sabato 28 aprile 2012

salvo basso, la cultura come orizzonte




Dieci anni fa, il 26 aprile 2002, scompariva prima di compiere trentanove anni, Salvo Basso. Poeta maturo e riconosciuto, assessore e vicesindaco del comune di Scordia, infaticabile organizzatore di cultura e partecipazione, Salvo fu protagonista di una stagione breve ma straordinariamente intensa e feconda d’impegno, di passioni, di progetti.
Ritornare a riflettere su quella stagione non è solo un doveroso omaggio a una figura intellettuale (nel senso più pienamente gramsciano del termine) tra le più significative della nostra terra. E’ anche una grande occasione di ricavare indicazioni preziose per l’oggi e per il domani.
Nell’attività vasta e multiforme di Salvo è possibile trovare un filo conduttore nell’investimento rivolto verso la cultura, nelle sue forme più diverse, come grande fattore di trasformazione.
In quest’orizzonte di senso rappresentato dalla cultura, si esaltavano le qualità specifiche di Salvo Basso: un’enorme generosità personale e intellettuale, un sapere vastissimo incessantemente alimentato e continuamente riorganizzato (di cui è testimonianza la sua vastissima biblioteca), una curiosità e una sensibilità straordinarie che affascinavano interlocutori diversissimi e rendevano la comunicazione immediatamente produttiva.
Questo straordinarie capacità le ritroviamo nelle sue poesie, nei suoi scritti ma anche, in stretta coerenza, nelle intuizioni, scelte ed esperienze che caratterizzarono la sua attività pubblica.
Salvo Basso fu innanzitutto un formidabile costruttore di reti culturali. Le frontiere municipali, provinciali, regionali, così come quelle accademiche o disciplinari non erano per lui muri ma divenivano zone di contatto, occasioni di dialogo e relazioni.
Salvo combatté con le parole e con le opere ogni forma di chiusura provinciale, trasformò Scordia in un punto di riferimento culturale importante con manifestazioni di grande significato ma con lo stesso impegno inventò e promosse iniziative in ogni parte della Sicilia e dell’Italia.
In questi dieci anni abbiamo sentito drammaticamente l’assenza di questa capacità di Salvo Basso di unire sotto il segno della cultura. Grandi risorse e potenzialità sono disperse e ammutolite dal particolarismo, le politiche pubbliche sono rinsecchite e assumono spesso caratteri regressivi, i territori sono vissuti come recinti e non come spazi in cui coniugare identità e differenze. Eppure proprio in questa fase storica un grande investimento sociale e civile sulla cultura sarebbe indispensabile. Ricordare Salvo è per noi anche un impegno a riprendere quella strada che lui indicò e percorse fino all’ultimo giorno.

Luca Cangemi

(articolo pubblicato su "La Sicilia" del 27 aprile 2012)

lunedì 23 aprile 2012

cinema e lotte contadine: il mondo degli ultimi, lunedì 30 aprile a Catania













LUNEDÌ 30 APRILE alle ore 16,30
(unico spettacolo - biglietto € 3)
al CINEMA KING, VIA DE CURTIS, 14 CATANIA
CINEMA E LOTTE CONTADINE:
IL MONDO DEGLI ULTIMI un film di Gian Butturini

Il mondo degli ultimi è uno straordinario film, girato nel 1980 e mai distribuito a causa di una pesante censura politica, che documenta le lotte agrarie tra Bassa bresciana e Cremonese nel secondo dopoguerra. Il regista, Gian Butturini, lo definì «un’esperienza talmente totalizzante che mi fece diventare i capelli bianchi». Girato quasi interamente alla cascina Bompensiero di Villachiara, fu finanziato e reso possibile grazie allo slancio di incredibile solidarietà del popolo contadino, fiero di ritrovare le sue origini.
Il recupero, tra quelle popolazioni, di una memoria storica che sembrava irrimediabilmente destinata a scomparire, e le vicende narrate dal film, sono il filo conduttore di un processo di creazione collettiva e di una riassunzione di identità da parte di un "universo sociale" che fu protagonista e soggetto di trasformazione nella società italiana degli anni Cinquanta.


ANTEPRIMA DEL LIBRO DI M. ARGENTIERI E A. TURCHINI SUL FILM

domenica 22 aprile 2012

dalle elezioni francesi alla politica italiana: i muri pericolanti dell'Europa in crisi
















di Alberto Rotondo


La situazione della Repubblica italiana in questo squarcio di inizio millennio ricorda il muro di père Mulot, un famoso aneddoto del “manichino di vimini”, secondo capitolo della Storia Contemporanea di Anatole France: a cavallo tra ottocento e novecento, la Terza Repubblica francese sembrava agonizzante sotto i colpi degli scandali finanziari dei suoi politici e dei suoi uomini di affari, messi mirabilmente in evidenza dall’intelligenza critica di  Emile Zola nel suo j’accuse collettivo sull’affaire Dreyfuss, che aveva rivelato l’esistenza di una classe dirigente corrotta e immorale, mentre l’indignazione generale faceva tremare le istituzioni repubblicane.
Il muro di Anatole France era pericolante,  pieno di gobbe e crepe, da trent’anni l’architetto diocesano Quatrebarbe si soffermava davanti a casa Mulot e “col naso in aria, le mani dietro la schiena, a gambe larghe, diceva : - Non so proprio come regga! - mentre i monellucci che uscivano da scuola gli strillavano dietro, imitandone la voce arrochita:  - Non so proprio come regga !”. La conclusione dell’aneddoto è molto semplice, il muro regge perché nessuno lo tocca e père Mulot non chiama né muratori né architetti e, soprattutto, si guarda bene dal chiedere consiglio a Monsieur Quatrebarbe.
Il muro del povero Mulot è la Repubblica italiana, il signor Quatrebarbe potrebbero essere il governo dei tecnici e lo stuolo di economisti di regime accorsi con le loro “ricette” al capezzale della grande malata, mentre i monellucci potrebbero essere i vari tribuni alla Beppe Grillo, che pensano di risolvere tutto con urla e schiamazzi da trivio.
Tribuni che si fanno avanti anche in Francia, come sembra dai primi dati di questo primo turno elettorale per le presidenziali, segnata da un’avanzata del Front Nazional della famiglia Le Pen. Le operazioni di spoglio sono appena iniziate, ma se i dati dei primi exit poll saranno confermati dai risultati finali, se ne potranno trarre delle indicazioni sui pericoli che l’impatto della crisi provoca, non soltanto in Francia ma in tutta Europa.
Il candidato socialista Hollande supera di poco Sarkozy,  piazzandosi al primo posto con una percentuale di poco superiore al 28%, distaccando il  presidente uscente di soli 3 punti, dopo una campagna elettorale dei socialisti iniziata in sordina, promettendo ai francesi , contro il funambolico e immaginifico Sarkozy, una “presidenza normale”.
Unico spiraglio di speranza, il buon risultato, circa l’11%, delle compagne e dei compagni del Front de Gauche , con la  loro revolution citoyenne. Man mano che Jean Luc Melenchon e il Front de Gauche recuperavano nei sondaggi, si è assistito a un significativo spostamento a sinistra nella scelta dei temi e dei programmi da proporre agli elettori: dalla proposta di tassazione al 75% dei redditi sopra il milione di euro,  ad un contrasto meno incerto alle politiche di austerità volute dalla Merkel e dal capitale finanziario globalizzato.
Inoltre, il programma del  Front de Gauche si contraddistingue per l’opposizione alla proposta di costituzionalizzazione del vincolo del pareggio di bilancio e alla ratifica del fiscal compact che, impegnando i governi a un rapido e progressivo rientro del proprio debito pubblico, rischia di trasformare i prossimi anni in un vero e proprio incubo per milioni di donne e di uomini europei, con un aumento vertiginoso della povertà assoluta e relativa, della disoccupazione e dei complessivi livelli di civiltà che soltanto una società con un buon livello di istruzione e con un’adeguata assistenza sanitaria può garantire.
Chi ha seguito la campagna elettorale di Melenchon  sa bene in quale contesto di difficoltà si sia svolta: nel silenzio generalizzato dei media centinaia di migliaia di persone hanno riempito le piazze delle maggiori città francesi: da Parigi, a Tolosa, Rouen, Lille fino allo straordinario risultato di Marsiglia. Centinaia di migliaia di persone hanno voluto testimoniare, contro le astrazioni della finanza internazionale e dei contabili di Bruxelles e Francoforte, che “l’umano viene prima di tutto“ e che non è utopistico pensare ad una società diversa, animata da spirito di solidarietà e di cooperazione tra gli uomini e non piegata alle feroci leggi della competizione e dell’egoismo capitalistico.
Ma l’ottimo risultato del Front de Gauche non basta per fermare l’inquietante avanzata della destra fascista e populista. Marine Le Pen e il suo Front National, infatti, ottengono un inquietante risultato, secondo gli exit poll il 20% , dimostrando  ancora una volta come in tempi di crisi la propaganda razzista e il vento dell’antipolitica possa sollecitare gli istinti più retrivi delle masse. Nulla di più semplice, per la canaglia fascista, che scaricare sul capro espiatorio del migrante, del sans papier e del diverso, le preoccupazioni di milioni di persone impoverite dalla crisi e dalle politiche di governi sempre più servi degli interessi del grande capitale finanziario globalizzato.
Questo vale per la Francia come per l’Italia: colpisce e preoccupa, infatti, come Beppe Grillo e il suo movimento si stiano preparando a raccogliere i voti leghisti in fuga, contrastando il progetto di legge di estensione della cittadinanza agli immigrati di seconda generazione e scatenando nei territori una indegna campagna razzista contro gli insediamenti rom.
Così come suscita inquietudine in Sicilia  l’iniziativa politica di gruppi come il movimento dei forconi che, agitando pericolose pulsioni identitarie, intercettano il desiderio di riposizionamento di classi politiche delegittimate, agitando le illusorie bandiere dell’autonomismo e dell’indipendentismo, minacciando la coesione territoriale  e civile e spostando il conflitto sociale su un terreno regressivo e non certo a favore degli interessi delle classi subalterne.
Di questi pericoli dobbiamo essere coscienti per contrastarli con tutte le nostre forze.
Confidiamo nel fatto che la lezione francese venga ben interiorizzata dalla confusa, divisa e inefficace sinistra italiana e che, tornando al muro di Mulot, si possa abbatterlo non ricorrendo agli artifizi di improbabili architetti diocesani o alle urla sguaiate e scomposte di altrettanto pericolosi e mendaci imbonitori, ma con la paziente, operosa e costruttiva militanza di quanti non hanno abbandonato la speranza di costruire una società e un mondo migliore.

mercoledì 18 aprile 2012

salvo basso, la cultura come orizzonte. giovedì 26 aprile un incontro per ricordarlo


















Giovedì 26 aprile, alle 20, in via Gargano 37, Catania, un incontro per ricordare Salvo Basso. Poeta maturo e riconosciuto, vicesindaco di Scordia, infaticabile tessitore di reti culturali. Un'esperienza di vita e di impegno breve ma straordinariamente feconda, preziosa per l'oggi e per il domani.
Ne discutono: Anna Bucca (segretaria regionale Arci), Luca Cangemi (segretario circolo PRC "Olga Benario"), Pina la Villa (Redazione Girodivite), Renato Pennisi (poeta, centro studi e ricerche letterarie Salvo Basso)

biografia e testi di Salvo Basso 


25 aprile, soffia il vento della primavera, oggi come ieri partigiani sempre

lunedì 16 aprile 2012

oltre la crisi dell'autorità maschile e paterna: un confronto tra uomini e donne



























Martedì 17 aprile 2012 ore 17.30, sala Russo CGIL, via Crociferi 40, Catania

OLTRE LA CRISI DELL’AUTORITA’ MASCHILE E PATERNA. Un confronto tra uomini e donne
Ne discutono con Marco Cazzaniga e Adriana Sbrogiò, dell'Associazione Culturale Identità e Differenza di Spinea (VE), Biagio Tinghino, Mirella Clausi, Luca Cangemi, Tino Domini, Alberto Rotondo Coordina: Anna Di Salvo



domenica 15 aprile 2012

solidarietà alle vittime e ai familiari, dopo l'esclusione dal processo del caso Farmacia












Il circolo Olga Benario del PRC esprime piena solidarietà ai numerosi ammalati e familiari delle vittime dei veleni di Farmacia, che si sono visti negare la possibilità di costituirsi parte civile al processo in corso a Catania.

Il coraggio e l’impegno delle vittime e delle loro famiglie è stato l’elemento essenziale che ha consentito di sollevare la scandalosa vicenda di Farmacia, chiamando a rispondere i vertici dell’Università di un comportamento irresponsabile che si è protratto per anni, con conseguenze catastrofiche.

Senza la voglia di verità e giustizia di chi combatte una lotta quotidiana con le malattie contratte nel laboratorio dei veleni e di chi ha perso i propri cari, la società civile e la comunità accademica nulla saprebbero di una bomba ambientale costruita in piena cittadella universitaria, nel cuore del tessuto urbano.

E’ quindi necessario oggi riaccendere i riflettori e sul caso Farmacia e costruire una diffusa solidarietà intorno agli ammalati e alle famiglie delle vittime, sostenendo nonostante le difficoltà, la loro lotta.

 Facciamo un appello, a chi lavora e studia nell’ateneo catanese, alla città intera perché senta l’impegno per verità e giustizia sul laboratorio dei veleni come una battaglia di valore generale, necessaria perché fatti di tale gravità non accadano più.

sabato 14 aprile 2012

sinistra unita contro la dittatura dei mercati: dalla lezione francese alla manifestazione unitaria del 12 maggio a Roma





















Il 22 aprile in Francia si voterà per il primo turno delle elezioni presidenziali, i sondaggi segnalano la probabile avanzata del Front de Gauche e di quello che i media francesi hanno ribattezzato “le troisième homme”, Jean Luc Melenchon; le ultime rilevazioni danno il candidato della sinistra francese al 17 %, e si spera che il risultato delle urne confermi il dato virtuale dei sondaggi. In ogni caso, è utile sin da adesso riflettere sull’esperienza francese, che ci parla della costruzione di un vasto e comune fronte di opposizione sociale di massa, contro le tecnocrazie finanziarie di Bruxelles e di Francoforte e le politiche di austerità imposte dal duo Merkel/ Sarkozy che - con la servile acquiescenza dei governi commissariati di Monti in Italia, di Papademos in Grecia e di Rajoy in Spagna, stanno trascinando il meridione d’Europa nel baratro della depressione e in un significativo peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle donne e degli uomini che vi abitano. Dopo la significativa avanzata di Izquierda Unida alle elezioni regionali andaluse e in attesa delle elezioni del 6 maggio in Grecia, le elezioni francesi ci daranno la misura della consistenza sociale e politica della nascente opposizione europea.
Ciò che più colpisce dell’intelligente campagna elettorale dei compagni d’oltralpe è l’aver saputo coniugare la concretezza programmatica della proposta politica (salario minimo di cittadinanza, redistribuzione sociale della ricchezza, contrasto alle disuguaglianze retributive aziendali) con una fortissima ispirazione popolare e repubblicana: non a caso il consenso popolare al candidato della sinistra francese è in forte ascesa da quando ha annunciato dal luogo simbolico di piazza della Bastiglia a Parigi, occupata pacificamente da decine di migliaia di persone, il 18 marzo scorso, l’intenzione di trasformare le elezioni presidenziali in un’ “insurrezione civica” per un nuovo patto costituente. Il tema della sovranità popolare viene di colpo sottratto alla retorica populista e razzista del fascismo francese in salsa lepeniana, per diventare la risposta condivisa e democratica alla dittatura dei mercati finanziari e dei loro servi di governo.
E in Italia? La seconda repubblica, con i suoi partiti a conduzione personale o familiare, naufraga nel mare limaccioso della corruzione, la sfiducia nelle istituzioni politiche e sociali e la marea montante dei populismi e dell’antipolitica contribuisce a mantenere l’attuale polverizzazione della sinistra e lo stato di inerzia in cui giacciono come paralizzati , con qualche eccezione, i movimenti di lotta. Nel frattempo, sta per abbattersi sul paese una vera e propria catastrofe sociale: la disoccupazione è destinata drammaticamente a salire, la controriforma del lavoro e lo stravolgimento in senso regressivo delle regole del sistema delle relazioni industriali, che contraddistingue questa stagione di rinnovi contrattuali (il modello Marchionne comincia a fare scuola), lascerà le lavoratrici e i lavoratori italiani senza efficaci tutele, in quella che si annuncia come la più feroce ristrutturazione capitalistica del secondo dopoguerra. Se ciò non bastasse, l’impoverimento della qualità dei servizi essenziali di educazione e cura della persona , con la definitiva distruzione del sistema formativo scolastico e universitario , il collasso della sanità pubblica e dei sistemi di previdenza e protezione sociali, rischiano di trasformare la crisi economica in ecatombe culturale e sociale.
Speriamo che la probabile avanzata elettorale del Front de Gauche possa essere un giorno salutato come il primo atto di nascita di un vero, grande e solidale movimento europeo di alternativa e di trasformazione sociale e che, anche in Italia, possa segnare un punto di svolta nella difficile costruzione di una coalizione unitaria di forze a sinistra. Una sinistra popolare e internazionalista, che sappia ripartire dai valori fondanti della repubblica democratica nata dalla lotta di liberazione dal nazifascismo e dal valore fondativo del lavoro nella nostra democrazia, per proporsi come forza costituente di una nuova Repubblica, contro la dittatura della finanza e dei suoi agenti di governo.
Due appuntamenti lungo questo percorso sono già fissati: il 25 aprile saremo nelle strade e nelle piazze d’Italia, non già per uno stanco rito commemorativo, ma con la consapevolezza di intrecciare con i nostri corpi le mille storie di resistenza umana e politica che ne attraversano i volti; il 12 maggio manifesteremo a Roma, rispondendo all’appello della Federazione della Sinistra, per una grande iniziativa unitaria delle forze che si oppongono al Governo Monti , “frutto dei diktat e delle fallimentari ricette di poteri economici e finanziari, come la Bce, la Commissione Europea, l’Fmi, che scavalcano la volontà dei popoli e le istituzioni rappresentative”. Mobilitiamoci sin da subito, un'altra Europa è possibile.

Alberto Rotondo

mercoledì 11 aprile 2012

parte l'inchiesta sulla scuola e sul diritto allo studio

In una conferenza stampa ieri mattina Luca Cangemi, segretario del circolo “Olga Benario” del PRC, e componente del coordinamento nazionale della Federazione della Sinistra, ha illustrato l’inchiesta nazionale sul diritto allo studio, promossa da Rifondazione Comunista.
Strumento dell’inchiesta sarà un agile questionario che costruirà una radiografia degli istituti di ogni ordine e grado, analizzando il funzionamento degli aspetti essenziali della vita scolastica dagli edifici (sicurezza, barriere architettoniche) ai servizi, ai problemi degli organici, al numero di alunni per classe, all’organizzazione didattica, al diritto allo studio per le persone con disabilità.
“Questa inchiesta ha un particolare valore per le scuole catanesi, perché offre la possibilità di definire con precisione una situazione che è sicuramente molto grave”- ha dichiarato Luca Cangemi. “Le scelte politiche devastanti di questi anni, che si sommano a problemi antichi come quelli dell’edilizia scolastica, hanno creato una situazione gravissima nell’istruzione pubblica del nostro territorio: un profilo formativo sfigurato dai tagli di organici, aule affollate contro che ogni norma di sicurezza, i già scarsi servizi di supporto gestiti dagli enti locali gravemente depotenziati.
Intollerabile è poi la violazione dei diritti degli studenti con disabilità e delle loro famiglie, nonostante le indicazioni ribadite dalla corte costituzionale: riduzione delle ore di sostegno, più alunni con disabilità concentrati nella stessa classe, tagli all’assistenza igienico-sanitaria”.
“Vogliamo denunciare nel dettaglio questa situazione - ha continuato Cangemi - in un momento in cui il governo sta facendo scelte per il prossimo anno scolastico, che non solo non iniziano a porre rimedio a questa situazione, ma anzi la aggraveranno ulteriormente.
Le cifre annunciate sugli organici allargano la forbice tra scuola meridionale e quella del resto d’Italia. La Sicilia è la regione d’Italia maggiormente penalizzata. I numeri previsti per la stabilizzazione dei precari sono semplicemente ridicoli. Le scelte del ministro Profumo sono in netta continuità con la disastrosa epoca della Gelmini”.
“Quest’opera di conoscenza e di denuncia  - ha concluso Cangemi - è essenziale per rilanciare proposte e mobilitazioni in difesa della scuola pubblica”.

per collaborare all'inchiesta
scarica il questionario 
compilalo con i dati della tua scuola
invialo o contatta con una mail il circolo "Olga Benario"

lunedì 9 aprile 2012

12 maggio, manifestazione nazionale contro le politiche neoliberiste del governo Monti


































UNIAMO L’OPPOSIZIONE DI SINISTRA AL GOVERNO MONTI
COSTRUIAMO L’ALTERNATIVA ALLE SUE POLITICHE LIBERISTE

Il governo Monti aggrava la crisi, ne scarica gli effetti sui soggetti più deboli e corrompe la democrazia. Questo governo, nato senza mandato da parte degli elettori e appoggiato da una grande coalizione che va dalla destra berlusconiana al PD, è il frutto dei diktat e delle fallimentari ricette di poteri economici e finanziari, come la Bce, la Commissione Europea, l’Fmi, che scavalcano la volontà dei popoli e le istituzioni rappresentative.
La manovra economica di dicembre, contrassegnata su tutto da un aumento della pressione fiscale generalizzato e senza criteri di progressività, dall’innalzamento dell’età pensionabile, dal taglio alle prestazioni previdenziali, dai nuovi tagli agli enti locali e alla spesa per il sociale, ha evitato di introdurre una tassa sui grandi patrimoni, di tagliare gli sprechi miliardari come la Tav in Val di Susa o l’acquisto di 131 cacciabombardieri F35, di ridurre i costi della politica, al fine di investire in creazione di posti di lavoro e nella riconversione in senso ecosostenibile dell’economia italiana.
Ora il governo si appresta a una riforma del mercato del lavoro che non colpisce la precarietà sia sul piano legislativo che fiscale, che riduce la durata degli ammortizzatori sociali in caso di perdita del lavoro, e che manomette l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori allo scopo di agevolare il padronato nella facoltà di licenziare e di annichilire gli spazi di agibilità sindacale e politica nei luoghi di lavoro.
Tuttavia, pur registrando una palese crisi di consensi, l’esecutivo non ha ancora un’adeguata opposizione nel paese. Esistono brani di resistenza nel mondo della sinistra d’alternativa, del sindacato, dell’associazionismo, della scuola, e dei movimenti sociali e territoriali. Ma al contempo, anche nell’area vasta che si oppone al governo, si fatica a ridurre la frammentazione dei soggetti in campo e crescono i segnali di sfiducia nelle forme politiche democratiche, a partire da partiti.
Per queste ragioni la Federazione della Sinistra che in questi mesi, in coerenza con la propria vocazione unitaria, ha animato e sostenuto su tutto il territorio nazionale centinaia di iniziative di opposizione alle politiche del governo, promuove per il 12 Maggio 2012 a Roma un appuntamento nazionale di mobilitazione che proponiamo di condividere con tutte le soggettività politiche e sociali, collettive ed individuali, che condividono la necessità e l’urgenza di un’alternativa a tali sciagurate politiche.
Un’alternativa basata su:
  • giustizia sociale, difesa dei diritti sociali e del lavoro e redistribuzione delle ricchezze,
  • riconversione ecologica dell’economia con un grande piano di investimenti pubblici per il lavoro stabile e di qualità
  • rilancio della democrazia, basato sull’ampliamento della democrazia partecipata e sul superamento del bipolarismo attraverso un sistema elettorale proporzionale.
CONTRO IL GOVERNO MONTI:
Giustizia sociale, Lavoro, Democrazia!
12 Maggio 2012 – ore 14
ROMA, Piazza Santi Apostoli
Manifestazione nazionale unitaria promossa dalla Federazione della Sinistra

venerdì 6 aprile 2012

laurea al ministro dell'interno, esempio di piaggeria


Dichiarazione di Luca Cangemi del coordinamento nazionale della Federazione della sinistra:

Le manovre dei vertici accademici dell’Università di Catania per conferire la laurea “honoris causa” all’attuale ministro dell’interno, Annamaria Cancellieri, rappresentano un altro esempio della sciocca piaggeria verso i potenti che caratterizza i vertici dell’Università di Catania. Invece di ripensare alle scelte di un recente passato che ha visto l’Ateneo laureare imbarazzanti protagonisti del potere economico, come Caltagirone, s’insiste nell’uso improprio di un titolo di riconoscimento.
E’ un brutto messaggio che colpisce il prestigio della nostra Università, offrendone l’immagine di un apparato subalterno alla ricerca di qualche forma di benevolenza. Il contrario di ciò che dovrebbe aspirare ad apparire un’istituzione universitaria, che si qualifica come sede di pensiero critico e d’innovazione. Anche questo episodio, che s’inserisce in un quadro di pratiche inaccettabili di gestione della vita dell’Ateneo, conferma la necessità di aprire una radicale battaglia per il rinnovamento dell’università di Catania.

giovedì 5 aprile 2012

margherita hack: perché sono vegetariana, presentazione a catania


















“Non ho alcun merito a essere vegetariana, lo sono dalla nascita”. Ma un grande merito lo ha Margherita Hack: denunciare in queste pagine una barbarie che tanto spesso ci sfugge più o meno volontariamente. Ricorrendo come sempre alla scienza, scrive parole importanti in difesa di tutti gli animali, per scuotere le coscienze e far riflettere sul futuro.
Margherita Hack, la più grande astronoma vivente, tratta un tema di grandissima attualità accompagnandolo da esperienze personali e citazioni di grandi vegetariani della storia, della letteratura e dell’arte; da Plutarco ad Einstein, a Leonardo da Vinci. L’autrice, vegetariana dalla nascita, spiega perché uccidere gli animali per nutrirsi non è solo una barbarie ma un danno irreversibile per la salute e l’ambiente. Alle scene cruente dei mattatoi si alternano spiegazioni scientifiche che attingono anche all’astrofisica.
Nello stile coinvolgente che la contraddistingue, il libro è una veemente difesa del mondo animale e degli stretti rapporti con l’uomo fin dall’apparizione della vita sul pianeta. Denso di rivelazioni choc e tesi molto condivisibili, la lettura offre spunti di grande riflessione - così come di polemica - a tutti coloro che hanno a cuore l’ambiente ma anche la propria salute.
Smettere di nutrirsi di animali può cambiare le sorti del pianeta e persino risolvere in gran parte il problema della fame del mondo.

LEGGI UN'ANTEPRIMA DEL LIBRO































sabato 7 aprile, dalle ore 18,30,
al circolo città futura, via Gargano 37 Catania,
presentazione del libro di MARGHERITA HACK
"Perché sono vegetariana"

ne discutono con l’autrice
(in collegamento video da Trieste)

Giuseppe PAPPALARDO (ricercatore INFN)
Leonardo CAFFO (dipartimento di filosofia Università di Torino)
Mario BONICA (centro sperimentale Keré)
Salvo TORRE (centro ricerche e studi per la democrazia nella transizione)
introduce Chiara PLATANIA (circolo città futura)
coordina Pina LA VILLA (redazione Girodivite)

a seguire… CENA SOCIALE VEG

performance Catania arrusti e mangia di Randagio Clandestino

promuovono l'incontro: Catania Antispecista, Centro sperimentale Keré, Circolo Città Futura

mercoledì 4 aprile 2012

"suicidati" dal governo neoliberista, un articolo di Annamaria Rivera
















 di Annamaria Rivera


Il 25 febbraio scorso un immigrato tunisino, del quale ignoriamo il nome, la biografia e la sorte, si dà fuoco a Genova, nella stazione di Brignole. Da una frase scarna che la cronaca ci restituisce possiamo immaginare che fosse rimasto senza lavoro e senza alloggio.
Il suicidio col fuoco, si sa, è un grido di protesta disperato, è una pretesa di rispetto e dignità. E’ il mezzo ultimo e plateale cui ricorrono i senza potere e senza voce, per spezzare il silenzio e attirare l’attenzione pubblica su un’ingiustizia o un’umiliazione, personale o collettiva. Dietro ogni suicidio, ancor più se col fuoco, c’è l’intento di comunicare e di mettere in discussione violentemente un ordine relazionale e/o sociale sentito e vissuto come ingiusto o annichilente, perciò insopportabile.
Per il nostro tunisino senza nome, invece, l’atto di annientarsi in pubblico nel modo più atroce possibile è stato l’ennesimo ed estremo fallimento personale. Definito sbrigativamente “clochard” o col più pudico “senza tetto”, egli non ha meritato altro che quattro righe d’agenzia. Il Secolo XIX, quotidiano genovese, ha pensato che fossero troppe, sicché ha ripreso la notizia in modo ancor più conciso, a dimostrazione non solo della noncuranza verso gli ultimi fra gli ultimi, ma anche dello scarso mestiere di certi giornalisti d’oggi.
In un altro caso, accaduto a Torino l’8 marzo 2012, la nazionalità italiana non è valsa alla vittima molto di più, se non la menzione del nome e pochi altri dettagli: Gaetano Menale, muratore di 59 anni, padre di tre figli, disperato per aver perso il lavoro, si uccide dandosi fuoco nel parco della Colletta, nel cuore della città. Qualche riga in più meriterà un giovane muratore marocchino, egli pure senza nome: privato del salario da quattro mesi, il 28 marzo scorso si fa torcia umana a Verona, davanti al Municipio. Quando a togliersi la vita per protesta e disperazione è anche qualche cittadino più rispettabile, commercianti o piccoli imprenditori, meglio se di cittadinanza italiana, strozzati dai debiti e dalla brutale avidità delle banche, allora sì che i media cominciano a prestare attenzione a questa catena tragica di suicidi.
Per meglio dire, è un’angosciosa sequela di suicidati, poiché uccisi non solo dalla crisi economica e finanziaria, ma soprattutto dai modi in cui essa è “governata” dai tecnici della recessione e della macelleria sociale: maschere impassibili e spietate, nel senso letterale del termine, cioè incapaci di pietas, prigionieri come sono del loro fortino di privilegi, ottusi come sono, poiché incapaci d’immaginare che, oltre il loro ghetto dorato, oltre i diktat dei despoti della finanza, oltre i comitati d’affari della borghesia e gli interessi dei padroni del vapore, v’è un mondo sociale fatto di persone in carne e ossa, coi loro bisogni materiali, la loro esigenza di dignità, le loro sofferenze e disperazioni.
Il “senza tetto” tunisino di Genova, il muratore torinese di nazionalità italiana, il giovane muratore marocchino non sono state le prime torce umane, né saranno le ultime, nell’Italia flagellata dalla recessione, dalla disoccupazione, da un calo vertiginoso dei salari, da un drammatico processo d’impoverimento che arriva a investire anche i ceti medi. A precederli, come spesso accade per tutti i fenomeni sociali, erano state alcune persone immigrate: a Palermo, il 10 febbraio 2011, Noureddine Adnane, venditore ambulante marocchino, si dà fuoco in piazza, per ragioni e in circostanze del tutto simili a quelle di Mohamed Bouazizi, la “scintilla” della rivoluzione tunisina; il 16 marzo 2011, a Vittoria, in provincia di Ragusa, Georg Semir, bracciante albanese, anch’egli privato del salario da molti mesi, si fa torcia umana di fronte al Teatro comunale. L’uno e l’altro moriranno dopo alcuni giorni di agonia.
Se i giornalisti, i commentatori, gli “esperti”, gli studiosi nostrani avessero vista lunga, avrebbero compreso che il fenomeno crescente delle auto-immolazioni di protesta che attraversa i paesi del Maghreb e del Mashreq è cosa che parla di noi stessi e a noi stessi. Avrebbero potuto intuire che presto sarebbe arrivato anche da noi, e non solo sotto le sembianze di qualche povero immigrato senza nome e senza importanza. E’ singolare che neppure i meno grezzi fra coloro che assai di recente hanno preso a commentare questa tragedia sociale (penso ad Adriano Sofri) l’abbiano messa in rapporto con quel che accade sull’altra sponda del Mediterraneo. Lì non è bastata una rivoluzione, quella contro il regime dittatoriale e mafioso di Ben Ali, ad aver ragione dei flagelli economici e sociali prodotti dall’ultra-liberismo e dai diktat della finanza e degli organismi internazionali al suo servizio. Ci vuole ben altro che la caduta di un dittatore per sovvertire i meccanismi neoliberisti che, insieme alle rapine perpetrate dal regime, hanno condotto alcune regioni a tassi di povertà assoluta e di disoccupazione vicini al trenta per cento.
La sequela di torce umane dell’altra sponda parla a noi stessi anche in un altro senso. Essa è, fra l’altro, un sintomo del fallimento della politica. Quando si è non solo colpiti pesantemente dalla crisi economica ma anche disprezzati dalle autorità pubbliche e ignorati dalle élite politiche, è allora che ci si sente condannati all’insignificanza sociale, quindi del proprio sé e della propria parola. L’autodistruzione è concepita allora, paradossalmente, come il solo modo per “prendere la parola” e tentare d’imporla pubblicamente. Talvolta, però, neppure il grido di una torcia umana, vox clamans in deserto, è sufficiente a richiamare l’attenzione sul baratro verso il quale ci stanno precipitando.

martedì 3 aprile 2012

gruppo di acquisto popolare: domenica 15 aprile prossimo appuntamento




















 DOMENICA 15 APRILE gruppo di acquisto popolare, dalle 10,30 alle 13 in via Gargano 37, Catania. NUOVI PRODOTTI DI STAGIONE dell'azienda "ALBEROLUNGO": uova bio, frutta e tante verdure bio... e come sempre pane, olio, vino, formaggi, mandorle e tanto altro a chilometro zero e prezzi popolari