domenica 29 luglio 2012

la svolta autoritaria e i fiori della rivolta








 intervento di Alberto Rotondo

L’iniziativa dell’Osservatorio per i diritti civili di Catania, illustrata il 26 luglio al circolo città futura dall’avvocato Goffredo D’Antona che in questi giorni sta raccogliendo l’adesione indignata di migliaia di donne e uomini in tutta Italia, ha il grande merito di porre all’attenzione dell’opinione pubblica una questione importantissima. In questi giorni sarà inviata una lettera a Monti, perché revochi la fiducia a De Gennaro, potente capo della polizia e responsabile dell’infame gestione dell’ordine pubblico nei giorni di Genova. De Gennaro, sottosegretario al ministero dell’interno con una delega inquietante ai servizi segreti, ha solidarizzato con gli alti vertici della polizia che, a seguito della recente sentenza della Corte di Cassazione sul terrore poliziesco della Diaz, sono stati condannati all’interdizione dai pubblici uffici e quindi costretti a lasciare la posizione apicale che avevano raggiunto nell’apparato repressivo dello Stato.
Non è stato il solo De Gennaro ad aver espresso solidarietà e vicinanza agli alti funzionari di polizia condannati, ma la stessa ministra Cancellieri, con il sostegno mediatico dei grandi organi di stampa, se anche Bonini su la Repubblica ne lodava l’impegno profuso nella lotta alla mafia e alla criminalità organizzata. Una vera e propria vergogna.
In questi anni i responsabili della “più grande sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dalla fine della seconda guerra mondiale” – come ha definito Amnesty International la brutale repressione del movimento altermondialista a Genova nel 2001 – hanno potuto far carriera: si potrebbe dire che quello stato che oggi li condanna nelle aule giudiziarie li ha sinora gratificati con promozioni cum laude. Oggi al danno si unisce la beffa : non soltanto per virtù di prescrizioni e indulti non sconteranno alcun giorno di pena, ma il loro allontanamento dal servizio viene accompagnato da indebite solidarietà e ignobili attestati di stima, accompagnati addirittura dall’offerta di un servizio di protezione personale, visto che ai condannati è stato persino riconosciuto il diritto ad avvalersi di una scorta.
Ma vi è di più. Sbaglierebbe chi pensasse che la brutale repressione di Genova, le violenti cariche a cortei autorizzati, gli assalti alle piazze tematiche dei movimenti, la strana miopia per cui i cosiddetti black block vennero lasciati liberi di agire, il barbaro assassinio di Carlo Giuliani, l’orrore della Diaz e di Bolzaneto fossero soltanto il risultato di una cattiva gestione dell’ordine pubblico. Si trattava dell’attuazione di una ben precisa strategia di attacco violento al movimento e di criminalizzazione del dissenso.
I giorni di Genova furono preceduti da un impressionante attivismo dei servizi di intelligence italiani, i giornali non facevano altro che pubblicare le loro allarmanti veline che arrivavano a ipotizzare, come ha sottolineato D’Antona, cose assurde come il probabile attacco dall’alto delle forze dell’ordine con elicotteri che avrebbero scaricato loro addosso litri di sangue infetto. Si alzava il tono del conflitto per poi giustificare la violenta repressione che ne sarebbe derivata.
Per questo motivo è gravissimo che il parlamento italiano abbia votato contro la proposta di istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sul G8 di Genova. Si sarebbero potute chiarire, per esempio, le responsabilità politiche di Gianfranco Fini, la cui presenza inquietante e incongrua in quei giorni, nella sala della centrale operativa della questura di Genova, offriva legittimazione alle provocazioni fasciste di intere squadre di poliziotti , che intonavano faccetta nera mentre torturavano e seviziavano i manifestanti altermondialisti inermi.
Ma oggi siamo andati oltre lo “sdoganamento” dei fascisti al governo e della loro vergognosa cultura militarista nelle caserme. Il governo Monti appare sempre di più il risultato di un colpo di stato “democratico” con cui i poteri forti dell’economia, della finanza e delle banche con la benedizione del Vaticano hanno stretto un’alleanza di ferro con gli alti gradi dell’amministrazione pubblica e dell’esercito, con i gruppi dirigenti dell’apparato statale che piazzano i loro rappresentanti nei gangli operativi fondamentali del governo.Oggi al ministero dell’interno siede una prefetta e un generale è diventato ministro della Difesa.
Per questo le parole di solidarietà di De Gennaro e della ministra sono ancora più inquietanti. Esse sono l’espressione di un potere neo-corporativo e autoritario, che non cerca nemmeno più la mediazione politica di una rappresentanza eletta democraticamente, ma che si pone autonomamente come potere costituito e costituente di un nuovo ordine, quello in cui i “tecnici” della repressione puntellano il regime dei “tecnici” dell’economia e della finanza , con l’obiettivo di mantenere la coesione sociale del paese con la repressione e l’annichilimento del dissenso.
Tutto questo forma contenuto e sostanza della svolta autoritaria in corso nel nostro paese: l’iniziativa dell’osservatorio dei diritti catanese ce lo ricorda, a noi il compito di far vivere tale coscienza lavorando alla costruzione di un’opposizione sociale e popolare di massa al governo Monti e alle politiche neo-liberiste nello spirito del popolo di Seattle e di Genova.