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sabato 14 dicembre 2013

i forconi, l'Europa e "il colpo di stato di banche e governi"






















La settimana dei forconi e` finita.  Abbiamo visto e udito abbastanza per poter dire che le nostre preoccupazioni espresse due anni fa , in occasione del blocco che a gennaio del 2012 causo` gravissimi disagi in tutta la Sicilia, hanno trovato una triste conferma  negli eventi di questi giorni.

Nel gennaio 2012, all`epoca del primo blocco dei forconi in Sicilia,  al governo si era da poco insediato con la benedizione del colle, un commissario della Troika, Mario Monti,  ed era iniziato un rapido processo  di modifica dell`assetto costituzionale  della repubblica italiana. Con l`introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione e l`adesione ai trattati internazionali come il Fiscal Compact e il Two Pack che attribuiscono alla Commissione un ruolo di guida nelle politiche di bilancio dei singoli stati membri, il governo e il parlamento  avrebbero accettato di fatto il commissariamento della democrazia. Stava avvenendo quello che Luciano Gallino nel titolo del suo ultimo saggio ha definito il colpo di stato di banche e governi 

In questa settimana, mentre la pronuncia della Corte Costituzionale sull`illegittimita` della legge elettorale e l`elezione del rampante sindaco di Firenze a segretario del PD  introducevano elementi potenzialmente destabilizzatori  dell`attuale quadro politico, il governo Letta – Alfano nella nuova versione deberlusconizzata era atteso al voto di fiducia in parlamento.

E` questo il contesto in cui da Torino, a Milano, dalla Puglia al Veneto e` stato consentito  a pochi gruppi organizzati di ultras e di neofascisti  - che hanno trovato qui e la` il sostegno di comitati di protesta locali, come quello degli ambulanti di Torino  portatori di istanze di carattere sostanzialmente corporativo - di intimidire piccoli commercianti, bruciare libri, assaltare camere del lavoro...

Questa volta la Sicilia e` stata solo lambita dalla protesta . Non poteva  essere altrimenti, il 6 dicembre Giuseppe Castiglione da Bronte  poteva esprimere la sua piu` viva “soddisfazione per l`atteggiamento costruttivo di Aias e Forza d`Urto”, le inquietanti sigle degli autotrasportatori siciliani, che avevano annunciato la revoca dell`adesione ai blocchi . Tranquilli, Richichi e Ercolano non sarebbero stati della partita. Ma questo fatto non fa che accrescere i dubbi sulle modalita` con cui il ministro dell`interno Alfano ha gestito questa crisi: non poteva certo permettersi di perdere consenso nel suo feudo elettorale, la Sicilia che era stata letteralmente messa in ginocchio dalla protesta di due anni fa. Cosi` mentre in Sicilia le prefetture annunciavano la linea della tolleranza zero ai blocchi, a Torino avrebbero aspettato tre lunghissimi giorni prima di attuare gli sgomberi.

Nel frattempo Letta ha  potuto proporsi all`opinione pubblica come unico argine contro il caos, mentre il capo del principale partito d`opposizione lanciava appelli ai limiti dell`eversione ai capi delle forze armate, perche` si unissero alla “protesta del popolo”.

Mentre davanti ai nostri occhi si svolgevano questi fatti ,  tra oscure incursioni mediatiche di noti e meno noti personaggi del neofascismo italiano e dei servizi piu` o meno deviati e simpatizzanti quanto surreali cronache della stampa e delle televisioni , si e` notata drammaticamente in Italia un` assenza. L`assenza  di una sinistra forte, autorevole e unita che,  nel rivendicare le ragioni della democrazia e dell`antifascismo, ponesse un argine alle pericolose derive populiste e ai segnali successivi del governo, che ha gia` annunciato  una  svolta nei meccanismi di gestione e  repressione del conflitto sociale.

Da una parte  Vendola, con  interventi al congresso socialista e ammiccamenti al nuovo leader democratico Matteo Renzi, sta conducendo il suo partito, Sinistra Ecologia e Liberta`,  verso un`ipotesi di accordo con il centrosinistra di governo, dall`altra il Partito della Rifondazione Comunista, a  dieci mesi dalla sconfitta elettorale di Rivoluzione Civile,  ha addirittura per la prima volta concluso un congresso senza che fosse eletto un segretario/segretaria  e una segreteria all`altezza del nuovo mutato scenario e delle drammatiche sfide che comporta. Ha prevalso, ancora una volta, la deleteria tendenza all`autoconservazione e all`autoreferenzialita` di un partito, che rischia di morire di settarismo e incapacita` di promuovere un autentico rinnovamento, nelle pratiche e nella composizione dei suoi gruppi dirigenti.

Oggi si tiene a Madrid la giornata conclusiva del congresso del Partito della Sinistra Europea, con la prevista candidatura comune di Alexis Tsipras alla guida della Commissione Europea. Oggi nasce in Europa un fronte comune di forze politiche e sociali, un fronte di opposizione alla Troika e alle politiche di austerita` e di strenuo contrasto alla retorica qualunquista che sta ingrossando dappertutto le fila del neofascimo.

Protagonisti  di questo congresso  sono soprattutto i/le compagni/e spagnoli/e di Izquierda Unida, del Front de Gauche francese, della Linke tedesca e soprattutto i/le compagni/e di Syriza, una forza autenticamente popolare e anticapitalista. In italia siamo ai balbettii di una sinistra incapace di leggere il presente e di organizzarsi per il futuro.

Come ha drammaticamente scritto Marco Revelli, “troppo vol­gare è stato l’esodo della sini­stra, di tutte le sini­stre, dai luo­ghi della vita. E forse, come nella Ger­ma­nia dei primi anni Trenta, saranno solo i lin­guaggi gut­tu­rali di nuovi bar­bari a incon­trare l’ascolto di que­sta nuova plebe”. Speriamo davvero che questa lugubre profezia non si avveri.

domenica 1 dicembre 2013

PUA Catania come la TAV, inutile e pericolosa speculazione
















Il 25 novembre  il  consiglio comunale di Catania con 23 voti a favore e 1 solo astenuto,  ha approvato le variazioni al Piano Urbanistico Attuativo Catania Sud (PUA), compiendo un ulteriore passo verso  il definitivo via libera al progetto della società Stella Polare, che prevede la cementificazione selvaggia di una consistente fascia costiera del territorio comunale.
A nulla sono servite le deduzioni presentate da Legambiente e dal Comitato No Pua, che segnalavano il forte impatto ambientale del progetto che, se attuato, comporterà la realizzazione di campi da tennis, centri commerciali,  un mega centro congressuale da 5000 posti e addirittura un acquario ancora più grande di quello di Genova in un`area a forte rischio idrogeologico e sismico, come segnalato dall`Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia

Una propaganda martellante degli organi di informazione, con in prima fila il principale quotidiano cittadino, che si distingue sempre per il sostegno a questo tipo di operazioni, ci mette di fronte all’ennesimo tentativo di mistificazione della realtà, visto all`opera mille volte quando si tratta di far approvare progetti di opere faraoniche che, mentre devastano e sottraggono all`utilità comune ettari ed ettari di territorio non apportano alcun beneficio di ordine economico e occupazionale alle comunità che li abitano.

Abbiamo già visto all`opera i mistificatori di professione in Val di Susa  con la TAV , “un'opera concepita e progettata in un altro tempo (gli anni '90 del turbo-capitalismo trionfante) e in un altro mondo (quello della globalizzazione mercantile e dell'interconnessione sistemica di un pianeta votato al benessere). Sulla base di previsioni di crescita dei flussi di traffico fuori misura e tendenzialmente illimitate, frutto dell'estrapolazione di un trend contingente ed eccezionale (i tardi anni '80 e i primi anni '90, quando effettivamente la circolazione internazionale e a medio-lungo raggio delle merci subì una brusca accelerazione), rivelatesi poi fallaci” . Sulla base di quelle previsioni , come ha denunciato Marco Revelli in un intervento di pochi anni fa, nel 1997 si ipotizzava un raddoppio delle 10 milioni di tonnellate di merci transitate sulla Torino – Modane in quell`anno, rendendo necessario quindi un aumento della capacità delle linee ferroviarie attualmente in funzione. La realtà è profondamente diversa e ci mostra, come conseguenza della crisi economica, un drastico ridimensionamento dei traffici commerciali tra l`Italia e la Francia, con linee ferroviarie utilizzate al 30% della loro capacità e l`inequivocabile inutilità della TAV.

La stessa cosa si può dire del mega progetto del PUA.  Si prendano per esempio le conclusioni del Rapporto sul Turismo 2012, presentato dall`Osservatorio Nazionale sul Turismo e dalla Banca d`Italia elaborando le statistiche ufficiali dell`ISTAT. Secondo il citato rapporto, in un contesto globale che vede, anche nel settore turistico, la prepotente ascesa dei paesi c.d. emergenti “tra il 2009 e il 2012 si è assistito ad una forte flessione della domanda turistica degli italiani sia in termini di viaggi effettuati che di pernottamenti.”. Tali dati sono ancora meno lusinghieri  per quanto riguarda il turismo d`affari, segmento  a cui sembrerebbe rivolto il mega progetto del Pua con il suo megacentro congressi, come rileva l`Osservatorio sul Business Travel secondo cui il 2012 èstato un anno di fortissime perdite con 1,1 milioni di viaggi in meno nel territorio nazionale.

Stando così le cose  difficilmente si troverebbero privati interessati all`investimento da 500 milioni di euro che rischia di stravolgere il volto delle nostre coste, a meno che non vi siano oscuri interessi che facciano passare in secondo piano le sicure perdite in conto economico che da tale investimento sballato indubbiamente deriverebbero. Ai lavoratori edili colpiti dalla crisi gioverebbe molto di più un piano straordinario per la messa in sicurezza del nostro territorio e degli edifici esistenti, pubblici e privati,  a grave rischio sismico e idrogeologico, mentre per il rilancio turistico della città occorrerebbe una strategia che intensifichi le sinergie fra i piccoli operatori economici, come i titolari dei tanti Bed&Breakfast cittadini, e un`amministrazione attenta alla valorizzazione dell`immenso patrimonio artistico della città e ad un`offerta culturale all`altezza della sua storia bimillenaria.
Ma per questo ci vorrebbero amministratori lungimiranti, non una politica compiacente e complice degli interessi  degli speculatori immobiliari.

circolo città futura

lunedì 11 novembre 2013

catania, il piano di rientro e i suoi costi sociali

















Uno degli ultimi atti amministrativi della disastrosa gestione delle destre del Comune di Catania e` stata l`adozione, con delibera  del 2 febbraio  2013, del piano  di riequilibrio finanziario pluriennale, atto trasmesso nei tempi previsti dall`art. 243 bis del Testo Unico degli Enti Locali alla Corte dei  Conti, che con decisione del 26 settembre 2013 ne ha certificato la congruita`, facendo di questa fondamentale decisione amministrativa l`atto  che condizionera` nei prossimi dieci anni le politiche di bilancio e  le decisioni di spesa che via via l`ente potra` assumere.
Da una parte il Comune  ha evitato la dichiarazione di dissesto, dall`altra si e` impegnato a riportare in equilibrio i propri conti con un piano di rientro decennale  da circa 527 milioni di euro, da recuperare attraverso previsioni di maggiori entrate o minori spese.
Cosi` nei prossimi anni il Comune dovra`, ad esempio, sensibilmente diminuire la propria spesa per il personale, garantire la copertura tariffaria totale per i servizi di nettezza urbana,  dismettere parte del proprio patrimonio disponibile,  magari cedendolo all`apposito fondo costituito presso la Cassa Depositi e Prestiti, dismettere alcune partecipazioni strategiche e garantire la copertura  tariffaria del 36% dei costi dei servizi a domanda individuale, come ad esempio il fondamentale servizio dei 14 asili nido comunali che la precedente amministrazione addirittura voleva chiudere.
Non si tratta di impegni  di natura discrezionale, ma di obblighi legislativi a cui l`amministrazione non puo` sottrarsi.
Si tratta di un piano che andrebbe sicuramente migliorato, attraverso la previsione di una progressivita` delle contribuzioni in base al reddito, che il sistema della tariffa unica esclude interamente, ma affermare, come qualcuno fa,  che si possa  mantenere il vecchio sistema tariffario o che addirittura si possa ampliare la pianta organica degli educatori e delle educatrici comunali, facendo finta di non vedere che con l`adozione del piano di rientro tutto questo non e` normativamente possibile, significa illudere colpevolmente le lavoratrici e i lavoratori su cui gia` grava il peso insostenibile delle criminali scelte politiche e amministrative  del passato.
Un’alternativa al piano di rientro ci sarebbe, ma passa attraverso la dichiarazione di dissesto la quale, se non cambierebbe di molto i pesi sociali ed economici che tutti i catanesi saranno chiamati comunque a sopportare, avrebbe l`effetto disastroso di bloccare i pagamenti ai creditori dell`ente, privando la gia` depressa economia locale  di risorse indispensabili per qualsiasi ipotesi di rilancio del tessuto produttivo e un conseguente peggioramento delle condizioni materiali  di vita delle cittadine e dei cittadini.
Tuttavia il dissesto avrebbe comunque un “pregio”: determinando di fatto la decadenza e l`incandidabilita` degli amministratori che lo hanno determinato, renderebbe evidente a tutti  e sanzionerebbe la responsabilita` politica di chi in questi anni ha contribuito al saccheggio delle casse comunali per puri interessi clientelari e di potere.
Si tratta di responsabilita` chiare e inequivoche, di cui l`amministrazione Bianco non puo` dirsi immune poiche`, come e` noto, presenta nella sua maggioranza  significativi elementi di continuita` con le  criminali gestioni Scapagnini e Stancanelli e perche` i  partiti che la sostengono sono gli stessi che a Palermo e a Roma fanno parte di coalizioni di governo su cui grava la responsabilita` politica di avere contribuito a soffocare le finanze degli enti locali, rendendo spesso inesigibili i diritti sociali legati ai servizi pubblici essenziali che i comuni dovrebbero garantire.
Quest`ultima affermazione e` supportata da una pur sommaria analisi delle cause che hanno portato il comune di Catania sull`orlo del dissesto, cosi` come certificato dalla stessa Corte dei Conti.
Analizzando la relazione dei magistrati contabili si scopre subito, infatti,  che dei 527 milioni di euro   di cui si compone il piano di rientro, circa 202 milioni di euro  sono dovuti alla pessima gestione delle amministrazioni  del passato ( ai 140 milioni di disavanzo vanno sommati infatti i 62 milioni di accantonamenti per il ripiano dei c.d. residui attivi, crediti di dubbia esigibilita` che nel passato hanno rappresentato la principale voce contabile con cui mascherare la gestione ballerina del bilancio comunale) mentre ulteriori 139 milioni sono dovuti a previsioni di minori trasferimenti erariali, diretta conseguenza delle manovre finanziarie votate dal governo regionale e nazionale.
Come dire che le cause del dissesto sono in gran parte dovute al cocktail micidiale di pessima amministrazione locale e di criminale politica nazionale che, in ossequio ai dikat dei mercati finanziari, rendera` nei prossimi anni quasi impossibile la vita delle comunita` locali e degli enti che le amministrano.
Questa e` la dura verita` che ci raccontano i numeri; alle cittadine e ai cittadini, e principalmente a chi si propone di costruire una seria e responsabile alternativa politica e sociale, spetta il compito di riflettere su di essi e di lavorare affinche` non siano sempre i  soliti noti a dover pagare i costi sociali di questo disastro, senza demagogiche e inutili fughe in avanti e senza  altrettanto colpevoli omissioni delle responsabilita` di chi ci ha portato a questo punto.

circolo città futura

giovedì 31 ottobre 2013

Cartoniadi, chi ha perso? basta operazioni d'immagine, si attui la strategia "rifiuti zero" subito!






















Dopo un'inutile campagna pubblicitaria, i cui cartelloni incomprensibili oscillavano tra la promozione di un'iniziativa sportiva e l'organizzazione di una mostra di fumetti, si sono concluse le cartoniadi, ovvero una poco riuscita trovata basata sul tentativo di creare competizione tra i quartieri sulla raccolta differenziata della carta.
Non sappiamo quale area abbia "vinto", ma crediamo che abbia perso l'intera città: campagna pubblicitaria incomprensibile, nessuna iniziativa concreta di sensibilizzazione, nessun contenitore o luogo di raccolta aggiuntivo, ad esempio in luoghi pubblici. Anche nelle statistiche, si continua a perdere: la Sicilia è l'ultima regione italiana per percentuale di riciclaggio, e Catania si piazza all'ultimo posto nella classifica Ecosistema Urbano appena pubblicata.
Il circolo città futura ribadisce le proprie proposte all'amministrazione  comunale e invita a porre in atto in tempi brevi le tappe della strategia "rifiuti zero". Non serve sprecare carta per inutili operazioni d'immagine, ma un impegno concreto per ridurre costi ed impatto ambientale.

circolo città futura

domenica 6 ottobre 2013

quel giorno chi se lo scorda...

Ninetta Burgio

















di Mauretta Nanni,
in ricordo di Ninetta Burgio

Era il 23 ottobre. Era venerdì.
     La mattina avevo lezione e il pomeriggio la messa in ricordo dell’ex Preside Cacco che era un grande uomo.
     C’era lo sciopero dei mezzi  e, come è uso nelle scuole, le classi erano semivuote. All’ultima ora non vedo nessuno : ”Alè, si va a casa un’ora prima!”, poi vedo Amin, alunno della classe: ”Alè, si fa lezione!” Amin è un ragazzo della Costa d’Avorio che era venuto in Italia l’anno prima e aveva avuto grandi difficoltà che lui affrontava con  nobiltà sorridente. La mamma, altrettanto nobile e altrettanto sorridente (credo sia la più bella donna con cui abbia mai parlato), veniva a chiedere del figlio e insieme a lei e agli altri professori l’abbiamo accompagnato al 2° anno.
     Quel venerdì  Amin era al 2° anno. Ci siamo seduti vicini a un banco e, per farlo esercitare sulla domanda nel passato con l’ausiliare Do,gli chiedo:”What did you eat yesterday at lunch?(Cosa hai mangiato ieri a pranzo?)” e lui :”I ate vegetables(Ho mangiato verdura)” e io, per farlo esercitare sul Past tense senza ausiliare Do, proseguo: ” Who cooked? (Chi ha cucinato?)” e lui: “My sister did”.Gli chiedo le stesse cose sulla cena e mi ripete che aveva cucinato la sorella; chiaramente mi sono chiesta dove fosse la mamma. Lui mi ha letto nel pensiero e nel cuore e mi dice in inglese corretto: “My mother died, my mother was killed.(Mia madre è morta, mia madre è stata ammazzata)” e io: ”How? (Come?)” e lui:”She was attacked. (E’ stata attaccata)”.  La mia reazione di persona che gli voleva bene era di abbracciarmelo forte forte, frenando le lacrime. La sua maniera altera e calda hanno fatto sì che gli mettessi una mano sulla spalla ,  in silenzio. Proseguiamo in italiano e mi dice che anche il padre era morto e lui e la sorella stavano con il secondo marito della mamma. Quando suona la campana facciamo un pezzo di corridoio insieme e, al momento di separarci, gli metto di nuovo una mano avvolgente sulla spalla e gli dico: “You are a good boy.”
       In sala docenti cerco qualche collega che facesse la mia stessa strada verso casa, non lo trovo e mi avvio in un silenzio stupefatto. A casa era arrivato Alberto da Catania per andare agli Stati Generali  Antimafia,insieme a lui c’era una donna abbastanza in età, Ninetta, che era venuta come Vittima di mafia e Alberto ne ha preso cura. Racconto la mia mattinata ancora incredula e Ninetta racconta la sua storia.
     Aveva avuto due figli e il primo era morto a 8 anni bruciato con l’alcol con cui aveva giocato, il secondo era stato ammazzato dalla mafia 12 anni prima e il corpo non era stato trovato fino a quando, un mese prima di quel 23 ottobre ,l’assassino aveva confessato e aveva detto dove era il corpo. (L’assassino era un ex studente di Ninetta).  A quel punto Alberto mi chiede di andare insieme a loro agli Stati Generali Antimafia, io mi rendo conto che il Preside Cacco avrebbe capito e andiamo.
     All’Auditorium entriamo con le Vittime di mafia e ci sediamo in terza fila dietro il Presidente della Repubblica, il Sindaco, l’ex sindaco e le autorità. Parla Grasso, parla Don Ciotti; corrono parole e filmati di uomini e donne che si indignano e credono. Alla fine parla il Presidente della Repubblica e, quando lui ha finito, Ninetta mi guarda decisa e dice: “Io devo dirla la mia storia al Presidente.” Io dico: “Vai a dirglielo.” Dopo  due minuti vedi giù questa donna piccola piccola che, guardando in alto, racconta la sua storia a Napolitano.
    La primavera successiva Ninetta mi ha telefonato per raccontarmi nel dettaglio il funerale del figlio con tutte le autorità. Il 12 Dicembre 2011 Ninetta è morta.
Amin ha fatto il 2° anno con me, è molto migliorato e al 3° anno ha scelto una specializzazione in cui io non insegnavo. Quando ci vediamo ci salutiamo con affetto.

martedì 13 agosto 2013

impregilo e pizzarotti: nei giorni del lutto, gli stessi affari sulla pelle dei migranti

















Oggi è stato un giorno di festa per i soci di Impregilo: sin dalle prime contrattazioni alla borsa di Milano si sono scatenati gli acquisti e il prezzo delle azioni è volato.

Si da il caso che il mercato abbia festeggiato la notizia dell’ultimo affare del general contractor di casa nostra: una favolosa commessa da oltre 900 milioni di euro per la realizzazione del primo tratto di un'autostrada a due corsie, destinata a correre lungo la costa libica dal confine tunisino a quello egiziano.

L’opera, finanziata dal governo italiano, sarà realizzata da un consorzio di imprese di cui fa parte la famigerata Pizzarotti, la multinazionale che gestisce i servizi di logistica per le basi americane in Italia, proprietaria del Villaggio degli Aranci, le ben note villette a schiera difettose, che sono state rapidissimamente convertite da alloggi per militari al ruolo concentrazionario del Cara di Mineo: migliaia di donne, uomini, bambine e bambini, deportat* al centro della Sicilia in attesa della conclusione delle lunghe ed estenuanti pratiche per il riconoscimento del diritto di asilo.

Stessi nomi e stessi affari milionari di sempre.  In Italia la gestione delle politiche sull’immigrazione è stata soprattutto questo, un grosso affare per i soliti noti... In questo caso la costruzione dell’autostrada è la principale contropartita economica del vergognoso trattato italo-libico del 2008, siglato in pompa magna regnanti Berlusconi e Gheddafi. Sarà bene ricordare una delle pagine più infami del governo Berlusconi: se l’impegno italiano era di tipo economico, Gheddafi si impegnava a intensificare i controlli dei flussi migratori provenienti dall’Africa subsahariana. Le clausole di quel trattato grondano del sangue di migliaia di donne e uomini, fermati nel loro viaggio di liberazione e lasciati morire tra le dune infuocate del deserto.

Questi sono i giorni del lutto e della riflessione, ma in attesa di conoscere il destino dei fratelli e delle sorelle migranti, ospiti della scuola Andrea Doria di Catania, mi interrogo sul significato di alcune dichiarazioni governative.
Cosa ha mai voluto dire la ministra Bonino dicendo che “non si possono fare miracoli “ o la ministra Kyenge quando si è appellata all’Unione Europea e a nuovi accordi per la gestione dei flussi migratori?
L’umanità migrante che scappa dalla miseria non va gestita, va accolta e se questo governo, com'è evidente, non è capace di farlo, si dimetta.

Alberto Rotondo

sabato 10 agosto 2013

NO MUOS: eravamo migliaia ieri a Niscemi!


















Ieri un popolo pacifico e colorato si è ripreso un pezzo di Sicilia, entrando nella base USA in cui alcuni attivisti pacifisti erano arrampicati sulle antenne da più di ventiquattro ore in sciopero della fame. Il gesto simbolico più forte contro l'arroganza degli USA e dei governi suoi succubi.
Il movimento NO MUOS cresce e non si ferma, nonostante i vili attacchi di chi, come il presidente della regione Crocetta in un'intervista appena rilasciata, si permette vergognosamente persino di insinuare infiltrazioni, quando è ben noto che gli interessi della mafia sono legati a quelli delle basi NATO e USA, come ci ha insegnato Pio La Torre!
Ieri sera un tramonto unico e spettacolare, che rimarrà nella memoria di chi è stato alla sughereta di Niscemi, ha fatto da sfondo infuocato a una pagina di storia, con la base americana occupata pacificamente da tantissim* donne e uomini, anzian*, giovan* e bambin*.















Gli stoici, erano in diversi migliaia, ieri a NISCEMI.
di Domenico Stimolo

Il luogo non è una piazza, in veste “serale comizio”, tal per cui, come consolidato, si mette in atto il calcolo della “mattonella”: un metro quadro contiene 4 umani”.
Il luogo è ben altro. E  bastato che un presente, per lavoro, “ corrispondente di qualche primaria agenzia”, abbia lanciato il “referto”, che tutti, gli organi di informazione, non avendo propri inviati  sul posto, si siano lanciati nel riportare il numero, dei partecipanti: 1500, così hanno declamato e scritto a grande voce. Non corrispondente al vero.
Si metta un pomeriggio di un anonimo 9 agosto. Poi magari, per chi ne ha voglia, si scopre che la data è anche la ricorrenza del secondo lancio atomico in Giappone, Nagasaki. Quello dell’assassinio plurimo tecnologizzato.
Si metta ancora un “popolo “, per la pace, contro la militarizzazione del territorio,  in difesa della salute dei cittadini contro i velenosi raggi  che saranno irradiati dal costruendo gigantesco MUOS e da quelli nefasti inviati dalle 47 antenne già in opera da molti anni,  che, sotto la calura infernale dei  37/ 38° circa in atto, dalle ore 15, o ancor prima, inizia la salita della  malmessa trazzera dentro l’Area protetta della fantasmagorica sughereta.
Un percorso di oltre 4 Km, 5, chissà, fortemente accidentato.
Si metta, ancora che, prima di arrivare all’ingresso della Sughereta, la strada provinciale della contrada Pisciotto è piena, per kilometri, di autoveicoli, posteggiati dai pacifisti convenuti. 1, 2, 3 Km , ancora, in relazione dell’orario di arrivo.
Quanti saranno, gli stoici? Non è facile. Chi ha collaudata esperienza di manifestazioni anche in luoghi che non siano piazze, può affermare, in parecchie migliaia. Quattro, cinque, seimila, chissà……tutto si perde all’immediata vista, nei boschi e, nell’immensa radura frammista a collinette ove sono allocati i metallici siti preposti al disfacimento altrui.
La situazione ambientale, l’ infernale calura, e il contesto del territorio  non sono certamente adatti per tutte le situazioni fisiche e per le fasce anagrafiche.
E’ dura! Ma  i migliaia di convenuti, tantissimi i giovani, ragazzi e ragazze, resistono. Salgono e manifestano, con gioia e pacifico ardore. Non vogliono che, questo luogo d’incanto e tutte le aree residenziali del territorio circostante ( …per decine di kilometri), siano “sventrate” dalle invisibili nefaste onde elettromagnetiche.
Ormai tardi, quasi nel buio,  i civici democratici “liberano” gli eroici, una decina, che da quasi due giorni, “librandosi nell’aria”,  sono saliti sui tralicci delle imponenti antenne, già “ in servizio di propagazione”.
Poi, sul tardi delle 21.00, la discesa nella Sughereta. Ormai buio pesto. Diverse lampade tascabili cercano di illuminare il percorso. Una scena bella, di entusiasmo corale, di allegria. Un chiacchierio diffuso di diffonde tra i secolari alberi dell’oasi ambientale.
La Missione, di libertà e democrazia,  è stata compiuta.
Poi, sulla provinciale, nel buio impenetrabile, che più oscuro non si può, tutti si mettono alla ricerca del proprio automezzo e dei pullman, per ritornare alle loro originarie destinazioni.
Molti si sono fermati, per la notte nel presidio permanente, installato ormai quasi da una anno nella contrada Ulmo, dall’altro lato della Sughereta.
Il popolo si è svegliato! Altri appuntamenti verranno a breve per fermare le armature metalliche della “morte”.

martedì 30 luglio 2013

R/esistenze NO MUOS: venerdì 9 agosto manifestazione a Niscemi


































Avviata a furor di popolo nello stesso giorno della revoca della revoca con l’occupazione del comune di Niscemi, la mobilitazione contro il MUOS di Niscemi entra nel vivo: una serie di iniziative accompagneranno in questi giorni la protesta contro

MUOS e 46 antenne
Servilismo
Demagogia
Spese militari
Scempio ambientale
Grandi Opere inutili e dannose
Politiche di aggressione.

E per affermare i diritti dei siciliani e di ogni popolo

Alla propria autodeterminazione
Alla salute
Alla pace
Alla tutela dell’ambiente
Alla difesa del territorio.
Questo il calendario delle principali iniziative (in continuo aggiornamento su nomuos.info)

Tutti i giorni assemblea permanente all’interno dell’aula consiliare del Comune di Niscemi
Ogni sera Tiratardi a Niscemi: workshop teorici e pratici, seminari scientifici, performance e happening di artisti.

Venerdì 9 agosto 2013 ore 16,30 Manifestazione No MUOS a Niscemi presso la base USA.

coordinamento regionale comitati NO MUOS

domenica 21 luglio 2013

salviamo il mare! giovedì 1 agosto presentazione inchiesta e cena















GIOVEDì 1° AGOSTO 2013, alle 20,30, al circolo città futura (via gargano 37 catania) presentazione dell'inchiesta collettiva sulle spiagge & CENA VEGAN "ferragosto siciliano: da pasta o furnu a parmiggiana, do sfinciuni o muluni..."

INCHIESTA COLLETTIVA SULLE SPIAGGE DELLA COSTA IONICA: il circolo città futura promuove la costruzione collettiva di un dossier dettagliato sulla condizione di spiagge, mare e servizi pubblici lungo tutta la costa ionica della sicilia.
gireremo tanti luoghi, per denunciare la costante privatizzazione delle spiagge e degli accessi al mare, per vigilare sulle condizioni ambientali, per chiedere servizi essenziali per le spiagge pubbliche, ma anche per condividere e far scoprire luoghi bellissimi...
PER PARTECIPARE: inviare sulla posta di facebook o su circolocittafutura@gmail.com testi, foto e video,
sono invitati a costruire collettivamente l'inchiesta singoli, gruppi e associazioni

giovedì 11 luglio 2013

solidarietà ad Emanuele Feltri, difendiamo della valle del Simeto



















Il circolo città futura continua ad esprimere tutta la propria solidarietà ad Emanuele Feltri, il cui impegno a difesa del territorio e contro la speculazione ha suscitato brutali e violenti attacchi, fino all'assassinio delle pecore che il giovane agricoltore aveva salvato dal macello.
Rafforzare il movimento a difesa della valle del Simeto, che sta nascendo con tante iniziative di sostegno ad Emanuele, è un modo fondamentale per dimostrare che non è solo e per esprimere solidarietà attivamente sul territorio.
Invitiamo a partecipare alle iniziative e a firmare l'appello seguente:

Il 30 Giugno 2013  il trentatreenne imprenditore agricolo Emanuele Feltri, impegnato da anni nelle lotte contro il degrado ambientale in cui versa l'Oasi di Ponte Barca, e più in generale l'intero territorio simetino, ha subito un atto intimidatorio di chiaro stampo mafioso: quattro delle sue pecore sono state trovate morte e impallinate da un fucile da caccia; una testa, recisa dal corpo di uno degli animali, si trovava davanti la porta dell'abitazione dell'agricoltore.

L'accaduto ha fatto scattare nelle coscienze di molti cittadini di Paternò e delle città vicine una volontà di resistenza all'oppressione criminale e un desiderio di riscatto dall'illegalità e dall'incuria che dilagano nell'area come in molte altre località siciliane e italiane.

Quanto avvenuto in contrada "Sciddicuni" è la rappresentazione di un'Italia in cui la libertà di vivere in pace e con la dignità del proprio lavoro è negata quotidianamente: dalla criminalità organizzata, dai suoi vassalli e imitatori; da una burocrazia spesso inetta e parassitaria; da un sistema sociale dove l'individualismo imperante soffoca la capacità di agire collettivamente per la rivendicazione dei diritti sanciti dalla Costituzione italiana. Sempre più spesso le uniche risposte alle difficoltà prodotte dal degrado e accentuate dalla crisi sono la rassegnazione e l'emigrazione.

Nei giorni scorsi la politica italiana, sull'onda dell'eccezionale mobilitazione mediatica scattata per sostenere Emanuele, ha prestato attenzione alla vicenda attraverso interventi e interrogazioni parlamentari, comunicati stampa e visite personali in cui sono state manifestate solidarietà e sostegno.
Nello specifico, è stata promessa una più intensa attività delle forze dell'ordine nel territorio; è stata manifestata la volontà di rendere la Valle del Simeto sicura e fruibile alla popolazione locale e ai turisti; sono stati individuati come prioritari l'avvio di una reale gestione dell'Oasi di di Ponte Barca, la realizzazione di nuove vie di comunicazione e la manutenzione di quelle esistenti.

Intanto, domenica 7 Luglio 2013, si è svolta presso l'oasi di Ponte Barca un'importante manifestazione popolare per difendere la Valle del Simeto e in appoggio a Emanuele Feltri, durante la quale centinaia di persone, provenienti da diverse località dell'isola, hanno riscoperto e si sono riappropriate di splendidi luoghi naturali, per troppo tempo trascurati o violentati dalla stoltezza e dall'avidità umana.
E' stato un segnale rilevante, che consideriamo come il primo passo di un percorso, finalizzato a costruire una piattaforma di precise e concrete richieste che restituiscano la Valle del Simeto alla collettività e alla civiltà del lavoro e della pace.

I firmatari di questo appello, pertanto, chiedono al Governo della Repubblica Italiana, alla Regione Sicilia, al Prefetto di Catania e al Comune di Paternò:

- Una seria ed effettiva gestione dell'Oasi avi-faunistica di Ponte Barca da parte dell'ente preposto.

- Un immediato intervento delle Forze dell'Ordine e delle altre autorità preposte contro le micro e macro discariche e gli sversamenti altamente inquinanti nel Simeto.

- Il pattugliamento dell'Oasi di Ponte Barca e del SIC di Pietralunga da parte delle Guardie Forestali.

- Il ripristino e la regolare manutenzione delle vie di comunicazione nell'area di Ponte Barca e in Contrada Sciddicuni.

- L'allaccio della rete elettrica in Contrada Sciddicuni, che consentirebbe il normale svolgimento delle attività produttive.

Invitiamo tutti coloro che condividono le analisi e le richieste manifestate in questo appello di firmarlo e condividerlo, affinché queste rivendicazioni possano diventare espressione di una volontà comune di riprenderci e lavorare la nostra terra, non cedendo ad alcuno e per nessun motivo la nostra libertà.

per adesioni e info: coordinamento in difesa della valle del simeto

lunedì 24 giugno 2013

renato accorinti, un esempio per liberare la Sicilia!













La splendida affermazione di un sindaco pacifista e non violento come Accorinti, di cui è noto l’impegno contro la militarizzazione dell’isola sin dagli anni delle mobilitazioni contro i missili americani a Comiso, è la risposta più bella che si potesse dare alla violenza congiunta di gruppi dirigenti servili, e unicamente impegnati nella trasformistica arte dell’autoperpetuazione di se stessi, e ai disegni altrettanto violenti della potenza militare più grande del mondo, che con l’installazione del MUOS a Niscemi e il potenziamento della base militare di Sigonella ha impresso una svolta di stampo neocoloniale alla politica di occupazione militare dell’isola. Messina ci dimostra che una sinistra aperta, plurale e unita può farsi partecipato progetto di governo di una grande città, vogliamo davvero che sia d’esempio in Sicilia e in tutto il Paese.

mercoledì 12 giugno 2013

con Renato Accorinti a Messina, per liberare la Sicilia da mafia, NATO e speculazioni


































La straordinarietà del risultato elettorale di Renato Accorinti, e dei movimenti che hanno costruito dal basso la sua candidatura a sindaco di Messina, è tra i pochi segnali positivi dell’ultimo turno di elezioni amministrative in Sicilia.
Domenica 23 giugno, votando Accorinti, le cittadine e i cittadini di Messina  avranno la possibilità non soltanto di liberarsi dai vergognosi anni di governo delle destre, che hanno portato il comune  sull’orlo del dissesto finanziario, ma anche di inaugurare una nuova stagione politica di alternativa al sistema di potere affaristico e clientelare, costruito nel corso di più di cinquant’anni attorno a una delle più longeve dinastie familiari della politica siciliana, quella che fa capo al senatore Francantonio Genovese, capo indiscusso del PD messinese.
C’è un altro motivo per sostenere con entusiasmo  Accorinti  e l’autentica onda di partecipazione popolare che lo sostiene: un sindaco pacifista e non violento come Accorinti, di cui è noto l’impegno contro la militarizzazione dell’isola sin dagli anni delle mobilitazioni contro i missili americani a Comiso,  è la risposta più bella che i territori alla violenza congiunta di gruppi dirigenti servili, e unicamente impegnati nella trasformistica arte dell’autoperpetuazione di se stessi, e ai disegni altrettanto violenti della potenza militare più grande del mondo, che con l’installazione del MUOS a Niscemi e il  potenziamento della base militare di Sigonella ha impresso una svolta di stampo neocoloniale alla politica di occupazione militare dell’isola.
Messina ci dimostra che una sinistra aperta, plurale e unita può farsi partecipato progetto di governo di una grande città, speriamo davvero che sia d’esempio in Sicilia e in tutto il Paese.

giovedì 9 maggio 2013

con le idee e il coraggio di peppino, noi continuiamo...

disegno sak be



















La storia di Peppino Impastato parla di quella Sicilia che non si vuole arrendere, che continua a fare cultura e lotta alle mafie dal basso.
Giuseppe “Peppino” Impastato nasce a Cinisi (Palermo) il 5 gennaio 1948 da Felicia Bartolotta e Luigi Impastato in una famiglia che fa parte del sistema mafioso locale, dove la riverenza verso Cosa Nostra era la quotidianità. Riverenza che Peppino tenterà di demolire nell’arco della sua breve vita con una coraggiosa lotta condotta pubblicamente tramite iniziative politiche e sociali a sostegno della legalità.
Fonda nel 1965, insieme ad altri giovani, un giornale di denuncia ”L’idea socialista”. “Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!” scrive nel giornale che dopo alcuni numeri verrà sequestrato. Nel 1975 promuove la formazione di un’associazione culturale denominata “Musica e cultura” e successivamente nel 1976 fonda, con la collaborazione di altri compagni, “Radio Aut”, un’emittente radiofonica libera ed autofinanziata dai cui microfoni Peppino, grazie ad interventi sagaci e satirici denunciare il “western mafioso” dei boss locali facendo nomi e cognomi.
“Onda Pazza” andava in onda tutti i venerdì sera, bersaglio era in particolare il capomafia Gaetano Badalamenti, che risiedeva a soli cento passi da casa sua, e i traffici di droga gestiti da quest'ultimo grazie al controllo dell’aeroporto di Palermo, ma anche Geronimo Stefanini, il sindaco di Cinisi, che si era venduto a Cosa Nostra trasformando la città in “mafiopoli”.
Nel 1978 Peppino si candidò nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali di Cinisi, ma la notte tra l’8 e il 9 maggio - proprio nel corso della campagna elettorale - viene barbaramente assassinato. Il suo corpo viene legato ai binari della linea ferrovia Palermo - Trapani imbottito con una 5 kg di tritolo che esplodendo lo dilaniano totalmente.
Un omicidio, organizzato in modo da presentarsi come l’atto di un possibile attentatore rimasto vittima del suo stesso atto terroristico o al massimo un suicidio eclatante.
Nessuna perquisizione delle case dei mafiosi di Cinisi, nonostante in un rapporto scritto da un sottoufficiale emergeva che il tritolo che aveva ucciso Peppino era "esplosivo da cava" e le cave di Cinisi e dintorni appartenevano tutte ai mafiosi.
I suoi compagni, suo fratello Giovanni e sua madre Felicia Bartolotta Impastato, non si stancarono mai di accusare Gaetano Badalamenti.
Un lunghissimo corteo invade Cinisi il giorno dei funerali di Peppino, sono i compagni e gli amici che "non se lo sono scordati a Peppino” e che non vogliono credere alla farsa messa in atto per oscurare la sua lotta.
Nei giorni successivi all’assassinio gli elettori di Cinisi votarono comunque il suo nome, riuscendo ad eleggerlo, simbolicamente, nel consiglio comunale.
Nel 1984 e nel 1992 due procedimenti giudiziari nei confronti di Gaetano Badalamenti, detto “Don Tano”, accusato di essere il mandante dell’agguato a Peppino Impastato, si concludono con altrettante archiviazioni, sono gli anni dei depistaggi e delle testimonianze fasulle. Solo nel 2002 la Corte di giustizia italiana lo condanna all’ergastolo per l’omicidio di Peppino Impastato.
La memoria di Peppino, di chi ha sacrificato tutto ciò che aveva per denunciare la mafia nel suo paese, vive in chi ha la capacità di ricordarlo, proprio per questo anche quest’anno a Cinisi, a 35 anni dalla sua brutale morte, si terrà una settimana di eventi, dibatti, convegni e incontri pubblici fra essi il lungo corteo che dalla sede di Radio Aut (Terrasini) arriva a Cinisi, precisamente alla casa Memoria di Peppino Impastato, proprio nel giorno dell’omicidio.
“Con le idee e il coraggio di Peppino noi continuiamo” recita lo striscione che, dal giorno del funerale, viene mostrato, ogni anno, dai compagni di Peppino, perché il sacrificio del rivoluzionario siciliano che con le sue parole sparò al cuore di Cosa Nostra non sia stato vano.
La vita di Peppino è la dimostrazione che lotta contro la mafia non può che partire dal rifiuto totale dei suoi “valori” , l’opportunismo dei favori invece della certezza dei diritti, la violenza, l’arroganza del potere. E' nel nome di Peppino che oggi centri e associazioni, in tutta Italia, sono colmi di persone che ha fatto della legalità una scelta di vita, che continuano a “camminare”, ad impegnarsi costantemente, a denunciare, ad agire concretamente per scardinare quel sistema scellerato, perché proprio come Peppino sono fermamente convinti che “la mafia è una montagna di merda”.
La strada e lunga, “i cento passi”, reali e metaforici,  a volte sembrano infiniti, ma le idee di Peppino camminano oggi, nonostante gli atti ignobili, su milioni di gambe che sognano un’Italia libera dalla mafia.


martedì 7 maggio 2013

contro tutti i poteri forti. sempre, al di là di ogni campagna elettorale.



































un anno fa eravamo in piazza a contestare il sindaco Stancanelli, mentre chi oggi lo contesta soltanto in campagna elettorale gli reggeva il microfono.
abbiamo scelto di contestarlo non solo perché è responsabile di una disastrosa amministrazione della città, che cerca di colmare voragini nel bilancio sulle spalle delle fasce sociali più deboli, ma anche perché abbiamo memoria delle connivenze mafiose del suo schieramento, quello di Berlusconi e Dell'Utri, memoria di come i poteri forti economico/affaristici/mafiosi continuino a dominare il nostro territorio, utilizzando speculazioni legalizzate come le società partecipate.
oggi come un anno fa affermiamo che, come ci ha insegnato Peppino Impastato, la mafia non è neutra né incolore e continuiamo a batterci con coerenza contro tutti i poteri forti. e continueremo a farlo sempre, al di là di ogni campagna elettorale.

venerdì 26 aprile 2013

PUA, un nuovo tentativo di speculazione sul lungomare Playa di Catania



















“Stella Polare”, così si chiama la società titolare del progetto che, assicura l’a.d. Bissoli, attrarrebbe circa 500 milioni di euro di investimenti privati, in grado di stravolgere il lungomare Playa di Catania con infrastrutture di enorme cubatura come un centro congressi e un acquario ancora più grande di quello di Genova.
Mai nome è stato più azzeccato per descrivere una vera e propria offensiva ideologica del trasversale partito del mattone catanese . Questi investimenti, si dice, saranno in grado di produrre almeno mille posti di lavoro stabile e costituirebbero il perno del rilancio turistico della città. L’idea è sempre la stessa, cementificare le coste, arrecando ulteriori offese a un litorale già violentato da scelte urbanistiche sbagliate e sottrarlo alla libera e comune fruizione da parte di tutte e di tutti.
Il progetto ha compiuto un decisivo passo avanti con la delibera del 17 aprile 2013 con cui il consiglio comunale ha approvato la c.d. variante al P.U.A. Catania Sud, strumento tecnico necessario per derogare ai limiti regolamentari che bloccavano la colata di cemento in arrivo.
Il rilancio turistico della città non passa attraverso l’aumento spropositato delle strutture ricettive, un modello di sviluppo che in Spagna, con un’economia fondata prevalentemente sul settore immobiliare e sullo sfruttamento speculativo dei litorali,  ha mostrato di essere fallimentare: oggi l’economia spagnola è letteralmente collassata, con gli ultimi dati sulla disoccupazione che somigliano sempre più a un bollettino di guerra (il 27% degli spagnoli è oggi infatti disoccupato).
Ancora più grave appare come a questa importante decisione amministrativa si sia arrivati in totale dispregio dalle istanze poste da associazioni, movimenti e comitati, che già da anni denunciano il tentativo di saccheggio in corso. Un consiglio comunale ormai largamente delegittimato, diviso in fazioni più che in partiti, ha voluto, come ultimo suo atto, regalare alla speculazione privata il lungomare di Catania.
Per questo il circolo città futura rivolge un appello alle forze politiche e sociali, alle cittadine e ai cittadini affinché si valuti di costruire dal basso un piano efficace di lotta, a partire da un possibile ricorso al Tar per bloccarne in sospensiva l’efficacia, con la consapevolezza che il rilancio anche turistico della città passa attraverso la calda accoglienza delle piccole strutture ricettive cittadine e da una più generale ripresa civica, non dal tentativo degli speculatori di deturpare il volto e l’anima della nostra città.

circolo città futura

venerdì 12 aprile 2013

rifiuti zero: domenica 14 firma day in ogni città



















domenica 14 aprile, in ogni città raccolta di firme per la proposta di legge di iniziativa popolare RIFIUTI ZERO.
a Catania banchetto alla Fera Bio, tutta la mattina presso il monastero dei benedettini.
è possibile firmare anche al circolo città futura, durante le iniziative previste (vedi calendario attività)

venerdì 5 aprile 2013

cava grande: difendiamo la val di noto da discariche e speculazione!

















Dopo il tentativo di speculazione e cementificazione ad Eloro, al confine con l'area protetta, che abbiamo con forza denunciato l'estate scorsa e che è stato fermato da una grande mobilitazione sul territorio, un nuovo rischio di devastazione ambientale si abbatte oggi una Cava di pietra, a pochi passi dalla nota località di Cava Grande, che sta per essere trasformata in discarica!

Su questa vicenda riportiamo un testo del collettivo Ales di Avola:
Cresce la mobilitazione in provincia di Siracusa contro la discarica di contrada Stallaini, nel Comune di Noto, subito ribattezzata "discarica di Cava Grande" per l'inquietante vicinanza con l'omonima Riserva Naturale Orientata.
Il 21 dicembre 2012 l'Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Siciliana ha concesso alla ditta Soambiente di Agrigento l'Autorizzazione Integrata Ambientale per trasformare alcune cave di pietra abbandonate in una discarica di ben 614.000 metri cubi.
Le vecchie cave di pietra dovrebbero essere riempite, nei piani della Soambiente, con rifiuti di metalli non ferrosi (rame, piombo, nichel, cromo, zinco, titanio, ecc...), rifiuti provenienti da operazioni di bonifica, carboni attivi esauriti, amianto, rifiuti non biodegradabili, pietrisco ferroviario, cemento, miscele bituminose, polveri, rifiuti da estrazione di minerali metalliferi e non metalliferi, e altro ancora.
Quello messo in atto non è il primo tentativo di costruzione di una discarica sul sito di Stallaini. Tentativi sempre falliti per l'opposizione del territorio che, così com'è accaduto con le mobilitazioni contro le trivellazioni petrolifere, ha respinto l'avanzata degli speculatori nel sud-est della Sicilia.
L'area del progetto, totalmente circondata da campi coltivati e da aree incontaminate adibite al pascolo, si trova a qualche centinaio di metri dalla Riserva Naturale di Cava Grande del Cassibile e a poche decine di metri da uno degli affluenti del fiume Manghisi, protetto sia dall'istituzione della riserva, sia dalla popolazione locale, che gli ha sempre riconosciuto una funzione fondamentale nel mantenimento della biodiversità in tutta l'area iblea. Il fiume alimenta, inoltre, la quasi totale disponibilità d'acqua del sottostante comune di Avola, oltre ad essere meta di decine di migliaia di visitatori l'anno.
La zona del progetto ricade, inoltre, e per intero, all'interno dell'area sottoposta a vincolo paesaggistico, in cui è vietata la costruzione di "discariche di materiale di qualsiasi genere" e nelle immediate vicinanze di una necropoli bizantina.
Alle prime notizie del progetto la popolazione e le associazioni di Avola e Noto (ma anche di Siracusa, Canicattini Bagni e altri comuni della zona) si sono subito mosse in difesa della propria salute, lanciando una raccolta di firme per ottenere la revoca dell'autorizzazione. L'adesione all'iniziativa è stata massiccia e le firme si contano nell'ordine delle migliaia.
Ma c'è la consapevolezza che può non bastare, che bisognerà proseguire nella lotta in difesa del territorio, per ogni via praticabile. I confini comunali e il campanilismo sono stati abbattuti dalla coscienza che se è a rischio l'ambiente di Cava Grande, allora lo è tutta la Sicilia sud-orientale.
Il Comune di Noto, pressato con decisione dalle associazioni e dai cittadini, già nel dicembre del 2010 espresse parere negativo sulla costruzione della discarica, formulando dubbi circa l'ubicazione, la stabilità del terreno, l'ammissibilità dei rifiuti e il sistema di controlli. Ma venne scavalcata dalla Regione che fece proprie le conclusioni di una Valutazione d'Impatto Ambientale da molti giudicata inesatta e compiacente verso le intenzioni della Soambiente.
Un primo risultato è stato già raggiunto: il progetto è stato fermato (a quanto pare anche per il sospetto di infiltrazioni mafiose nell'affare). Risultato accolto senza eccessi d'entusiasmo dalla popolazione, ma rilanciato con soddisfazione dai sindaci di Noto e Canicattini Bagni.
I rappresentanti delle istituzioni (e molte sono quelle che, al tempo, hanno espresso parere favorevole sulla discarica), sanno già che la popolazione non ha più intenzione di riporre fiducia negli annunci e nelle promesse. L'esperienza della discarica di Bommiscuro ha lasciato segni profondi nella zona.
I cittadini di quest'area hanno già sanzionato decenni di malgoverno e i partiti un tempo più gettonati registrano un calo di voti nell'ordine delle decine di migliaia, senatori e deputati hanno perso il loro scranno, forse per sempre.
Una popolazione che, tra elezioni regionali e politiche, ha disertato in massa le urne, arrivando a marcare una soglia di astensionismo massima del 41% in alcuni comuni.
Una popolazione già segnata dalla crisi del settore agricolo, dall'industrializzazione selvaggia e dall'invasione dei centri commerciali, che non attende più concessioni dall'alto e proclami dall'aspetto benefico, ma si organizza per la difesa del proprio ambiente e della propria salute.
Non c'è più spazio per le discariche, la lottizzazione, i petrolieri e i mille assalti del capitalismo.

sabato 30 marzo 2013

antico corso: no alla speculazione!























“Un campus universitario al posto dell’ospedale Vittorio Emanuele”: nei giorni scorsi Enzo Bianco ha tirato fuori da “ignoti cassetti” un vecchio progetto, promettendo di farne uno dei temi centrali della propria campagna elettorale. L’idea di base è sempre la stessa: il nuovo piano sanitario regionale prevede la graduale dismissione delle strutture sanitarie del centro storico e la costruzione di un campus universitario, la cui gestione secondo le regole della finanza di progetto verrebbe interamente affidata ad imprese private. Un’operazione che priverebbe un quartiere popolare di presidi sanitari importanti, tra cui i reparti di ginecologia e ostetricia dell’ospedale “Santo Bambino”.
Già il 18 febbraio 2010, gli organi di stampa riportavano un comunicato stampa, dal titolo “Catania, Condorelli (Pdl) propone campus universitario all’ospedale Vittorio Emanuele”, con cui il capogruppo del Pdl Nuccio Condorelli, recentemente proposto al centrodestra come possibile candidato sindaco dal ras di Bronte Firrarello, con le stesse identiche motivazioni sosteneva con forza la necessità di tale intervento di “riqualificazione” del quartiere.
In questi giorni apprendiamo del sostegno alla candidatura di Bianco di Marco Forzese, recentemente approdato alla corte di Crocetta dopo lo squagliamento elettorale dell’UDC, un uomo che ha costruito le sue fortune elettorali grazie al ruolo di assessore ai servizi sociali della giunta Stancanelli. In entrambi i casi scorgiamo inequivocabili segni di continuità con il criminale disegno portato avanti negli ultimi anni a Catania dalle amministrazioni Scapagnini e Stancanelli, caratterizzate da una gestione clientelare del consenso e dalla collusione con interessi oscuri. Chiarisca quindi Bianco gli elementi di dettaglio di questa operazione, renda noti i reali interessi in gioco, in quali “cassetti” giace il progetto e con quali fonti si intende finanziarlo.
Ribadiamo che, in ogni caso, la città è di chi ci vive, ed un intervento di questo tipo non può realizzarsi senza il consenso degli abitanti, ma questa basilare richiesta di democrazia partecipata non sembra poter trovare accoglienza nella “grosse Koalition” che si appresta a sostenere il senatore Bianco, con la benedizione “rivoluzionaria” di Crocetta.

circolo città futura


domenica 24 marzo 2013

solidarietà a la Lomax, spazio indipendente ed importante di cultura e socialità











Il circolo città futura esprime tutta la propria solidarietà a La Lomax, importante spazio indipendente di cultura e di socialità a Catania.
Il grave attacco subito da una struttura che ha scelto di connotare il proprio impegno sociale stabilendosi in un quartiere popolare, merita un segnale di vicinanza da parte di tutte e tutti coloro che hanno a cuore il futuro della nostra città e che si battono contro il silenzio e l'omertà.
Sosteniamo La Lomax e invitiamo a partecipare alle sue prossime attività, che permetteranno di riacquistare i materiali rubati.

circolo città futura