sabato 16 marzo, dalle ore 19, al circolo città futura, via Gargano 37, Catania, presentazione del libro di Luca Cangemi L'ELEFANTE E LA METROPOLI, l'India tra storia e globalizzazione. Ne discutono con l'autore Ina Asero, Pina La Villa e Maria Rosa Profeta.
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Recensione di Carla Biscuso a "L'elefante e la metropoli":
L’India, terra di contrasti e di
seducenti attrattive, nella sua ossimorica natura di paradiso di milioni di
divinità e di inferno per milioni di poveri, è sempre un forziere inesauribile
di idee per riflettere sugli squilibri che investono il globo su scala
planetaria.
Lo sa benissimo Luca Cangemi che, in un saggio di recente
pubblicazione “L’elefante e la metropoli. L’India tra storia e globalizzazione”
(Edizioni Dedalo), dipana, con una prosa epigrafica, le fila di una narrazione
che unisce gli elementi della millenaria tradizione indiana agli esiti più
originali e critici della corrente dei Subaltern
Studies, ispirata agli orientamenti gramsciani. Riscoprire la voce dei
subalterni messa a tacere dagli apparati ideologico-dominanti, come è accaduto
nell’India coloniale, significa, in qualche modo, cercare di accedere alla
complessità, sferrando un colpo alla presunta superiorità del modello
occidentale e alla visione unilaterale dell’Oriente esportata dall’Occidente.
Il disvelamento delle ragioni che hanno ispirato le lotte contadine in India,
come osserva Ranajit Guha, lo storico indiano, spesso invocato dall’autore, fornisce
una chiave di lettura per comprendere le resistenze nuove messe in atto dalle
marginalità del pianeta. Le rivolte endemiche, a volte ancora inespresse, che
covano nelle metropoli in cui la distribuzione delle ricchezze non è stata mai
così diseguale, si offrono alla nostra comprensione in modo più nitido, se
accostate a quelle di un popolo che a lungo è stato considerato senza storia per
il fatto di non aver trovato identificazione in uno Stato.
Il dio indiano dalla
testa di elefante, Ganesha, simbolo beneaugurante di forza e di coraggio
intellettuale, diventa, dunque, ipostasi della resistenza all’idea occidentale
di progresso ed espressione del tentativo di costruire un nuovo linguaggio
dell’universale, ibrido e meticcio, in cui le differenze possano dialogare
senza annullarsi. Un viaggio intenzionale, che si muove lungo sentieri
inesplorati, alla ricerca di un’idea condivisa di nuove prospettive di
trasformazione .