sabato 18 febbraio 2012
solidarietà a michelle, fermiamo la violenza trans/omofoba
Quanto accaduto la notte di San Valentino in pieno centro a Catania, merita una condanna severa e indignata contro il vile atto di aggressione fisica a Michelle Santamaria, la transessuale selvaggiamente aggredita all’interno di un noto pub del centro storico da un branco di “soliti idioti”, ed il sincero augurio che Michelle abbia a riprendersi presto dal trauma fisico e psicologico subito.
È altresì urgente riallacciare i fili di un discorso pubblico che sappia fornire efficaci strumenti di analisi sulle cause che determinano l’intensificarsi e il continuo riprodursi di atti di estrema violenza.
Nella nostra società agiscono potenti dispositivi culturali di controllo e repressione violenta del libero autodeterminarsi dei corpi; i ruoli di genere e il paradigma normativo eterosessuale inchiodano molti maschi a dover dare continua prova di una virilità, che sentono minacciata da persone come Michelle che, sfidando lo stigma sociale e le difficoltà della transizione, ha deciso di liberarsi dalle catene strette che impedivano l’espressione della sua affettività e corporeità.
Dal racconto di Michelle apprendiamo che l’ira violenta abbattutasi su di lei pare sia stata scatenata dal fatto che una decina di ragazzini e giovani maschi mal tolleravano le sue sembianze troppo maschili, il suo mostrare differenti modalità di espressione corporea e sessuale, al di là dei generi e dei canoni.
Ugualmente ci indigna l’abominevole indifferenza, se non ostilità, che ha “accolto” il dolore e l’umiliazione che deve aver provato Michelle.
Ci indigna ma non ci stupisce.
Sembrerebbe che Michelle sia stata allontanata dai gestori del locale e che si sia con difficoltà recata al pronto soccorso, dove le è stato diagnosticato un trauma cranico e toracico e una vertebra fratturata.
Il locale in questione organizzava da qualche anno delle ambigue serate, che con l’ammiccante invito “non solo etero”, attiravano frotte di giovani maschi frustrati, con la promessa della trasgressione, vero totem simbolico dei nostri tempi falsamente tolleranti e libertari.
Una trasgressione che finisce con il riaffermare con la violenza omofobica e transfobica quei codici e quei ruoli che si propone di trasgredire, sia pure per una notte ed entro certi limiti. Quei limiti che il corpo di Michelle, visibilmente e orgogliosamente attraversato dai segni della sua irriducibile differenza, mette in luce nella loro reale natura di barriere simboliche al libero e consapevole autodeterminarsi di ciascuno di noi.
In un contesto in cui la “grande crisi del capitalismo in crisi” sembra determinare un rapido e progressivo imbarbarimento delle relazioni sociali e politiche, riteniamo confermate le ragioni che ci hanno spinto a costituirci come collettivo lgbtq non violento, antirazzista, antisessista e antispecista e lanciamo un appello a quant* donne, uomini, lesbiche, gay, trans, etero, hanno condiviso con noi questi percorsi a non abbassare la guardia.