sabato 1 giugno 2013

franca rame, una biografia straordinaria















Nel giorno delle esequie di Franca Rame, come si può ricordarla senza ripetere ciò che della biografia, del profilo di artista e donna impegnata, delle vicende anche personali è stato scritto e ripetuto da tutti i media, fino a farne narrazione ormai quasi convenzionale? Proviamo dunque ad aggiungere un piccolo tassello non troppo risaputo, a partire dalla nostra esperienza. Con una premessa: gli anni settanta, fervidi ed esuberanti – in tempi recenti ridotti ad “anni di piombo” da menti ignare e limitate – ci hanno concesso, fra le tante fortune, quella di ospitare e conoscere Franca Rame e Dario Fo.

Se questo è stato possibile è perché Franca è stata non solo grande attrice, ma anche protagonista coraggiosa e generosa delle lotte politiche di quel periodo: caratterizzato da una conflittualità sociale diffusa e feconda che ne ha fatto “il decennio più riformista della storia d’Italia”, come lo hanno definito Chiara Ingrao e altri, restituendo all’aggettivo il significato corretto. Le lotte e le rivendicazioni di quegli anni, che coinvolsero le più varie categorie sociali, ottennero, infatti, una messe di conquiste civili davvero singolare: dallo Statuto dei lavoratori al divorzio; dalla tutela delle lavoratrici madri alla scuola a tempo pieno; dalle 150 ore all’obiezione di coscienza; dai Decreti delegati al nuovo diritto di famiglia; dai consultori pubblici alla legge di parità sul lavoro; dalla riforma sanitaria alla legge sull’aborto; dalla “legge Basaglia” fino all’abrogazione degli articoli del codice penale sul delitto d’onore.

Di tutte queste battaglie e di altre (le attività in favore dei tanti militanti, sindacalisti, operai arrestati in quegli anni, la solidarietà verso le vittime del golpe cileno, il sostegno alla causa palestinese, e così via) Franca Rame e Dario Fo furono le voci recitanti, si potrebbe dire. In particolare Franca, da militante e soprattutto da interprete, autrice o co-autrice di testi teatrali, vi partecipò con la creatività e la passione che le erano abituali. Il contesto del suo impegno erano non solo le lotte e l’effervescenza sociale, ma anche la rete di ciò che si chiamò nuova sinistra o sinistra extraparlamentare. La quale – pur con alcune eccezioni, qualche miseria e molte divisioni – fu caratterizzata da un vivo interesse per la battaglia e l’attività culturale, che l’opera dei due grandi artisti contribuì a rafforzare e indirizzare.

Per esempio, nel 1971, il Circolo Lenin di Puglia, una delle formazioni più vivaci della nuova sinistra, disseminata e radicata nel territorio, promosse un’attività di “controcultura” come parte integrante della controinformazione e del lavoro politico. Ci fu perciò naturale raccogliere l’appello per la creazione di circoli La Comune (Franca e Dario, dopo aver abbandonato, nel 1968, il circuito dell’Eti e poi fondato il collettivo Nuova Scena, se ne erano separati per costituire il collettivo La Comune). E fu così che nacque – con il concorso una compagnia teatrale locale, il Gruppo Abeliano – La Comune di Puglia. La quale, nell’ottobre del 1971, contribuì a organizzare nella regione alcune rappresentazioni di Tutti uniti! tutti insieme! Scusa, ma quello non è il padrone?, interpretato da Franca Rame e altri.

Qualche anno più tardi, in pieno movimento del ’77, La Comune tornò a Bari, con La giullarata, e con Ciccio Busacca e Piero Sciotto. Intanto erano sopraggiunti gli anni del movimento femminista, che avevano sconvolto vecchi equilibri, anche in seno alla galassia rivoluzionaria, e sovvertito ideologie, costumi, politica, immaginario, relazioni di genere. Franca se ne fece coinvolgere totalmente, com’era nel suo stile e nel suo senso dell’impegno profondo, generoso, intelligente. I temi, le denunce, le rivendicazioni del movimento femminista la toccavano nel profondo: intimamente, per meglio dire.

Come sarebbe riuscita a raccontare solo alcuni anni dopo, nel 1973 era stata sequestrata, seviziata, stuprata da una banda di cinque fascisti. Più tardi, il pluri-femminicida Angelo Izzo, e un altro criminal-fascista, Biagio Pitarresi, dichiareranno che mandanti dello stupro erano stati alcuni ufficiali dei Carabinieri della Divisione Pastrengo, che intendevano “dare una lezione” a Franca Rame e Dario Fo per il loro impegno in Soccorso Rosso. I colpevoli, dei quali si conoscono i nomi, non saranno mai puniti: la sentenza sarà depositata venticinque anni dopo, tempo utile per la prescrizione.

Ma riprendiamo il filo del racconto dagli anni del dilagare del movimento delle donne. In quegli anni, in Puglia come altrove fiorirono i collettivi femministi. Il nostro, assai frequentato, aveva un nome semplice ed efficace: Donne in lotta. Più tardi esso, come altri collettivi baresi, confluì nel Coordinamento delle donne democratiche. Intanto gli stessi e le stesse che avevano contribuito alla nascita della Comune di Puglia avevano fondato a Bari la Libreria Cooperativa, in realtà un centro culturale polivalente. Da questa alleanza nacque l’idea d’invitare Franca Rame a rappresentare in Puglia Tutta casa, letto e chiesa, uno dei suoi monologhi femministi. Franca accettò e fu così che a gennaio del 1979 lo spettacolo andò in scena nel cinema “Nuova Italia” di Carbonara, sobborgo di Bari, poi in altre città pugliesi: con successo enorme.

Forse questo frammento di memoria non aggiunge molto a ciò che si sa di Franca Rame, soprattutto alla documentazione, amplissima e minuziosa, contenuta nel suo archivio online (per inciso, certi giornalisti e giornaliste potrebbero vincere la pigrizia e consultarlo prima di arrangiare articoli e servizi sommari, se non irrispettosi). La nostra testimonianza, tuttavia, può confermare il senso di quella che è stata non solo “una vita tra piazza e teatro”, come si è scritto banalmente, ma anche l’opera di una grandonna che con generosità e intelligenza ha cercato di dare un contributo alla crescita culturale e civile dell’Italia. E’ forse anche per rimuovere o esorcizzare la decadenza in cui è precipitato il nostro paese che tanti cantori mediatici la celebrano post mortem.

Ringraziamo Pasquale Martino e Nicola Vox per averci suggerito o confermato alcuni dettagli, non solo cronologici.

Annamaria Rivera