giovedì 25 ottobre 2012

NO all’intitolazione di una strada a Catania a Giorgio Almirante!























Si apprende che in questi giorni la Commissione Toponomastica del Comune di Catania –sindaco Raffaele Stancanelli - sta valutando una proposta richiedente di intitolare una strada della città a Giorgio Almirante - nato in provincia di Parma nel 1914, deceduto nel 1988 -.
L’art. 5 del “Regolamento per la toponomastica cittadina” vigente - deliberazione C.C. n.8 del 25/02/2009 -, nell’individuare i criteri che devono essere seguiti per la definizione delle nuove titolazioni, così recita: “La Commissione Toponomastica nell’esprimere i pareri, deve tutelare la storia toponomastica della città di Catania, del suo territorio, deve curare che le nuove denominazioni rispettino l’identità culturale e civile, antica e moderna, della città, nonché i toponimi tradizionali, storici o formatisi spontaneamente nella tradizione orale”.
Non c’è dubbio che “ l’identità civile, antica e moderna” della città” si configura a pieno titolo nei valori e nei principi fondativi della Repubblica italiana, negli uomini e nelle donne che con il bagaglio culturale e le azioni operate ne hanno direttamente contribuito alla realizzazione.
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo intervento a Pesaro del 25 aprile 2012, nella ricorrenza del 67° anniversario della Liberazione, così, tra l’altro, si
è espresso:
“ In questo spirito ( l’impegno e il patto dell’unità nazionale) abbiamo lo scorso anno collocato la data del 25 aprile, e tutto quel che essa rappresenta, nel quadro delle celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia. Perché - si è giustamente detto, e non va dimenticato - la Festa della Liberazione è anche festa della riunificazione dell'Italia brutalmente divisa in due, dopo l'8 settembre del 1943, dall'occupazione tedesca. Anche di ciò - di quel terribile, sanguinoso periodo di divisione del nostro paese, che avrebbe potuto essere fatale per il futuro dell'Italia - bisogna continuare a rievocare e trasmettere la storia”.
La massima rappresentazione istituzionale del nostro Paese ha chiaramente indicato il percorso e le modalità per “ Rievocare e trasmettere la storia”.
Quindi, aggiungiamo, l’ ”identità civile e culturale”, richiamata dal regolamento comunale, si deve identificare nei valori portanti dell’ Unità d’Italia e della Lotta di Liberazione dai nazifascisti.
Sono i valori supremi dell’integrità nazionale, di libertà, uguaglianza, democrazia, giustizia, diritti umani, solidarietà e antirazzismo, equità sociale, pace, sanciti dalla Costituzione, che sedimentano la memoria comune nel sacrificio dei martiri immollatosi, per una Patria libera ed unita, rinata con il riscatto della ribellione e della lotta contro la dittatura fascista e l’invasione dei nazisti sostenuti dai militi della Rsi; codificano l’insegnamento e la quotidiana pratica civile dei cittadini, la formazione delle nuove generazioni nell’imprescindibile legame tra ieri, l’oggi e il domani.
Risulta oggettivamente palese che una nominazione di una strada catanese a Giorgio Almirante sia in netta antitesi con questi postulati, fondamenta dell’Italia.
Fu firmatario nel 1938 del Manifesto della razza, i nefandi enunciati costituirono le basi ideologiche fondamentali del razzismo fascista (nel preludio del manifesto viene dichiarato che " un gruppo di studiosi fascisti docenti nelle Università italiane sotto l’egida del Ministero della Cultura Popolare ha fissato nei seguenti termini quella che è la posizione del Fascismo nei confronti dei problemi della razza”). Dal 1938 al 1942 collaborò alla rivista La difesa della razza come segretario di redazione e giornalista (già nel primo numero del 5 agosto 1938 fu pubblicato un articolo di Giorgio Almirante “ L’editto di Caracalla, un semibarbaro spiana la via ai barbari”); propagandando e
sostenendo quindi le nefande teorie della “razza eletta” che in Italia, a partire dai Regi Decreti emanati dal 5 settembre 1938 al 9 ottobre 1942, determinarono la persecuzione dei cittadini di religione ebraica, e in Europa allo scientifico assassinio nei Campi di sterminio di molti milioni di persone, ebrei, oppositori o marchiati del “titolo di diversi” , appartenenti, a loro dire, alla sub-razza da eliminare. In un
articolo, nel 1942 e intitolato “Contro le pecorelle dello pseudo-razzismo antibiologico, scriveva tra l ’altro: “…..noi siamo esclusivamente e gelosamente fascisti.
Esclusivamente e gelosamente fascisti noi siamo nella teoria e nella pratica del razzismo».
Durante la terrificante fase della Rsi ( settembre 1943-aprile 1945 – che emise, tra l’altro, tre apposite norme antiebraiche, già dal 30 novembre 1943 -) si arruolò nella Guardia nazionale Repubblicana con il grado di capomanipolo. Poi operò con il grado di
tenente nella brigata nera dipendente dal Ministero della Cultura Popolare. Fu impegnato in prima fila, in Val d’Ossola e in molte aree del grossetano nella lotta i partigiani, i patrioti della Libertà. In queste zone il 10 aprile 1944 apparve un manifesto firmato da Almirante (riconosciuto successivamente autentico in sede giudiziaria) in cui si decretava la pena della fucilazione per tutti i partigiani che non
avessero deposto le armi e non si fossero arresi. Inoltre, nella Rsi, fu Capo gabinetto del Ministro della Cultura popolare.
Finita la guerra, sconfitto il nazifascismo, restò in clandestinità fino al settembre 1946.
Rientrò nella scena politica nell’autunno del 1946 partecipando alla fondazione dei “Fasci di azione Rivoluzionaria”. Nel giugno dell’anno successivo fu nominato segretario del Msi ( fino al 1950) - costituitosi nel dicembre del 1946 dicembre del 1946, ereditando l’impalcatura ideologica del fascismo -. Fu rinominato segretario del partito nel giugno del 1969, ricoprendo ininterrottamente tale ruolo fino al 1987.
Esternò diretta solidarietà al dittatore Augusto Pinochet dopo il tragico colpo di stato in Cile nel settembre 1973, che provocò la morte di migliaia di cittadini democratici.
Nel gennaio 1986 fu denunziato dalle associazioni partigiane – Anpi. Fiav, Fivi e dall’Aned ( ex deportati nei campi nazisti) per le affermazioni fatte in un comizio a Milano: "il ladrocinio e l' assassinio furono l' emblema delle bande partigiane").
Il grande giurista Piero Calamandrei, componente dell’Assemblea Costituente della Repubblica Italiana, nel suo “ Discorso ai giovani sulla Costituzione - Milano, 26 gennaio 1955- così si espresse: “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.
Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità della nazione, andate là, o giovani, col pensiero, perché là è nata la nostra costituzione”.
Nel chiostro del Palazzo comunale di Catania è collocata una grande lapide – posta nel 1955 - che richiama alla memoria comune i nominativi di trentacinque cittadini catanesi che tra i molti immolarono la vita durante la Lotta di Liberazione contro i nazifascisti……………tra questi, che avevano oppresso l’Italia e l’Europa, in prima fila, c’era anche Giorgio Almirante.
Questi “trentacinque” sono a pieno titolo, tra i tantissimi altri sacrificatosi - a centinaia di migliaia -, per costruire una Patria libera e democratica, gli alfieri della nostra democrazia.
Ad imperituro ricordo, civico onore e riferimento di valore per i cittadini e per i giovani…….in grandissima parte aspettano di avere una strada intitolata in Loro memoria.
 …..aspettano Beatrice Benincasa, Graziella Giuffrida, Corsaro Eugenia, giovanissime combattenti per la Libertà, torturate, seviziate ed uccise dai nazifascisti.
…..aspettano, Gallo Francesco – medaglia d’oro -, Malerba Pietro –medaglia d’argento -, Di Stefano Giuseppe – medaglia d’argento- Caponnetto Francesco – medaglia d’argento – Ambrogi Federico –medaglia di bronzo -.
 …..aspettano, Armato Sebastiano, Barbagallo Nunzio, Campisi Salvatore, Cappuccio Alfredo, Cimino Rosario, Clarinetto Lorenzo, Colloca Giacomo, Corallo
Giuseppe, Curatolo Salvatore, D’Agata Francesco, D’Amico Cosimo, Di Mauro Paolo, Favorito Mario, Grillo Santo, Lopes Giuseppe, Mancuso Salvatore, Marino Giuseppe, Privitera Vito, Ragusa Antonino, Riolo Vito, Rotolo Paolo, Toscano Domenico, Vinci Corrado, Vinciguerra Giovanni, Zappia Giuseppe.
…..aspettano i catanesi che furono rinchiusi, martoriati ed uccisi, nei Lager nazisti, anche con il sostegno diretto dei militi della Rsi.
…..aspetta ancora il giusto riconoscimento civico da parte del Comune di Catania il prof. Carmelo Salanitro, nativo di Adrano, insigne docente del Liceo classico Mario Cutelli, condannato nel 1940 a 18 anni di carcere dal tribunale speciale fascista per i suoi bigliettini invocanti pace contro la guerra scatenata e fratellanza contro i proclami razzisti; gasato nel Lager di Mauthausen il 24 aprile
1945.
Sono essi che hanno pieno titolo di civile e democratica onoranza. Posseggono interamente i requisiti previsti dal Regolamento comunale per la toponomasticacittadina, NON certo Giorgio Almirante.
Si invitano le forze democratiche, politiche e sociali, della città di Catania, di intervenire con grande urgenza. Attivando tutte le iniziative necessarie per scongiurare l’operatività di questo oltraggio.
Gruppo “ Memoria e Libertà”
Catania, 21 ottobre 2012