di Alberto Rotondo
Conosco bene le insidie del linguaggio retorico e i
pericoli che si nascondono nell’uso
demagogico delle emozioni delle folle, così come avverto fortissimo il ritorno
della barbarie fascista proprio nel successo crescente dei vari piccoli o grandi tribuni che cavalcano le paure di milioni di donne e
di uomini, a cui la crisi sta rubando il futuro.
Tuttavia,
siccome ieri ho vissuto un’intensa emozione,
e forse perché mi è impossibile
liberarmi dagli schematismi della
mia mente maschile, chiedo a chi leggerà queste note un minimo di comprensione
se esse appariranno retoriche.
Ieri l’Arco di Trionfo e il Foro romano non ha
accolto plebi impaurite e tribuni vocianti, ma la realtà dei corpi di decine di
migliaia di compagn*, venut* da tutta Italia non ad acclamare un leader o ad
assistere allo show del comico cripto-fascista di turno, ma a manifestare i
desideri e le speranze di un intero popolo.
Un popolo di donne, uomini, anziani e tantissimi
giovani, in connessione ideale con i milioni di europei che alle scorse elezioni presidenziali in
Francia e alle elezioni politiche greche hanno dato uno schiaffo alle
tecnocrazie finanziarie che governano oggi l’Europa.
E’ una realtà che nemmeno la più bieca censura di
regime potrà cancellare.
Ieri dal palco del Colosseo si è elevata forte la
voce di Vassili Primirikis, della segreteria nazionale di SYRIZA, una voce che ci raccontava di un popolo stremato, usato
come cavia nella vivisezione di massa praticata delle politiche neoliberiste
della Troika. I greci infatti stanno sperimentando sulla loro pelle la
catastrofe sociale e economica che si abbatterà sugli altri popoli di Europa,
se verranno approvate le regole stringenti del cosiddetto fiscal compact.
Ma la voce emozionata del compagno Vassili ci ha
parlato anche di altro: ci ha parlato di un popolo che resiste, che ha votato
massicciamente le forze di sinistra che si oppongono ai diktat di Berlino e
Francoforte e che si candida a
rappresentare un’alternativa sociale e politica, un’alternativa di
governo.
A Roma, emozionati, abbiamo sentito anche la voce
di Pierre Laurent, segretario generale del Partito Comunista Francese in
rappresentanza del Front de Gauche, che si è opposto alla marea montante
fascista e xenofoba della destra francese, ha rotto l’asse di ferro Merkel -
Sarkozy contribuendo in maniera decisiva alla vittoria di Hollande, e si
appresta a lanciare una sfida di
sinistra e di alternativa alla dittatura dei mercati e dei tecnocrati di
governo, sin dalle prossime elezioni legislative.
In questo contesto,
l’appello alla speranza di Paolo Ferrero che ci invitava, quasi con
accenti giovannei, a tornare nelle nostre case con la serena consapevolezza che
anche in Italia un’alternativa sarà presto possibile e che saremo noi a costruirla, le calde e
applauditissime esortazioni unitarie di Cesare Salvi o l’analisi severa di
Oliviero Diliberto sulla possibilità di vincere a sinistra la lotta per
l’egemonia, non sono apparsi per la prima volta come voci dissonanti di una
sinistra frammentata, confusa e inconcludente.
L’unità a sinistra non è un’opzione organizzativa
ma una necessità, e il popolo del Colosseo ne è consapevole. Tuttavia l’unità
non può essere costruita attorno a programmi vaghi e nei fatti subalterni alle
politiche neoliberiste che stanno affamando l’Europa.
Il governo Monti gode di un’ampia maggioranza
parlamentare che ha già votato il principio di pareggio di bilancio in
costituzione e si appresta a ratificare, in contemporanea con la Germania della Merkel il
fiscal compact.
Non sono d’accordo con chi dice che il PD sia confuso,
ondivago, privo di un’identità e di chiari obiettivi programmatici. Il Partito
Democratico, con i voti dei suoi
parlamentari e l’appoggio al governo, sta contribuendo a stravolgere gli
assetti costituzionali di questo paese,
ha approvato la controriforma delle pensioni che ha elevato l’età
pensionistica a 67 anni e si appresta a sostenere la controriforma del lavoro
con lo stravolgimento dell’art. 18.
Credo che si possano nutrire ben pochi dubbi sulla
natura e l’identità di quel partito e sugli interessi che rappresenta, non
certo quella delle lavoratrici e dei lavoratori, dei disoccupati e di quella
stragrande maggioranza di persone che stanno subendo la crisi economica e i
ricatti dei mercati. Ne siamo ancora di più consapevoli soprattutto qui in
Sicilia, dove il PD governa alla Regione con l’MPA di Lombardo, inquisito per
voto di scambio e collusioni con la mafia.
Ma da ieri una nuova forza è in campo, la forza che
con Giorgio Cremaschi ha invitato i
sindacati non a una sfilata inutile a Roma il 2 giugno, come hanno annunciato
CGIL-CISL-UIL, ma a un grande sciopero generale che paralizzi per una giornata
il paese e dia forza e consistenza a un progetto alternativo.
E’ questa la speranza del popolo del Colosseo, il nostro
popolo.