mercoledì 15 maggio 2013

liborio natali, e pensare che da piccolo ero un bravo bambino
















recensione di Alberto Rotondo al libro di Liborio Natali, recentemente presentato al circolo città futura nell'ambito delle iniziative "Sui Generi(s)"

Per chi conosce già Liborio Natali, affascinante e poliedrico attore e drammaturgo nisseno, la lettura di E pensare che da piccolo ero un bravo bambino, ebook acquistabile on line, presentato al circolo città futura di Catania, costituisce una piacevole scoperta ed una conferma del talento del giovane autore. Se le sue opere drammaturgiche, come la recente Internat Mon Amour, stupiscono per l’intensità drammatica del gesto teatrale e il lirismo malinconico dei testi, questo ultimo lavoro svela un inedito Natali che, utilizzando un registro espressivo che da ironico si fa spesso sarcastico, fino a sconfinare nel grottesco, restituisce una galleria di caratteri che compongono l’affresco pittoresco di un’età della vita e di una cittadina della provincia siciliana che, potenza della letteratura, dell’efficacia trasfigurante della parola e dei significati universali che esprime, potrebbe essere in qualsiasi altra parte del mondo, Si ride tanto leggendo le storie della signora Cimino e dei suoi “stinnicchi”, di Peppe ‘u biliciaru, dei fratelli Bananedda o della Regina, personaggio che ha realmente attraversato le strade di Caltanissetta, rievocato con affetto dalla prosa limpida di Natali. Su tutti si posa lo sguardo,  ora disincantato ora partecipe, di Alessandro, un bambino che si affaccia curioso sul palcoscenico del mondo, delle sue assurdità e dei suoi insperati regali. Il libro si apre con una splendida citazione di Baudelaire, che cosi si confessa al lettore: “Scrivo il diario della mia vita giorno per giorno, con estrema sincerità, ma sono un gran bugiardo. La verità è che nessuno può dire quello che pensa, che desidera, che fa minuto per minuto”. Nessuno tranne uno degli straordinari personaggi del racconto, che quando iniziava a “sdilliriare” ripeteva “E chi ci vo fari, pani pani vinu vinu”, offrendoci la chiave di lettura più autentica di questa godibilissima avventura letteraria.