giovedì 28 giugno 2012

queer veggie pride, la festa per tutt*, contro ogni discriminazione


































Domani, venerdì 29 giugno, avrà luogo a Catania una manifestazione destinata a lasciare comunque un segno: il Queer Veggie Pride, la prima festa dell'orgoglio gay, lesbo, trans e antispecista.
Si tratta di un'iniziativa con la quale, concretamente, si vuole dar vita a una commistione nella lotta per i diritti: quelli per le persone LGBTQ e quelli per gli animali.
Forse a molti potrebbe sembrare una bestemmia, un mischiare il sacro con il profano: questo perché sono ancora tanti quegli umani che nel nostro pianeta vedono delle gerarchie, delle scale di valori, secondo cui una vita vale meno di un'altra solo perché appartenente a un'altra specie.
Il Collettivo IbrideVoci e Catania Antispecista, giustamente, non la vedono così e hanno pensato di invitarmi a questa importante iniziativa affinché possa portare anch'io il mio contributo in ottica antispecista, al fine di scardinare le false convinzioni che ancora allignano in questa società umana e umanizzata, schiava del profitto e sempre pronta a distruggere chi è più debole, chi è diverso.
Sono stata invitata per parlare della mia attività di scrittrice , della mia esperienza umana (il percorso di transizione), e del fatto che tanti anni fa ho deciso di eliminare la violenza e la morte dalla mia dieta, diventando dapprima vegetariana e poi vegana: insomma, sembra ch'io calzi proprio a pennello…
Nella mia vita, tanti sono stati i momenti di riflessione in cui sono giunta ad equiparare l'incomprensione riservata, per esempio, agli animali tristemente denominati “da reddito” e quella riservata alle persone considerate diverse per le loro scelte di orientamento e di genere.
Ecco, l'iniziativa di Catania sembra proprio ideata per lasciarmi intendere concretamente che non sono l'unica a pormi certe questioni, che non sono l'unica a battermi contro tutte le discriminazioni e tutti i controsensi derivanti dal privare a priori qualcuno dei diritti che gli spettano (“limitandoci” ai contenuti del Queer Veggie Pride: quanti sono quegli aderenti al movimento antagonista o delle associazioni LGBTQ che organizzano pranzi benefit a base di pezzi di animali non umani sfruttati, torturati e uccisi? E quanti sono quegli animalisti e antispecisti che talvolta si sentono in dovere di pronunciare al megafono parole a favore della comunità LGBTQ, per poi venir meno ai loro propositi all'atto pratico?)
Ecco l'importanza di questo evento catanese: il tendere la mano a tutt*, e per davvero; unificare la battaglia per i diritti affinché questi siano veramente per tutt*, senza nemmeno distinzioni di specie.
Difatti, come posso sperare che la gente comprenda il mio percorso di transizione, la mia scelta di vita, se la stragrande maggioranza degli individui di questa società compra al supermercato pezzi di animali morti senza chiedersi minimamente da quanto dolore e quanto sangue siano stati preceduti? La formidabile risposta a questo fondamentale quesito nella lotta per i diritti arriverà dunque alla fine di questo mese da Catania: arriverà dal Queer Veggie Pride, iniziativa alla quale parteciperò con immenso amore, consapevole del fatto di trovarmi in un contesto che getterà le inevitabili (e sempre più necessarie) basi per un futuro senza violenze per nessuno.
Iniziative come il Queer Veggie Pride di Catania del prossimo 29 giugno sono la prova che il mondo reclama un cambiamento reale. Fondere in un solo evento la battaglia per i diritti umani e quella per i diritti animali significa volgere lo sguardo al futuro, far propria per davvero l'etica antispecista. Più avanti si andrà, meno saranno quegli aderenti al movimento antagonista che cercheranno riparo dietro il medievale "Tanto sono solo bestie", e l'ondata di coscienza si estenderà piano piano alla società intera, se mai il pianeta vorrà salvarsi, se mai l'essere umano vorrà avere un futuro. Ci vorranno ancora generazioni, sicuro, e certi pensieri espressi ai nostri giorni hanno inevitabilmente il carattere dell'utopia. Ma il Queer Veggie Pride di Catania non è un'utopia: è un'arma per sbaragliare i condizionamenti culturali e i pregiudizi.

BARBARA X, straordinaria ospite del queer veggie pride


mercoledì 20 giugno 2012

#save 194: il diritto alla salute e all'autodeterminazione delle donne non si tocca













La legge 194/78 non si tocca.
Il diritto alla salute delle donne non si tocca.
Quello che segue è un post che compare su diversi blog a partire da Lipperatura e Femminismo a sud.
Sembra, ogni volta, di dover ricominciare da capo. Facciamolo, allora, e partiamo da una domanda. Questa: “tutte le donne italiane possono liberamente decidere di diventare madri?”. La risposta è no.
Non possono farlo, non liberamente, e non nelle condizioni ottimali, le donne che ricorrono alla fecondazione artificiale, drammaticamente limitata dalla legge 40.
Non possono farlo le donne che scelgono, o si trovano costrette a scegliere, di non essere madri: nonostante questo diritto venga loro garantito da una legge dello Stato, la 194.
Quella legge è, con crescente protervia, posta sotto accusa dai movimenti pro life, che hanno più volte preannunciato (anche durante l’ultima marcia per la vita), di volerla sottoporre (di nuovo) a referendum.
L’articolo 4 di quella legge sarà all’esame della Corte Costituzionale – il prossimo 20 giugno – che dovrà esaminarne la legittimità, in quanto violerebbe ” gli articoli 2, (diritti inviolabili dell’uomo), 32 I Comma (tutela della salute) e rappresenta una possibile lesione del diritto alla vita dell’embrione, in quanto uomo in fieri”.
Inoltre,  quella legge è svuotata dal suo interno da anni. Secondo il Ministero della Salute sono obiettori sette medici su dieci (per inciso, i cattolici praticanti in Italia, secondo i dati Eurispes 2006, sono il 36,8%): in pratica, si è passati dal 58,7 per cento del 2005 al 70,7 per cento del 2009 per quanto riguarda i ginecologi, per gli anestesisti dal 45,7 per cento al 51,7 per cento e per il personale non medico dal 38,6 per cento al 44,4 per cento. Secondo la Laiga, l’associazione che riunisce i ginecologi a difesa della 194, i “no” dei medici arriverebbero quasi al 90% del totale, specie se ci si riferisce agli aborti dopo la dodicesima settimana. Nei sette ospedali romani che eseguono aborti terapeutici, i medici disponibili sono due; tre (su 60) al Secondo Policlinico di Napoli. Al Sud ci sono ospedali totalmente “obiettanti”. In altre zone la percentuale di chi rifiuta di interrompere la gravidanza sfiora l’80 per cento, come in Molise, Campania, Sicilia, Bolzano. Siamo sopra l’85% in Basilicata. Da un’inchiesta dell’Espresso di fine 2011, risulta che i 1.655, non obiettori hanno effettuato nel solo 2009, con le loro scarse forze, 118.579 interruzioni di gravidanza, con il risultato che più del 40% delle donne aspetta dalle due settimane a un mese per accedere all’intervento, e non è raro che si torni all’estero, alla clinica privata (o, per le immigrate soprattutto, alle mammane). Oppure, al mercato nero delle pillole abortive.
Dunque, è importante agire. Vediamo come.
Intanto, queste sono alcune delle iniziative che sono state prese:
1) Lo scorso 8 giugno, Aied e associazione Luca Coscioni hanno inviato a tutti i Presidenti e assessori alla sanità delle Regioni un documento sulle soluzioni da adottare per garantire la piena efficienza del servizio pubblico di IVG come previsto dalla legge. “Siamo altresì pronti a monitorare con attenzione l’applicazione corretta della legge e, se necessario, a denunciare per interruzione di pubblico servizio chi non ottempera a quanto prevede la legge”, hanno detto.
Le proposte sono:
Creazione di un albo pubblico dei medici obiettori di coscienza;
Elaborazione di una legge quadro che definisca e regolamenti l’obiezione di coscienza;
Concorsi pubblici riservati a medici non obiettori per la gestione dei servizi di IVG;
Utilizzo dei medici “gettonati” per sopperire urgentemente alle carenze dei medici non obiettori;
Deroga al blocco dei turnover nelle Regioni dove i servizi di IVG sono scoperti.
2) La scorsa settimana ha preso il via la campagna contro l’obiezione della Consulta di Bioetica Onlus: qui trovate le informazioni e qui il video.
Diffondere queste informazioni è un primo passo. Ce ne possono essere altri. Fra quelli a cui, discutendo insieme, abbiamo pensato, ci sono:
1) Raccogliere testimonianze. Regione per regione, città per città, ospedale per ospedale, segnalateci gli ostacoli nell’accesso all’IVG e alla contraccezione d’emergenza. Potete farlo anche in forma anonima, nei commenti al blog. Ma è importante: perché solo creando una mappa dello svuotamento della legge è possibile informare su quanto sta avvenendo ed eventualmente pensare ad azioni anche legali.
2) Tenere alta l’attenzione in prossimità del 20 giugno. Lanciate su Twitter l’hashtag #save194, fin da ora.
L’intenzione di questo post è quella di informare. Non è che il primo passo: perché la libertà di scelta continui a essere tale, per tutte le donne.

giovedì 14 giugno 2012

l'elefante e la metropoli, giovedì 21 presentazione a Catania: recensione di Pina la Villa

“L’elefante nero di pietra vulcanica che, dal centro della città, osserva, immobile, ogni movimento, incontra lo sguardo di un volto d’elefante, adornato di fiori, dolcemente cullato su una portantina da una comunità di fedeli che lo accompagna cantando fino alla riva sabbiosa del mare. [... ]Per tre giorni, una grande sala del sindacato dei lavoratori si è trasformata in tempio: sotto una colorata immagine di Ganesha, appesa alla parete, appare per metà, da una vecchia grande foto, il volto di Antonio Gramsci [...] Nello stesso spazio «politico» si intrecciano culture «resistenti», che non si lasciano egemonizzare dal dominio di una modernità colonizzatrice e capitalista.”
Inizia con questa suggestiva immagine il saggio di Luca Cangemi L’elefante e la metropoli. L’India tra storia e globalizzazione, appena pubblicato dalla casa editrice Dedalo.
L’elefante nero di pietra vulcanica è quello che sta al centro di Piazza Duomo, a Catania; l’altro è il volto di Ganesha, il dio dalla testa d’elefante, protagonista di uno dei miti raccontati nel libro e attinti dalle profondità della cultura vedica raccolta nelle Upanisad.
“Un giorno, Parvati voleva fare il bagno e creò, dalla farina di grano con cui si cospargeva il corpo, il giovane Ganesha; poi lo pose di guardia all’entrata del bagno, chiedendogli di non far avvicinare nessuno. Quando si avvicinò uno sconosciuto, il giovane lo respinse, ma a voler entrare era Shiva, compagno di Parvati, che non sapeva della nascita del ragazzo e che, infuriato, lottò con lui fino a tagliargli la testa con il tridente. La madre era addolorata e Shiva, disperato per aver ucciso il figlio, vagava in cerca di una soluzione, quando vide un’altra madre addolorata che piangeva il proprio figlio: erano elefanti. Dalla testa dell’elefantino e dal corpo del giovane morto, rinasce Ganesha”.
Cosa lega la piazza e l’elefante simbolo di Catania al mito di Ganesha?
Li lega il nome, evocato dalla “vecchia grande foto”, di Antonio Gramsci, che ha un posto centrale nella formazione dell’autore del saggio, ma anche, come vedremo, nella recente storia della cultura indiana.
La ricerca che questo libro propone ha per oggetto l’India, un mondo, una cultura e una storia diversi, altri rispetto al mondo, alla cultura e alla storia in cui noi siamo immersi.
E’ una prospettiva che nel libro non viene mai dimenticata, è la prospettiva di chi è consapevole della distanza e della ricchezza che questa distanza rappresenta nel confronto con l’altro da noi.
L’alterità è la condizione per conoscere. Perché è dalla curiosità, dalla passione per le vicende degli uomini che nasce la voglia di viaggiare nello spazio e nel tempo, di raccogliere e raccontare storie (Ganesha è una “straordinaria rappresentazione dell’ibridità e dell’alterità”).
E’ l’India di oggi, l’India dei call center e di Bollywood, ma anche quella di Vandana Shiva, un mondo lontano, certo, ma sempre più implicato con la storia che stiamo vivendo.
Parlare dell’India fra storia e globalizzazione in Italia e in questo momento significa cercare di mettere a punto gli strumenti teorici e pratici per individuare oggi, nel cuore della contemporaneità, “resistenze e alternative” al pensiero omologante del capitalismo nella sua versione globalizzata.
Il nome di Antonio Gramsci mette insieme la passione politica del cambiamento e la ricerca degli strumenti teorici più efficaci per attuarlo.
Si tratta infatti di un Gramsci passato attraverso lo strutturalismo, il post-strutturalismo e il decostruzionismo di Roland Barthes, Michel Foucault e Jacques Derrida, ma anche attraverso il femminismo e gli studi di genere, per approdare ai Subaltern studies, un progetto storiografico, intrinsecamente politico, nato in India alla fine degli anni settanta, da un gruppo di storici riuniti nel collettivo di Delhi (Ranajit Guha, Partha Chatterjee, Dipesh Chakrabarty, Guyatri C. Spivak), che trovano appunto in Gramsci e negli studi sull’orientalismo di Edward Said i loro punti di riferimento principali.
Al centro di questi studi è il concetto di “subalterno”, che comprende, quali soggetti della trasformazione, tutti coloro che vivono ai “margini” della storia.
Gli studi della subalternità sono diventati in questi anni anche in Italia un progetto interdisciplinare e interculturale (che comprende altre discipline come il post-colonialismo, i cultural studies, la critica all’orientalismo, gli studi sulle evoluzioni del marxismo nell’ultimo trentennio, la critica politica all’elitismo e la sociologia della rappresentazione) di cui “L’elefante e la metropoli” costituisce una testimonianza e sarà sicuramente un passaggio obbligato.
La sfida del libro di Luca Cangemi è infatti quella di dar conto di una realtà complessa come quella dell’India, sperimentando nel frattempo sul campo gli strumenti messi a punto in questi settori.
Il risultato è un affresco particolarmente vivace di una società ricca di storia e in piena trasformazione, in cui passato e presente non smettono di dialogare (come dimostra la documentata analisi dei film prodotti in India). E in questo dialogo sta la speranza di trovare strade diverse da quelle segnate dalle attuali forme della globalizzazione.
Un risultato reso possibile da una ricerca ampia e documentata, che non perde mai di vista, malgrado la mole delle fonti e della bibliografia utilizzata, l’obiettivo: dar conto di ciò che accade nelle situazioni concrete, reali della vita delle persone, fatte anche di simboli, di immagini e di riti.
Si tratti della realtà dei call center (Cartoline da Bollywood), delle lotte anticoloniali dei contadini (Narrazioni oltre il tempo della storia: i subalterni tra poesia e lotta, degli storici che hanno accolto Gramsci in India (Namaste Gramsci!), di Shiva/Shakti e della differenza di genere (Immagini differenti), l’analisi riesce a fondere i diversi approcci e i diversi strumenti metodologici utilizzati: l’uso di fonti spesso trascurate (i testi della religione vedica ma anche i film indiani prodotti e distribuiti ormai in tutto il mondo); i dati e le letture dell’attuale situazione politica ed economica; la storia, in particolare dell’India coloniale, ricostruita da storici come Ranajit Guha e Edward Said; i nodi teorici e le difficoltà della ricerca e del racconto storico.
Centrale resta, in ogni aspetto della trattazione, il ricorso alle fonti delle antiche narrazioni: la realtà contemporanea dell’India non può essere compresa se non si conosce quel patrimonio di storie - nel libro ampiamente ri-raccontate e utilizzate - di cui è fatta la sua cultura millenaria che è contenuta in particolare nelle Upanisad e nel Mahabharata.
Uno degli aspetti più interessanti della ricerca di Luca Cangemi è proprio il modo in cui utilizza, intrecciandole con altre fonti e altri studi, i miti e delle antiche narrazioni, nella consapevolezza che essi costituiscono l’immaginario collettivo, il senso comune, la cultura popolare, la risorsa di creatività a cui gli indiani attingono.
Divise in Sruti (rivelazione, significato letterale: ciò che è stato udito), conoscenza sacra trasmessa oralmente nei secoli,di cui fanno parte le Upanisad), e Smrti (tradizione, significato letterale: ciò che si ricorda, di cui fa parte il poema epico Mahabharata), a questi racconti il libro fa ricorso per comprendere e far conoscere meglio le realtà che descrive. Ma anche per trovare e suggerire un possibile percorso di contaminazione.
"Il tempo che viviamo, lo spazio che attraversiamo, sono profondamente segnati da linee di frattura da cui emerge un bisogno di nuove visioni e nuove ispirazioni, in grado di ricostruire legami e solidarietà, di riattivare lo spazio sociale e culturale della creazione del senso”.

Pina La Villa - Girodivite

sabato 9 giugno 2012

IbrideVoci presenta: Queer Veggie Pride, venerdì 29 giugno a Catania





























Venerdì 29 giugno 2012 si svolgerà a Catania il QUEER VEGGIE PRIDE, la prima festa dell’orgoglio gay/lesbo/trans antispecista, un evento unico, che crediamo e auspichiamo possa essere il primo di una serie di appuntamenti in molte altre città, e che realizziamo insieme alle compagne e ai compagni di Catania antispecista.
Abbiamo pensato questa iniziativa a partire da noi, dalla nostra fondamentale prospettiva antispecista e dalla politicità della nostra scelta di orientamento sessuale, per invitare tante altre soggettività a confrontarsi ibridamente su questi temi.
L'occasione dei Pride costituisce per il movimento lgbtq un momento determinante di confronto politico e di lotta contro ogni discriminazione, di genere, di orientamento sessuale, di razza, di diversabilità… oggi IbrideVoci propone di riaprire il confronto su questi temi, a partire dalla scelta politica antispecista, che ci caratterizza; poiché siamo consapevoli di come “il sistema capitalistico abbia portato la reificazione alle conseguenze estreme della mercificazione dei viventi” come scrive Annamaria Rivera, riteniamo fondamentale “costruire nuove pratiche che mettano radicalmente in discussione tutte le forme di violenza e sfruttamento, poiché su di esse si fondano le perverse logiche di dominio del capitale“ (manifesto politico del collettivo lgbtq IbrideVoci).
“Alla violenza della parola e delle pratiche dominanti vogliamo opporre l’alterità delle nostre soggettività desideranti e l’irriducibilità dei nostri corpi, contro le logiche perverse di un capitalismo che trasforma ogni corpo in merce, come accade a centinaia di donne e uomini migranti, deportati e privati di ogni dignità umana, e come accade con i corpi degli animali non umani, sfruttati, deanimalizzati e reificati, trasformati dal mercato globale in prodotto di consumo senza identità“ (manifesto politico del collettivo lgbtq IbrideVoci).
Essere gay, lesbiche, trans non significa soltanto lottare per il riconoscimento di diritti formali, ma praticare relazioni di amore e desiderio, transiti di pacifica ribellione verso un futuro di accoglienza ed armonia tra tutte le specie viventi.

VENERDÌ 29 GIUGNO - dalle ore 19,30
cortile camera del lavoro - via crociferi - catania

QUEER VEGGIE PRIDE: la prima festa dell'orgoglio gay/lesbo/trans antispecista

con la straordinaria presenza di
BARBARA X
e i suoi AGHENSTBUCS
letteratura veramente libera e antagonista, autoprodotta e autogestita

una serata orgogliosamente queer e veggie con:
Yoga free class con la Maestra Ina Asero
osteria vegan, trendy shop, musica live, performance, djset e tanto altro…

VAI AL PROGRAMMA DELL'INIZIATIVA

giovedì 7 giugno 2012

contro la mafia, solidarietà alla cooperativa "Beppe Montana Libera Terra"

















Il circolo Città Futura esprime la più grande solidarietà alla cooperativa "Beppe Montana Libera Terra" che vede colpito un lavoro lungo ed eccezionale di valorizzazione di un terreno confiscato. E' necessaria una grande mobilitazione collettiva per presidiare l'uso sociale dei beni sottratti alle organizzazioni mafiose. E' questo, infatti, uno dei fronti più importanti nella lotta alla mafia tanto dal punto di vista materiale quanto da quello culturale. L'esperienza della cooperativa Beppe Montana che ha rappresentato in questi anni un punto di riferimento fondamentale deve continuare e continuerà, ogni forza politica, sociale e culturale che si batte per un futuro diverso deve sentirsi impegnata in prima persona nel rilancio e nello sviluppo di questa indispensabile presenza nel nostro territorio.



l'elefante e la metropoli: movimenti e lotte in India, tra storia e globalizzazione


Luca Cangemi
L'ELEFANTE E LA METROPOLI
L'India tra storia e globalizzazione
edizioni dedalo

Sotto una colorata immagine del dio Ganesha, appesa alla parete, traspare una foto di Gramsci, in una sala del sindacato dei lavoratori, trasformata momentaneamente in tempio; nello stesso spazio "politico" si intrecciano culture "resistenti", che non si lasciano egemonizzare dal dominio di una modernità colonizzatrice e capitalista. Trasformazioni epocali, insieme ai grandi flussi migratori, hanno portato i margini al centro; tracce dissonanti che mettono in discussione il pensiero unico occidentale e sfuggono a quel "dominio senza egemonia" che ha caratterizzato tanto il potere coloniale dell'impero britannico sull'India, quanto le forme contemporanee di "colonizzazione". L'India è paradigmatica per storia e tradizione, per forme originali della contemporaneità, per grandi elaborazioni teoriche e culturali; Cultural, Subaltern e Postcolonial Studies offrono la possibilità di incrociare una pluralità di saperi, rileggendo il passato e le contraddizioni del presente con uno sguardo "altro", percorrendo il filo che tiene insieme l'antica narrazione vedica e i film di Bollywood, le rivolte contadine contro il potere coloniale e le proteste contro la precarietà globale. Seguire le tracce, nel passato e nel presente, della presa di parola dei subalterni, apre ad una visione "altra" della storia di un popolo che è stato considerato "senza storia" e semina nella contemporaneità la possibilità di costruire soggettività e percorsi politici e sociali alternativi.

domenica 3 giugno 2012

viabilità pericolosa in corso Indipendenza, chiediamo un intervento urgente per l'incolumità dei cittadini





Il circolo Città Futura ha tenuto una conferenza per denunciare la grave situazione di insicurezza della viabilità pedonale nel quartiere San Berillo Nuovo.
Da circa un anno, in seguito alla costruzione del nuovo imbocco della tangenziale, il Corso Indipendenza sia diventato un’arteria molto trafficata, caratterizzata dal passaggio di veicoli ad alta velocità provenienti non solo dal resto del territorio cittadino, ma anche dai comuni limitrofi.
Questo cambiamento radicale del traffico veicolare non è stato accompagnato da adeguati interventi per salvaguardare la sicurezza dei pedoni. Ciò è particolarmente grave in un quartiere ad alta densità di popolazione, soprattutto anziana, e nelle vicinanze di una scuola elementare e media nonché di diversi supermercati, e in una via il cui transito era già reso pericoloso dal manto stradale dissestato.
Una rappresentanza di abitanti della zona ha mostrato ai giornalisti un pericolosissimo incrocio a pochi metri dall’imbocco della tangenziale, sprovvisto di semaforo, in cui negli ultimi mesi si sono verificati numerosi investimenti di pedoni, alcuni dei quali mortali.
Per questa ragione il circolo Città Futura chiede che l'amministrazione comunale intervenga immediatamente per mettere fine a questa gravissima situazione di pericolo, innanzitutto installando un semaforo pedonale nell’incrocio attiguo all’imbocco della tangenziale, facendo finalmente seguito alle numerose e finora inascoltate richieste degli abitanti del quartiere.

sabato 2 giugno 2012

"se lo voti non ti voto", campagna contro le modifiche all'art.18






















Malgrado i temi quotidiani distraggono rispetto al disegno di legge sul lavoro, i lavoratori non hanno dimenticato l'attacco che viene portato avanti con la riforma in discussione al senato in questi giorni.
Nelle settimane scorse  da Catania è nata la campagna "se tu lo voti io non ti voto" tesa a sensibilizzare i parlamentari a non votare le modifiche all'art.18 dello statuto dei lavoratori.
Puoi aiutarci anche tu inviando tu stesso e i tuoi amici la comunicazione sotto riportata, facendola girare su facebook, twitter, ecc ...
NON VOTARE PIU' CHI VOTA LA MODIFICA ALL'ART.18 E I PARTITI CHE SPONSORIZZANO TALE MODIFICA.

Michele Pistone
(RSU FIOM STM)

Egr. mio rappresentante al Parlamento,

l'art. 18 dello statuto dei lavoratori rappresenta una tutela irrinunciabile se non vogliamo far tornare indietro di 40 anni la democrazia di questo paese.
Senza l'esistenza di questa norma di civiltà, così come definita dalla legge 300 del 1970, da domani nessun lavoratore e nessuna lavoratrice potrà far valere molti diritti sanciti dalla legge perchè sarà sempre sotto la minaccia di perdere il proprio posto di lavoro. La riforma che dovrebbe combattere la precarietà ci renderà tutti precari e ci umilierà dentro e fuori i luoghi di lavoro.
Però noi cittadini abbiamo ancora, se non volete toglierci anche questo, il potere del voto.
E allora se anche tu sarai artefice della modifica in peggio di tale articolo, in qualunque maniera, attraverso il voto della modifica del singolo articolo o attraverso il voto di fiducia al governo,  mai più metteremo su una lista elettorale una X sul tuo nome. E se dovessero esserci liste bloccate mai mettereremo una X su una lista dove c'è il tuo nome. E se dovessero esserci delle coalizioni con premi di maggioranza mai metteremo una X su una coalizione che contenga il tuo nome.
Anche se nella stessa lista o coalizione dovessero esserci parlamentari che hanno scelto in maniera discordante; anche se questo dovesse voler dire votare scheda bianca o non andare a votare, non
Ti/Vi appoggeremo più.
Modificare l’art.18 (così come definito dalla legge 300 del 20 maggio 1970) significa avallare l’ingiustizia peggiorando indirettamente le condizioni di vita, di lavoro ed economiche dei lavoratori italiani.
Ti chiediamo di non mortificare ancor più la gente che rappresenti e quindi invitiamo te e il gruppo parlamentare a cui fai riferimento a contrastare in tutti i modi la modifica dell’articolo 18, anche
abrogando l’art.14 del ddl sul lavoro all’esame del parlamento in questi giorni.


elenco indirizzi mail deputati e senatori

venerdì 1 giugno 2012

acqua avvelenata nelle basi usa di Sigonella e Niscemi















dichiarazione di Luca Cangemi, del coordinamento nazionale della Federazione della Sinistra

Il giornalista Antonio Mazzeo riprendendo fonti ufficiali delle forze armate americane ha lanciato un grave allarme circa il fatto che l’acqua della base di Sigonella e dell’installazione di telecomunicazioni di Niscemi è stata contaminata dal bromato e al personale militare, è stato ordinato di non bere più dai rubinetti.
Origine della presenza della sostanza, che può avere gravissimi effetti sulla salute umana, sarebbero le procedure adottate dagli stessi apparati militari statunitensi per la disinfezione delle acque.
Questa inquietante notizia rilancia la preoccupazione sul devastante impatto ambientale delle basi americane nell’isola. In particolare già in passato era stato denunciato che la base di Sigonella sia una vera e propria idrovora che monopolizza una parte consistente delle risorse idriche del territorio.
Ci chiediamo quali sono le informazioni che sull’avvelenamento delle acque nelle basi americane hanno le autorità statali del nostro paese e gli enti locali delle provincie di Catania, Siracusa, Caltanissetta e quali sono le misure messe in atto per prevenire che i cittadini italiani che vivono sul vasto territorio interessato alla presenza delle basi possano essere danneggiati da questo ennesimo comportamento irresponsabile delle forze armate degli Stati Uniti?