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martedì 31 dicembre 2013

il dominio delle multinazionali del farmaco e l'antropocentrismo capitalista















SULL'ANTROPOCENTRISMO DOGMATICO DI CERTI CRITICI DELL'"ANIMALISMO"

Annamaria Rivera

Come premessa, occorre dire che il caso di “Caterina e la vivisezione” appare come uno scandalo montato ad arte. Si potrebbe sospettare sia una sorta di ritorsione per la vittoria ottenuta con la chiusura di Green Hill, dopo anni di lotte, repressione e manifestazioni, anche di massa. Ricordiamo che a metà luglio il mostruoso allevamento di cani beagle, destinati a esperimenti di ogni genere in tutta Europa, con sede a Montichiari e di proprietà della multinazionale statunitense Marshall Farms Inc., è stato sequestrato e chiuso per decisione della magistratura, che ha incriminato i vertici dell’azienda.
Anche per influenza, come sembra, d’interessi assai corposi, il caso della studentessa gravemente malata, insultata in rete dagli immancabili mentecatti per aver difeso la sperimentazione su animali, è stato artificiosamente gonfiato dai media di ogni tendenza, che ne hanno stravolto il senso e le proporzioni reali, riducendolo a gossip da vacanze di Natale. Nel corso di questa blaterazione scandalistica, che parte da un presupposto indimostrabile – gli autori degli insulti virtuali sarebbero rappresentativi dell’”animalismo” – si sono perse densità e profondità dei dilemmi e della stessa elaborazione teorica dell’antispecismo. La quale ha antecedenti assai illustri: fra tutti basta citare la Scuola di Francoforte.
Pochi sono stati finora i commenti, da parte non antispecista, che si siano misurati con la complessità della questione. Si sa, è tipicamente italiano prendere la parola pubblicamente su qualsiasi tema – e su questo più che su altri – pur non avendone alcuna competenza.
Come prototipo del genere di articoli che si pretendono colti ed equidistanti, ma che scontano una conoscenza approssimativa del dibattito antispecista in partricolare, assumiamo quello del teologo Vito Mancuso: Sull’”antinaturalismo” degli animalisti, apparso il 29 dicembre scorso su La Repubblica e ripreso nella prima pagina di MicroMega online.
Per cominciare: Mancuso dà per scontato che a insultare Caterina Simonsen siano stati “gli animalisti”, mentre la sola cosa certa è che appartengono alla vasta categoria d’ imbecilli che, grazie alla volgarità dilagante e alla caduta dei freni inibitori indotta dalla rete, vomitano insulti contro chicchessia.
Il teologo si rivela alquanto ignaro degli orientamenti, teorie, dibattiti che attraversano il mondo, assai eterogeneo, degli interessati alla sorte dei non umani. Così che, non distinguendo tra zoofili, animalisti, antispecisti, infila tutti nel medesimo calderone. Dà per scontato, per esempio, che ad accomunare gli “animalisti” sia il fatto di “volere per gli animali gli stessi diritti dell’uomo”. E invece vi è una corrente antispecista, perlopiù d’ispirazione anticapitalista, marxista e/o libertaria, che rifiuta di parlare di diritti animali e pone l’accento sui processi di liberazione, riguardanti umani e non umani.
Inoltre, Mancuso attribuisce abusivamente agli “animalisti”, quale tema etico fondamentale che li caratterizzerebbe, la questione violenza/nonviolenza: dilemma serio, ma che, almeno in questo articolo, è trattato in modo discutibile, proiettando sugli altri –gli “animalisti” – una questione che è sì centrale, ma anzitutto nel suo pensiero. Di conseguenza, egli assimila, quali vittime della violenza umana, patate, cipolle, batteri, topi e primati (gli ultimi due non nominati esplicitamente, ma la sperimentazione animale, si sa, ha loro tra le vittime principali).
In realtà, se egli si fosse confrontato con qualche buon saggio, non necessariamente antispecista in senso stretto – per esempio, con L’animale che dunque sono di Jacques Derrida –, saprebbe quali siano le domande principali: gli altri animali sono capaci di gioire, soffrire, comprendere? Non sono forse essi delle singolarità irriducibili?
Altrettanto convenzionale è la concezione mancusiana dei non umani. Non per caso, tra tutti i filosofi che, almeno a partire da Montaigne, si sono posti la questione, egli cita proprio e solo Kant: ovvero colui del quale Theodor W. Adorno ha criticato l’odio e l’avversione per gli animali, e la morale priva di compassione o commiserazione.
Tra i tanti passaggi di questo articolo improntati al senso comune, la frase “A parte quella umana, nessuna specie cesserà mai di seguire l’istinto sotto cui è nata” lo è particolarmente. Da lungo tempo studiosi in vari campi, compresi gli etologi, hanno messo in discussione la nozione di istinto, ammettendo che numerose specie animali possiedano intelligenza, sensibilità, intenzionalità, singolarità, capacità di simbolizzazione e di empatia, nonché cultura: intendendo come elemento minimo basilare di quest’ultima l’attitudine a elaborare soluzioni differenziate per risolvere uno stesso problema nel medesimo ambiente.
Inoltre, l’affermazione di Mancuso “L’uomo al contrario [degli altri animali] ha imparato a poco a poco a estendere gli ideali di giustizia a tutti gli esseri umani, compresi quelli dalla pelle diversa” è contraddittoria oppure è il frutto di un lapsus grave. Egli, infatti, colloca questa frase dopo un passaggio nel quale scrive: “nessuna specie animale estenderà mai alle altre specie i diritti di supremazia che la natura lungo la sequenza della selezione naturale le ha concesso”. Forse che gli esseri umani “dalla pelle diversa” (diversa da chi?) appartengono a una famiglia altra da quella di Homo Sapiens? En passant, aggiungiamo che il teologo sembra ignorare che certi primati – si pensi   ai bonobo studiati da Frans de Waal – conoscono sentimenti e comportamenti quali altruismo, compassione, empatia, gentilezza, pazienza, sensibilità, perfino moralità, estesi anche al di là della loro specie.
In sostanza, Mancuso ripropone come universale la vecchia dicotomia natura/cultura, tipicamente occidentalocentrica, sconosciuta a tanta parte dell’umanità, che ha elaborato, invece, ontologie e cosmologie fondate sul paradigma della continuità. Questa dicotomia è stata abitualmente articolata in funzione di una serie di antitesi complementari quali innato/acquisito, eredità/ambiente, istinto/intelligenza, spontaneo/artificiale: opposizioni arbitrarie, che discendono da un’ideologia legata a una forma peculiare di razionalità – quella strumentale – che raramente si è interrogata o ha messo in questione il proprio arbitrio o la propria parzialità.
E’ proprio la razionalità strumentale – figlia del cogito cartesiano, a sua volta erede della “filiazione giudaico-cristiana, dunque sacrificalista” – che ha oggi come esito un livello tale di assoggettamento e mercificazione dei non umani che, per citare ancora Derrida,  “qualcuno potrebbe paragonarli ai peggiori genocidi”.
(il manifesto)

ANIMALISTI FANATICI E VIOLENTI - ANALISI TESTUALE DELL'ARTICOLO DI SERRA

Mario Bonica

Già dall'incipit tutto è chiaro. Dichiarazione di principio visibilmente schematica e preconcetta: Caterina è stata massacrata dai “sedicenti” animalisti, secondo quanto “pubblicizzato” a suon di fanfare su tutti i media. Sposto le virgolette dal termine animalisti a quello di sedicenti non a caso: Serra premette l’attributo sedicenti alla fatidica parola animalisti virgolettata, quasi a sottolineare la motivazione della sua solidarietà immediata a santa Caterina martire della cattiveria e della violenza dei sedicenti animalisti, che, come scopriremo con chiarezza qualche rigo dopo, sono tutti fanatici e violenti, fatta eccezione di quei pochi animalisti non estremisti… che sarebbero ovviamente quelli che amano i cani e i gatti, mangiano i maiali e indossano le mucche (come direbbe Melanie Joy)… Chi siano costoro, a scanso d’equivoci, Serra ce lo dice chiaramente quasi alla fine dell’articolo (sia pur tra parentesi, per attutire lo spessore ideologico dell’inciso): sono gli amici di slow-food, quelli dei prosciutti doc e degli allevamenti biologici, i sostenitori dell’uccisione etica e della reificazione degli esseri senzienti in merce “carne”, in quanto da fanatici moderati dello specismo negano senza ombra di dubbio che gli animali siano soggetti portatori di individualità e di diritti. Ovviamente per Serra Michele fanatico moderato dello specismo non esiste alcun dubbio che di Caterine malate come la studentessa veterinaria bolognese ce ne stanno decine e decine in giro per l’Italia, magari ricercatrici pronte a testimoniare l’esistenza di metodi di ricerca alternativi, alle quali nessun media ha dato voce fino a farlo diventare un caso nazionale. E qui davvero non si sa se ridere o se piangere: il termine “veterinaria” diviene una testimonianza di verità (non un dettaglio!), sufficiente a dimostrare che Caterina santa e martire ha ragione ad affermare che la sperimentazione sugli animali è indispensabile a salvare gli umani malati di immunodeficienza… in parole povere, mors tua vita mea!
L’unica domanda che Serra Michele riesce a porre (a se stesso) in questo contesto di miseria intellettuale è una affermazione di principio travestita ipocritamente da domanda retorica: ma perché tra i fanatici incapaci di affrontare qualunque discussione, i sedicenti animalisti occupino un posto così rilevante? Ovvero, tra tutti i fanatici del mondo, gli animalisti (sedicenti o non sedicenti) sono i più fanatici pericolosi, anche perché nella loro brutalità non sono in grado di comprendere la complessità della natura, che non è schematica né ideologica. E a questo punto si può tranquillamente sfoderare il manganello ideologico finale contro i portavoce più fanatici (ancora!) e sprovveduti del sedicente (ancora!) animalismo: quando Serra Michele li sente parlare non può fare a meno di pensare che costoro stiano creando nient’altro che un orribile tabù retrogrado e irrazionale, evidentemente da combattere e ostacolare in tutti i modi possibili, anche scrivendo articoli in cui domande retoriche e dichiarazioni di principio senza costrutto facciano entrare nella zucca del lettore già ben manipolata dai media che gli attributi da associare al termine animalismo sono, secondo il senso comune, fanatico, schematico, estremista. Un plauso al Serra Michele per il servizio reso ai sostenitori della vivisezione e delle multinazionali del farmaco e della carne, ovvero quegli “allevamenti intensivi” che lui sostiene di voler boicottare… ma senza esagerare!


mercoledì 11 dicembre 2013

Prosciutti falsi e maiali veri. Il lato perverso della difesa del made in Italy, di Annamaria Rivera


















Ora che si è spenta la protesta della Coldiretti contro “i falsi prosciutti”, provo a proporre un punto di vista che non sia ottusamente specista come quello che è prevalso, unanime, in occasione delle due manifestazioni di coltivatori e allevatori: il 4 dicembre al valico del Brennero e il giorno dopo davanti a Montecitorio.

Per la Coldiretti, per gran parte dei giornali, per lo stesso Carlo Petrini di Slow Food (v. intervista sul manifesto del 5 dicembre), non v’è dubbio che i maiali siano materia prima al pari dei minerali, dei metalli, del legname o, se vogliamo, delle spighe di grano. Che appartengano, insomma, alla categoria del grezzo originario, per usare una formula sinonimica.

Continuano a esserlo anche allorché, nel corso della manifestazione in piazza Montecitorio, compaiono, vivi e vegeti, otto “porcellini” portati dagli allevatori per offrirli “provocatoriamente” in adozione alle istituzioni. Qui la materia prima diviene degna non solo del vezzeggiativo, ma anche di carezze –si tratta pur sempre di cuccioli- da parte degli stessi della Coldiretti. Perfino d’essere adottata, sebbene, dobbiamo ammetterlo, sia raro che si adotti un essere vivente al fine di massacrarlo.

La schizofrenia si materializza oscenamente quando, a poca distanza dagli otto lattonzoli -disorientati, intirizziti, forse terrorizzati- dal palco vengono mostrate cosce di maiale “contraffatte” in quanto made in Germany. Come a consolare i maialini: sì, è il destino che vi attende, ma siate orgogliosi, voi che diventerete invece autentici prosciutti made in Italy.

E’ questo il solo scandalo: che non si sappia da dove venga la merce e dove sia prodotta. Scandaloso non è che, in Italia come altrove, animali tra i più intelligenti, sensibili, evoluti, con competenze nel gioco superiori a quelle di un bambino di tre anni, siano spesso allevati in condizioni da lager, sottoposti a sevizie e torture, infine appesi a testa in giù e sgozzati: in alcuni casi ancora coscienti non solo durante il dissanguamento, ma anche allorché vengono immersi in vasche di acqua bollente per essere spellati più facilmente. Di che indignarsi? E’ la logica della catena di smontaggio, bellezza: il ritmo è talmente frenetico che non si può certo andare per il sottile.

Lo stesso giorno in cui riferiva della manifestazione davanti a Montecitorio, Repubblica.it ospitava un servizio dai toni patetici, corredato con foto commoventi, sulla tragica sorte del maialino Ettore: sfuggito alla donna che si prendeva cura di lui come di altri pets (Ettore coabitava con dei cani), le viene restituito, tagliato a pezzi, da una squadra di vigili del fuoco che intendeva farne banchetto, dopo averlo, si dice, anche catturato e ucciso.

Se si prova a ragionare secondo logica ed etica, la domanda sorge ovvia: forse che il misfatto dei pompieri è più grave di quello di un qualsiasi allevatore di suini o produttore di salumi? In realtà, se si esercita senso critico, apparirà paradossale che individui appartenenti alla famiglia del Sus domesticus possano essere oggetto di attenzione, finanche di affetto –e allora sono “maialini” o “porcellini”- ma solo fino a che non sono catturati dal meccanismo della produzione e del mercato, che li trasforma in materia prima e in merce. E’ la conferma della teoria marxiana del feticismo delle merci, il quale non è solo personificazione delle cose, ma anche reificazione dei viventi.

Come mai questa riflessione è estranea anche alle penne meno grezze? Come mai Slow Food, interessata per vocazione alla prospettiva del bioetico, del sinergico, della sostenibilità, non se ne lascia sfiorare? E come mai neanche un cenno alle dure condizioni di lavoro e sfruttamento degli operai, in molti casi immigrati, che lavorano nel settore dell’allevamento o alla catena di smontaggio degli animali da macello oppure alla trasformazione della “materia prima” in salumi? Per fare un solo esempio, il 30 agosto di quest’anno, Mario Orlando, operaio nel salumificio Scarlino di Taurisano (Lecce), finì i suoi giorni stritolato da un’impastatrice.

Come un qualsiasi maiale.

E’ vero, l’agroalimentare è un settore che risente pesantemente della crisi economica. Secondo una ricerca della Coldiretti, in Italia sono state chiuse quasi 140mila fra stalle e aziende, anche a causa della concorrenza sleale “dei prodotti importati dall’estero e spacciati per made in Italy”.

Ma non sarà che le difficoltà a fronteggiare la crisi siano dovute anche a scarsa capacità d’innovazione?

Com’è noto, nei paesi occidentali, perfino negli Stati Uniti, il consumo di carne è in netta regressione. Cambiano gli stili alimentari, non solo a causa della crisi, e progressivamente si afferma il costume di mangiare vegetariano o vegano. Anche per questo il mercato va restringendosi. E spesso per ridurre i costi di produzione s’intensifica lo sfruttamento dei lavoratori, fino all’instaurazione di rapporti di tipo servile, se non schiavile.

E allora a risolvere il problema non basta la richiesta di un’efficace normativa sulla tracciabilità dei prodotti alimentari. Si dovrebbe guardare lontano, essere capaci di un radicale cambiamento di prospettiva così da concepire produzioni che salvaguardino la vita di umani e non umani.

Si sa: per mantenere gli allevamenti industriali, si utilizza più della metà dei cereali e della soia che si producono nel mondo, sottraendola a popolazioni sottoalimentate o ridotte alla fame (almeno un miliardo di persone). Ammettere che gli animali non umani non sono materie prime o merci, bensì soggetti di vita senziente, emotiva e cognitiva, significa anche porsi nella direzione di un progetto economico, sociale e culturale che abbia come cardini la sobrietà, la redistribuzione delle risorse su scala mondiale, l’uguaglianza economica e sociale, in definitiva il superamento dell’ordine capitalistico.

Annamaria Rivera, da il manifesto

domenica 1 dicembre 2013

PUA Catania come la TAV, inutile e pericolosa speculazione
















Il 25 novembre  il  consiglio comunale di Catania con 23 voti a favore e 1 solo astenuto,  ha approvato le variazioni al Piano Urbanistico Attuativo Catania Sud (PUA), compiendo un ulteriore passo verso  il definitivo via libera al progetto della società Stella Polare, che prevede la cementificazione selvaggia di una consistente fascia costiera del territorio comunale.
A nulla sono servite le deduzioni presentate da Legambiente e dal Comitato No Pua, che segnalavano il forte impatto ambientale del progetto che, se attuato, comporterà la realizzazione di campi da tennis, centri commerciali,  un mega centro congressuale da 5000 posti e addirittura un acquario ancora più grande di quello di Genova in un`area a forte rischio idrogeologico e sismico, come segnalato dall`Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia

Una propaganda martellante degli organi di informazione, con in prima fila il principale quotidiano cittadino, che si distingue sempre per il sostegno a questo tipo di operazioni, ci mette di fronte all’ennesimo tentativo di mistificazione della realtà, visto all`opera mille volte quando si tratta di far approvare progetti di opere faraoniche che, mentre devastano e sottraggono all`utilità comune ettari ed ettari di territorio non apportano alcun beneficio di ordine economico e occupazionale alle comunità che li abitano.

Abbiamo già visto all`opera i mistificatori di professione in Val di Susa  con la TAV , “un'opera concepita e progettata in un altro tempo (gli anni '90 del turbo-capitalismo trionfante) e in un altro mondo (quello della globalizzazione mercantile e dell'interconnessione sistemica di un pianeta votato al benessere). Sulla base di previsioni di crescita dei flussi di traffico fuori misura e tendenzialmente illimitate, frutto dell'estrapolazione di un trend contingente ed eccezionale (i tardi anni '80 e i primi anni '90, quando effettivamente la circolazione internazionale e a medio-lungo raggio delle merci subì una brusca accelerazione), rivelatesi poi fallaci” . Sulla base di quelle previsioni , come ha denunciato Marco Revelli in un intervento di pochi anni fa, nel 1997 si ipotizzava un raddoppio delle 10 milioni di tonnellate di merci transitate sulla Torino – Modane in quell`anno, rendendo necessario quindi un aumento della capacità delle linee ferroviarie attualmente in funzione. La realtà è profondamente diversa e ci mostra, come conseguenza della crisi economica, un drastico ridimensionamento dei traffici commerciali tra l`Italia e la Francia, con linee ferroviarie utilizzate al 30% della loro capacità e l`inequivocabile inutilità della TAV.

La stessa cosa si può dire del mega progetto del PUA.  Si prendano per esempio le conclusioni del Rapporto sul Turismo 2012, presentato dall`Osservatorio Nazionale sul Turismo e dalla Banca d`Italia elaborando le statistiche ufficiali dell`ISTAT. Secondo il citato rapporto, in un contesto globale che vede, anche nel settore turistico, la prepotente ascesa dei paesi c.d. emergenti “tra il 2009 e il 2012 si è assistito ad una forte flessione della domanda turistica degli italiani sia in termini di viaggi effettuati che di pernottamenti.”. Tali dati sono ancora meno lusinghieri  per quanto riguarda il turismo d`affari, segmento  a cui sembrerebbe rivolto il mega progetto del Pua con il suo megacentro congressi, come rileva l`Osservatorio sul Business Travel secondo cui il 2012 èstato un anno di fortissime perdite con 1,1 milioni di viaggi in meno nel territorio nazionale.

Stando così le cose  difficilmente si troverebbero privati interessati all`investimento da 500 milioni di euro che rischia di stravolgere il volto delle nostre coste, a meno che non vi siano oscuri interessi che facciano passare in secondo piano le sicure perdite in conto economico che da tale investimento sballato indubbiamente deriverebbero. Ai lavoratori edili colpiti dalla crisi gioverebbe molto di più un piano straordinario per la messa in sicurezza del nostro territorio e degli edifici esistenti, pubblici e privati,  a grave rischio sismico e idrogeologico, mentre per il rilancio turistico della città occorrerebbe una strategia che intensifichi le sinergie fra i piccoli operatori economici, come i titolari dei tanti Bed&Breakfast cittadini, e un`amministrazione attenta alla valorizzazione dell`immenso patrimonio artistico della città e ad un`offerta culturale all`altezza della sua storia bimillenaria.
Ma per questo ci vorrebbero amministratori lungimiranti, non una politica compiacente e complice degli interessi  degli speculatori immobiliari.

circolo città futura

lunedì 11 novembre 2013

catania, il piano di rientro e i suoi costi sociali

















Uno degli ultimi atti amministrativi della disastrosa gestione delle destre del Comune di Catania e` stata l`adozione, con delibera  del 2 febbraio  2013, del piano  di riequilibrio finanziario pluriennale, atto trasmesso nei tempi previsti dall`art. 243 bis del Testo Unico degli Enti Locali alla Corte dei  Conti, che con decisione del 26 settembre 2013 ne ha certificato la congruita`, facendo di questa fondamentale decisione amministrativa l`atto  che condizionera` nei prossimi dieci anni le politiche di bilancio e  le decisioni di spesa che via via l`ente potra` assumere.
Da una parte il Comune  ha evitato la dichiarazione di dissesto, dall`altra si e` impegnato a riportare in equilibrio i propri conti con un piano di rientro decennale  da circa 527 milioni di euro, da recuperare attraverso previsioni di maggiori entrate o minori spese.
Cosi` nei prossimi anni il Comune dovra`, ad esempio, sensibilmente diminuire la propria spesa per il personale, garantire la copertura tariffaria totale per i servizi di nettezza urbana,  dismettere parte del proprio patrimonio disponibile,  magari cedendolo all`apposito fondo costituito presso la Cassa Depositi e Prestiti, dismettere alcune partecipazioni strategiche e garantire la copertura  tariffaria del 36% dei costi dei servizi a domanda individuale, come ad esempio il fondamentale servizio dei 14 asili nido comunali che la precedente amministrazione addirittura voleva chiudere.
Non si tratta di impegni  di natura discrezionale, ma di obblighi legislativi a cui l`amministrazione non puo` sottrarsi.
Si tratta di un piano che andrebbe sicuramente migliorato, attraverso la previsione di una progressivita` delle contribuzioni in base al reddito, che il sistema della tariffa unica esclude interamente, ma affermare, come qualcuno fa,  che si possa  mantenere il vecchio sistema tariffario o che addirittura si possa ampliare la pianta organica degli educatori e delle educatrici comunali, facendo finta di non vedere che con l`adozione del piano di rientro tutto questo non e` normativamente possibile, significa illudere colpevolmente le lavoratrici e i lavoratori su cui gia` grava il peso insostenibile delle criminali scelte politiche e amministrative  del passato.
Un’alternativa al piano di rientro ci sarebbe, ma passa attraverso la dichiarazione di dissesto la quale, se non cambierebbe di molto i pesi sociali ed economici che tutti i catanesi saranno chiamati comunque a sopportare, avrebbe l`effetto disastroso di bloccare i pagamenti ai creditori dell`ente, privando la gia` depressa economia locale  di risorse indispensabili per qualsiasi ipotesi di rilancio del tessuto produttivo e un conseguente peggioramento delle condizioni materiali  di vita delle cittadine e dei cittadini.
Tuttavia il dissesto avrebbe comunque un “pregio”: determinando di fatto la decadenza e l`incandidabilita` degli amministratori che lo hanno determinato, renderebbe evidente a tutti  e sanzionerebbe la responsabilita` politica di chi in questi anni ha contribuito al saccheggio delle casse comunali per puri interessi clientelari e di potere.
Si tratta di responsabilita` chiare e inequivoche, di cui l`amministrazione Bianco non puo` dirsi immune poiche`, come e` noto, presenta nella sua maggioranza  significativi elementi di continuita` con le  criminali gestioni Scapagnini e Stancanelli e perche` i  partiti che la sostengono sono gli stessi che a Palermo e a Roma fanno parte di coalizioni di governo su cui grava la responsabilita` politica di avere contribuito a soffocare le finanze degli enti locali, rendendo spesso inesigibili i diritti sociali legati ai servizi pubblici essenziali che i comuni dovrebbero garantire.
Quest`ultima affermazione e` supportata da una pur sommaria analisi delle cause che hanno portato il comune di Catania sull`orlo del dissesto, cosi` come certificato dalla stessa Corte dei Conti.
Analizzando la relazione dei magistrati contabili si scopre subito, infatti,  che dei 527 milioni di euro   di cui si compone il piano di rientro, circa 202 milioni di euro  sono dovuti alla pessima gestione delle amministrazioni  del passato ( ai 140 milioni di disavanzo vanno sommati infatti i 62 milioni di accantonamenti per il ripiano dei c.d. residui attivi, crediti di dubbia esigibilita` che nel passato hanno rappresentato la principale voce contabile con cui mascherare la gestione ballerina del bilancio comunale) mentre ulteriori 139 milioni sono dovuti a previsioni di minori trasferimenti erariali, diretta conseguenza delle manovre finanziarie votate dal governo regionale e nazionale.
Come dire che le cause del dissesto sono in gran parte dovute al cocktail micidiale di pessima amministrazione locale e di criminale politica nazionale che, in ossequio ai dikat dei mercati finanziari, rendera` nei prossimi anni quasi impossibile la vita delle comunita` locali e degli enti che le amministrano.
Questa e` la dura verita` che ci raccontano i numeri; alle cittadine e ai cittadini, e principalmente a chi si propone di costruire una seria e responsabile alternativa politica e sociale, spetta il compito di riflettere su di essi e di lavorare affinche` non siano sempre i  soliti noti a dover pagare i costi sociali di questo disastro, senza demagogiche e inutili fughe in avanti e senza  altrettanto colpevoli omissioni delle responsabilita` di chi ci ha portato a questo punto.

circolo città futura

sabato 2 novembre 2013

falchi, circhi e politica catanese

falco legato e bendato al castello ursino

















La falconeria, ossia l’utilizzo di uccelli rapaci a scopi ludici o venatori, è un’attività esecrabile:  costringere un essere vivente, la cui esistenza dovrebbe naturalmente avere come orizzonte le azzurre e luminose praterie del cielo, a condurre la propria vita tra le scomode gabbie costruite dalla ferocia umana; la vile indifferenza di chi lo sfrutta, spingendolo ad esibirsi per il godimento di un pubblico educato alla stessa indifferenza, è un atto di crudeltà gratuita.
Per questo motivo tale attività è vietata in diversi paesi del mondo, dalla Norvegia alla Danimarca, dall’Australia alla Nuova Zelanda. In Italia la falconeria è stata bandita dalle leggi della regione Sardegna e dalla provincia autonoma di Trento.  In Sicilia, invece, tale attività non soltanto è consentita ma addirittura finanziata da diverse amministrazioni pubbliche, che spesso patrocinano spettacoli ed esibizioni indegni  di un paese civile. Tuttavia, se a Caltanissetta la ferma protesta delle associazioni animaliste e ambientaliste ha comportato l’annullamento delle manifestazioni previste, a Catania per ben due volte lo splendido scenario del Castello Ursino ha fatto da sfondo alla rappresentazione spettacolare della sofferenza e del più bieco sfruttamento degli animali, la cui preziosa esistenza e` stata asservita alla crudele indifferenza di amministratori in cerca di visibilità.
A nulla sono servite le proteste nostre e di Catania Antispecista, che per primi avevamo posto la questione sui social network, e le successive rimostranze dell’ENPA, della  LIPU, del WWF e delle altre associazioni ambientaliste.
Ma vi è un altro aspetto della questione che merita di essere sottolineato, esso attiene alla qualità umana e politica dei nostri amministratori e di  molti di coloro che dicono di voler rappresentare l’opposizione di sinistra alla giunta Bianco. Dal sindaco Bianco -  la cui elezione è stata peraltro supportata da diverse associazioni animaliste e ambientaliste, nella speranza, da molti condivisa,  di voltar pagina dopo un ventennio di disastroso governo delle destre – e dall’assessore Licandro ci saremmo aspettati, come già accaduto a Caltanissetta, una serena ammissione degli errori commessi, seguita dall’annullamento della manifestazione. Dagli altri - che hanno approfittato della nostra campagna contro la falconeria per alimentare la loro sterile, frustrata , opportunistica e fintamente ideologica vis polemica -  francamente non ci aspettavamo nulla.  E infatti nulla hanno detto e fatto per protestare contro lo scempio di civiltà che si stava compiendo davanti ai nostri occhi.
Agli uni e agli altri raccomandiamo per il futuro  maggiore rispetto e attenzione per chi, spesso solitariamente, cerca fattivamente di  cambiare lo stato di cose presenti, non attraverso inutili proclami “rivoluzionari” ma attraverso comportamenti concreti che realizzino il cambiamento, a sostegno delle mille esperienze  di resistenza culturale e politica che pure animano, spesso al di fuori delle tristi  ritualità della politica ufficiale, la vita civile della nostra bellissima e martoriata città.
Nel frattempo invitiamo tutt* a sostenere la petizione, sottoscritta già da migliaia di cittadin*, per chiedere al sindaco un’ordinanza che preveda, come già deliberato  da diversi comuni italiani, il divieto di attendamento nel territorio comunale per i circhi che sfruttano a scopo di divertimento i nostri compagni animali.

circolo città futura


giovedì 31 ottobre 2013

Cartoniadi, chi ha perso? basta operazioni d'immagine, si attui la strategia "rifiuti zero" subito!






















Dopo un'inutile campagna pubblicitaria, i cui cartelloni incomprensibili oscillavano tra la promozione di un'iniziativa sportiva e l'organizzazione di una mostra di fumetti, si sono concluse le cartoniadi, ovvero una poco riuscita trovata basata sul tentativo di creare competizione tra i quartieri sulla raccolta differenziata della carta.
Non sappiamo quale area abbia "vinto", ma crediamo che abbia perso l'intera città: campagna pubblicitaria incomprensibile, nessuna iniziativa concreta di sensibilizzazione, nessun contenitore o luogo di raccolta aggiuntivo, ad esempio in luoghi pubblici. Anche nelle statistiche, si continua a perdere: la Sicilia è l'ultima regione italiana per percentuale di riciclaggio, e Catania si piazza all'ultimo posto nella classifica Ecosistema Urbano appena pubblicata.
Il circolo città futura ribadisce le proprie proposte all'amministrazione  comunale e invita a porre in atto in tempi brevi le tappe della strategia "rifiuti zero". Non serve sprecare carta per inutili operazioni d'immagine, ma un impegno concreto per ridurre costi ed impatto ambientale.

circolo città futura

domenica 20 ottobre 2013

no al circo con animali! lettera alle scuole e ai comuni

SPECISMO è RAZZISMO!






















La presente lettera verrà spedita a tutte le scuole e a tutte le amministrazioni comunali della provincia catanese corredata dalle firme di associazioni e singoli cittadini. Sottoscrivete in tanti entro domani! La lettera dev'essere inoltrata subito! Giovedì 24 ottobre il circo di Viviana Orfei inizia gli spettacoli alla Playa di Catania. BOICOTTARE E' UN DOVERE CIVICO!

MA CHE FINE HANNO FATTO I PAGLIACCI DEI MANIFESTI DI UN TEMPO? VUOI VEDERE CHE SONO STATI MANGIATI PER SBAGLIO DAL POVERO LEONE BIANCO O DALLA TIGRE ROSA GIALLA E BLU IN CRISI DI IDENTITA’?

Fino a pochi anni addietro l’arrivo di un circo in città era preannunciato da grandi manifesti colorati da cui un bel faccione di clown sorrideva a grandi e piccini, promettendo allegria e ingenue risate. Erano i pagliacci la grande attrazione del circo e poi i giocolieri, gli uomini e le donne volanti sui trapezi, l’emozione di uno spettacolo antico in cui c’erano “anche” il leone o l’elefante indiano, c’erano “anche” gli animali. Ma la vera grande attrazione per i bambini erano loro: i pagliacci! Oggi nei manifesti dei circhi il faccione del clown è letteralmente scomparso: unica “merce” esposta a grandi e piccini dai grandi manifesti affissi anche negli spazi non autorizzati sono loro, leoni e tigri bianchi e rosa, l’ippopotamo più grande del mondo, tutti in primissimo piano, a testimoniare la barbarie e la voglia immorale di far divertire i nostri bambini sulle sofferenze di animali costretti in gabbia e sottoposti ad addestramenti che ne snaturano la loro natura e offendono la dignità di quei poveri animali e degli esseri umani che corrono ad ammirare le meravigliose creature della savana con lo stesso spirito con cui qualche secolo addietro si accorreva nelle piazze ad ammirare e a ridere dei selvaggi con la pelle nera importati dall’Africa per essere venduti come schiavi. La logica di chi sta ammazzando lo spettacolo del circo dall’interno è semplice e funzionale al teppismo di massa a cui vengono da decenni “diseducati” i nostri figli e le nostre figlie dai media e dai modelli consumistici: chi volete che sia ancora così ingenuo da ridere dei lazzi dei clowns o delle torte in faccia? Chi pensate che possa ancora emozionarsi a guardare col naso in su gli angeli del trapezio? Ci vuole la belva feroce, ma non semplicemente il leone che salta l’anello di fuoco, ora il leone dev’essere bianco e non basta più nemmeno l’elefante che si regge su una zampa; ora ci vuole l’animale più esotico che esista, ci vuole l’ippopotamo più grande del mondo costretto a muoversi in una vasca da bagno, perché sarà proprio lo spettacolo dello snaturamento di un essere senziente a suscitare la curiosità e il divertimento di grandi e piccini. Ora il pubblico riderà unicamente della feroce tigre che si comporta come un gattino d’appartamento, riderà della giraffa costretta a muoversi in uno spazio totalmente estraneo ai suoi bisogni d’animale selvatico e che magari domani tenterà inutilmente di fuggire a un destino infame per morire di crepacuore in mezzo al traffico cittadino… Questa è l’etica dei circhi che in questi giorni stanno invadendo le piazze di tante città etnee invitando grandi e piccini a ridere della violenza perpetrata a danno di creature innocenti. Ecco allora che non è assolutamente giustificabile la scelta che operatori scolastici e genitori poco sensibili ai problemi educativi e di formazione dell’infanzia potrebbero compiere in questi giorni accettando l’invito dei circhi-zoo a portare intere scolaresche ad assistere allo spettacolo più antieducativo del momento. Ecco dunque il perché dell’invito che tanti esponenti della SOCIETÀ CIVILE (non solo animalisti, ma sottolineo, SOCIETÀ CIVILE) oggi inoltriamo a dirigenti scolastici e docenti della scuola dell’obbligo, agli amministratori delle città impegnati nel difficile compito di rendere i nostri territori meno violenti e più vivibili per tutti, affinché non accettino di sporcare le coscienze dei nostri figli con la barbarie del circo con animali.

Mario Bonica per Catania Antispecista.

(il circolo città futura aderisce all'iniziativa)

mercoledì 9 ottobre 2013

vegan party, venerdì 11 ottobre una grande festa per la liberazione di tutt* gli esseri viventi


































Venerdì 11 ottobre, VEGAN PARTY duemilatredici, al cortile cgil, via crociferi, 40, Catania.
Una bellissima serata di festa per la liberazione di tutt* gli esseri viventi!
Tanta musica live con Banda Oriental, Paolo Capizzi, Valerio Cairone e Giorgio Maltese, Gregorio Lui.
All'OSTERIA VEGAN potrete gustare un piatto misto con tante specialità a soli 5 euro... non mancate!


sabato 14 settembre 2013

Riduco, Riuso, Riciclo: vintage in Piazzetta Gramsci!

RIDUCO i consumi e non spreco risorse
RIUSO attraverso lo scambio e la condivisione collettiva
RICICLO con creatività e non produco rifiuti

venerdì 27 settembre, dalle 19,30, una nuova occasione di socialità e partecipazione collettiva nella colorata piazzetta Gramsci e al circolo città futura:
- DESIGN & RICICLO CREATIVO: dagli abiti vintage agli arredi di design, dagli utili accessori realizzati con materiali di riciclo al bric-à-brac
- BOOKCROSSING: la panchina dello scambio di libri
- FOTOGRAFIA: "Sicilitudine" di Alberta Dionisi
- CENA REVIVAL: le indimenticabili ricette degli anni '60/'80 rivisitate in stile vegan & musica a tema

mercoledì 4 settembre 2013

NO MUOS, NO alla guerra: sabato 28 settembre manifestazione a Palermo





















Il movimento NoMuos rilancia la lotta contro le 46 antenne NRTF e la costruzione dell’impianto di comunicazione satellitare a Niscemi, particolarmente strategici nel momento in cui i venti di guerra soffiano caldi sul mediterraneo.

La Sicilia, al centro dei piani militari e degli interessi geopolitici statunitensi e occidentali, svolge un ruolo fondamentale tramite le sue diverse basi NATO e USA e, in questo preciso momento, chiunque non abbia impedito con azioni determinate la costruzione del MUOS non può che essere ritenuto complice. Chi, come Crocetta, ha fatto della lotta NoMuos un espediente di vuota propaganda elettorale per poi piegarsi agli interessi yankee e insultare il movimento cercando di criminalizzarlo, aggiungendo alla ormai stantia retorica buoni/cattivi accuse razziste e infamanti di mafiosità, è oggi una controparte di quanti hanno a cuore il bene della Sicilia, del suo territorio e dei suoi abitanti.

Per questi motivi il movimento rinnova il suo appello alla mobilitazione di tutti i siciliani lanciando una tre giorni di lotta a Niscemi e un grande corteo a Palermo che punti alla Regione siciliana: sabato 28 settembre, corteo ore 15 da piazza Politeama.

coordinamento regionale dei comitati NO MUOS


mercoledì 28 agosto 2013

piazzetta Gramsci, restituire uno spazio urbano alla socialità




















Piazzetta Gramsci, proseguono i lavori per restituire un piccolo spazio urbano alla socialità; grazie ai suggerimenti delle ragazzine del quartiere, che con entusiasmo hanno accolto i nuovi colori della piazza come possibilità di riappropriazione della città, realizzati giochi da strada e una bella fioriera per le piante aromatiche locali.


giovedì 22 agosto 2013

piazzetta Gramsci: domenica 1° settembre inaugurazione con autoproduzioni e design, street food e musica











Catania non ha mai dedicato una piazza a Salvatore Novembre, ucciso a piazza Stesicoro durante le manifestazioni del luglio '60, né a Graziella Giuffrida, maestra e partigiana. E' il momento che la città ricordi degnamente questi due giovani antifascisti anche nella toponomastica.
Nemmeno Antonio Gramsci, il più grande intellettuale italiano, compare nello stradario catanese; per questo il circolo città futura gli dedica un piccolo spazio urbano recuperato, minuscolo ma simbolico esempio di una socialità differente.
DOMENICA 1° SETTEMBRE INAUGURAZIONE DI PIAZZETTA GRAMSCI, dalle 19,30 in poi: autoproduzioni, vintage e artigianato, musica con Gregorio Lui e cena street food (dalla cipollina catanese alla spanakopita greca, tante specialità dal mondo, tutte vegan!).

inchiesta collettiva sulle spiagge della costa ionica siciliana: i report









attenzione: i materiali finora pubblicati sono solo parziali


(associazione Isola delle Correnti)


Lido di Noto - Marina di Avola
(Res.Ca.)

(Avola Resiste)

(S.O.S. Siracusa)

(Alberta Dionisi)

Brucoli - Costa Saracena

Agnone Bagni                              

(Catania Antispecista)

Plaja di Catania
(Catania Antispecista)

Scogliera di Catania - Acicastello


Riserva Naturale orientata La Timpa

(Clara S.)


Taormina - Letojanni



sabato 10 agosto 2013

NO MUOS: eravamo migliaia ieri a Niscemi!


















Ieri un popolo pacifico e colorato si è ripreso un pezzo di Sicilia, entrando nella base USA in cui alcuni attivisti pacifisti erano arrampicati sulle antenne da più di ventiquattro ore in sciopero della fame. Il gesto simbolico più forte contro l'arroganza degli USA e dei governi suoi succubi.
Il movimento NO MUOS cresce e non si ferma, nonostante i vili attacchi di chi, come il presidente della regione Crocetta in un'intervista appena rilasciata, si permette vergognosamente persino di insinuare infiltrazioni, quando è ben noto che gli interessi della mafia sono legati a quelli delle basi NATO e USA, come ci ha insegnato Pio La Torre!
Ieri sera un tramonto unico e spettacolare, che rimarrà nella memoria di chi è stato alla sughereta di Niscemi, ha fatto da sfondo infuocato a una pagina di storia, con la base americana occupata pacificamente da tantissim* donne e uomini, anzian*, giovan* e bambin*.















Gli stoici, erano in diversi migliaia, ieri a NISCEMI.
di Domenico Stimolo

Il luogo non è una piazza, in veste “serale comizio”, tal per cui, come consolidato, si mette in atto il calcolo della “mattonella”: un metro quadro contiene 4 umani”.
Il luogo è ben altro. E  bastato che un presente, per lavoro, “ corrispondente di qualche primaria agenzia”, abbia lanciato il “referto”, che tutti, gli organi di informazione, non avendo propri inviati  sul posto, si siano lanciati nel riportare il numero, dei partecipanti: 1500, così hanno declamato e scritto a grande voce. Non corrispondente al vero.
Si metta un pomeriggio di un anonimo 9 agosto. Poi magari, per chi ne ha voglia, si scopre che la data è anche la ricorrenza del secondo lancio atomico in Giappone, Nagasaki. Quello dell’assassinio plurimo tecnologizzato.
Si metta ancora un “popolo “, per la pace, contro la militarizzazione del territorio,  in difesa della salute dei cittadini contro i velenosi raggi  che saranno irradiati dal costruendo gigantesco MUOS e da quelli nefasti inviati dalle 47 antenne già in opera da molti anni,  che, sotto la calura infernale dei  37/ 38° circa in atto, dalle ore 15, o ancor prima, inizia la salita della  malmessa trazzera dentro l’Area protetta della fantasmagorica sughereta.
Un percorso di oltre 4 Km, 5, chissà, fortemente accidentato.
Si metta, ancora che, prima di arrivare all’ingresso della Sughereta, la strada provinciale della contrada Pisciotto è piena, per kilometri, di autoveicoli, posteggiati dai pacifisti convenuti. 1, 2, 3 Km , ancora, in relazione dell’orario di arrivo.
Quanti saranno, gli stoici? Non è facile. Chi ha collaudata esperienza di manifestazioni anche in luoghi che non siano piazze, può affermare, in parecchie migliaia. Quattro, cinque, seimila, chissà……tutto si perde all’immediata vista, nei boschi e, nell’immensa radura frammista a collinette ove sono allocati i metallici siti preposti al disfacimento altrui.
La situazione ambientale, l’ infernale calura, e il contesto del territorio  non sono certamente adatti per tutte le situazioni fisiche e per le fasce anagrafiche.
E’ dura! Ma  i migliaia di convenuti, tantissimi i giovani, ragazzi e ragazze, resistono. Salgono e manifestano, con gioia e pacifico ardore. Non vogliono che, questo luogo d’incanto e tutte le aree residenziali del territorio circostante ( …per decine di kilometri), siano “sventrate” dalle invisibili nefaste onde elettromagnetiche.
Ormai tardi, quasi nel buio,  i civici democratici “liberano” gli eroici, una decina, che da quasi due giorni, “librandosi nell’aria”,  sono saliti sui tralicci delle imponenti antenne, già “ in servizio di propagazione”.
Poi, sul tardi delle 21.00, la discesa nella Sughereta. Ormai buio pesto. Diverse lampade tascabili cercano di illuminare il percorso. Una scena bella, di entusiasmo corale, di allegria. Un chiacchierio diffuso di diffonde tra i secolari alberi dell’oasi ambientale.
La Missione, di libertà e democrazia,  è stata compiuta.
Poi, sulla provinciale, nel buio impenetrabile, che più oscuro non si può, tutti si mettono alla ricerca del proprio automezzo e dei pullman, per ritornare alle loro originarie destinazioni.
Molti si sono fermati, per la notte nel presidio permanente, installato ormai quasi da una anno nella contrada Ulmo, dall’altro lato della Sughereta.
Il popolo si è svegliato! Altri appuntamenti verranno a breve per fermare le armature metalliche della “morte”.

martedì 30 luglio 2013

R/esistenze NO MUOS: venerdì 9 agosto manifestazione a Niscemi


































Avviata a furor di popolo nello stesso giorno della revoca della revoca con l’occupazione del comune di Niscemi, la mobilitazione contro il MUOS di Niscemi entra nel vivo: una serie di iniziative accompagneranno in questi giorni la protesta contro

MUOS e 46 antenne
Servilismo
Demagogia
Spese militari
Scempio ambientale
Grandi Opere inutili e dannose
Politiche di aggressione.

E per affermare i diritti dei siciliani e di ogni popolo

Alla propria autodeterminazione
Alla salute
Alla pace
Alla tutela dell’ambiente
Alla difesa del territorio.
Questo il calendario delle principali iniziative (in continuo aggiornamento su nomuos.info)

Tutti i giorni assemblea permanente all’interno dell’aula consiliare del Comune di Niscemi
Ogni sera Tiratardi a Niscemi: workshop teorici e pratici, seminari scientifici, performance e happening di artisti.

Venerdì 9 agosto 2013 ore 16,30 Manifestazione No MUOS a Niscemi presso la base USA.

coordinamento regionale comitati NO MUOS

Rifiuti: da Tarsu a Tares, sempre più Tar...tassati! Richieste urgenti al Comune di Catania




















Un'ormai tristemente consolidata prassi delle amministrazioni comunali catanesi fa sì che in piena estate ed in sordina i cittadini ricevano gli avvisi di pagamento per la tassa sui rifiuti solidi urbani, con importi sempre più consistenti.
E nonostante le incertezze sulla Tares, la nuova imposta sui rifiuti,  anche quest'anno, il primo giorno utile previsto per la riscossione, il Comune di Catania ha inviato comunque gli avvisi di pagamento per ben due rate, riservandosi il calcolo dell'ultima rata a fine anno.

La vicenda della tassa sui rifiuti solidi urbani a Catania ha un pregresso davvero spiacevole: le tariffe, dal 2004 al 2011, hanno avuto incrementi superiori al 100%; al raddoppio non è corrisposto alcun miglioramento del servizio di raccolta e differenziazione dei rifiuti solidi urbani e gli obiettivi fissati dall’Unione Europea per la riduzione dei rifiuti indifferenziati non sono stati raggiunti, con la conseguenza di ulteriori rincari per pagare le sanzioni dell’UE.
Le statistiche nazionali disponibili mostrano che i comuni con una percentuale di raccolta differenziata superiore al 60% sono anche quelli che applicano le più basse tariffe. A Catania, invece, agli aumenti e all’inefficienza del servizio si è finora accompagnata un’assenza assoluta di trasparenza nel procedimento amministrativo di imposizione fiscale: a differenza di tutti i maggiori comuni italiani, il Comune di Catania, con le sue precedenti amministrazioni, non ha mai reso pubblico il regolamento sulla Tarsu, non sono stabiliti meccanismi premiali per chi differenzia di più, non sono individuate le categorie che avrebbero diritto ad agevolazioni, esenzioni ed esclusioni, non vi sono interventi volti ad alleggerire il carico tributario per i cittadini che risentono maggiormente della pesantissima crisi economica che attraversa il nostro territorio.
Lo scorso anno, il circolo città futura ha raccolto migliaia di firme per questi obiettivi, ovviamente disattesi dalla precedente amministrazione.

Oggi, il circolo città futura chiede al Comune di Catania:
- di sospendere i pagamenti della Tares
- di predisporre un regolamento trasparente che preveda un dispositivo premiale legato alla raccolta differenziata ed una serie di agevolazioni per cittadini che si trovino, stabilmente o provvisoriamente, in disagiata condizione economica
- di mettere in atto in tempi brevi le tappe della strategia "rifiuti zero", in modo da ridurre costi ed impatto ambientale.

circolo città futura

giovedì 25 luglio 2013

crocetta, cavaliere inesistente... la lotta NO MUOS cresce!










La figura del presidente Crocetta ricorda da vicino “Agilulfo Emo Bertrandino dei Guildiverni e degli Altri di Corbentraz e Sura”, il cavaliere inesistente di Italo Calvino, il più solerte e il più nobile dei paladini di Francia che aveva un unico difetto, non esisteva.
Infatti, con scaltro tempismo e applausi di popolo il cavaliere senza macchia e difensore degli ultimi, giusto a ridosso della grande manifestazione nazionale NO MUOS del 30 marzo a Niscemi, annunciava il provvedimento di revoca delle autorizzazioni regionali al proseguimento dei lavori nella base americana.
In realtà, come avevamo già denunciato sin dallo scorso marzo, il preambolo politico della falsa revoca era un vergognoso accordo con il governo Monti che acconsentiva a una sospensione dei lavori, in attesa di uno “studio approfondito” sulla reale pericolosità sanitaria e ambientale del megaradar, che una commissione di esperti appositamente istituita, avrebbe dovuto produrre in “tempi brevi”.
Un accordo vergognoso che, con finalità di controllo dell’ordine pubblico, adottava una tattica dilatoria per mascherare un dato di fatto non modificabile, una decisione irrevocabile, espressione dell’asservimento della politica estera italiana alle strategie neo-imperialiste degli Stati Uniti d’America: il MUOS andava installato a tutti i costi.
E infatti, adesso il governo siciliano ha ritirato la sospensione delle autorizzazioni ai lavori nella base di Niscemi. Alcuni hanno parlato di  clamoroso voltafaccia, in realtà si tratta dell’esecuzione lucida e attenta  di una strategia, i cui manovratori non abitano le sale dorate di palazzo d’Orleans, e di cui Crocetta e il suo governo si dimostrano sempre più servi e complici.
Si tratta di un atto gravido di conseguenze, ricordiamo infatti che in questi giorni il Cga avrebbe dovuto pronunciarsi in appello sulla legittimità della sospensione stessa, un contenzioso nato dal ricorso del ministero della difesa alla decisione del TAR del 9 luglio che aveva riconosciuto, in virtù del principio generale di precauzione, la piena legittimità del provvedimento stesso e che ora verrà meno per cessazione della materia del contendere.
Ma la mobilitazione No MUOS continua e cresce: da oggi è in atto l’occupazione del comune di Niscemi, cui farà seguito domani un’assemblea pubblica promossa dai comitati No MUOS per organizzare la resistenza e la mobilitazione.
Vi è un passo del citato romanzo di Calvino in cui si descrive la notte scendere sull’accampamento carolingio, ai cavalli vengono tolte le pesanti bardature e i cavalieri  “finalmente sciolti dagli elmi e dalle corazze, e, soddisfatti a ritrovarsi persone umane distinte ed inconfondibili, eccoli già lì tutti che russano poiché “il sonno ha vinto tutti i guerrieri e i quadrupedi della Cristianità”.
Soltanto il cavaliere inesistente, proprio perché non c’è, si aggira malinconico per il campo, non partecipe di quel misterioso incedere della notte che avvolge in un gioco di sonno e di veglia tutto il vivente.
Le donne e gli uomini di tutta la Sicilia stanno dimostrando in questi giorni che sanno risvegliarsi dal sonno della coscienza assopita, e che sono pronte/i a conquistare con la lotta il proprio diritto a vivere liberamente, in una terra finalmente liberata dall’oppressione dei cavalieri arroganti con le tremende armature tecnologiche di cui oggi dispongono, e dalla complice acquiescenza dei “cavalieri inesistenti”.

circolo città futura

domenica 21 luglio 2013

salviamo il mare! giovedì 1 agosto presentazione inchiesta e cena















GIOVEDì 1° AGOSTO 2013, alle 20,30, al circolo città futura (via gargano 37 catania) presentazione dell'inchiesta collettiva sulle spiagge & CENA VEGAN "ferragosto siciliano: da pasta o furnu a parmiggiana, do sfinciuni o muluni..."

INCHIESTA COLLETTIVA SULLE SPIAGGE DELLA COSTA IONICA: il circolo città futura promuove la costruzione collettiva di un dossier dettagliato sulla condizione di spiagge, mare e servizi pubblici lungo tutta la costa ionica della sicilia.
gireremo tanti luoghi, per denunciare la costante privatizzazione delle spiagge e degli accessi al mare, per vigilare sulle condizioni ambientali, per chiedere servizi essenziali per le spiagge pubbliche, ma anche per condividere e far scoprire luoghi bellissimi...
PER PARTECIPARE: inviare sulla posta di facebook o su circolocittafutura@gmail.com testi, foto e video,
sono invitati a costruire collettivamente l'inchiesta singoli, gruppi e associazioni

giovedì 11 luglio 2013

solidarietà ad Emanuele Feltri, difendiamo della valle del Simeto



















Il circolo città futura continua ad esprimere tutta la propria solidarietà ad Emanuele Feltri, il cui impegno a difesa del territorio e contro la speculazione ha suscitato brutali e violenti attacchi, fino all'assassinio delle pecore che il giovane agricoltore aveva salvato dal macello.
Rafforzare il movimento a difesa della valle del Simeto, che sta nascendo con tante iniziative di sostegno ad Emanuele, è un modo fondamentale per dimostrare che non è solo e per esprimere solidarietà attivamente sul territorio.
Invitiamo a partecipare alle iniziative e a firmare l'appello seguente:

Il 30 Giugno 2013  il trentatreenne imprenditore agricolo Emanuele Feltri, impegnato da anni nelle lotte contro il degrado ambientale in cui versa l'Oasi di Ponte Barca, e più in generale l'intero territorio simetino, ha subito un atto intimidatorio di chiaro stampo mafioso: quattro delle sue pecore sono state trovate morte e impallinate da un fucile da caccia; una testa, recisa dal corpo di uno degli animali, si trovava davanti la porta dell'abitazione dell'agricoltore.

L'accaduto ha fatto scattare nelle coscienze di molti cittadini di Paternò e delle città vicine una volontà di resistenza all'oppressione criminale e un desiderio di riscatto dall'illegalità e dall'incuria che dilagano nell'area come in molte altre località siciliane e italiane.

Quanto avvenuto in contrada "Sciddicuni" è la rappresentazione di un'Italia in cui la libertà di vivere in pace e con la dignità del proprio lavoro è negata quotidianamente: dalla criminalità organizzata, dai suoi vassalli e imitatori; da una burocrazia spesso inetta e parassitaria; da un sistema sociale dove l'individualismo imperante soffoca la capacità di agire collettivamente per la rivendicazione dei diritti sanciti dalla Costituzione italiana. Sempre più spesso le uniche risposte alle difficoltà prodotte dal degrado e accentuate dalla crisi sono la rassegnazione e l'emigrazione.

Nei giorni scorsi la politica italiana, sull'onda dell'eccezionale mobilitazione mediatica scattata per sostenere Emanuele, ha prestato attenzione alla vicenda attraverso interventi e interrogazioni parlamentari, comunicati stampa e visite personali in cui sono state manifestate solidarietà e sostegno.
Nello specifico, è stata promessa una più intensa attività delle forze dell'ordine nel territorio; è stata manifestata la volontà di rendere la Valle del Simeto sicura e fruibile alla popolazione locale e ai turisti; sono stati individuati come prioritari l'avvio di una reale gestione dell'Oasi di di Ponte Barca, la realizzazione di nuove vie di comunicazione e la manutenzione di quelle esistenti.

Intanto, domenica 7 Luglio 2013, si è svolta presso l'oasi di Ponte Barca un'importante manifestazione popolare per difendere la Valle del Simeto e in appoggio a Emanuele Feltri, durante la quale centinaia di persone, provenienti da diverse località dell'isola, hanno riscoperto e si sono riappropriate di splendidi luoghi naturali, per troppo tempo trascurati o violentati dalla stoltezza e dall'avidità umana.
E' stato un segnale rilevante, che consideriamo come il primo passo di un percorso, finalizzato a costruire una piattaforma di precise e concrete richieste che restituiscano la Valle del Simeto alla collettività e alla civiltà del lavoro e della pace.

I firmatari di questo appello, pertanto, chiedono al Governo della Repubblica Italiana, alla Regione Sicilia, al Prefetto di Catania e al Comune di Paternò:

- Una seria ed effettiva gestione dell'Oasi avi-faunistica di Ponte Barca da parte dell'ente preposto.

- Un immediato intervento delle Forze dell'Ordine e delle altre autorità preposte contro le micro e macro discariche e gli sversamenti altamente inquinanti nel Simeto.

- Il pattugliamento dell'Oasi di Ponte Barca e del SIC di Pietralunga da parte delle Guardie Forestali.

- Il ripristino e la regolare manutenzione delle vie di comunicazione nell'area di Ponte Barca e in Contrada Sciddicuni.

- L'allaccio della rete elettrica in Contrada Sciddicuni, che consentirebbe il normale svolgimento delle attività produttive.

Invitiamo tutti coloro che condividono le analisi e le richieste manifestate in questo appello di firmarlo e condividerlo, affinché queste rivendicazioni possano diventare espressione di una volontà comune di riprenderci e lavorare la nostra terra, non cedendo ad alcuno e per nessun motivo la nostra libertà.

per adesioni e info: coordinamento in difesa della valle del simeto

mercoledì 10 luglio 2013

inchiesta collettiva sulle spiagge della costa ionica siciliana















INCHIESTA COLLETTIVA SULLE SPIAGGE DELLA COSTA IONICA

per tutto il mese di luglio, il circolo città futura promuove la costruzione collettiva di un dossier dettagliato sulla condizione di spiagge, mare e servizi pubblici lungo tutta la costa ionica della sicilia.
gireremo tanti luoghi, per denunciare la costante privatizzazione delle spiagge e degli accessi al mare, per vigilare sulle condizioni ambientali, per chiedere servizi essenziali per le spiagge pubbliche, ma anche per condividere  e far scoprire luoghi bellissimi...

PER PARTECIPARE: inviare sulla posta di facebook o sulla mail circolocittafutura@gmail.com testi, foto e video, sono invitati a costruire collettivamente l'inchiesta singoli, gruppi e associazioni.