martedì 13 agosto 2013

impregilo e pizzarotti: nei giorni del lutto, gli stessi affari sulla pelle dei migranti

















Oggi è stato un giorno di festa per i soci di Impregilo: sin dalle prime contrattazioni alla borsa di Milano si sono scatenati gli acquisti e il prezzo delle azioni è volato.

Si da il caso che il mercato abbia festeggiato la notizia dell’ultimo affare del general contractor di casa nostra: una favolosa commessa da oltre 900 milioni di euro per la realizzazione del primo tratto di un'autostrada a due corsie, destinata a correre lungo la costa libica dal confine tunisino a quello egiziano.

L’opera, finanziata dal governo italiano, sarà realizzata da un consorzio di imprese di cui fa parte la famigerata Pizzarotti, la multinazionale che gestisce i servizi di logistica per le basi americane in Italia, proprietaria del Villaggio degli Aranci, le ben note villette a schiera difettose, che sono state rapidissimamente convertite da alloggi per militari al ruolo concentrazionario del Cara di Mineo: migliaia di donne, uomini, bambine e bambini, deportat* al centro della Sicilia in attesa della conclusione delle lunghe ed estenuanti pratiche per il riconoscimento del diritto di asilo.

Stessi nomi e stessi affari milionari di sempre.  In Italia la gestione delle politiche sull’immigrazione è stata soprattutto questo, un grosso affare per i soliti noti... In questo caso la costruzione dell’autostrada è la principale contropartita economica del vergognoso trattato italo-libico del 2008, siglato in pompa magna regnanti Berlusconi e Gheddafi. Sarà bene ricordare una delle pagine più infami del governo Berlusconi: se l’impegno italiano era di tipo economico, Gheddafi si impegnava a intensificare i controlli dei flussi migratori provenienti dall’Africa subsahariana. Le clausole di quel trattato grondano del sangue di migliaia di donne e uomini, fermati nel loro viaggio di liberazione e lasciati morire tra le dune infuocate del deserto.

Questi sono i giorni del lutto e della riflessione, ma in attesa di conoscere il destino dei fratelli e delle sorelle migranti, ospiti della scuola Andrea Doria di Catania, mi interrogo sul significato di alcune dichiarazioni governative.
Cosa ha mai voluto dire la ministra Bonino dicendo che “non si possono fare miracoli “ o la ministra Kyenge quando si è appellata all’Unione Europea e a nuovi accordi per la gestione dei flussi migratori?
L’umanità migrante che scappa dalla miseria non va gestita, va accolta e se questo governo, com'è evidente, non è capace di farlo, si dimetta.

Alberto Rotondo