fotografia di Alberta Dionisi |
di Domenico Stimolo
Angelino Alfano, come ben noto, oltre che deputato del Pdl è anche Vicepresidente del Consiglio e Ministro dell’Interno.
Liberi tutti di esprimere le proprie opinioni, condivise o meno.…..lo afferma in maniera “sacrale” la Costituzione. Corre obbligo, però, contemporaneamente, per Chi ricopre primari incarichi di comando istituzionali, indicare simultaneamente alle proposte le soluzioni operative da adottare. In caso diverso l’esternazione non vale.
Alfano, nell’ambito delle sue prerogative di governo, ha tutti gli strumenti per presentare una formale mozione o quant’altro di progetto legiferante affinché la sua esortazione, presentata davanti al folto pubblico del Meeting di Comunione e Liberazione in corso a Rimini, per fare pagare ai paesi di provenienza i costi di “mantenimento” dei cittadini non italiani detenuti, possa iniziare a “marciare”.
Certo, è una idea dirompentemente innovativa su scala planetaria. Tale principio non esiste in nessun paese della nostra “Gaia Terra”. Infatti, attualmente, come da sempre vigente, i costi della detenzione per i cittadini incolpati di reati – condannati o in attesa di giudizio –, al di là del merito dell’accusa ( guarda caso in Italia, pur senza avere arrecato offesa a persone o cose vige il reato di clandestinità), sono assunti dalla “patria ospitante”.
Come fare quindi, per ribaltare tale “tendenza”?
Certo, oltre che scartabellare tra le “segrete cose” della storia del mondo, giusto per capire da dove nasce questa “bizzarria”, ragionevolmente si può supporre che bisognerà interessare l’ONU, le Alte Corti di Giustizia Internazionali e chissà quali altre supreme strutture mondiali. Bisognerà spiegare come la presentazione della richiesta sia confacente con l’art. 10 e 3 ( Principi Fondamentali) della Costituzione che affermano: “ l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute, e che, “ la condizione giuridica dello straniero è regolata dalle norme e dai trattati internazionali”……..Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinione politiche, di condizioni personali e sociali”.
Impresa certamente molto ardua. Però, la “buona volontà”, può superare tutti i perigliosi ostacoli.
Nel frattempo, si possono convocare in seduta plenaria, gli ambasciatori di tutti gli Stati che hanno “galeotti” in Italia, per avanzare la giusta proposta ed avviare proficue trattative. Gli ultimi dati ufficiali, del 31 luglio 2013, dicono che i Paesi, comunitari ed extracomunitari, interessati sono 142.
Si aspettano notizie operative, su tutti i fronti del tema del contendere.
Certo, stupisce alquanto che, di fronte a tale forza rinnovativa, nessuno abbia risposto dagli scanni di CL di Rimini. Forse lo stupore avrà offuscato le civiche coscienze?
Un dato è certo, alfine. Ieri a Catania, dopo 15 giorni di straziante agonia, è morta una donna di 75 anni, sbattuta violentemente a terra da uno scippatore “nostrano”. Degli altolocati “innovativi” chi ha avanzato sdegno e condoglianze?