse proprio quella la prima regola da salvaguardare, come se non incombesse il rischio di creare il più velenoso dei precedenti, che già domani altri potrebbe legittimamente invocare per la spallata definitiva.
Oppure si parla della crisi e delle sue conseguenze rovinose per milioni di individui, che sono poi le rovinose conseguenze di questa forma di società, in cui il pubblico è rigorosamente asservito al privato. Fingendo - tutti: dal presidente della Repubblica all'ultimo cronista - di ignorare che la crisi non è un'anomalia o un incidente di percorso, ma il prodotto più tipico del meccanismo che presiede alla riproduzione del modello. Nella fattispecie, del fallimento di finanziarie e banche specializzate nella speculazione sulla pelle degli ultimi e poi salvate a spese dello Stato, con la più spettacolare socializzazione delle perdite private che la storia del capitalismo ricordi. Se non ci fosse stata, la si sarebbe dovuta inventare questa crisi. Occasione preziosa per assestare alle masse degli ignari e dei subordinati l'ennesimo colpo basso e per inchiodarle alla colpa di «aver vissuto al di sopra delle loro possibilità». Di qui il lasciapassare per altri colossali saccheggi attraverso la leva fiscale, le privatizzazioni, i nuovi tagli al reddito e ai diritti sociali, l'aumento dell'orario di lavoro, l'abbattimento dei diritti e delle tutele, la riduzione dell'occupazione...
Si dice da più parti, simulando pensosa solidarietà, che mai la politica è stata tanto distante dalla vita reale, dai problemi, dalle ansie e dalle difficoltà dei più. E intanto si continua come niente fosse a sfornare minacce travestite da promesse. Ormai la "gente" non sa più che pensare, è sin troppo evidente. C'è chi ancora crede in qualche grillo parlante, che minaccia e lusinga. Chi, nauseato, ha staccato la spina. Chi magari seguita a onorare antiche appartenenze, più per omaggio al proprio super io che per convinzione. Ma è evidente, ogni giorno di più, che non c'è partita. La cosiddetta politica viaggia alla velocità di un accelerato. La crisi - che è sociale e delle istituzioni; morale e della speranza; economica e delle relazioni tra le persone - a quella di un meteorite. Non sono Cassandre quelle che ripetono che stiamo seduti su una santabarbara. È la pura verità. Di questo passo, o salta in aria l'euro o salta in aria direttamente l'Europa. E sarà l'inizio di un domino inarrestabile. E non sono Cassandre nemmeno quelle che mettono in guardia dalla marea montante dei populismi. Il ventre delle nostre società ribolle di pulsioni retrive. La politica ha rinunciato da decenni a civilizzarle. Da quando si è assegnata il compito di aprire la strada al mercato, che della civilizzazione non sa che farsene, anzi la vede come il fumo negli occhi.
Per questo servirebbe, oggi più che mai, uno scatto, un gesto che interrompesse finalmente questa litania di formule stanche e squarciasse il velo dell'ipocrisia. Non è vero che non si sappia che cosa si debba e si possa fare, che cosa milioni di persone desiderano, sentendo che si tratta dei loro diritti violati. Molti professionisti della politica - molti di quelli che si pensano in qualche misura di "sinistra", ovunque collocati - sanno ancora bene di che cosa si tratta. Come lo sapevano i loro predecessori fino a un passato tutto sommato recente, se è vero che questo paese ha saputo malgrado tutto camminare lungo una strada di sviluppo civile sino ai primi anni Ottanta. Contrastato, ma civile. Riuscendo a combattere contro poteri arcaici radicati.
Redistribuire la ricchezza, in primo luogo. Perché l'Italia è ancora molto ricca, solo sempre più ineguale e ingiusta. Tornare a programmare sviluppo, spesa produttiva e investimenti, cosa che solo il pubblico può fare all'altezza delle necessità di un paese in declino. Puntare su un grande programma di piena occupazione per la manutenzione del territorio e delle città, per il rilancio della scuola e dell'università pubblica, della sanità pubblica, dei servizi alla persona, delle infrastrutture materiali e immateriali. E per questo farla finita, una volta per tutte, con lo scandalo assoluto di un gigantesco furto perpetrato a danno del fisco da grandi evasori ed elusori che invece la politica coccola e remunera, pagando con gli interessi (quanto incide il servizio del debito sulla crescita esponenziale del debito stesso?) ciò che sarebbe dovuto in forma di imposte su grandi patrimoni, profitti e rendite. Non è vero che non si sappia tutto questo. Basta frequentare un qualsiasi gruppo, leggere qualsiasi rivista, seguire qualsiasi convegno che la sinistra promuove da anni a questa parte per toccare con mano importanti convergenze di analisi e propositi. E non è nemmeno vero che non lo si potrebbe fare, se lo si volesse. Pur in presenza dei vincoli iugulatori europei, di cui peraltro l'Italia potrebbe imporre la riscrittura. E comunque non è vero che - se ci si battesse con coerenza, a viso aperto per un programma di questo genere - nulla cambierebbe nello stagno della politica italiana. È vero il contrario. Si determinerebbe un terremoto, che spazzerebbe via nani e ballerine, sepolcri imbiancati e profeti di finti tsunami.
Quel che è mancato sinora è il coraggio. E la generosità. Ed è questa la maggiore responsabilità di chi - capopartito, capocorrente o capopopolo - potrebbe dire basta una buona volta a questo stato di cose, e muoversi senza riserve per innescare un processo che basterebbe poco a mettere in moto. Ci sono oggi dieci, forse quindici persone in Italia - inutile fare i nomi - che avrebbero, per ruolo o per virtù personali, la possibilità di produrre una rottura nella tendenza verso l'agonia del paese. Che potrebbero, insieme, trasmettere al paese il messaggio di fiducia e di determinazione di cui c'è urgente bisogno. Mettendo da parte calcoli di bottega e cure personali. E scommettendo sull'immenso patrimonio di forze, di intelligenze, di risorse morali che il popolo della sinistra italiana, oggi disperso e depresso, ancora possiede.

lunedì 28 ottobre 2013

vent'anni di Città Felice a Catania, martedì 5 novembre "e ora è festa!"
















Vent'anni di presenza femminile e amore per Catania che hanno segnato la Città con iniziative, elaborazioni, pubblicazioni, creazioni artistico-performative, nel segno del pensiero e della pratica politica delle donne e di uomini che ne hanno riconosciuta l'importanza. Presenza caratterizzata anche dal lavoro serrato in alcuni quartieri a partire dalle relazioni con le donne e gli uomini che li abitano per impedire scempi e speculazioni ma anche per sottolinearne la bellezza!

Martedì 5 novembre 2013 alle h. 17 nella prestigiosa cornice del palazzo della Cultura di Catania, (via Vittorio Emanuele 121) alla sala Conferenze del primo piano, per godere degli interventi artistici, musicali, visivi e poetici che insieme ad alcune testimonianze, narreranno la storia della Città Felice a Catania. Inoltre saranno con noi per festeggiare e darci forza, anche alcune amiche della rete delle Città Vicine provenienti da varie parti d'Italia...

dopo le h. 19 la festa continua alla CGIL (via Crociferi 40), con l'inaugurazione della mostra collettiva-itinerante: "Lampedusa porta della vita" a cura delle Città Vicine e dell'associazione "Colors Revolutions" di Lampedusa che rimarrà esposta per la durata di una settimana.
Il tema “Lampedusa porta della vita” fa riferimento ed esprime la drammaticità e la felicità di donne e uomini migranti quando in lontananza intravedono la Porta di Lampedusa quale salvezza e accesso a una nuova vita. E’ questa un’ emozione che vede partecipi anche le donne e gli uomini abitanti l’isola, in un’inter-azione di desideri, curiosità, perplessità e bellezza tra chi arriva e chi accoglie. Intrecci di relazioni e scambi che Lampedusa da sempre ha favorito grazie alla sua posizione geografica e alla sua vocazione all’ospitalità.


venerdì 25 ottobre 2013

La bimbetta bionda, i rom, e la sindrome della “razza ariana”






















di Domenico Stimolo

Da diversi giorni è impazzata in prima pagina su tutti gli organi di informazione italiani la vicenda della bimbetta bionda trovata in Grecia assieme a “genitori” rom.
Poi, ieri, su Rai tre nella trasmissione “ Chi l’ha visto”, l’apoteosi della notizia.
Non sappiamo, a meno di appropriate ricerche, come sia stata trattata la questione nei tanti e vari paesi europei…..per lasciare il resto del mondo.
Perché tanto scalpore?
L’Europa, vecchia e nuova, ha oltre 600 milioni di abitanti. Chissà quanti casi di “clamore”, politici, sociali, di cittadinanza, si succedono quotidianamente.
Eppure nei nostrani organi di informazioni per la stragrande parte tutto tace. Nel bene e nel male.
Non si parla proprio di nulla. Silenzio!
Poi, all’improvviso, tutto “esplode”.
La fonte, dalla quale poi roboticamente tutti enfaticamente si accodano, afferma che i capelli biondi ( con le treccine) della bimbetta non si addicono al popolo rom.
Poiché è ben noto che questi sono tutti “ brutti, sporchi e per lo più, nella carnagione, più ricadenti verso il colore scuro “.
Sulla “scoperta” si è innescato un enorme scalpore, un grido di fattura “manzoniana” si innalza forte verso il cielo……..”rubano i bambini”.
Scandalo, orrore!
E dagli ai Rom.
Che sia il vecchio “sonno”, ben coltivato e propagandato in quest’ultimo ventennio sotto mentite spoglie, quello della “razza ariana”, offesa, che fa sgorgare tanto clamore, e che  dalle melme più riposte, emerge, con tanta gratuita scientificità?
Può anche essere che la bimbetta non sia figlia dei genitori rom.
Ebbene, questo giustifica il cotanto rumore?
Dicono le fonti che nel mondo oltre sei milioni di bambini spariscono annualmente.
Un vero e proprio rapimento di massa, per scopi tutti  delinquenziali ed “ inconfessabili”.
Eppure, nulla si sa, da parte dei nostri organi informativi, su questo, quello, e quell’altri ancora.
Ci vorrebbe proprio un lunghissimo tempo per illustrare l’infame questione che riguarda i quattro punti cardinali del nostro mondo.
Eppure, sul “biondo” si innesca una babele.
Già, chissà perché?
Basterebbe guardare all’interno di “casa nostra” per avere vari motivi di idonea informazione.
Dall’inizio dell’anno oltre 500 minori, profughi e rifugiati, sbarcati in Sicilia, sono scomparsi dai “Centri di accoglienza”.
Sì, spariti, ufficialmente nessuno è in grado di dare notizie.
Dopo gli ultimi drammatici naufragi nel Mediterraneo, diversi bimbetti/e, scampati alla morte, si trovano nei “Centri di accoglienza” siciliani.
Si trovano nella fascia d’età tra uno e quattro anni.
A parte nelle cronache locali, nessuno ne parla.
Non hanno nome. Non riescono ad esprimersi.
Però, nessuno ne parla. Forse perché non sono “biondi”, e ben si sa che non provengono da famiglie Rom?

la disumana sanità crocettiana














"Affido a Lucia Borsellino il difficile compito di rinnovare e umanizzare la sanità, proseguendo il lavoro che ha compiuto come dirigente dell'assessorato alla Salute". Con queste parole Crocetta presentava un anno fa l'attuale assessore regionale... ed ecco, infatti, uno dei modi per "rinnovare" ed "umanizzare" la sanità siciliana: un vero e proprio atto di barbarie, che colpisce i soggetti più deboli e svantaggiati, obbligandoli a versare il proprio già scarno assegno di accompagnamento all'ASP per tentare di continuare ad essere assistiti nei centri di riabilitazione. Immaginiamo già che la risposta dell'assessorato sarà adornata di termini come "efficacia ed efficienza" e magari "trasparenza", com'è tipico del vocabolario crocettiano, ma non ci stiamo e non lasceremo sole le persone invalide e le loro famiglie nella richiesta immediata di ritiro del decreto!

Riceviamo da Rita D'Amico:
"Con mia grande sorpresa, e penso anche di molte altre famiglie, ho appreso che con decreto regionale del 2 settembre 2013 la Regione ordina che i soggetti invalidi dovranno versare il proprio assegno di accompagnamento all'ASP, per avere diritto ad essere ancora assistiti dai centri di riabilitazione, di cui mio figlio fa parte, in virtù della compartecipazione in seno alle norme per il riordino delle spese del Servizio Sanitario Regionale...Grazie assessore Borsellino, grazie presidente Crocetta, la vostra sensibilità verso chi ha già avuto la sfortuna di nascere svantaggiato è veramente lodevole...come sempre a pagare sono i soggetti più deboli... "

DECRETO 2 settembre 2013.
Compartecipazione ai costi delle prestazioni riabilitative
psico-fisiche-sensoriali in regime semiresidenziale e residenziale.

L’ASSESSORE PER LA SALUTE

Visto lo Statuto della Regione;
Visti gli articoli 8 quinquies e sexies del D.lgs n. 502/92
e s.m.i. di riordino della disciplina in materia sanitaria,
emanato a norma dell’art. 2 della legge delega n. 421/92;
Visto l’accordo attuativo del Piano previsto dall’art. 1,
comma 180, della legge 30 dicembre 2004, n. 111 ed il
Piano di rientro, di riorganizzazione, di riqualificazione,
di individuazione degli interventi per il perseguimento
dell’equilibrio economico del servizio sanitario regionale
sottoscritto dal Ministro della salute, dal Ministro dell’economia
e delle finanze e dal Presidente della Regione in
data 31 luglio 2007 successivamente approvato dalla
Giunta regionale della Regione siciliana con delibera n.
312 dell’1 agosto 2007;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei
Ministri del 14 febbraio 2001, recante “Atto di indirizzo e
coordinamento in materia di prestazioni socio-sanitarie”;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei
Ministri del 29 novembre 2001, recante “Definizione dei
livelli essenziali di assistenza”;
Vista la direttiva allegata al decreto n. 1174 del 30
maggio 2008, riguardante nuove disposizioni concernenti
i “Flussi informativi” così come modificato dal D.A. del 30
settembre 2008;
Vista la legge regionale 14 aprile 2009, n. 5, recante
“Norme per il riordino del servizio sanitario regionale” ed
in particolare l’articolo 25, comma 2;
Vista la circolare n. 1266 del 2 marzo 2010, che ha
adottato il nuovo schema di convenzione tra le aziende
sanitarie provinciali e le strutture riabilitative ex art. 26,
legge n. 833/78;
Visto il decreto 4 agosto 2010, con cui sono state rideterminate
per gli anni 2010-2012 le rette dei centri di riabilitazione
ex art. 26, legge n. 833/78;
Visto il parere prot. n. 225-P del 23 ottobre 2012, con
il quale tra l’altro il Tavolo ministeriale di verifica rappresenta
che la mancata definizione della quota di compartecipazione
per i trattamenti di mantenimento/lungo assistenza
dei pazienti disabili in regime residenziale e semiresidenziale
costituisce condizione di inadempienza LEA
e richiama l’Amministrazione ad una compiuta applicazione
delle previsioni in materia di cui al D.P.CM 14 febbraio
2001;
Ritenuto doversi procedere conseguentemente alle indicazioni
ministeriali alla introduzione delle forme di compartecipazione
per i trattamenti di mantenimento/lungo
assistenza per i pazienti disabili in regime residenziale e semiresidenziale
erogati dai centri di riabilitazione;

Decreta:
Art. 1
Ai sensi di quanto previsto dalla tabella A – Prestazioni
e criteri di finanziamento allegata al DPCM 14 febbraio
2001 “Atto di indirizzo e coordinamento in materia di prestazioni
socio-sanitarie” la misura della retta che le aziende
sanitarie provinciali corrisponderanno a decorrere
dalla pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta
Ufficiale della Regione siciliana ai centri di riabilitazione
convenzionati per le prestazioni sanitarie riabilitative ex
art. 26 della legge n. 833/78 erogate in regime residenziale
e semiresidenziale è la seguente:
Tipologia di prestazione RETTA Quota a carico Quota a carico del SSR del Comune
internato 113,00 79,00 34,00
internato grave 148,00 104,00 44,00
seminternato 68,00 48,00 20,00
seminternato grave 90,00 63,00 27,00

Art. 2
La retta dovrà essere corrisposta interamente dalla
ASP al centro di riabilitazione convenzionato.
L’ASP provvederà successivamente a rivalersi nei confronti
del comune di residenza dell’assistito per il recupero
della quota a carico dell’ente locale. I soggetti invalidi
civili beneficiari di “assegno di accompagnamento” sono
tenuti alla corresponsione dell’assegno medesimo mentre
la restante parte della quota di compartecipazione rimane
a carico del comune.

Art. 3
Il presente decreto sarà inviato alla ragioneria centrale
dell’Assessorato della salute per la registrazione e successivamente
alla Gazzetta Ufficiale dell 4 ottobre 2013.

domenica 20 ottobre 2013

Italo Calvino, dalla favola alla tavola: dibattito e cena vegletteraria










in occasione del 90° anniversario di Italo Calvino proseguono al circolo città futura le iniziative dedicate a uno dei più grandi intellettuali italiani.
dopo la bella serata con il cineletterario (Il cavaliere inesistente è ora disponibile on line),
SABATO 26 ottobre, dalle ore 19,30, al circolo città futura (via Gargano, 37, Catania)
DALLA FAVOLA ALLA TAVOLA: PERCORSI LETTERARI E GASTRONOMICI NELLE OPERE DI ITALO CALVINO. interventi di Dario Stazzone, Chiara Platania.
CENA VEGAN LETTERARIA con le ricette della narrativa di Calvino.

no al circo con animali! lettera alle scuole e ai comuni

SPECISMO è RAZZISMO!






















La presente lettera verrà spedita a tutte le scuole e a tutte le amministrazioni comunali della provincia catanese corredata dalle firme di associazioni e singoli cittadini. Sottoscrivete in tanti entro domani! La lettera dev'essere inoltrata subito! Giovedì 24 ottobre il circo di Viviana Orfei inizia gli spettacoli alla Playa di Catania. BOICOTTARE E' UN DOVERE CIVICO!

MA CHE FINE HANNO FATTO I PAGLIACCI DEI MANIFESTI DI UN TEMPO? VUOI VEDERE CHE SONO STATI MANGIATI PER SBAGLIO DAL POVERO LEONE BIANCO O DALLA TIGRE ROSA GIALLA E BLU IN CRISI DI IDENTITA’?

Fino a pochi anni addietro l’arrivo di un circo in città era preannunciato da grandi manifesti colorati da cui un bel faccione di clown sorrideva a grandi e piccini, promettendo allegria e ingenue risate. Erano i pagliacci la grande attrazione del circo e poi i giocolieri, gli uomini e le donne volanti sui trapezi, l’emozione di uno spettacolo antico in cui c’erano “anche” il leone o l’elefante indiano, c’erano “anche” gli animali. Ma la vera grande attrazione per i bambini erano loro: i pagliacci! Oggi nei manifesti dei circhi il faccione del clown è letteralmente scomparso: unica “merce” esposta a grandi e piccini dai grandi manifesti affissi anche negli spazi non autorizzati sono loro, leoni e tigri bianchi e rosa, l’ippopotamo più grande del mondo, tutti in primissimo piano, a testimoniare la barbarie e la voglia immorale di far divertire i nostri bambini sulle sofferenze di animali costretti in gabbia e sottoposti ad addestramenti che ne snaturano la loro natura e offendono la dignità di quei poveri animali e degli esseri umani che corrono ad ammirare le meravigliose creature della savana con lo stesso spirito con cui qualche secolo addietro si accorreva nelle piazze ad ammirare e a ridere dei selvaggi con la pelle nera importati dall’Africa per essere venduti come schiavi. La logica di chi sta ammazzando lo spettacolo del circo dall’interno è semplice e funzionale al teppismo di massa a cui vengono da decenni “diseducati” i nostri figli e le nostre figlie dai media e dai modelli consumistici: chi volete che sia ancora così ingenuo da ridere dei lazzi dei clowns o delle torte in faccia? Chi pensate che possa ancora emozionarsi a guardare col naso in su gli angeli del trapezio? Ci vuole la belva feroce, ma non semplicemente il leone che salta l’anello di fuoco, ora il leone dev’essere bianco e non basta più nemmeno l’elefante che si regge su una zampa; ora ci vuole l’animale più esotico che esista, ci vuole l’ippopotamo più grande del mondo costretto a muoversi in una vasca da bagno, perché sarà proprio lo spettacolo dello snaturamento di un essere senziente a suscitare la curiosità e il divertimento di grandi e piccini. Ora il pubblico riderà unicamente della feroce tigre che si comporta come un gattino d’appartamento, riderà della giraffa costretta a muoversi in uno spazio totalmente estraneo ai suoi bisogni d’animale selvatico e che magari domani tenterà inutilmente di fuggire a un destino infame per morire di crepacuore in mezzo al traffico cittadino… Questa è l’etica dei circhi che in questi giorni stanno invadendo le piazze di tante città etnee invitando grandi e piccini a ridere della violenza perpetrata a danno di creature innocenti. Ecco allora che non è assolutamente giustificabile la scelta che operatori scolastici e genitori poco sensibili ai problemi educativi e di formazione dell’infanzia potrebbero compiere in questi giorni accettando l’invito dei circhi-zoo a portare intere scolaresche ad assistere allo spettacolo più antieducativo del momento. Ecco dunque il perché dell’invito che tanti esponenti della SOCIETÀ CIVILE (non solo animalisti, ma sottolineo, SOCIETÀ CIVILE) oggi inoltriamo a dirigenti scolastici e docenti della scuola dell’obbligo, agli amministratori delle città impegnati nel difficile compito di rendere i nostri territori meno violenti e più vivibili per tutti, affinché non accettino di sporcare le coscienze dei nostri figli con la barbarie del circo con animali.

Mario Bonica per Catania Antispecista.

(il circolo città futura aderisce all'iniziativa)

mercoledì 16 ottobre 2013

italo calvino, il cavaliere inesistente

in occasione del 90° anniversario di Italo Calvino, il circolo città futura promuove una serie di iniziative per ricordare il grande intellettuale e le sue opere. dopo "cineletterario", di cui riproponiamo qui il film "il cavaliere inesistente", il prossimo incontro "dalla favola alla tavola, percorsi letterari e gastronomici nelle opere di Italo Calvino", si terrà sabato 26 ottobre, a partire dalle 19,30, insieme alla cena veg letteraria con le ricette della narrativa di Calvino.




 IL CAVALIERE INESISTENTE - DAL ROMANZO DI ITALO CALVINO 1970, 97 minuti REGIA: Pino Zac SCENEGGIATURA: Pino Zac, Tommaso Chiaretti film con disegni animati e ATTORI: Pilar Castel, Marina Fiorentini, Adriana Facchetti, Tony Ere', Stefano Oppedisano, Rita Oriolo Forzano, Dina Perbellini, Rita Perego, Rosabianca Scerrino, Lana Ruzickova, Nunu' Sanchioni, Evelina Vermigli Gori Una stravagante, originalissima fiaba, ricca di fantasia e di umorismo, nella quale l'elemento realistico si fonde perfettamente con le gustose parti animate. Gradevoli i colori, indovinato il commento musicale. Al seguito di Carlo Magno in lotta contro i saraceni, appare un giorno uno strano cavaliere: tutto quel che esiste di lui è una armatura vuota che cammina e una voce che esce da un corpo che non c'è. Sorti dei dubbi sulla legittimità del suo titolo, Agilulfo - questo è il nome del cavaliere - parte per la Scozia, alla ricerca di una nobildonna, Sofronia, in grado di provare la regolarità della sua investitura. Follemente innamorata di lui, una paladina, Bradamante, cerca di raggiungerlo, inseguita a sua volta da uno spasimante, Rambaldo, mentre in Scozia è diretto anche Torrismondo, un aspirante paladino che ha bisogno di dimostrare la nobiltà delle proprie origini. Accade però che i tre si smarriscano, finendo nelle più diverse direzioni, mentre Agilulfo è costretto, sulle tracce di Sofronia, a recarsi dalla Scozia in Marocco, dove finalmente ritrova la sua donna presso il sultano. Riuscito a strapparla a costui, la conduce dov'è ad attenderlo Carlo Magno, nascondendola, per la notte, in una grotta. Qui la scova, però, Torrismondo, che la porta con sé, per cui Agilulfo, non potendo provare di essere stato regolarmente investito, perde l'unica possibilità di esistere. In compenso, rivestitosi dell'armatura ormai inerte di Agilulfo, Rambaldo trova finalmente l'amore di Bradamante.

mercoledì 9 ottobre 2013

vegan party, venerdì 11 ottobre una grande festa per la liberazione di tutt* gli esseri viventi


































Venerdì 11 ottobre, VEGAN PARTY duemilatredici, al cortile cgil, via crociferi, 40, Catania.
Una bellissima serata di festa per la liberazione di tutt* gli esseri viventi!
Tanta musica live con Banda Oriental, Paolo Capizzi, Valerio Cairone e Giorgio Maltese, Gregorio Lui.
All'OSTERIA VEGAN potrete gustare un piatto misto con tante specialità a soli 5 euro... non mancate!


Lampedusa, appello per l'apertura di un canale umanitario


















Lampedusa, le parole non bastano più. Ma dobbiamo trovarle per almeno due motivi: per gridare vergogna a coloro che hanno approvato le politiche di contrasto dell'immigrazione, tra cui Napolitano, Bossi, Fini e Alfano, e per pretendere subito il diritto di asilo europeo e l'apertura di un corridoio umanitario.
 FIRMA L'APPELLO!

Ma, come è stato possibile?
di Domenico Stimolo

Ma, come è stato possibile, che questo paese, reduce dalle leggi razziali, rinato dalla Resistenza, con la Costituzione detta la più bella del mondo, con sede secolare del Vaticano ( centro “ideologico” dell‘altruismo) si perseguano materialmente e penalmente, privati della libertà,  esseri umani,  timbrati ”clandestini”?
Ma, come è stato possibile, che cittadini originari del luogo vengano incriminati penalmente se scoperti ad aiutare gli umani detti “clandestini”,in terra e in mare, pur in situazioni di perigliosi salvataggi.
Ma, come è stato possibile, che uomini e donne siano stati riconsegnati, come ancora avviene, agli aguzzini tiranni che ne martoriavano le carni e la vita, in dileggio al comando istituzionale che impone il diritto di asilo allo “straniero”, al quale "sia impedito nel suo paese di origine l’effettivo esercizio delle libertà democratiche, garantite dalla Costituzione italiana”.
Ma, come è stato possibile che i rifugiati nel loro percorso di presenza in Italia per avere il riconoscimento dello status devono aspettare anche 18 mesi, chiusi in luoghi recitati con le sbarre,  poi abbandonati, di fatto, in strada.
Ma, come è stato possibile che centinaia di migliaia di nati in Italia non possono avere i requisiti di cittadinanza, considerati “figli di nessuno”, valutati impuri alla stirpe, altrimenti detta razza.
Già, come è stato possibile!
Eppure, ancora sono tra noi una” rappresentanza” di coloro che portano nelle carni, nella mente e nel cuore le “stimmate” della Libertà.

lunedì 7 ottobre 2013

riflessioni gramsciane dopo la strage di Lampedusa sulla politica e il dolore, degli animali umani e non umani














"Caro Delio, perché non mi parli del  tuo pappagalletto ? " : riflessioni gramsciane dopo la strage di Lampedusa  sulla politica e il dolore, degli animali umani e non umani.

In quello straordinario documento storico e biografico che sono Le lettere dal carcere, la raccolta della corrispondenza inviata da Antonio Gramsci alle persone più care, nel suo lungo e penoso peregrinare tra i luoghi del confino di polizia e le carceri fasciste,  ritroviamo – al netto dell`autocensura a cui sottopone la scrittura per sfuggire ai rigidi controlli imposti dal regolamento carcerario -  una dimensione intimistica dell`uomo Gramsci, capace di chiarirne con la luce dell`autenticità esistenziale la dimensione intellettuale e politica.
In una famosa lettera  alla cognata Tania, che non manca di circondarlo di cure e premure, cercando di procurargli quanto gli fosse necessario per una vita più dignitosa,  Antonio  Gramsci  la rimprovera affettuosamente con queste parole : “ l`immaginazione in te ( come nelle donne in generale) lavora in un solo senso, nel senso che io chiamerei  (ti vedo fare un salto)…protettore degli animali, vegetariano, infermieristico”.  Più avanti  per chiarire meglio il suo concetto, ricorre a un esempio , dicendosi sicuro che qualora gli fosse servito uno “speciale dentifricio” Tania sarebbe stata capace di “correre su e giù per Roma, di trascurare il pranzo e la cena e di farsi venire la febbre” pur di procurarglielo, ma che nel contempo  non si preoccupava dell`ansia in cui lo faceva vivere, per avergli annunciato delle lettere della sorella Giulia, lettere che non erano ancora arrivate a destinazione.
In queste pagine, che pure non sono aliene da certi pregiudizi  sessisti  tipici della cultura dell`epoca , vi è in nuce il riconoscimento di una certa sapienza femminile nel pensare, nell`immaginare e nel predisporre reti amorevoli di cura e attenzione per le persone amate e le loro condizioni materiali di vita.
Il prigioniero politico,  che si atteneva scrupolosamente alle rigide prescrizioni del regolamento carcerario, per non avanzare speciali richieste di deroga al regime fascista che lo aveva privato della libertà e che adottava una disciplina ascetica per evitare di cadere nel destino di abbrutimento, che accomunava la maggior parte dei detenuti,  si apre lentamente ad una  maggiore indulgenza verso se stesso e verso gli altri, e a immedesimarsi empaticamente con le concrete ed elementari esigenze di vita di chi lo circonda. Sembrerebbe quasi che le precarie e insalubri condizioni di vita che ne avrebbero minato in maniera irreparabile la salute, e  l`esperienza diretta della barbara violenza fascista, lo abbiano avvicinato a quella forma d`"immaginazione", che aveva riconosciuto nelle donne,  che aveva definito “vegetariana” e che oggi chiameremmo antispecista.
Ne costituisce un commovente esempio l`ultima lettera al figlioletto Delio,  in cui gli chiede notizie del suo pappagalletto. Delio aveva con sé un piccolo volatile, che si era ammalato e aveva perso gran parte del suo piumaggio. Aveva addirittura accompagnato una delle sue lettere con un una piuma di pappagallo. Gramsci in un primo momento aveva paternalisticamente rimbrottato  il figlio,  perché non faceva che parlare del suo rapporto con l`animale, ma nell`ultima lettera  torna a chiedergli notizie dell`uccelletto:  vuole sapere se e` ancora vivo e riconosce di avere esagerato nella valutazione della sensibilità` di Delio verso il suo compagno animale.
Scrivo di questo aneddoto con il cuore ancora colmo di dolore per la tragedia di Lampedusa ,  per l`orribile destino di morte a cui sono andati incontro centinaia di donne e uomini, bambine e bambini in fuga da una vita segnata dalla dura realta` della violenza e della guerra, e per l`incertezza  che avvolge il futuro delle\dei superstit*, incriminati   perché clandestini e in balia di istituzioni pubbliche incapaci di garantire un`accoglienza dignitosa ai richiedenti asilo.
Ne  scrivo perché sento aleggiare un po` ovunque i  segni evidenti di quella “globalizzazione dell`indifferenza” di cui ha parlato Bergoglio durante la sua visita nell`isola, un`atroce indifferenza , malamente mascherata  dall`ipocrisia del  lutto nazionale ed esemplarmente rappresentata dalla concessione della cittadinanza italiana ai morti, inutile omaggio alla memoria dello stato carnefice alle sue vittime.
Per fortuna ci sono delle mirabili eccezioni, come quella rappresentata dalla sindaca di Lampedusa Giusy Nicolini, che ha lanciato il suo urlo di dolore gridando all`Europa e al mondo  intero le uniche parole di verità che questa atroce vicenda può suscitare: dobbiamo andarceli a prendere lì dove stanno.
La coraggiosa sindaca ha lanciato quindi  un appello affinché si lavori a un diverso modello di accoglienza, un appello che riguarda tutte e tutti, singoli, associazioni, istituzioni laiche e religiose.
Odio gli indifferenti,  scriveva Gramsci in un suo scritto giovanile, un`indifferenza contro  cui dobbiamo fare i conti ogni giorno,  e da cui non possiamo certo dirci esenti se riduciamo la politica  a oscuro gioco di interessi di parte  e/o di schieramento politico. Su questa strada Gramsci ha potuto contare sulla sensibilità` dell`amata Tania, per noi c`e` l`esempio lucido e appassionato di Giusy Nicolini, una grande donna  ,una vera compagna.

Alberto Rotondo


domenica 6 ottobre 2013

Carlo Lizzani: ricordo di un compagno, di Citto Maselli

gregoretti, lizzani, maselli e russo a venezia 2011

















Ieri, sabato 5 ottobre, è morto Carlo Lizzani, maestro del cinema neorealista. Aveva 91 anni. L’amico Citto Maselli lo ricorda così:

"La prima volta che l’avevo visto era a Roma in via Borgognona agli inizi degli anni quaranta, come segretario romano del Cineguf. Si chiamavano così i gruppi universitari creati dal regime fascista che diventarono in breve luoghi dove emergeva l’insofferenza verso il fascismo di tutti i settori culturali e artistici; insofferenza tollerata da una politica furba che poi, con Bottai ministro, diventò una vera e propria “strategia di contenimento”. Carlo Lizzani inaugurò una minuscola sala cinematografica dove proiettava tutto il cinema d’avanguardia dell’epoca: erano brevi film che seguivano filoni artistici lontanissimi dalla cultura imperante in Italia e dunque, tenuto conto che i circoli del cinema ancora non esistevano, non si sarebbero mai potuti vedere. Io ero giovanissimo ma già appassionato di cinema, e ricordo l’emozione grandissima nel vedere quelle espressioni d’arte e di ricerca linguistica che si chiamavano “L’etoile de mer” di Man Ray o “Un chien andalou” del giovanissimo e debuttante Louis Bunuel. Anni dopo, allievo del Centro sperimentale gestito ancora da Umberto Barbaro – prima della grande restaurazione che nel ’47 vi riportò Luigi Chiarini – appresi direttamente da Barbaro dell’immensa importanza di quei brevi film che avevano reso l’appena nato mezzo espressivo che si chiamava Cinema «cosciente dei suoi mezzi e delle proprie possibilità d’espressione».

Lizzani era già un intellettuale orientato a sinistra e aveva compiuto quell’operazione sulle avanguardie straniere in piena sintonia con quanto compivano altri intellettuali antifascisti in altri settori: Vito Pandolfi e Gerardo Guerrieri in campo teatrale, o lo stesso Pietro Ingrao nella poesia. Già da allora, voglio dire, Lizzani faceva parte di quel movimento inquieto che portò un risveglio intellettuale in tutta Italia tra il 1939 e il 1942. Fatto sta che quando lo ritrovai in una riunione del Partito comunista clandestino nei primi mesi dell’occupazione nazista di Roma, non mi stupii e – anzi – lo trovai un fatto del tutto naturale.

Siamo rimasti amici in tutti questi anni nonostante il suo carattere riservato e ho sempre guardato con ammirazione l’attenzione e il sostegno che dava all’attività figurativa di sua moglie Edith che avevo conosciuto giovanissima e splendida quando tornò con lui dalle riprese di “Germania anno zero”.

Abbiamo anche, poi, partecipato a due film collettivi: nel 1953 “Amore in città” ideato e coordinato da Cesare Zavattini, dove io giravo il mio primo film con l’episodio “Storia di Caterina” mentre Carlo era già avanti nella carriera professionale, e appena due anni fa “Scossa”, insieme a Ugo Gregoretti e Nino Russo, sul terremoto di Messina del 1908.

Ho sempre amato la sua intelligenza e la sua totale mancanza di presunzione, o vanità che dir si voglia. E, nei suoi bellissimi libri, il rifiuto di ogni forma di semplicismo o di approssimazione retorica. Anche sul travaglio della nostra sinistra e anche se non ci trovammo d’accordo dopo lo scioglimento del Pci (io entrai subito in Rifondazione comunista mentre lui non fece scelte) non perse mai la sua visione alta e profonda.

Da quell’umanista laico e serio che è sempre stato: una specie sempre più rara.

Addio Carlo, addio compagno".

Citto Maselli

12 ottobre: lotte, R/esistenz* e Costituzione. dibattito e cena










sabato 12 ottobre una grande manifestazione nazionale potrà dare il via ad un autunno caldo di lotte e R/esistenze... leggi il testo completo

per chi stavolta non potrà essere a Roma, il circolo città futura propone una serata di dibattito, dalle ore 20, in via gargano, 37, catania, per riascoltare e commentare insieme gli interventi conclusivi di Landini e degli altri promotori.
come sempre ci sarà un'ottima cena vegan a prezzi popolari!


quel giorno chi se lo scorda...

Ninetta Burgio

















di Mauretta Nanni,
in ricordo di Ninetta Burgio

Era il 23 ottobre. Era venerdì.
     La mattina avevo lezione e il pomeriggio la messa in ricordo dell’ex Preside Cacco che era un grande uomo.
     C’era lo sciopero dei mezzi  e, come è uso nelle scuole, le classi erano semivuote. All’ultima ora non vedo nessuno : ”Alè, si va a casa un’ora prima!”, poi vedo Amin, alunno della classe: ”Alè, si fa lezione!” Amin è un ragazzo della Costa d’Avorio che era venuto in Italia l’anno prima e aveva avuto grandi difficoltà che lui affrontava con  nobiltà sorridente. La mamma, altrettanto nobile e altrettanto sorridente (credo sia la più bella donna con cui abbia mai parlato), veniva a chiedere del figlio e insieme a lei e agli altri professori l’abbiamo accompagnato al 2° anno.
     Quel venerdì  Amin era al 2° anno. Ci siamo seduti vicini a un banco e, per farlo esercitare sulla domanda nel passato con l’ausiliare Do,gli chiedo:”What did you eat yesterday at lunch?(Cosa hai mangiato ieri a pranzo?)” e lui :”I ate vegetables(Ho mangiato verdura)” e io, per farlo esercitare sul Past tense senza ausiliare Do, proseguo: ” Who cooked? (Chi ha cucinato?)” e lui: “My sister did”.Gli chiedo le stesse cose sulla cena e mi ripete che aveva cucinato la sorella; chiaramente mi sono chiesta dove fosse la mamma. Lui mi ha letto nel pensiero e nel cuore e mi dice in inglese corretto: “My mother died, my mother was killed.(Mia madre è morta, mia madre è stata ammazzata)” e io: ”How? (Come?)” e lui:”She was attacked. (E’ stata attaccata)”.  La mia reazione di persona che gli voleva bene era di abbracciarmelo forte forte, frenando le lacrime. La sua maniera altera e calda hanno fatto sì che gli mettessi una mano sulla spalla ,  in silenzio. Proseguiamo in italiano e mi dice che anche il padre era morto e lui e la sorella stavano con il secondo marito della mamma. Quando suona la campana facciamo un pezzo di corridoio insieme e, al momento di separarci, gli metto di nuovo una mano avvolgente sulla spalla e gli dico: “You are a good boy.”
       In sala docenti cerco qualche collega che facesse la mia stessa strada verso casa, non lo trovo e mi avvio in un silenzio stupefatto. A casa era arrivato Alberto da Catania per andare agli Stati Generali  Antimafia,insieme a lui c’era una donna abbastanza in età, Ninetta, che era venuta come Vittima di mafia e Alberto ne ha preso cura. Racconto la mia mattinata ancora incredula e Ninetta racconta la sua storia.
     Aveva avuto due figli e il primo era morto a 8 anni bruciato con l’alcol con cui aveva giocato, il secondo era stato ammazzato dalla mafia 12 anni prima e il corpo non era stato trovato fino a quando, un mese prima di quel 23 ottobre ,l’assassino aveva confessato e aveva detto dove era il corpo. (L’assassino era un ex studente di Ninetta).  A quel punto Alberto mi chiede di andare insieme a loro agli Stati Generali Antimafia, io mi rendo conto che il Preside Cacco avrebbe capito e andiamo.
     All’Auditorium entriamo con le Vittime di mafia e ci sediamo in terza fila dietro il Presidente della Repubblica, il Sindaco, l’ex sindaco e le autorità. Parla Grasso, parla Don Ciotti; corrono parole e filmati di uomini e donne che si indignano e credono. Alla fine parla il Presidente della Repubblica e, quando lui ha finito, Ninetta mi guarda decisa e dice: “Io devo dirla la mia storia al Presidente.” Io dico: “Vai a dirglielo.” Dopo  due minuti vedi giù questa donna piccola piccola che, guardando in alto, racconta la sua storia a Napolitano.
    La primavera successiva Ninetta mi ha telefonato per raccontarmi nel dettaglio il funerale del figlio con tutte le autorità. Il 12 Dicembre 2011 Ninetta è morta.
Amin ha fatto il 2° anno con me, è molto migliorato e al 3° anno ha scelto una specializzazione in cui io non insegnavo. Quando ci vediamo ci salutiamo con affetto.

sabato 5 ottobre 2013

la strage di Lampedusa e la vergogna della "fortezza Europa", di Annamaria Rivera

















Ancora una volta, di fronte all’ennesima strage del proibizionismo, questa volta di proporzioni agghiaccianti, si prova ad additare come unici responsabili gli “scafisti”. Arrestare qualche povero disgraziato, di solito egli stesso esule o migrante, vale a tacitare le nerissime coscienze dei tanti che concorrono a perpetuare e moltiplicare l’ecatombe mediterranea. Serve ad additare un capro espiatorio per occultare le responsabilità dei decisori europei e dei ceti politici nostrani, di ogni tendenza, che del proibizionismo e della politica dei “respingimenti” hanno fatto un dogma da rispettare ad ogni costo umano.

Solo una quindicina di giorni fa Angelino Alfano, feroce “colomba”, dichiarava che “va potenziata la frontiera europea nel Mediterraneo e il ruolo di Frontex, anche perché in questi flussi si annidano cellule terroristiche”. Ecco la chiave, utile ormai non solo a reprimere ogni dissenso (la vicenda NoTav lo dimostra) ma pure a coprire ogni nefandezza: anche la tranquilla messa in conto che la strategia che esternalizza le frontiere, finanzia i centri di detenzione, pattuglia e respinge, ha sempre più quale effetto “secondario” la morte di bambini e di donne, perfino gestanti.

Non dissimili le parole di Napolitano, che ancor oggi e di fronte a una tale ecatombe, ripete come un disco rotto che “è indispensabile stroncare il traffico criminale di esseri umani”, con “presidii adeguati lungo le coste”, e rafforzare “un’istituzione valida creata dalla Commissione Europea” qual è Frontex. Qualcuno dovrebbe spiegargli (noi a suo tempo provammo a farlo) che questa come le altre stragi è figlia legittima del regime repressivo di Schengen, del quale Frontex è il braccio armato; e che è un tale regime ad aver sancito l’impossibilità di raggiungere l’Europa in modo regolare.

Come le ossa di Fleba il Fenicio, anche le nostre parole sono “spolpate in sussurri”, consumate non da correnti sottomarine, per parafrasare ancora Thomas S. Eliot, ma dal senso di dolorosa impotenza che si rinnova a ogni strage. Almeno da vent’anni a questa parte, non v’è evoluzione e processualità nelle politiche che producono il tragico rosario quotidiano di corpi affondati nel Mediterraneo o deposti sulle nostre rive. Uguali restano, a dispetto di Cécile Kyenge, leggi infami come l’intangibile Bossi-Fini, il reato d’immigrazione clandestina, le avarissime norme sui rifugiati. Identici gli accordi bilaterali sottoscritti con i nuovi regimi della riva Sud del Mediterraneo. Immutabile, se non in peggio, la condizione dei dannati della terra, in particolare dei nostri ex colonizzati, somali ed eritrei, condannati a un esodo senza fine e senza speranza. Anch’essi -come i palestinesi che oggi fuggono dalla Siria- più volte profughi, sovente vittime dell’inferno libico: della persecuzione razzista e degli orrendi centri di detenzione per stranieri.

A evolvere è solo la ferocia e barbarie –“la severità ed efficienza”, dicono loro- delle politiche e dei dispositivi militari per la guerra contro i migranti e i rifugiati. “Sono sempre più convinta –aveva scritto Giusi Nicolini nel coraggioso appello di undici mesi fa- che la politica europea sull’immigrazione consideri questo tributo di vite umane un modo per calmierare i flussi, se non un deterrente”. E oggi, di fronte a una strage di proporzioni immani, è con una frase semplice -“Dovremmo andare noi a prenderli”- che la sindaca di Lampedusa osa di nuovo sfidare il marcio senso comune che ha fatto del proibizionismo e dei suoi costi umani una legge naturale. E punta il dito, Nicolini, contro il reato d’immigrazione clandestina, che ha fatto sì, questa volta come tante, che i marinai di alcuni pescherecci evitassero di soccorrere i profughi, per non incorrere nel reato di favoreggiamento.

Per ora, nel contesto della criminale coazione a ripetere, le dichiarazioni oneste sono poche. Oltre a quelle di Giusi Nicolini, le parole di François Crépeau, relatore speciale dell'Onu sulla protezione dei migranti, il quale, senza peli sulla lingua, ha affermato che l’ecatombe di Lampedusa «è figlia di politiche repressive». E parole altrettanto dirette ha usato papa Bergoglio, insistendo sulla “vergogna”.

Non provano vergogna tutti coloro, nazionali ed europei, di ogni tendenza, che, dopo aver reso profughi milioni di esseri umani, li espongono alla morte e alle stragi. Non provano vergogna neppure certi cattolici come il ministro dell’Interno che ha avuto l’ardire di recarsi a Lampedusa dopo aver rilasciato dichiarazioni tanto ciniche. Non provano vergogna i vergognosi leghisti che arrivano ad attribuire la strage “alla coppia Boldrini-Kyenge”.

A tutti loro vorremmo augurare che dagli abissi del Mare Nostrum riaffiorino migliaia di pallide ombre a spolparne in sussurri le coscienze. E tuttavia, ancora una volta, proviamo a chiedere a gran voce che si aprano canali umanitari, affinché a coloro che patiscono guerre e persecuzioni sia data la possibilità di chiedere asilo alle istituzioni europee: in Siria, in Libia, in Egitto, ovunque si sia in pericolo.

Annamaria Rivera

venerdì 4 ottobre 2013

basta stragi! no alla "fortezza Europa"! manifestazione antirazzista a Catania













Scendiamo in piazza per dire basta alle stragi di migranti, per esprimere solidarietà antirazzista e chiedere subito: diritto di asilo europeo, presentazione delle richieste d'asilo facilitata nei paesi di transito, visti di ingresso legale nei paesi europei, accoglienza in Italia dei migranti in transito e condivisione degli oneri a livello internazionale. Basta con le politiche di sbarramento!!

SABATO 5 OTTOBRE ore 17,30
CORTEO a Catania
in via Etnea dalla villa Bellini