sabato 31 dicembre 2011

buon anno...


















La vera rivoluzione deve cominciare dentro di noi (Che Guevara)

La furbizia della mente umana ci ha portato a questa crisi complicata, orribile e universale. Quando l’oscurità sommerge lo spirito dell’umanità, le persone impegnate devono urgentemente risvegliarsi ed elevarsi verso la rivoluzione (Vimala Thakar)

Pace per noi non è sinonimo di quiete, di non lotta; non significa morte o il niente o non odio: ma impegno limpido, sviluppo armonico (Danilo Dolci)

Il vero rivoluzionario è guidato da grandi sentimenti d'amore (Che Guevara)

BUON ANNO DI RIVOLUZIONE, DI PACE E D'AMORE!

mercoledì 28 dicembre 2011

i sette fratelli partigiani, per non dimenticare mai la Resistenza
















Ricordiamo i fratelli partigiani Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore Cervi, insieme a Quarto Camurri, fucilati dai fascisti il 28 dicembre 1943.

Cos'è il dolore quando tutto intorno è dolore? Quando la guerra spazza via ogni tentativo di ridare alla vita la sua dignità, di riconsegnare agli uomini il loro vero essere tali e non perenni gladiatori votati alla ricerca della morte? Il dolore è una reazione forte, a volte anche una rassegnata difesa che ci portiamo appresso per sopportare, per sopravvivere, per continuare a vivere. E a raccontare. Ad un congresso dell'ANPI una madre abbracciò Alcide Cervi e gli disse che il suo dolore era certamente più grande del proprio: lui aveva perso sette figli, lei "solo" uno. Ma papà Cervi la strinse a se e le disse che non era vero, che era la stessa identica cosa: "Tu ne avevi uno, quello ti hanno preso. Io ne avevo sette e sette me ne hanno presi. Non c'è diversità". Il racconto del vecchio sopravvissuto della famiglia Cervi alla rappresaglia fascista del Novembre del 1943 a Gattatico (Reggio Emilia), è volto alla conservazione della memoria. "Difendo la memoria dei miei figli e dei partigiani. Perciò mi sono deciso a raccontare..." dice.
Sono sette ragazzi cresciuti nei campi della pianura padana: Aldo è quello che legge molto, che si interessa di Gorkij e Victor Hugo e si abbona anche a riviste di agricoltura. Studia un poco di agronomia e pensa, così, che forse occorre livellare i campi per evitare la stagnazione dell'acqua e migliorare il raccolto di erba medica. Cosa che puntualmente avviene. C'è tanta povertà in questo mondo contadino, ma c'è tanta fierezza e la consapevolezza di quello che succede nell'Italia di allora.
La dittatura fascista imperversa in ogni dove e i fratelli Cervi sono profondamente legati all'idea di libertà che Alcide insegna loro: il padre li educa cristianamente, ma insegna a loro che "... protestava Cristo e protestava Lenin, per questo non bisogna mai avere paura". Così disprezzano la violenza delle squadracce di Mussolini e si danno all'attività clandestina antifascista mentre le Case del Popolo bruciano sotto i loro occhi, i libri che divulgano le idee materialiste vengono gettati alle fiamme e così i ritratti di Marx ed Engels. L'aria della pianura si fa triste, ma la vita scorre e la speranza che la guerra finisca presto è in tutti gli uomini e le donne. Mentre si compiono le efferatezze del regime littorio, Ettore, Ovidio, Agostino, Ferdinando, Aldo, Antenore e Gelindo lavorano attivamente per la Resistenza, nelle fila comuniste. Si scambiano tra loro le informazioni e mantengono contatti con le nascenti formazioni partigiane.
Racconta Alcide Cervi che il 25 Luglio 1943 si trovavano nei campi quando giunse la notizia che il Gran Consiglio del fascismo aveva sfiduciato Mussolini e il re lo ha fatto arrestare a Villa Savoia. I colori della terra, le spighe del grano e le fronde degli alberi cambiano colore agli occhi della libertà ritrovata. Sembra la notte della presa della Bastiglia: si canta, si balla e ci si illude per un attimo che la guerra sia veramente finita, che la dittatura a breve sarà messa in soffitta e che il popolo italiano troverà un nuovo percorso di vita, magari democratica.
 I Cervi e la gente del posto si dirigono il giorno dopo al carcere San Tommaso e chiedono la liberazione degli antifascisti reclusi: escono visi sofferenti, sono ossa che camminano e cadono nelle braccia di quelli che si sentono uomini liberi. Aldo riporta un poco tutti alla realtà e ricorda la frase del Maresciallo Badoglio, nuovo capo del Governo Italiano: "...la guerra continua a fianco dei tedeschi...". Ma lo stesso pragmatico Aldo non riesce ad affidarsi al pessimismo e propone al padre di offrire una pastasciutta a tutto il paese. La farina l'hanno in casa, il formaggio lo prendono alla latteria e lo scambiano con il burro e fanno quintali di pasta insieme ad altre famiglie. Anche i carabinieri regi si mettono a mangiare: i fascisti sono spariti come gli assassini nella torbida notte avvolta da una nebbia storica fatta di massacri e genocidi. Ma è una sparizione momentanea, in attesa che sul tricolore campeggi l'aquila imperiale di Roma...
I fratelli Cervi danno ospitalità a numerosi combattenti per la libertà, e la lotta partigiana si intensifica. Ma la liberazione tarda a venire: gli Alleati angloamericani sono fermi sulla linea Gustav e sembra non si muovano di un millimetro. La Repubblica di Salò, fantoccio statale di Hitler, ripristina repentinamente il fascismo decaduto e chiama alle armi tutti i giovani.
Chi diserta, chi va sui monti e la Resistenza prende corpo: si formano i GAP (Gruppi di Azione Partigiana) che agiscono nelle città e i Comandi piazza del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale). Nella casa dei Cervi i prigionieri di guerra ospitati sono circa una trentina. Lo stesso Alcide ammette che sono troppi e dice ai figli che l'ordine del CLN è di far sfollare i prigionieri, poiché i rischi di rappresaglie fasciste sono concreti. Ma è sempre Aldo a prendere in mano la situazione: al padre dice che ormai il rischio c'è e che i prigionieri tanto vale che restino nel reggiano a combattere con i partigiani.
È in quel frangente di Novembre del '43 che Aldo rivede una sua cara amica, Lucia e le chiede di insegnargli una canzone: "Ché se mi fucilano voglio cantarla prima di morire". La ragazza gli risponde inquieta: "La canzone te la insegno, ma per vivere", ricorda Alcide Cervi.
E qui si posano le parole quasi profetiche di Aldo: "Vorrei tanto vivere e tanto amare, ma viene il tempo che a ciascuno verrà chiesto il massimo". Lucia scherza un poco su queste parole. Tenta di sdrammatizzare e insegna ad Aldo la canzone che chiama il proletariato all'unità e non più alla divisione d'un tempo quando nella Comune di Parigi la borghesia schiacciò nel sangue il primo esperimento di governo operaio e socialista.
 Dalla casa dei Cervi partono gli ultimi prigionieri: restano due russi, un inglese, un sudafricano e un australiano. I fascisti lanciano ai Cervi molti avvertimenti: li minacciano e fanno capire loro che la resa dei conti si avvicina. Quel Novembre è fatto di pioggia a dirotto: è la sera del 25. In casa dormono tutti mentre fuori vengono sparati dei colpi di fucile e il bestiame si sveglia. Una voce fa comprendere a tutti cosa succede: "Cervi, arrendetevi!". Ma i fratelli non solo non si arrendono, ma prendono in mano le armi. La madre dei ragazzi, Genoveffa si è rimpicciolita in un angolo di una stanza, muta e pallida e tenta di calmare a poco a poco i bambini. Aldo ha un mitra e fa fuoco sui fascisti. Un fuoco che dura pochi minuti. Le munizioni finiscono, la rabbia cresce: le camicie nere danno fuoco alle stalle. Papà Cervi vorrebbe scendere e affrontare gli squadristi, ma Aldo lo frena pensando alle donne e ai bambini...
"Meglio arrendersi", dice al padre. Racconta Alcide: "Così scendiamo le scale, piano per l'ultima volta. Le donne si aggrappano alle spalle degli uomini, qualcuno piange. Agostino prende in braccio il suo bambino e lo bacia". Con sangue freddo Aldo riunisce tutti nell'aia e ordina ai fratelli di non prendersi nessuna responsabilità. Toccherà a lui e a Gelindo questo compito. I fascisti asseragliati attorno alla cascina sono una cinquantina. Fanno salire sui camion i sette fratelli e il padre. Antenore si raccomanda ai suoi tre figlioli: "Non lasciate mai la mamma sola, e non fate arrabbiare la nonna. Papà torna presto".
Una bellissima canzone dei "Gang" ("La pianura dei sette fratelli") ritrae questo momento: "Nuvola, lampo e tuono, non c'è perdono per quella notte / che gli squadristi vennero e via li portarono coi calci e le botte. Avevano uno sguardo / e degli abbracci quello più forte / avevano lo sguardo quello di chi va incontro alla morte...". Il più vecchio dei fratelli ha 42 anni, il più giovane soltanto 22.
Quando aprono la porta della loro cella, i fascisti urlano che escano fuori. Alcide esce in testa ma le camicie nere lo ricacciano indietro. "Tu che vuoi, sei vecchio!". "Sono il capofamiglia, e voglio stare insieme ai miei figli". L'esecuzione viene rimandata di un giorno. All'alba fanno uscire i sette giovani con la scusa di condurli a Parma per il processo. Alcide fa appena in tempo a salutarli e rimane solo nella cella. Lo rinchiudono così insieme ad un avvocato antifascista, Manlio Mariani e ad altri "contrari al regime". A queste persone Alcide Cervi racconta come sono andate le cose: racconta anche del rifiuto dei suoi figli di entrare a far parte della Guardia Repubblicana fascista. Si dice certo che se li condurranno in Germania a lavorare supereranno le privazioni e le fatiche. "I mie figli sono contadini forti", dice all'avvocato. "Torneranno". Non sarà purtroppo così: li conducono invece al tiro a segno che c'è nelle vicinanze. Prima dell'esecuzione uno di loro si toglie il maglione. Lo sentono dire che potrà servire a qualcun'altro se non sarà forato dalle pallottole...
Poi un velo di ghiaccio cala sulla pianura, sulla casa e su papà Cervi che viene lasciato libero di tornare a casa. I suoi figlioli sono stati freddati dal plotone. Alcide abbraccia quello che resta della grande famiglia e la moglie comprende ciò che è accaduto: "I nostri figli non torneranno più. Sono stati fucilati tutti e sette." dice al marito. Lui, attonito, smarrito, comprende allora che Aldo e i suoi sei fratelli sono stati assassinati dai fascisti. Piange papà Cervi e le sue lacrime segnano uno spartiacque netto: la fine della speranza, la fine di tutto. Tutto, infatti, sembra crollato, distrutto, annichilito e sepolto sotto un cumulo di macerie morali e materiali.
"Le nuore mi si avvicinarono, e io piansi i figli miei. Poi, dopo il pianto, dissi: Dopo un raccolto ne viene un altro. Andiamo avanti".
Un anno dopo la tragedia dei sette fratelli Cervi, la madre Genoveffa, distrutta dal dolore, muore. Alcide rimane ancora più solo e resta lui, memoria ferma e sicura, a raccontare ai nipoti perché i loro padri e i loro zii sono morti. Perché non hanno accettato di piegarsi alla dittatura fascista, perché erano antifascisti e comunisti. Sandro Pertini scriverà che la storia dei fratelli Cervi è "una testimonianza della perennità dei valori della Resistenza, fondamento del nostro consorzio civile".
Marco Sferini

Leggi sul sito del Museo Cervi la storia dei fratelli partigiani

martedì 27 dicembre 2011

ciao Stefania






















Ancora una volta una donna viene uccisa dalla violenza maschile. Ancora una volta l’assassino non è un perfetto sconosciuto, ma un uomo che a quella donna ha probabilmente detto tante volte di amarla.
Stefania è stata brutalmente assassinata dal suo ex ragazzo, incapace di accettare la fine della loro relazione, incapace di accettare che lei avesse scelto di non essere più “sua”.
Ancora oggi lo si definisce “delitto passionale”, ma quello di cui è stata vittima Stefania ha un nome ben preciso: si chiama femminicidio, violenza di genere. Un fenomeno assolutamente trasversale ad ogni area geografica, cultura, ceto, religione o censo, frutto di una costruzione culturale patriarcale e misogina, attraverso il quale gli uomini mantengono o rafforzano il loro potere nei confronti delle donne, o cercano di riconquistare un potere perduto. Un fenomeno che spesso deriva dall’incapacità di alcuni uomini di accettare le scelte di autonomia delle donne che dicono di amare, o la scelta di mettere fine ad una storia.
Per chi l’ha conosciuta ed ha condiviso con lei alcune delle battaglie politiche, sociali e civili in cui era impegnata, Stefania rappresenta certamente molto di più che la 93sima vittima in Italia nell’ultimo anno della violenza assassina di mariti, fidanzati o ex. Ma allo stesso tempo, proseguire nella battaglia per la libertà femminile e per trasformare quel senso comune violento e patriarcale che ha armato la mano del suo assassino, avviare una riflessione seria su come questo senso comune sia pervasivo, è forse il modo migliore per ricordarla.
Ciao Stefania!


lunedì 26 dicembre 2011

no alla norma salva-parenti all'assemblea regionale siciliana


Dichiarazione di Luca Cangemi, coordinamento nazionale Federazione della Sinistra

All’Assemblea regionale siciliana nel quadro, del tutto incongruo, della discussione del disegno di legge per l’autorizzazione all’esercizio provvisorio, si fa strada un emendamento che si è conquistato il poco onorevole appellativo di salva-parenti. Si cerca infatti di impedire che il primo gennaio 2012 entri in vigore in Sicilia una norma regionale che sancisce l’incompatibilità tra parenti di primo e secondo grado dentro le Giunte e i Consigli comunali e provinciali. Il pacco dono natalizio, confezionato dal capogruppo berlusconiano Leontini, con variegati appoggi trasversali, nella peggiore tradizione dell’Ars, eviterebbe la prospettiva delle dimissioni nei casi di incompatibilità.
Siamo di fronte, nel merito ed ancor più nel metodo, ad un comportamento irresponsabile. Di fronte ad una situazione sociale ed economica gravissima, esponenti con ruoli parlamentari di primo piano impiegano il loro tempo e la loro fantasia legislativa per garantire le posizioni di famiglie di fedeli galoppini. E’ necessario che in queste ore si levi una ferma protesta per impedire che l’Assemblea regionale siciliana ratifichi questa inaccettabile scelta.

venerdì 23 dicembre 2011

la sidra restituisca il canone fognario indebitamente riscosso




Questa mattina, sotto la sede della Sidra, il circolo Città Futura ha tenuto una conferenza stampa sul problema della mancata restituzione ai cittadini catanesi di una tassa illegittimamente riscossa negli scorsi anni:
Dal  2006 al 2008 la società di servizio idrico - partecipata dal Comune di Catania - ha inserito in bolletta la voce “canone fognature e depurazione”, costringendo gli utenti a un forte aumento delle tariffe, per finanziare un servizio del quale peraltro circa l’80% delle abitazioni catanesi sono sprovviste.
Nel 2008 la sentenza n.335/2008 della Corte Costituzionale aveva dichiarato incostituzionale l’imposizione di questo canone agli utenti che non usufruissero di questo servizio. A seguito di questa sentenza, il circolo Città Futura, che fin dall’inizio aveva denunciato l’iniquità della riscossione di tale canone, si era subito attivato per permettere ai cittadini di chiedere alla Sidra il rimborso delle somme riscosse illegittimamente, consegnando moltissime richieste formali di rimborso agli uffici della società.
Ma nonostante la restituzione sia imposta anche da un provvedimento normativo del 2009, la Sidra, a differenza delle società di servizio idrico di altri comuni, non ha a tutt’oggi mai restituito nulla agli utenti.
Durante la conferenza stampa, Luca Cangemi, del coordinamento nazionale della federazione della Sinistra, ha rilevato le gravi responsabilità che la Sidra si è assunta perseverando nel suo comportamento illegittimo, ma anche di tutti coloro che sono coinvolti nella confusa gestione delle risorse idriche nel nostro territorio. Particolarmente gravi appaiono il silenzio e l’inerzia sulla questione dell’amministrazione comunale della città di Catania.
Il circolo Città Futura continuerà nell'impegno per la restituzione ai cittadini di quanto sottratto illecitamente, tanto più oggi, in una fase in cui i bilanci familiari devono far fronte alle pesanti conseguenze di una grave crisi economica e occupazionale.


giovedì 22 dicembre 2011

trenitalia vergogna! treni notturni soppressi e 800 licenziamenti!

da oltre 20 giorni tre lavoratori sono su una torre, al binario 21 della stazione centrale di Milano, per protestare contro la vergognosa decisione di trenitalia di sopprimere i treni notturni, i collegamenti diretti tra il Sud e il Nord, e di licenziare 800 lavoratori.
solidarietà con i ferrovieri in lotta!




manovra: quello che dicono è falso!


lunedì 19 dicembre 2011

scuola, il governo Monti in continuità con la Gelmini












Invece di parlare di concorsi Profumo ritiri i tagli della Gelmini e stabilizzi i precari

Dichiarazione di Luca Cangemi, del coordinamento nazionale della federazione della sinistra.

L’annuncio del ministro Profumo su prossimi concorsi nella scuola fa parte della campagna del governo Monti per cercare di distrarre l’opinione pubblica dalle terribili conseguenze delle sue scelte economiche.
E’, in particolare, semplicemente insultante parlare di procedure concorsuali senza dire una parola sul necessario risarcimento della scuola pubblica rispetto ai tagli della Gelmini che hanno falcidiato gli organici.  Gravissimo è poi che non si faccia nulla rispetto alla sorte di un grande numero di precari per i quali  una legge dello stato aveva sancito la stabilizzazione e che invece rischiano la definitiva espulsione dal sistema dell’istruzione.
Serve un radicale cambio di rotta rispetto alla politica berlusconiana e confidustriale che ha massacrato la scuola statale, tagliando lavoro diritti e democrazia . Profumo ha invece scelto la linea della continuità ,condita con massicce dosi di demagogia.  Da parte nostra confermiamo la scelta di opposizione al governo dei banchieri e delle università private.

domenica 18 dicembre 2011

domani corteo antirazzista in memoria di Modou Samb e Mor Diop

foto di Alberta Dionisi













lunedì 19 dicembre, manifestiamo insieme alla comunità senegalese di Catania, contro il razzismo, per ricordare Modou Samb e Mor Diop, uccisi a Firenze.
il corteo pacifico partirà alle ore 17.00 da via Etnea, davanti alla Villa Bellini.

mercoledì 14 dicembre 2011

venerdì 16 dicembre in piazza con i migranti, per il permesso di soggiorno e i diritti di cittadinanza

foto di Alberta Dionisi













 Contro la sanatoria truffa, continua a Catania la mobilitazione dei migranti

Dopo le mobilitazioni della fine dell’anno scorso i migranti, da tre settimane ogni venerdì, ritornano in piazza a Catania per rivendicare il loro diritto alla piena regolarizzazione ed al futuro. Nella nostra provincia risiedono circa 26.000 migranti ed oltre 3000 hanno richiesto nel settembre 2009 di regolarizzarsi come colf o badanti, non essendoci altra opportunità. Ciò ha costretto i lavoratori nell’agricoltura e nell’edilizia, i venditori ambulanti, a trasformarsi in badanti, vittime del mercato dei contratti in mano alla criminalità organizzata, che li ha derubati ed ingannati. Dopo oltre due anni sono centinaia le pratiche ancora inevase, ed ancor di più le pratiche definite negativamente con motivazioni pretestuose; solo a Catania (seconda città d’Italia per Indice di Permeabilità Mafiosa) si svolgono indagini di Polizia a tappeto per accertare qualsiasi cavillo utile al diniego; praticamente si infierisce soprattutto contro le vittime e solo marginalmente contro i carnefici. Dopo le riuscite manifestazioni scorse, riprendiamo la piattaforma delle precedenti mobilitazioni :

1) rilascio del permesso di soggiorno per chi ha partecipato alla “sanatoria truffa” ed estensione generalizzata della regolarizzazione a tutte le tipologie di contratto e di lavoro autonomo;
2) prolungamento del permesso di soggiorno per chi ha perso il lavoro e ritiro della circolare “Manganelli”;
3) rilascio del permesso di soggiorno per chi denuncia il datore di lavoro in nero;
4) la chiusura di tutti i centri di detenzione per migranti, compreso il megaCara di Mineo
5) riconoscimento del diritto di voto per chi vive in Italia da almeno 5 anni;
6) riconoscimento della cittadinanza per chi nasce o cresce in Italia

LAVORO, DIRITTI, LIBERTÀ, MAI PIÙ CLANDESTINI, MA CITTADINI !

All’interno della mobilitazione internazionale per la giornata di azione globale contro il razzismo e per i diritti dei migranti (che domenica 18/12 vedrà una manifestazione regionale di fronte al megaCara di Mineo)

Venerdì 16 dicembre:
alle ore 17 corteo (partenza di fronte alla villa Bellini)
alle ore 18 presidio in via Etnea di fronte alla Prefettura e delegazione
alle ore 20 assemblea interetnica in piazza Università

Coordinamento immigrati contro la sanatoria truffa, Rete Antirazzista Catanese, Rete catanese 15 ottobre

sabato 10 dicembre 2011

domenica 18 dicembre mercatino di natale anticrisi







DOMENICA 18 DICEMBRE 2011, dalle 17,30 alle 23,30, vi aspettiamo al circolo città futura per il MERCATINO DI NATALE ANTICRISI:

tante idee regalo a prezzi popolari, realizzate da piccoli produttori e artigiani locali:
accessori vintage e creazioni artigianali, saponi naturali, marmellate e confetture, liquori, e tanto altro...
tutto CRUELTY FREE!

durante il pomeriggio, il circolo città futura OFFRE A TUTT* IL TE' accompagnato da DOLCI E TORTE!

e per concludere la serata APERITIVO IbrideVoci con un ricco buffet a prezzi popolari!
un momento di socialità per costruire insieme un'alternativa alla crisi e al consumismo

domenica 18 dicembre gruppo di acquisto popolare




















domenica 18 dicembre, dalle 10,30 alle 13, in via Gargano, 37 (trav. piazza Iolanda - viale Libertà) Catania, GAP Città Futura.
il gruppo d'acquisto popolare si tiene la prima e la terza domenica di ogni mese, troverete gli ortaggi biologici della cooperativa Archiflora, a chilometro zero e a prezzi popolari, le confetture di Itinerari di gusto, pane, agrumi, vino, olio, formaggi, liquori, mandorle e tanto altro!!

inoltre, presso il gap, campagna di informazione e mobilitazione contro la manovra del governo Monti e raccolta firme per chiedere la riduzione della tarsu in base al reddito.

la manovra del governo Monti: lacrime, sangue e privatizzazioni






di Alberto Rotondo

Tra le norme del cosiddetto Decreto Salva Italia, la finanziaria lacrime e sangue del governo Monti, ce n’è una che, più di ogni altra, svela il forte impianto ideologico neoliberista dell’intera manovra: si tratta della norma che attribuisce all’autorità garante della concorrenza e del mercato, l’antitrust il cui presidente uscente Catricalà è diventato ministro per i Rapporti con il Parlamento, il potere di impugnare in giudizio qualsiasi atto delle pubbliche amministrazioni che attribuisca la gestione di un servizio pubblico ad un ente pubblico o ad una società a prevalente partecipazione pubblica.
La vittoria ai Referendum del 13 giugno ha mostrato come stesse crescendo nel paese un senso comune in grado di rovesciare i paradigmi teorici della globalizzazione neoliberista: il voto popolare ha affermato che esistono dei beni che, per loro natura, devono essere sottratti alla logica della mercificazione e del profitto. La mobilitazione che si è creata attorno alla difesa di questo principio va ben oltre la stessa portata dei quesiti referendari; con uno dei quesiti si è impedito che si procedesse ad una privatizzazione su larga scala e per tutti i territori, anche laddove i comuni e le autorità d’ambito avevano conservato in mano pubblica il servizio idrico.
Con la Finanziaria Monti si riprova a imporre le privatizzazioni, e questa volta alzando il tiro: se il famigerato Decreto Ronchi imponeva agli enti pubblici di cedere le proprie quote di partecipazione nelle società che gestivano il servizio idrico, da oggi sarà l’antitrust a farlo, annoverandolo di fatto nella categoria “mercato”, insieme ad altri servizi pubblici essenziali, come la gestione del ciclo dei rifiuti, il trasporto urbano, i servizi scolastici primari, gli asili nido, i servizi sanitari e assistenziali.
Bene ha fatto l’amministrazione del comune di Napoli, che ha pubblicizzato per intero il servizio, affidandone la gestione ad un ente pubblico, i cui criteri di amministrazione sono trasparenti e sottoposti ad un rigoroso controllo sociale, attraverso organi di gestione aperti alla partecipazione democratica.
La norma della manovra è congegnata in modo da bloccare ogni serio percorso di ri-pubblicizzazione dell’acqua e l’abrogazione dell’art. 23bis del Decreto Ronchi è soltanto una goccia nell’oceano: l’ordinamento giuridico italiano e i trattati di adesione all’Unione Europea sono segnati da un impianto neoliberista che favorisce le privatizzazioni. La dittatura della Banca Centrale Europea si avvale di dispositivi tecnologici potenti , le norme dei trattati, delle direttive e delle leggi che, negli ultimi trent’anni, hanno trasformato il volto e il ruolo delle pubbliche amministrazioni.
Alla politica ridotta a tecnica bisogna rispondere con la buona politica di chi, nei movimenti e nelle associazioni, nei comitati di lotta, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nelle organizzazioni sindacali, si sforza di costruire ogni giorno una modalità diversa di socializzazione e di azione. Una risposta corale e partecipata, che parta dai territori e si proponga come alternativa di società prima che di governo, che sappia aprire una vertenza generale e generalizzata sullo stato dei servizi pubblici essenziali e sulla costruzione di una nuova e maggiormente inclusiva cittadinanza sociale, che sappia agire una mobilitazione generale.

giovedì 8 dicembre 2011

da lunedì, settimana di mobilitazione contro la manovra e la crisi




da lunedì 12, giorno dello sciopero contro la manovra del governo Monti, fino a sabato 17, il circolo città futura promuove una settimana di informazione e mobilitazione contro la crisi: ogni giorno volantinaggi e porta a porta nei quartieri e nei mercati, ogni pomeriggio banchetti in via etnea, dalle 17 alle 20.
ai banchetti continua la raccolta firme per chiedere la riduzione della tarsu in base al reddito con la petizione popolare

lunedì 12 dicembre, sciopero contro la manovra e il governo delle banche


mercoledì 7 dicembre 2011

intervento di Luca Cangemi al congresso nazionale del PRC


















Oggi, come da molti giorni, in provincia di Messina molti compagni e molte compagne stanno spalando il fango dopo un evento catastrofico che nulla ha di naturale, ma è la cifra del disastro in cui le classi dirigenti hanno gettato il mezzogiorno del paese.
Noi siamo orgogliosi di quei compagni e di quelle compagne quando liberano dal fango le case, come siamo orgogliosi quando lavorano alla costruzione del Partito, come stanno facendo, realizzando congressi molto partecipati, e quando lavorano alla costruzione d’ipotesi politiche per le prossime elezioni amministrative, che saranno durissime in Sicilia, di fronte alla ristrutturazione in atto del potere politico-affaristico-mafioso. Intervento sociale, costruzione e radicamento del partito, costruzione di alleanze: sono questioni che spesso, in modo primitivo e sciocco sono state contrapposte ma che non possono essere contrapposte, devono stare insieme. Credo che uno degli elementi della relazione del compagno Ferrero che più dobbiamo sottolineare sia la costruzione di un filo comune tra le varie dimensioni del nostro agire, a maggior ragione di fronte alla situazione nuova, terribile ma anche ricca di potenzialità, che si è determinata con il governo Monti e con quello che esso rappresenta. Non ci servono, appunto, il primitivismo e la semplificazione, essi anzi sono ostacoli che dobbiamo superare, proprio per essere radicalmente e intelligentemente alternativi a questo governo. E’ un elemento decisivo di cultura politica che precipita direttamente nell’azione. Noi abbiamo bisogno di recuperare un tratto essenziale del movimento comunista e del marxismo: la cultura della realtà. Analisi dei rapporti di forza, articolazione tra tattica e strategia, intelligenza politica in ogni momento, senza abbassare la nostra capacità di proporre un orizzonte alternativo: se noi non assumiamo interamente queste esigenze, veniamo meno al nostro compito, che è un compito di grande responsabilità, pur poggiando su forze assai piccole.
Dentro questo ragionamento sta un pezzo del nostro lavoro che dobbiamo tematizzare in modo profondamente diverso da quanto abbiamo fatto finora: la questione della Federazione della Sinistra. E’ chiaro che c’è una difficoltà che dobbiamo analizzare, così com’è chiaro che dobbiamo fare un avanzamento e giocare quest’opportunità, oggi più difficile ma più necessaria rispetto al passato, con un altro spirito. Le stesse difficoltà di linea politica che pur si sono manifestate, possono essere affrontate se la FdS diventa altro da quello che è, se sostituiamo un ragionamento complessivo e un inizio di radicamento di questo soggetto a un consociativismo rissoso che non ci serve a nulla.
Per il partito e per la stessa federazione è necessaria un’operazione politica cui allude la sede del nostro congresso. Napoli non è solo la sede di un’importante esperienza amministrativa, Napoli è la capitale del Mezzogiorno. Il mezzogiorno deve diventare come nei momenti alti della storia dei comunisti in Italia, un elemento decisivo di una riflessione politica nazionale. Un elemento decisivo perché qui le contraddizioni sono più forti, perché qui può saltare il tentativo di ristrutturare gli equilibri tra le classi dominanti, perché qui siamo dentro un quadro mediterraneo che può essere l’epicentro di un arco di crisi che va dalla Libia all’Iran.E’ necessario, dunque, un grande investimento politico, culturale, teorico che possa ricollegarsi in modo intelligente e critico alla storia della sinistra meridionale. Storia ricca e travagliata, in cui si sono affrontate ipotesi diverse, in cui si sono confrontati spesso da un lato un’impostazione che collocava i problemi complessi del Sud in un quadro di classe e dall’altro un combinato di notabilato ed estremismo, che a volte riemerge anche oggi. Una storia che ha conseguito risultati politici significativi e ha lasciato anche materiali teorici importanti.
Voglio concludere, a questo proposito, ricordando una figura importante di quella storia: Pio La Torre. Molti conoscono la sua fine tragica, la sua morte vittima di quello che Enrico Berlinguer definì un atto di terrorismo politico-mafioso, riferibile, come altre vicende oscure di questo mezzogiorno a un contesto anche internazionale (erano gli anni della grande battaglia contro i missili a Comiso). Non tutti invece sanno degli anni giovanili trascorsi in carcere da Pio La Torre, prezzo pagato un’intera generazione di quadri politici e sindacali del mezzogiorno per la lotta per la terra. Quella generazione dovette affrontare la violenza delle classi dominanti, che il giorno prendeva le sembianze dei carabinieri e di notte quelle dei mafiosi. Riuscì a farlo con grande intelligenza e grande passione, con quel combinato disposto d’intelligenza politica e passione, che anche oggi deve essere la nostra cifra.

Luca Cangemi
Intervento all’VIII congresso del PRC (Napoli, 3 dicembre 2011)

mobilitiamoci contro l'iniqua manovra del governo Monti









Dichiarazione di Luca Cangemi, coordinamento nazionale Federazione della Sinistra

La manovra del governo Monti è profondamente ingiusta e aggrava i problemi che afferma di risolvere. Davanti al Sud, in particolare, ci sono prospettive drammatiche. Il problema principale sta nella premessa di un intervento che accetta senza discutere politiche europee disastrose, costruite sugli interessi dei grandi poteri finanziari, che hanno prodotto la crisi e non potranno che aggravarla
Per eseguire gli ordini della banca centrale europea, il governo si accanisce contro i settori sociali più deboli, continuando le scelte ingiuste del governo Berlusconi e provocando effetti pesantemente depressivi sull'intera economia.
Gli effetti saranno particolarmente pesanti nel Sud d'Italia: gli aumenti d'imposta avranno effetti devastanti sui territori più deboli, la distruzione delle garanzie previdenziali rischia di aumentare il disagio in larghi settori di anziani già penalizzati da servizi locali inadeguati, il prolungamento della vita lavorativa chiude ancora spazi occupazionali.
Particolarmente pesanti sul piano economico ed anche su quello della coesione civile saranno, inoltre, le conseguenze dei tagli, della stretta sulla casa e dell'ondata di privatizzazioni che è annunciata.
C'era un'alternativa chiara che non si è voluta perseguire perche' questo governo rappresenta gli interessi dominanti, italiani e stranieri. Sarebbe bastato incidere seriamente sui grandi patrimoni, colpire la speculazione finanziaria, tagliare le spese militari (solo con la rinuncia ai cacciabombardieri F35 si sarebbe coperta larga parte della manovra).
Nei prossimi giorni è quindi necessario sviluppare un grande movimento di lotta nel mezzogiorno, per cambiare radicalmente queste scelte disastrose.

sabato 3 dicembre 2011

dopo il rinvio a giudizio, voltare pagina allo IACP di Catania













Il direttore generale dello IACP,  sul cui operato da anni sono stati avanzati, da più parti, rilievi gravissimi, è stato rinviato a giudizio.
Mentre ci auguriamo che la giustizia compia il suo corso in modo rapido ed efficace, riteniamo che sia necessario un immediato intervento istituzionale, che interrompa una ormai intollerabile continuità di gestione. E’ un atto dovuto per elementari doveri di correttezza e trasparenza e, soprattutto, è un atto dovuto nei confronti delle migliaia di catanesi cui è negato il diritto alla casa.
Lo IACP, come denunciamo da molti anni, è stato trasformato in una macchina al servizio di piccoli e grandi potentati. E’ giunto il momento di voltare radicalmente pagina e di riportare gli apparati pubblici al servizio dei cittadini, in particolar modo quelli che vivono una situazione di grande disagio sociale.


giovedì 1 dicembre 2011

in ricordo di Christa Wolf: tra uccidere e morire c'è una terza via: vivere




























Non esiste una pace armata. La pace o e' disarmata o non e' pace - qualsiasi cosa uno pensi di dover difendere. Per due volte, in questo secolo, dalla "pace armata" e' nata la guerra, e ogni guerra e' stata piu' dura della precedente. Brecht disse esattamente la stessa cosa negli anni Cinquanta: se non ci armiamo avremo la pace. Se ci armiamo, avremo la guerra. Non vedo come si possa pensarla diversamente.
(da Premesse a Cassandra)

La letteratura perde oggi una delle sue protagoniste: all’età di 82 anni, nella sua abitazione berlinese, Christa Wolf è deceduta a termine di una lunga malattia.
La scrittrice della Germania dell’est lascia opere straordinarie come Cassandra e Il cielo diviso, e il ricordo del grande ruolo che ebbe negli avvenimenti che portarono alla caduta del Muro nel 1989, quando riuscì a convincere i suoi concittadini a non lasciare il paese, ma a lottare per l’unificazione.
Nata nel 1929 in Polonia, Christa Wolf si ribellò con forza e convinzione al nazismo, appoggiando il comunismo per tutto il resto della sua vita.
Finita la seconda guerra mondiale, laureata in germanistica all’università di Jena, negli anni ’50 affermava di credere nella missione politica della letteratura
Sposata con lo scrittore Gerhard Wolf, dal 1962 lavorò come critica letteraria presso la rivista dell’Unione degli Scrittori della DDR, Neue Deutsche Literatur.
Tra i suoi ultimi libri: Un giorno all’anno. 1960-2000, che raccoglie le pagine di diario scritte ogni 27 settembre per quarant’anni, esempio della sua grande capacità di analizzare il contesto storico politico ed i conflitti interiori dell’animo umano.

lunedì 28 novembre 2011

domenica 4 dicembre gruppo di acquisto popolare

in piazza con i migranti, per il permesso di soggiorno e i diritti di cittadinanza

foto di Alberta Dionisi










 Contro la sanatoria truffa rilanciamo la lotta per il permesso di soggiorno per tutti

Dopo le mobilitazioni della fine dell’anno scorso i migranti ritornano in piazza per rivendicare il loro diritto alla libera circolazione ed alla piena regolarizzazione. Nella nostra provincia risiedono circa 26.000 migranti ed oltre 3000 hanno richiesto nel settembre 2009 di regolarizzarsi come colf o badanti, non essendoci altra opportunità. Ciò ha costretto i lavoratori nell’agricoltura e nell’edilizia, i venditori ambulanti a trasformarsi in badanti, vittime del mercato dei contratti in mano alla criminalità organizzata, che li ha derubati ed ingannati. Dopo oltre 2 anni sono centinaia le pratiche ancora inevase, ed ancor di più le pratiche definite negativamente con motivazioni pretestuose. Praticamente si infierisce contro le vittime e marginalmente contro i carnefici. In preparazione della giornata globale di azione contro il razzismo il prossimo 18 dicembre riprendiamo la piattaforma delle precedenti mobilitazioni:

1) rilascio del permesso di soggiorno per chi ha partecipato alla “sanatoria truffa” ed estensione generalizzata della regolarizzazione a tutte le tipologie di contratto e di lavoro autonomo;

2) prolungamento del permesso di soggiorno per chi ha perso il lavoro e ritiro della circolare “Manganelli”;

3) rilascio del permesso di soggiorno per chi denuncia il datore di lavoro in nero;

4) la chiusura di tutti i centri di detenzione per migranti, compreso il megaCara di Mineo

5) riconoscimento del diritto di voto per chi vive in Italia da almeno 5 anni;

6) riconoscimento della cittadinanza per chi nasce o cresce in Italia

Basta con i governi antipopolari al servizio dei ricchi, che impoveriscono sempre più i lavoratori, condannandoci ad una vita precaria e che distruggono il futuro dei nostri figli!

LAVORO, DIRITTI, LIBERTA’ 

MAI PIU’ CLANDESTINI, MA CITTADINI !

LUNEDI’ 28 novembre assemblea interetnica
dalle 18 in piazza Stesicoro

Coordinamento immigrati contro la sanatoria truffa,
Rete Antirazzista Catanese,
Rete Catanese 15ottobre

sabato 26 novembre 2011

alluvione: la messa in sicurezza del territorio è l'unica grande opera pubblica da realizzare



































tutta la nostra solidarietà al popolo messinese e alle compagne e ai compagni che si stanno prodigando per spalare il fango con le brigate di solidarietà attiva.
la federazione di messina comunica i dati per la raccolta fondi:
IBAN IT 38 E 05018 04600 000000 140686 
intestazione da inserire nel bonifico e causale: raccolta fondi per alluvionati del messinese.

venerdì 25 novembre 2011

giornata internazionale contro la violenza alle donne


Tra il 1930 e il 1961 la Repubblica Dominicana ha vissuto sotto la dittatura di Rafael Leónidas Trujillo. La sua era una dittatura militare affermatasi con la forza e la prepotenza di orribili delitti che hanno procurato al popolo dominicano innumerevoli ferite e un’eredità di ignominia.
Le sorelle Mirabal sono tre delle persone che hanno lottato nel movimento segreto antitrujillista fino a perdere le loro vite, per strappare dalle grinfie del regime la libertà del paese.
Le quattro sorelle Mirabal Reyes: Aída Patria Mercedes: 27 febbraio 1924; Bélgica Adela: 1 marzo 1925; María Argentina Minerva: 12 marzo 1926; Antonia María Teresa: 15 octubre 1935
Nate e cresciute a Ojo de Agua, Salcedo, le sorelle Mirabal provenivano da una famiglia di questa provincia situata nella regione del Cibao, il cuore contadino del paese. Tre giovani istruite, cresciute con l’ideale del lavoro e della correttezza, si sono rese conto sin da giovani dell’ingiustizia che regnava nella loro società. Una alla volta, a cominciare da Minerva, le sorelle sono entrate nel movimento rivoluzionario 14 di Junio e hanno portato avanti la lotta. Il loro nome in codice era Mariposas (farfalle) e mai altro nome sarebbe stato così adatto: donne sorridenti e solari, coerenti con i loro principi e la loro necessità di giustizia e libertà.
Le ragazze sono state incarcerate, torturate e perseguitate a lungo dal dittatore. Molte anche le ripercussioni sulle loro famiglie. Le farfalle sono state uccise il 25 novembre del 1960 in un’imboscata, al ritorno dalla visita in una prigione del nord a due dei loro mariti; compagni di lotta oltre che di vita.
La quarta sorella, Bélgica meglio nota come Dedé, è ancora in vita e continua a testimoniare la vita delle sue care sorelle.
Nel 1998 le Nazioni Unite hanno dichiarato il 25 novembre “GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO VIOLENZA ALLE DONNE”, per ricordare le sorelle Mirabal e tutte le donne vittime di violenza.

giovedì 24 novembre 2011

chiediamo strade decenti per il quartiere di Barriera!

















Ormai da troppo tempo le strade di Barriera versano in condizioni di gravissimo degrado: buche che sembrano crateri, dislivelli, dossi, transenne e scavi adibiti a cassonetti dell’immondizia.
Il manto stradale di molte vie – che già non versava in buono stato, così come del resto in moltissime zone della città – a partire dal 2009 è stato ripetutamente sottoposto a scavi a causa dei lavori di metanizzazione. Lavori che, poco dopo il loro inizio, sono stati interrotti a causa del fallimento della ditta alla quale erano stati affidati; all’interruzione è seguito un “rattoppamento” del tutto inadeguato del manto stradale, che negli ultimi anni è stato ripetutamente danneggiato dalle pioggie e dalla noncuranza.
Pochi mesi fa i lavori sono formalmente ripresi, ma senza continuità, sempre con lunghi periodi di pausa durante i quali diverse strade vengono lasciate letteralmente sventrate, con buche molto estese, spesso utilizzate impropriamente come deposito dei rifiuti.
Gli scavi sono stati effettuati e mai ricoperti adeguatamente anche nei cortili interni di diversi conodomini, con il rischio che - a causa della noncuranza dell’amministrazione comunale - adesso i residenti debbano sobbarcarsi le spese necessarie per il ripristino del manto stradale delle loro aree comuni.
Queste condizioni delle strade determinano uno stato di degrado, pesanti disagi per i cittadini, una costante situazione di pericolo per chi attraversa il quartiere.
Il circolo Città Futura, che ha denunciato alla stampa questa vergognosa situazione, chiede all’amministrazione comunale, finora latitante, un immediato intervento che disciplini i lavori e riporti rapidamente le strade in condizioni accettabili. Per questo obiettivo invitiamo i cittadini alla mobilitazione.

alluvione nel messinese: solidarietà attiva!

















tutta la nostra solidarietà al popolo messinese e alle compagne e ai compagni che si stanno prodigando per spalare il fango con le brigate di solidarietà attiva.
la federazione di messina comunica i dati per la raccolta fondi:
IBAN IT 38 E 05018 04600 000000 140686 
intestazione da inserire nel bonifico e causale: raccolta fondi per alluvionati del messinese.


Il PRC di Messina esprime la più totale vicinanza e solidarietà al popolo messinese per le tragedie che stanno accadendo in queste terre a seguito dell’alluvione ed in particolare ai cittadini dei comuni più fortemente colpiti: Barcellona Pozzo di Gotto, Milazzo, Saponara, Villafranca Tirrena. Quanto è avvenuto è stato da noi denunciato in tempi non sospetti ma l’amministrazione e gli enti preposti non hanno preso provvedimenti all’altezza dei rischi.
Come partito siamo impegnati attivamente ad aiutare la popolazione colpita dall’alluvione ed al tempo stesso denunciamo la politica di incuria del territorio operata da questa classe politica che in questi territori martoriati ha ottenuto grandi consensi.Ci vuole un piano per la messa in sicurezza del territorio, investimenti per salvaguardare la vita e l’economia della nostra città, bisogna togliere i fondi alle spese inutili, come il ponte sullo stretto di Messina, e destinarli a tal fine.
Carmelo Ingegnere, Segretario PRC Messina

martedì 22 novembre 2011

venerdì 25 novembre manifestazione regionale NO Muos a Palermo







Il circolo Città Futura del PRC – FdS di Catania aderisce alla manifestazione che si terrà venerdì 25 novembre a Palermo contro l’assurdo progetto di costruzione del MUOS a Niscemi.
La lotta per la difesa dell’ambiente e del diritto alla salute degli abitanti di Niscemi e dei centri vicini, contro la militarizzazione che ha fatto della Sicilia un avamposto di guerra, è una parte importante della costruzione di un nuovo ruolo di pace e cooperazione per la nostra terra.

sabato 19 novembre 2011

oggi come ieri, non "baciamo il rospo" del governo tecnico
































Dal Manifesto di oggi ma anche del 14 gennaio 1995.
Rileggere Luigi Pintor per ricordarci che ieri come oggi "Non esiste il meno peggio"
«Baciare il rospo?» era il dilemma sul governo «tecnico» guidato da Lamberto Dini dopo la caduta del primo Berlusconi, agli inizi del ’95. Il vicedirettore dell’epoca Pierluigi Sullo ne ricorda la genesi, e ripubblichiamo l’editoriale di Luigi Pintor. Vi ricorda qualcosa?

"Ne più ne meno" di Pierluigi Sullo
Se si dovesse o meno "baciare il rospo" fu la domanda finale, e alquanto deprimente, di un anno fiammeggiante, per l'Italia e per il manifesto. In marzo, Berlusconi vinse per la prima volta le elezioni con i suoi compari fascisti e leghisti; pochi giorni prima era andato in edicola un giornale molto originale, formato tabloid, che si presentava con una copertina fatta di un titolo e di una immagine, e basta. Accompagnato, per altro, da una campagna pubblicitaria divenuta celebre: «La rivoluzione non russa».Le vicende del nuovo fenomeno della politica italiana e del quotidiano più sarcastico del momento si intrecciarono inevitabilmente. Per dirne una, fu il manifesto a iniziare la valanga che divenne, il 25 aprile, la straordinaria ed eroica (per via della pioggia torrenziale) manifestazione di Milano.
Solo alla fine dell'anno il Puzzone e il suo inesauribile antagonista separarono i loro destini. La Lega decise di fare il famoso "ribaltone" e fece cadere il governo. Noi salutammo l'evento con una copertina che rappresentava una targa stradale, di quelle intitolate e personaggi del passato: Via S. Berlusconi. Ce la ridevamo molto, facendo prime pagine così. E il giornale vendeva una media di 52 mila copie al giorno.
Quel che ci mise in difficoltà fu Dini. Il banchiere scelto per formare il nuovo governo non era precisamente la personificazione di quel che avevamo sperato. E quella sera eravamo in imbarazzo, noi tre che di solito la sera ci sedevamo nell'ufficio del caporedattore - con la partecipazione di chiunque volesse - per inventare la copertina del giorno dopo. I tre erano Luigi Pintor, direttore, Riccardo Barenghi, caporedattore, e il sottoscritto, vicedirettore. Ormai era tardi, bisognava tirar fuori qualche idea. Io dissi, abbacchiato: «Eh, qui dobbiamo chiederci se ingoiare il rospo». Luigi mi guardò fisso per un lungo momento: «No - disse - non ingoiare, ma baciare il rospo». Come nelle favole, voleva dire, quando il rospo baciato diventa un principe. La fisionomia di Dini, ci dicemmo con lo sguardo, aiutava. Riccardo chiamò il grafico, il giovane e geniale Vincenzo Scarpellini, ora purtroppo scomparso, e gli disse: «Vincè, trova un bel rospo da mettere in copertina». Ma Luigi aveva ancora un dettaglio: «Ci vuole il punto interrogativo». Lui era nemico dei punti di domanda (per non parlare degli esclamativi) nei titoli, ma in quel caso pensò di dover fare una eccezione. Perché Baciare il rospo era una resa, Baciare il rospo? invece rendeva bene l'angoscia e la sospensione in cui eravamo.
Quel titolo ebbe una grande fortuna, quasi quanto Non moriremo democristiani e un po' più del laconico Massacro con cui salutammo l'inizio della prima guerra del Golfo. Ancora oggi si dice "baciare il rospo?", di Dini non si ricorda più nessuno.

editoriale di Luigi Pintor del 14 gennaio 1995
Qualcosa è successo. Berlusconi e Fini hanno mollato, o almeno allentato, la presa. Il cavaliere esce fisicamente da Palazzo Chigi, anche se ci lascia dentro una sua creatura (e due miliardi di spese di restauro). La linea «o me o le elezioni», che non era contrattuale ma netta, è caduta. Non è neppur detto che ci saranno elezioni a breve, e comunque non sarà lui il gestore. Prendiamo e portiamo a casa.
Né più né meno che questo, però. Il governo che (probabilmente) nascerà resta pessimo. Non solo per la figura del suo presidente ma per la sua funzione. Un governo della destra economica concentrata, superconfindustriale. I mercati esulteranno, perché tutti saremo (più che mai) considerati merce.
Un governo inserito in un quadro politico oscuro e anche torbido (circolano assai strane notizie) aperto a qualsiasi sbocco. Togliamoci dalla testa che si apra una «tregua», o peggio una parodia di «unità nazionale». Se ci sarà una maggioranza dai fascisti ai progressisti, il distacco della politica dall'animo pubblico diventerà abissale.
Dire che Berlusconi e Fini hanno allentato la presa non significa che abbiano perso il manico del coltello. Un passo indietro e due avanti. Berlusconi lancia dagli schermi nuovi proclami liberatori. Forse il carro della destra sta semplicemente accrescendo il suo carico al centro. Forse, se finora avevamo un «nemico principale», oggi ne abbiamo più d'uno.
Eppure questa crisi è anche il frutto di un movimento popolare che non si è espresso a destra ma in senso democratico. Quando capiremo, a sinistra, che bisogna cambiare terreno di gioco, respirare e far respirare aria nuova, uscire con le proprie idee e una propria unità da un labirinto che ammette solo vie di uscite negative? Non esiste il meno peggio.

abbandono e dissesto stradale nel quartiere Barriera











Questa mattina il circolo Città Futura ha tenuto una conferenza stampa nel quartiere Barriera per denunciare le gravissime condizioni di dissesto del manto stradale.
Durante la conferenza stampa è stato spiegato come il manto stradale di molte vie – che già non versava in buono stato, così come del resto in moltissime zone del territorio catanese – a partire dal 2009 è stato ripetutamente sottoposto a scavi a causa dei lavori di metanizzazione. Lavori che, poco dopo il loro inizio, sono stati interrotti a causa del fallimento della ditta alla quale erano stati affidati; all’interruzione era seguito un “rattoppamento” del tutto inadeguato del manto stradale, che negli ultimi anni è stato ripetutamente danneggiato dalle pioggie e dalla noncuranza.
Pochi mesi fa i lavori sono fomalmente ripresi, ma senza continuità, sempre con lunghi periodi di pausa durante i quali diverse strade sono state lasciate letteralmente sventrate, con buche molto estese spesso utilizzate impropriamente come deposito dei rifiuti.
Queste gravi condizioni determinano non solo uno stato di degrado e disagi per gli abitanti del quartiere, ma anche una situazione di pericolo per i conducenti di mezzi stradali, in particolare dei mezzi a due ruote,
Su questa questione il circolo Città Futura ha annunciato l’avvio di una campagna di sensibilizzazione e protesta del quartiere nei confronti dell’amministrazione comunale.

lunedì 14 novembre 2011

contro la crisi, GAP città futura: domenica 20 novembre gruppo di acquisto popolare

















domenica 20 novembre, dalle 10,30 alle 13, in via Gargano, 37 (trav. piazza Iolanda - viale Libertà) Catania, GAP Città Futura.
 

quest'anno, il gruppo d'acquisto popolare si tiene la prima e la terza domenica di ogni mese, con tante novità, come gli ortaggi biologici della cooperativa Archiflora, a chilometro zero e a prezzi popolari, e le confetture di Itinerari di gusto... e, come sempre, pane, agrumi, vino, olio, formaggi, liquori, mandorle, miele e tanto altro!!

sabato 12 novembre 2011

elezioni subito!

Prima si va alle elezioni e meglio sarà per tutti

editoriale di Bruno Steri, da Liberazione di oggi

Repetita iuvant, così pensavano i nostri antenati latini. E noi - per andare al nocciolo della nostra opposizione alla prospettiva di un "governo di emergenza" guidato da Mario Monti - proviamo a ribadire quel che da tempo andiamo dicendo. Lo facciamo ricapitolando rapidamente le tappe della catastrofica gestione della crisi greca da parte dell'Unione Europea. Verso la fine del dicembre 2009, i declassamenti a catena decisi dalle agenzie di rating (inaugurati da Fitch) prefigurano per la prima volta la possibilità del fallimento (default) di uno Stato dell'Eurozona e inducono Bruxelles a intervenire (maggio 2010) con un piano di "aiuti" al Paese ellenico di 110 miliardi di euro in tre anni, in cambio di draconiane misure di austerity per 30 miliardi. Quello stesso mese, l'Ue attiva il cosiddetto Fondo salva-stati (Efsf) con una dotazione finanziaria di 250 miliardi di euro. Niente da fare. La Grecia sprofonda e il rischio-contagio aumenta. Nel 2010, il suo deficit rimane ben sopra il 10% di un Pil che continua a contrarsi. Non ci vuole molto a capire il perché: i tagli alla spesa pubblica falcidiano pensioni, stipendi pubblici, scuola, sanità. Si privatizza tutto quello che c'è da privatizzare, ma il differenziale (spread) tra i titoli greci e quelli tedeschi prosegue ad ampliarsi. Così, proseguono anche i declassamenti, giù fino alla categoria minima CCC. Per evitare il peggio, a luglio 2011 si decide un nuovo pacchetto di "aiuti" per 109 miliardi. Questa volta uno sforzo devono farlo anche i creditori privati, chiamati ad un taglio (haircut) dei loro crediti del 21%: non è considerato un default solo perché, bontà loro, i creditori aderiscono su base volontaria. Altri aiuti, nuova stretta sociale. Ma la musica non cambia, anzi si fa ancor più stridente. La crisi greca non accenna a placarsi: nel 2011 è prevista una contrazione dell'economia greca del 5,5% e un deficit sempre vicino al 10% del Pil. Per le banche creditrici si profilano perdite che vanno ben al di là del 21% e che arrivano al 50% e oltre (per la verità, patimenti attenuati dalla promessa di impegni finanziari finalizzati ad una loro ricapitalizzazione). Secondo la Banca dei Regolamenti Internazionali gli istituti più esposti, con titoli di stato greci in portafoglio, sono quelli francesi e tedeschi. Sono loro, in realtà, i veri destinatari degli "aiuti". Ricordiamo che l'Unione Europea ha affrontato la crisi, mobilitando tra il 2008 e il 2010 a sostegno degli istituti di credito 4.285 miliardi di euro, equivalenti al 36% del Pil dei 27 Paesi Ue, a fronte dell'assai meno consistente "sostegno" concesso (in cambio di "lacrime e sangue" sociali) ad un'economia greca che rappresenta appena il 2% dell'Eurozona, a parziale e insufficiente copertura del suo debito (che costituisce il 3% del debito totale)...

tarsu comune di catania: chiediamo trasparenza ed equità!






























Il circolo "città futura" promuove, a partire da oggi, una PETIZIONE POPOLARE per chiedere trasparenza sul regolamento TARSU del Comune di Catania, mai reso pubblico,  e per l’adozione di un regolamento che riconosca una riduzione delle tariffe vigenti ai cittadini economicamente disagiati.


Le tariffe TARSU del Comune di Catania, dal 2004 al 2011, hanno avuto incrementi superiori al 100%; al raddoppio delle tariffe non è corrisposto un miglioramento del servizio di raccolta e differenziazione dei rifiuti solidi urbani e, nonostante i proclami dell’amministrazione comunale, gli obiettivi fissati dall’Unione Europea per la riduzione dei rifiuti indifferenziati non saranno raggiunti, con la conseguenza di ulteriori rincari delle tariffe, per pagare le sanzioni dell’UE.
Le statistiche nazionali disponibili mostrano che i comuni con una percentuale di raccolta differenziata superiore al 60% sono anche quelli che applicano le più basse tariffe. A Catania, invece, agli aumenti e all’inefficienza del servizio si accompagna un’assenza assoluta di trasparenza nel procedimento amministrativo di imposizione fiscale: a differenza di tutti i maggiori comuni italiani, il Comune di Catania non ha mai reso pubblico il regolamento della TARSU! Non sono stabiliti meccanismi premiali per chi differenzia di più, non sono individuate le categorie che avrebbero diritto ad agevolazioni, esenzioni ed esclusioni, non vi sono interventi volti ad alleggerire il carico tributario per i cittadini che risentono maggiormente della pesantissima crisi economica che attraversa il nostro territorio.
Il Comune di Catania, con le finanze dissestate dal governo delle destre, ha utilizzato la TARSU come strumento vessatorio per coprire i buchi di bilancio causati da una politica clientelare e lontana dai bisogni delle donne e degli uomini di questa città. Il peso di questo fallimento non può essere scaricato sui cittadini meno abbienti, chiedere a chi ha perso il lavoro, a chi è precario o  disoccupato, a chi vive con la pensione minima, di pagare per i fallimenti delle loro politiche è non soltanto iniquo ma un vero delitto sociale. Per questo, chiediamo che il Comune di Catania renda pubblico immediatamente il regolamento TARSU e che, come già deliberato da molte amministrazioni comunali e vi inserisca un dispositivo premiale legato alla raccolta differenziata. Attraverso la petizione popolare, chiediamo che il Comune riconosca stabilmente una serie di agevolazioni per cittadini che si trovino, stabilmente o provvisoriamente, in disagiata condizione economica.

nei prossimi giorni banchetti per la raccolta delle firme!

FIRMA ANCHE TU per la seguente PROPOSTA DI REGOLAMENTO TARSU:

1) Il Comune di Catania riconosce una riduzione delle tariffe vigenti ai nuclei familiari che attraversano una particolare fase di disagio economico.
2) A tal fine vengono individuate tre fasce  di reddito calcolato ai fini ISEE, cui corrispondono percentuali di sgravio diverse, articolate come segue: prima fascia: euro 0 – 13.000 = 50% ; seconda fascia: euro 13.001 – 17.000 = 30% ; terza fascia: euro 17.001 – 24.000 = 20%. Per ottenere la riduzione si deve produrre il certificato ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) che dimostri un valore uguale od inferiore ad Euro 24.000. I cittadini che hanno già ricevuto gli avvisi di pagamento relativi all’anno 2011 a tariffa piena, potranno chiederne la rettifica producendo idonea certificazione. A partire dal 2012 gli avvisi di pagamento verranno rettificati a coerenza.
3) Per le situazioni di disagio economico, verificatesi o perduranti nell’anno 2011, dipendenti dalla crisi e/o carenza occupazionale riferita ad una delle condizioni di svantaggio lavorativo di seguito elencate: cassa integrazione a 0 ore per almeno 12 settimane (anche non continuative); perdita del lavoro da almeno 3 mesi nel 2011 e dichiarazione di immediata disponibilità presso i Centri per l’impiego; sospensione dal lavoro per almeno 90 giorni lavorativi (Legge 2/2009); iscrizione nelle liste di mobilità da almeno 3 mesi; viene concesso su istanza documentata, sempre sulla base dell’ISEE in corso di validità,  lo sgravio corrispondente alla fascia di sconto immediatamente superiore, fatto salvo il limite massimo del 50%.
4) I soggetti beneficiari della presente agevolazione dovranno comunque acquisire la dichiarazione ISEE redditi 2011 per consentire all’Amministrazione il controllo e l’eventuale conguaglio degli importi erogati.

giovedì 10 novembre 2011

architetture del desiderio: idee differenti per lo spazio pubblico urbano






















ARCHITETTURE DEL DESIDERIO, a cura di Bianca Bottero, Anna Di Salvo, Ida Faré, raccoglie gli scritti preparatori e il ricco dibattito svoltosi in occasione del convegno Microarchitetture del quotidiano. Sapere femminile e cura della città, Milano, marzo 2008.
Emerge dall’insieme un quadro vivissimo dei modi creativi con cui le donne si esprimono, per affermare la bellezza, la convivenza, la memoria delle loro città e dei conflitti che guidano in prima persona contro il malgoverno che, nell’Italia di oggi, devasta la qualità degli spazi pubblici urbani e quindi la ricchezza intrinseca della polis.

mercoledì 9 novembre 2011

difendiamo la scuola pubblica e i diritti degli insegnanti di laboratorio








Dichiarazione di Luca Cangemi, del coordinamento nazionale della federazione della sinistra.

Il governo Berlusconi morente ha compiuto un altro passo nella distruzione dell’istruzione pubblica e nell’attacco ai diritti dei lavoratori e alle lavoratrici della scuola. Nel disegno di legge di stabilità si prefigura, infatti, il passaggio dei docenti ITP (insegnanti tecnico pratici) soprannumerari nei ruoli di Assistente Tecnico. Così si colpisce una vasta platea d’insegnanti che sarebbero privati della funzione docente e si pongono le premesse per l’archiviazione della figura del docente di laboratorio come figura strategica, che deve connettere sapere ed esperienza, secondo un progetto didattico e culturale. Inoltre il passaggio di un grande numero di docenti di ruolo nell’organico del personale ATA sottrarrebbe un numero rilevante di posti di lavoro al personale tecnico, già duramente colpito dai provvedimenti di questi anni. Le conseguenze dal punto di vista didattico di quest’operazione sarebbero disastrose per l’intero sistema formativo pubblico. Un altro, pesante, colpo sarebbe sferrato, in particolare, all’istruzione tecnica e all’istruzione professionale nel paese e soprattutto nelle regioni meridionali. Gli istituti tecnici e professionali già vivono una situazione difficile, perché sono stati letteralmente massacrati dalla controriforma Gelmini, che ha tagliato selvaggiamente l’orario e gli organici, sconvolgendone il profilo didattico. Questo provvedimento con le sue conseguenze gravissime sulle attività di laboratorio, che rappresentano una dimensione essenziale per una scuola moderna, è un altro passo verso la fine nel nostro paese di un’istruzione tecnica decente. I riflessi negativi di una sua approvazione sulle prospettive produttive e tecnologiche del paese sarebbero evidenti. E’ necessaria dunque una mobilitazione immediata per contrastare questa scelta irresponsabile, difendere l’occupazione e i diritti dei docenti ITP e degli assistenti tecnici, salvaguardare il ruolo dell’istruzione statale.

no alla retrocessione degli insegnanti tecnici di laboratorio


camila vallejo: per lottare bisogna essere allegri












Da giugno è il simbolo del nuovo Cile. Il suo volto, incredibilmente fotogenico, è ormai il volto dei migliaia di giovani che da mesi protestano quasi tutte le settimane per le strade di Santiago, chiedendo una educazione gratuita per tutti.
La notorietà di Camila Vallejo ha superato i confini nazionali, diventando il protagonista di quel movimento che è stato definito degli indignados.
Ha 23 anni, si sta laureando in geografia, milita nel Partito comunista cileno ed è la portavoce della federazione degli universitari.
Parla al Fatto per la seconda volta, la sua è un’analisi di quanto accade in Cile (la prima intervista è uscita il 31 agosto scorso): “La nostra battaglia per l’istruzione è diventata una lotta per ottenere un Paese migliore, non siamo soli”.
La vostra protesta si è presto trasformata in una lotta più ampia per il cambiamento dell’intera società cilena, come è stato possibile?
L’attuale sistema educativo cileno considera l’educazione non un diritto ma un bene di consumo. Le famiglia devono investire molti soldi per far laureare i propri figli (da circa 30 mila fino a 60 mila dollari per le carriere più care). Pertanto l’accesso all’educazione è condizionato alla disponibilità economica.
Il Cile è stato il Paese in cui, con la dittatura di Pinochet, il neoliberalismo si è sviluppato più che in altri posti: che significa contrastare il neoliberalismo oggi?
Noi usciamo da un lungo periodo in cui il neoliberalismo ha dominato tutti i settori della società, trasformando quelli che sono beni e diritti sociali in ambiti del mercato e occasioni per il lucro, garantendo solo accumulazione di capitale da parte di pochi e non giustizia sociale. Questo è successo soprattutto per la sanità e per l’educazione. Oggi noi proponiamo l’inversione di questa tendenza. Recuperare e salvaguardare questi diritti, sottraendoli al dominio assoluto del mercato.
Il vostro movimento da studentesco è diventato in poco tempo la “testa” di un movimento sociale più ampio, come   ti spieghi questo successo?
Durante la dittatura, molte generazioni precedenti alla nostra hanno potuto solo sognarlo un cambiamento sociale profondo. Il terrore e la paura non permettevano nessuna azione collettiva. Adesso trovano nel nostro movimento un’occasione per manifestare serenamente. Credo che questo sia il motivo principale che ha trasformato una battaglia particolare come la nostra, per una università pubblica e gratuita, in una battaglia più ampia per una società giusta. E il movimento ha così raggiunto un livello di trasversalità sociale che, devo ammettere, sorprende anche noi.
In Italia una delle ultime manifestazioni è stata rovinata da numerosi atti di violenza da parte di frange estremiste, voi come fate fronte a questo genere di problemi?
Dal punto di vista pratico, abbiamo un servizio d’ordine. Ci sono due aspetti: i violenti servono a legittimare le azioni repressive da parte del governo e la criminalizzazione dei movimenti. Il secondo è che la violenza espressa da questi gruppi è in parte riconducibile a una violenza strutturale del sistema, lo dico non per giustificarla ma per comprenderla. I lumpen, i violenti, gli anarchici che distruggono sono il frutto di una società che non investe in educazione.
Sei ormai un’icona della nuova sinistra non solo cilena e la tua immagine è stata anche molto criticata della destra...
Una delle più classiche strategie per annichilire un movimento è ridurlo a un personaggio e criticarlo. Così stanno facendo i media cileni, che sono controllati dai poteri economici vicini al governo. Con le dovute differenze, è come quando si è parlato di castrismo, di chavismo, per screditare i movimenti cubani e venezuelani. Dicono che il Partito comunista mi strumentalizza per strumentalizzare il movimento. È più facile attaccare una persona che centinaia di migliaia.
Ed è più facile se sei donna...
Certamente. Mi sono resa conto solo con questa esperienza delle diseguaglianze reali a cui va incontro una donna che assume un incarico pubblico. Non sono mai stata una femminista. Anche perché spesso il femminismo è solo il polo opposto al maschilismo. Proprio perché sono donna vengono sempre messe in dubbio le reali capacità e vengono fatte insinuazioni del tipo: è arrivata lì perché è carina, oppure perché è un arrampicatrice e una opportunista, oppure perché sta insieme a quello a quell’altro. La solita codardia fascista.
Cosa significa per te essere comunista dopo la caduta del Muro di Berlino e il fallimento dei sistemi socialisti del Novecento?
Non siamo animali rari. Siamo persone normali. Non siamo stalinisti. Vuol dire fare politica cercando di realizzare maggiore sovranità popolare e proporre una politica fondata su una base sociale. E partire dalla difesa dei diritti umani, come stiamo facendo qui in Cile.
Chi sono i tuoi punti di riferimento politici?
Lenin, Gramsci Ma anche personaggi femminili come la cantante Violeta Parra o figure di donne comuniste che hanno combattuto duramente la dittatura di Pinochet. Sto pensando, per esempio, a Gladys Marin.
Quale sentimento ti ha portato a fare tutto questo? Rabbia, indignazione, o altro?
Indignazione, quando scopri i continui abusi e le ingiustizie. Però, ad essere sincera, il sentimento di cui ho più bisogno tutti i giorni, perché il movimento faccia un’azione collettiva efficace, è l’allegria. Il potere sta ben strutturato. È un lavoro ingrato, è una lotta difficile. Ci vuole una allegria che si nutre della gente ad animare il movimento.
Quindi gli indignados devono essere allegri?
Sì. Certo. Il cuore allegro e la mente fredda. Sembrerà una cosa ridicola, ma lottare insieme stabilisce una relazione di fraternità e si lotta meglio se si è allegri.

 
di Manuel Anselmi - Il Fatto Quotidiano 8 novembre 2011