martedì 27 marzo 2012
no alla legge di riforma degli organi collegiali della scuola
La legge di riforma degli organi collegiali della scuola è un frutto ridimensionato ma ugualmente velenoso dell’iniziativa dell’on. Aprea, che da anni occupa una posizione d’avanguardia nel disegno della destra di distruggere la scuola pubblica. La triste adesione del PD a questo testo è conseguenza non solo del sostegno alle politiche disastrose del governo Monti ma anche di una ormai avanzata involuzione culturale. Neanche le recenti umiliazioni subite sugli organici sono bastate a suscitare ripensamenti. Nella proposta uscita dalla commissione cultura della Camera vi è un restringimento della partecipazione, l’apertura degli organismi scolastici agli interessi privati, la negazione della rappresentanza al personale ATA, scelte pericolose sul terreno della valutazione.
Anche sulle materie che non trovano posto in questo testo, non c’è da stare tranquilli, considerato ciò che viene avanti, ad esempio, sul reclutamento in altre iniziative normative a livello nazionale e regionale.
La scuola pubblica italiana avrebbe bisogno di ben altro. Sarebbe necessaria un’autentica riflessione sulle forme che ha assunto l’autonomia scolastica. Sarebbe, soprattutto, necessario chiudere la stagione della Gelmini, di Brunetta, dell’Aprea, invece quella fase dei tagli e della restrizione degli spazi di democrazia è ancora aperta e trova l’assenso del nuovo ministro, del nuovo governo, della nuova maggioranza.
Non ci possono essere timidezze nel denunciare questa situazione e nel contrastarla.
Luca Cangemi
coordinamento nazionale della federazione della sinistra
lunedì 26 marzo 2012
margherita hack: perché sono vegetariana. sabato 7 aprile presentazione a catania
sabato 7 aprile, dalle ore 18,30,
al circolo città futura, via Gargano 37 Catania,
presentazione del libro di MARGHERITA HACK
"Perché sono vegetariana"
ne discutono con l’autrice
(in collegamento video da Trieste)
Giuseppe PAPPALARDO (ricercatore INFN)
Leonardo CAFFO (dipartimento di filosofia Università di Torino)
Mario BONICA (centro sperimentale Keré)
Salvo TORRE (centro ricerche e studi per la democrazia nella transizione)
introduce Chiara PLATANIA (circolo città futura)
coordina Pina LA VILLA (redazione Girodivite)
a seguire… CENA SOCIALE VEG
performance Catania arrusti e mangia di Randagio Clandestino
promuovono l'incontro: Catania Antispecista, Centro sperimentale Keré, Circolo Città Futura
venerdì 23 marzo 2012
art. 18: giù le mani! firma la petizione popolare!
Petizione Popolare per la difesa e l'estensione dell'articolo 18
Noi sottoscritti/e consideriamo l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori una norma di civiltà. L'obbligo della reintegra di chi viene ingiustamente licenziato è garanzia per ogni singolo lavoratore ed è al tempo stesso il fondamento per l'esercizio dei diritti collettivi delle lavoratrici e dei lavoratori, a partire dal diritto a contrattare salario e condizioni di lavoro dignitose. Se l'articolo 18 fosse manomesso ogni lavoratrice e ogni lavoratore sarebbe posto in una condizione di precarietà e di ricatto permanente, essendo licenziabile arbitrariamente da parte del datore di lavoro. Se l'articolo 18 fosse manomesso verrebbero minate in radice le agibilità e libertà sindacali. Per questo motivo va respinta ogni ipotesi di manomissione o aggiramento dell'articolo 18. L'articolo 18 va invece esteso a tutte le lavoratrici e i lavoratori nelle aziende di ogni dimensione.
Primi firmatari: Vittorio Agnoletto, Ciro Argentino, Giovanni Barozzino, Francesco Barra, Riccardo Bellofiore, Marco Bersani, Fausto Bertinotti, Emiliano Brancaccio, Alberto Burgio, Loris Campetti, Francesco Caruso, Luca Casarini, Adelmo Cervi, Paolo Ciofi, Giorgio Cremaschi, Alessandro Dal Lago, Paolo De Nardis, Don Vitaliano Della Sala, Luigi De Magistris, Rossana Dettori, Oliviero Diliberto, Piero Di Siena, Antonio Di Stasi, Mario Dondero, Angelo D'Orsi, Roberta Fantozzi, Paolo Favilli, Gianni Ferrara, Paolo Ferrero, Luciano Gallino, Don Andrea Gallo, Fabrizio Gatti, Vladimiro Giacchè, Alfonso Gianni, Michele Giorgio, Alfiero Grandi, Dino Greco, Haidi Giuliani, Margherita Hack, Carlo Guglielmi, Wilma Labate, Antonio La Morte, Mimmo Locasciulli, Giorgio Lunghini, Giacomo Marramao, Citto Maselli, Maria Grazia Meriggi, Gianni Minà, Dino Miniscalchi, Roberto Musacchio, Giovanni Naccari, Nicola Nicolosi, Manuela Palermi, Fulvio Vassallo Paleologo, Mimmo Pantaleo, Ulderico Pesce, Valentino Parlato, Gianpaolo Patta, Francesco Piccioni, Marco Pignatielli, Felice Roberto Pizzuti, Franca Rame, Carla Ravaioli, Gianni Rinaldini, Roberto Romano, Anna Maria Rivera, Massimo Rossi, Franco Russo, Cesare Salvi, Giancarlo Saccoman, Pasquale Scimeca, Patrizia Sentinelli, Marino Severini, Tommaso Sodano, Antonella Stirati, Fabrizio Tomaselli, Nicola Tranfaglia.
mercoledì 21 marzo 2012
stop alla violenza omofoba: ricostruire un percorso collettivo contro l'omo/transfobia
Nel settembre 2009, insieme a tutte le realtà LGBTQ catanesi, partecipavamo alla costruzione di "una giornata particolare", di flash mob e mobilitazione contro l'omo/transfobia.
Oggi più che mai è necessario ripartire da quell'esperienza, di cui riproponiamo il documento ed il video, e ricostruire un percorso collettivo di mobilitazione e visibilità.
Il collettivo lgbtq IbrideVoci invita al confronto e alla mobilitazione su questi temi.
STOPPIAMO LA VIOLENZA OMOFOBA!
La situazione di emergenza che ormai si è creata è tale da rendere IRRINUNCIABILE un intervento legislativo che assicuri alle vittime del fenomeno una tutela penale adeguata. Per protesta, per rabbia, ma anche per speranza
Vogliamo
1) con decretazione d’urgenza l’estensione della legge Mancino tanto per i reati mossi dall’odio omofobico e transfobico, quanto contro l’incitazione allo stesso;
2) accesso all’istituto del matrimonio civile e il riconoscimento del valore affettivo delle relazioni tra persone dello stesso sesso;
3) pieno riconoscimento alle famiglie omosessuali e diritto di adozione per le coppie omogenitoriali
Non ci faremo intimidire, né nessuno potrà fermare la nostra volontà di ottenere quella pari dignità nelle nostre vite e nelle relazioni affettive per cui da anni ci adoperiamo con pazienza e determinazione.
Con tali premesse queste associazioni invitano tutti e tutte coloro che hanno a cuore la vita libera in tutte le sue forme espressive a partecipare, a scendere in campo, ad alzare la testa e la voce.
Questo gruppo di lavoro LGBTQ inoltre trova giusta cittadinanza in mezzo alle donne, ai migranti, ai lavoratori, ai precari della scuola, ai giornalisti e a tutti/e coloro che lottano per i diritti civili e sociali lasciati fuori dal discorso pubblico di un modello politico fascista, convinti che la crescita economia e sociale del paese passi attraverso questi segni di civiltà.
Tutte le associazioni LGBTQ SICILIANE e le REALTA’ AMICHE
lunedì 19 marzo 2012
l'italia che va a scuola: venerdì 30 marzo presentazione del libro
Venerdì 30 marzo alle ore 18,30 , presso il Salone della Chiesa Battista, via Luigi Capuana, 14 Catania (zona fiera - piazza Carlo Alberto), il circolo della conoscenza "Olga Benario" promuove la presentazione del libro "L’Italia che va a scuola" di Salvo Intravaia, docente e giornalista di Repubblica.
Ne discutono con l’autore: Luca Cangemi, Coordinamento Federazione della Sinistra, Santo Molino, Dirigente scolastico I.C. Pestalozzi, Graziella Priulla, Docente Università di Catania, Loredana Smario, Docente ITIS Ferraris Acireale
gruppo di acquisto popolare: domenica 25 marzo prossimo appuntamento
DOMENICA 25 MARZO, gruppo di acquisto popolare, dalle 10,30 alle 13 in via Gargano 37, Catania. NUOVI PRODOTTI DI STAGIONE dell'azienda "ALBEROLUNGO": uova bio, agrumi e tante verdure bio... e come sempre pane, olio, vino, formaggi, mandorle e tanto altro a chilometro zero e prezzi popolari
domenica 18 marzo 2012
la costruzione sociale del dominio del maschile: femminicidio e violenza simbolica
di Ivana Ioppolo
“I had always assumed that femminism meant opposition to hierarchies of any sort”, scrive Martha Arckelsberg considerandolo come elemento unificante delle diverse anime esistenti all'interno del movimento.
A ben vedere, più o meno recenti elaborazioni teoriche e movimenti sociali non contemplano tale assioma e, al contrario, lo controvertono.
Un esempio fra tutti è il recente esperimento del movimento Se non ora quando, in cui si è chiamata in adunata la schiera delle donne al di là di orientamenti politici e religiosi. Ed è così che all'interno della stessa piattaforma programmatica si sono ritrovate tra le promotrici la giornalista Concita Di Gregorio e l'avvocatessa Giulia Bongiorno, in assoluta coerenza rispetto al sentimento di antipolitica che aleggia nel nostro paese.
La spinta rivendicativa, come è facile intuire, non prevedeva il sovvertimento di una situazione di oppressione de facto ma un invito alla sobrietà e al riconoscimento della dignità della donna come moglie, madre, figlia.
In tale operazione di stampo populista si realizza, quindi, un deterioramento evidente delle istanze rivendicate compiendo un balzo indietro sia rispetto alle pratiche di emancipazione sia rispetto a quelle libertarie. Il ruolo socialmente costruito viene non solo accettato da queste donne ma è ancor più ribadito il concetto per cui sia necessario porre le condizioni per cui questo sia eseguibile. Il problema, infatti, non è che il lavoro di cura sia monopolio delle donne, o che la maternità sia tornata ad essere sinonimo di inoccupazione, ma soltanto che la società in cui viviamo è lasciva e poco decorosa.
Non intendiamo mettere in discussione la veridicità di tale fenomeno e tuttavia la mercificazione del corpo delle donne come puro oggetto sessuale a beneficio del maschio è solo uno degli aspetti di un fenomeno più complesso. In altre parole, la rivendicazione del movimento non si discosta dai dettami della morale cattolica e borghese in cui il dualismo tra i generi è tutt'altro che risolto e la rigida divisione dei ruoli funge da meccanismo di mantenimento delle disparità.
La disfunzionalità, semmai, nei nostri costumi sessuali risiede nell'esaltazione di un modello disaffettivo di relazione tra i generi.
Per ritornare alle dicotomie suddette, il maschile è connotato dalla dinamicità, mentre il femminile dalla passività.
In questo quadro, la relazione affettiva tra i generi non può fondarsi sulla gratuità e la reciprocità, ma dipende al contrario da un corollario di assiomi che determinano la dominanza di uno sull'altro.
La falsa liberazione della sessualità femminile risulta, quindi, non essere altro che l'assoggettamento del corpo al desiderio prescritto dalla cultura dominante che reifica l'essere umano in attrezzo utile per generare piacere.
Nella grammatica culturale, inoltre, tendono a sommarsi a questi elementi altri comunemente in uso come l'etnicizzazione dei reati. E così che l'omicidio di una donna operato dal compagno o dal parente viene socialmente definito come affare di famiglia e per tanto relegato al privato; mentre il reato compiuto da un cittadino straniero genera indignazione e reazioni pubbliche. In entrambi i casi, tuttavia, ci ritroviamo purtroppo davanti alla medesima situazione: una donna vittima di violenza di un maschile che perora il suo dominio.
Il problema non è, evidentemente, di facile soluzione e il contributo teorico fin qui elaborato non è più sufficiente per farci restare in piedi. Se è vero, come è vero, che pochi altri movimenti come quello femminista possono ascriversi vittorie sociali epocali come quelle avvenute negli anni '70 del secolo scorso; se ne sente davvero la mancanza.
I neologismi rappresentano la capacità della lingua di rinnovarsi e di evolvere a seconda del contesto di riferimento. Forme più o meno cacofoniche instillano nell'immaginario collettivo un oggetto o un concetto ben preciso. Tra questi recentemente in uso, ne troviamo uno che rappresenta, se considerato nella sua complessità, la sconfitta di una società: il femminicidio. Con questo termine si fa riferimento alle discriminazioni e violenze, fino al gesto estremo dell'omicidio, subite dalle donne a causa della loro appartenenza di genere.
Dati alla mano, il fenomeno appare sempre più diffuso e con conseguenze altrettanto drammatiche. Solo nell'anno appena passato, il numero delle donne uccise da partner o ex compagni ha superato la soglia delle 120 vittime. Numeri da guerriglia, insomma.
Su 10 casi, almeno 7 erano stati preceduti da denunce e segnalazioni alle forze dell'ordine, in altrettanti casi erano precedentemente state predisposte misure di restrizioni a tutela di queste donne minacciate e segnate da ripetuti episodi di violenza psicologica e fisica. Ciò a dimostrazione del fatto della assoluta inefficacia degli strumenti preventivi e protettivi per l'incolumità delle donne vittima di violenza.
Le ragioni profonde del fenomeno, tuttavia, non si combattono alla radice, così come in molti altri casi, con formule repressive poiché ci troviamo innanzi ad un fenomeno sociale che pervade ogni aspetto della vita quotidiana. Il sociologo Pierre Bourdieu, attraverso il concetto della violenza simbolica, suggerisce come le dinamiche che comportano la trasmissione di cultura utili al mantenimento di pratiche sociali legittimate de facto siano applicabili anche al dominio maschile sull'altro genere.
La divisione squisitamente sociale dei ruoli è giustificata ab origine con motivazioni che si riferiscono alla dimensione del naturale: la struttura ossea e muscolare, la funzione riproduttiva e la conformazione degli organi sessuali. Le conseguenze dirette si ripercuotono su aspetti cognitivi e comunicativi basilari: la conoscenza del mondo esteriore ed interiore viene rappresentata lungo continuum di contrapposti (esterno/interno; duro/molle; fiero/mite; alto/basso etc.) cui simbolicamente corrispondono rispettivamente il maschile e il femminile. Entrambi i generi vengono, quindi, inscatolati in caratteristiche peculiari che si trasformano socialmente in aspettative di ruolo. É in questo senso che la divisione sociale tra pubblico e privato, prerogativa in ordine al genere maschile e femminile pur con importanti avanzamenti in termini di legislazione antidiscriminazione, è tutt'altro che superata.
Nel processo di trasposizione del significato di 'sesso' - inteso come l'insieme dei caratteri biologici, anatomici e fisici che contribuiscono a costruire il maschile e il femminile – nel senso socialmente costruito di 'genere' si acuisce maggiormente la sostanziale disparità. La trasformazione concettuale del maschile è operata mediante il valore simbolico associato ad esso essenzialmente legato alla forza e alla potenza, mentre per il femminile si utilizza la funzione correlata ossia la riproduzione. In qualche modo si instaura, quindi, una gerarchia fondata sulla forza fisica trasmutata in egemonia. I ruoli sociali costruiti sui generi, infatti, ricalcano tale gerarchia plasmando gli strumenti del potere sul dominio di una parte sull'altra.
Parafrasando le tecnologie del sesso di Foucault, la femminista Teresa de Laurentis teorizza le tecnologie del genere, intendendo l'insieme delle condizioni culturali e valoriali che hanno creato il dualismo uomo/donna e l'insieme delle condizioni che rendono possibile il suo trascendimento attraverso un'ottica votata non già alla ricerca dell'elemento fondante e unico quanto educata alla cultura della diversità.
Un elemento di rottura, rispetto al passato, giunge dalla virtualità in cui è socialmente accettata la presenza di identità molteplici fino a giungere a quello che Donna Haraway descrive come cyberfemminismo.
La materialità dei corpi, tuttavia, è ancora profondamente immersa in quella che taluni definiscono come la cultura dello stupro, ossia un contesto sociale che giustifica la violenza esplicitamente o meno, e nella predominanza della dualità.
Da questa circostanza emerge il valore di quello che, forse, è l'elemento unificante della teorizzazione femminista, nelle sue articolazioni e sfumature, e che è storicamente individuabile nel superamento del patriarcato e nella lotta per la liberazione dall'oppressione.
“I had always assumed that femminism meant opposition to hierarchies of any sort”, scrive Martha Arckelsberg considerandolo come elemento unificante delle diverse anime esistenti all'interno del movimento.
A ben vedere, più o meno recenti elaborazioni teoriche e movimenti sociali non contemplano tale assioma e, al contrario, lo controvertono.
Un esempio fra tutti è il recente esperimento del movimento Se non ora quando, in cui si è chiamata in adunata la schiera delle donne al di là di orientamenti politici e religiosi. Ed è così che all'interno della stessa piattaforma programmatica si sono ritrovate tra le promotrici la giornalista Concita Di Gregorio e l'avvocatessa Giulia Bongiorno, in assoluta coerenza rispetto al sentimento di antipolitica che aleggia nel nostro paese.
La spinta rivendicativa, come è facile intuire, non prevedeva il sovvertimento di una situazione di oppressione de facto ma un invito alla sobrietà e al riconoscimento della dignità della donna come moglie, madre, figlia.
In tale operazione di stampo populista si realizza, quindi, un deterioramento evidente delle istanze rivendicate compiendo un balzo indietro sia rispetto alle pratiche di emancipazione sia rispetto a quelle libertarie. Il ruolo socialmente costruito viene non solo accettato da queste donne ma è ancor più ribadito il concetto per cui sia necessario porre le condizioni per cui questo sia eseguibile. Il problema, infatti, non è che il lavoro di cura sia monopolio delle donne, o che la maternità sia tornata ad essere sinonimo di inoccupazione, ma soltanto che la società in cui viviamo è lasciva e poco decorosa.
Non intendiamo mettere in discussione la veridicità di tale fenomeno e tuttavia la mercificazione del corpo delle donne come puro oggetto sessuale a beneficio del maschio è solo uno degli aspetti di un fenomeno più complesso. In altre parole, la rivendicazione del movimento non si discosta dai dettami della morale cattolica e borghese in cui il dualismo tra i generi è tutt'altro che risolto e la rigida divisione dei ruoli funge da meccanismo di mantenimento delle disparità.
La disfunzionalità, semmai, nei nostri costumi sessuali risiede nell'esaltazione di un modello disaffettivo di relazione tra i generi.
Per ritornare alle dicotomie suddette, il maschile è connotato dalla dinamicità, mentre il femminile dalla passività.
In questo quadro, la relazione affettiva tra i generi non può fondarsi sulla gratuità e la reciprocità, ma dipende al contrario da un corollario di assiomi che determinano la dominanza di uno sull'altro.
La falsa liberazione della sessualità femminile risulta, quindi, non essere altro che l'assoggettamento del corpo al desiderio prescritto dalla cultura dominante che reifica l'essere umano in attrezzo utile per generare piacere.
Nella grammatica culturale, inoltre, tendono a sommarsi a questi elementi altri comunemente in uso come l'etnicizzazione dei reati. E così che l'omicidio di una donna operato dal compagno o dal parente viene socialmente definito come affare di famiglia e per tanto relegato al privato; mentre il reato compiuto da un cittadino straniero genera indignazione e reazioni pubbliche. In entrambi i casi, tuttavia, ci ritroviamo purtroppo davanti alla medesima situazione: una donna vittima di violenza di un maschile che perora il suo dominio.
Il problema non è, evidentemente, di facile soluzione e il contributo teorico fin qui elaborato non è più sufficiente per farci restare in piedi. Se è vero, come è vero, che pochi altri movimenti come quello femminista possono ascriversi vittorie sociali epocali come quelle avvenute negli anni '70 del secolo scorso; se ne sente davvero la mancanza.
(da Rebus Magazine)
sabato 17 marzo 2012
sabato 24 marzo "abbiamo un problema" film di canecapovolto e apericena ibridevoci
sabato 24 marzo, dalle ore 19,30, presso il circolo città futura, via Gargano 37, Catania
il collettivo lgbtq IbrideVoci presenta:
- proiezione del film "ABBIAMO UN PROBLEMA" di Canecapovolto
e incontro con registi e partecipanti al docu-film
- APERIcena, una serata di socialità con bar e buffet a volontà a prezzi anticrisi!
Etichette:
città,
differenza,
ibridevoci,
socialità,
video
a scuola in bici? purtroppo no!
Riteniamo ineludibile dovere dell’amministrazione comunale informare i cittadini dei reali risultati raggiunti del progetto “A scuola in bici” e delle somme di denaro impiegato.
Vi è la netta impressione di trovarsi davanti ad un ennesimo caso di spreco di risorse e di un’irresponsabile condotta amministrativa. E’ certo che alla copiosa distribuzione di biciclette agli istituti cittadini non ha fatto certo riscontro, dopo un periodo ormai considerevole, alcun visibile incremento di attività ciclistica che abbia come epicentro le scuole catanesi.
Quali iniziative sono state assunte per promuovere il progetto, renderlo effettivamente operante e per verificarne i risultati? La città ha diritto, in questo come in altri casi, a essere informata? Ancora una volta siamo di fronte ad interventi la cui unica finalità reale consiste nell’essere occasione di qualche esercizio propagandistico e di qualche assegnazione clientelare d’incarichi ben retribuiti?
giovedì 15 marzo 2012
euro in bilico: mercoledì 21 marzo incontro con bruno amoroso
mercoledì 21 marzo, alle 20,30, al circolo città futura, via Gargano, 37 Catania, incontro con Bruno Amoroso (docente di Economia Internazionale presso l’Università Roskilde in Danimarca, presidente del Centro Studi Federico Caffè), per discutere del suo ultimo libro EURO IN BILICO.
L’ITALIA E PARTE DELL’EUROPA SONO SULL’ORLO DEL DISSESTO ECONOMICO. LA MONETA UNICA VACILLA MENTRE GLI SPECULATORI SI ARRICCHISCONO. CHI SONO I RESPONSABILI DELLA CRISI? TORNARE ALLE VECCHIE VALUTE È LA SOLUZIONE PER SCONGIURARE IL BARATRO?
lunedì 12 marzo 2012
sabato cena sociale e canti collettivi
Sabato al circolo città futura, via Gargano 37 Catania, cena caraibica, messicana e cubana e canti collettivi con Giancarlo Asero alla chitarra.
Anticipiamo alcune canzoni di lotta che canteremo tutt* insieme!
EL APARECIDO
galope (ritmo sudamericano)
di Victor Jara
per Ernesto Che Guevara
Abre sendas por los cerros,
deja su huella en el viento,
el águila le da el vuelo
y lo cobija el silencio.
Nunca se quejó del frìo,
nunca se quejó del sueño;
el pobre siente su paso
y lo sigue como unn ciego.
Córrele, córrele, córrela
por aquí,por allí,por allá,
córrele, córrele, córrela
¡córrele, que te van a matar!
Su cabeza es rematada
por cuervos con garras de oro,
¡cómo lo ha crucificado
la furia del poderoso!
Hijo de la rebeldía,
lo siguen veinte y màs veinte;
porque regala su vida
ellos le quieren dar muerte.
Córrele, córrele, córrela
por aquí,por allí, por allá,
córrele, córrele, córrela
¡córrele, que te van a matar!
SIMON BOLIVAR
Inti Illimani
Simón Bolívar, Simón,
caraqueño americano,
el suelo venezolano
le dio la fuerza a tu voz.
Simón Bolívar, Simón,
nació de tu Venezuela
y por todo el tiempo vuela
como candela tu voz.
Como candela que va
señalando un rumbo cierto
en este suelo cubierto
de muertos con dignidad
Simón bolívar, Simón,
revivido en las memorias
que abrió otro tiempo la historia,
te espera el tiempo Simón.
Simón Bolívar, razón,
razón del pueblo profunda,
antes que todo se hunda
vamos de nuevo Simón.
Simón Bolívar, Simón,
en el sur la voz amiga,
es la voz de José Artigas
que también tenía razón
VENCEREMOS!
Inti Illimani
Desde el hondo crisol de la patria
se levanta el clamor popular,
ya se anuncia la nueva alborada,
todo Chile comienza a cantar.
Recordando al soldado valiente
cuyo ejemplo lo hiciera inmortal,
enfrentemos primero a la muerte,
traicionar a la patria jamás.
Venceremos, venceremos,
mil cadenas habrá que romper,
venceremos, venceremos,
la miseria sabremos vencer.
Campesinos, soldados, mineros,
la mujer de la patria también,
estudiantes, empleados y obreros,
cumpliremos con nuestro deber.
Sembraremos las tierras de gloria,
socialista será el porvenir,
todos juntos haremos la historia,
a cumplir, a cumplir, a cumplir.
domenica 11 marzo 2012
sabato cena e canti latinoamericani
Sabato al circolo città futura, via Gargano 37 Catania, cena latinoamericana e canti collettivi con Giancarlo Asero alla chitarra.
Anticipiamo due celebri canzoni di lotta che canteremo tutt* insieme!
HASTA SIEMPRE COMANDANTE
Carlos Puebla
Aprendimos a quererte
Desde la histórica altura
Donde el sol de tu bravura
Le puso un cerco a la muerte.
Aquí se queda la clara,
La entrañable transparencia,
De tu querida presencia
Comandante Che Guevara.
Tu mano gloriosa y fuerte
Sobre la historia dispara
Cuando todo Santa Clara
Se despierta para verte.
Aquí se queda la clara,
La entrañable transparencia,
De tu querida presencia
Comandante Che Guevara.
Vienes quemando la brisa
Con soles de primavera
Para plantar la bandera
Con la luz de tu sonrisa.
Aquí se queda la clara,
La entrañable transparencia,
De tu querida presencia
Comandante Che Guevara.
Tu amor revolucionario
Te conduce a nueva empresa
Donde esperan la firmeza
De tu brazo libertario.
Aquí se queda la clara,
La entrañable transparencia,
De tu querida presencia
Comandante Che Guevara.
Seguiremos adelante
Como junto a ti seguimos
Y con Fidel te decimos:
Hasta siempre Comandante.
Aquí se queda la clara,
La entrañable transparencia,
De tu querida presencia
Comandante Che Guevara.
EL PUEBLO UNIDO
Inti Illimani
El pueblo unido, jamás será vencido,
el pueblo unido jamás será vencido…
De pie, cantar que vamos a triunfar.
Avanzan ya banderas de unidad.
Y tú vendrás marchando junto a mí
y así verás tu canto y tu bandera florecer.
La luz de un rojo amanecer
anuncia ya la vida que vendrá.
De pie, luchar el pueblo va a triunfar.
Será mejor la vida que vendrá
a conquistar nuestra felicidad
y en un clamor mil voces de combate se alzarán,
dirán canción de libertad,
con decisión la patria vencerá.
Y ahora el pueblo
que se alza en la lucha
con voz de gigante
gritando: ¡adelante!
El pueblo unido, jamás será vencido,
el pueblo unido jamás será vencido…
La patria está forjando la unidad.
De norte a sur se movilizará
desde el salar ardiente y mineral
al bosque austral unidos en la lucha y el trabajo
irán, la patria cubrirán.
Su paso ya anuncia el porvenir.
De pie, cantar el pueblo va a triunfar.
Millones ya, imponen la verdad,
de acero son ardiente batallón,
sus manos van llevando la justicia y la razón.
Mujer, con fuego y con valor,
ya estás aquí junto al trabajador.
Y ahora el pueblo
que se alza en la lucha
con voz de gigante
gritando: ¡adelante!
El pueblo unido, jamás será vencido,
el pueblo unido jamás será vencido…
le architetture del desiderio o quelle dello spread: una scelta per il mondo di domani
di Alberto Rotondo
Catania nell’ultimo ventennio ha conosciuto la sostanziale devastazione della sua struttura urbanistica e sociale. In maniera impercettibile ai suoi cittadini è stata rubata l’anima. Il suo centro storico sta morendo, anche grazie alle politiche di favore verso la grande distribuzione commerciale e la speculazione edilizia dei super Mall, sorti come funghi anno dopo anno nelle periferie, degradate ormai a luogo di scarico delle pulsioni consumistiche, o, in alternativa, abbandonate al giogo feroce della criminalità organizzata, per colpevole e interessata assenza di politiche di inclusione sociale e di costruzione partecipata di agenzie di socializzazione alternative.
Negli ultimi anni ha funzionato benissimo a Catania il principio cardine del neoliberismo accademico, la trickle down economics, secondo cui bisogna garantire risorse monetarie ai ceti più abbienti per fare sì che qualche briciola possa scivolare (trickle down) ed essere raccolta dai più bisognosi, ottenendone così l’alleanza. E in effetti, negli ultimi anni di soldi a Catania ne sono piovuti tanti. La gestione dissennata dei fondi strutturali europei, fonte di approvvigionamento e di reclutamento principale del sistema di potere siciliano, nelle sue diverse varianti cuffariane, lombardiane, larussiane o firrarelliane, ha sfigurato il volto della città fino a renderla irriconoscibile ai suoi stessi abitanti. Le politiche berlusconiane di governo del territorio hanno fatto il resto: a colpi di varianti e di provvedimenti commissariali e senza nessun controllo democratico sulla legittimità sostanziale dei progetti, la nostra città è stata sventrata, occupata, sequestrata al godimento delle donne e degli uomini che la abitano.
Altri e ancora più pericolosi progetti sono attualmente in stallo e appaiono, almeno per il momento, di difficile attuazione, per via del vertiginoso aumento dei costi di finanziamento determinato dalla crisi dello spread. Pensiamo, per esempio, al Piano Urbanistico Attuativo – Variante Catania Sud secondo cui la Playa dovrebbe trasformarsi in una sorta di Copacabana con creazione di strutture ricettive destinate al turismo congressuale e padiglioni capaci di accogliere migliaia di persone, campi da golf e la costruzione di un mega acquario ancora più grande di quello di Genova. Tonnellate di cemento che invadono il litorale, lo sottraggono ai catanesi e lo mettono a disposizione del turismo di massa internazionale.
La crisi del debito sovrano e le rinegoziazioni dei fondi strutturali in sede europea, capitolo non secondario del fiscal compact imposto dal duopolio franco-tedesco come condizione per il salvataggio dei paesi meridionale dell’Unione, sembrerebbero aver inaridito i flussi di investimento previsti per i prossimi anni. Inoltre condizioni sempre più restrittive di accesso al credito hanno determinato negli ultimi mesi una paralisi del settore edilizio e della speculazione ad esso legata.
Tuttavia, si ha l’impressione che la giostra stia ripartendo. Il sistema finanziario europeo, per mesi terrorizzato dalla prospettiva di un fallimento disordinato della Grecia, ha trovato il modo di salvarsi, abbandonando la Grecia a un destino di miseria e sottosviluppo e riempiendo i forzieri con la liquidità generosamente somministrata dai banchieri di Francoforte. Non sarà sfuggita ai più attenti l’esternazione recente del ministro Passera a proposito del Ponte sullo Stretto, il prossimo dossier su cui il governo dovrà decidere. Il giro delle sette chiese finanziarie del commissario Monti sembra essere andato bene e la febbre da spread è sensibilmente diminuita.
Nelle mutate condizioni sono già di nuovo all’opera i professionisti del project financing, con il ceto di parassiti degli ordini professionali e delle pubbliche amministrazioni che ne assecondano i desiderata: mostruose architetture dello spread che tentano di spazzare via le microarchitetture del desiderio, con cui vorremmo edificare una città più vivibile.
È necessario aprire nella società civile catanese un grande dibattito pubblico sulle questioni complesse che investono le politiche di governo del territorio; particolarmente prezioso è il punto di vista offerto dalla Città Felice e dal patrimonio di conoscenze che ci viene restituito dalle architette della rete delle città vicine, che sono intervenute nella redazione di un libro collettivo che è insieme intreccio di relazioni e percorsi di riappropriazione dello spazio urbano, come spazio per la vita e non più come teatro della valorizzazione speculativa del capitale finanziario. L’auspicio è che queste esperienze si intensifichino, come risposta collettiva e plurale di resistenza e di costruzione di una proposta alternativa di governo della città.
sabato 17 marzo presentazione di architetture del desiderio e cena sociale
ARCHITETTURE DEL DESIDERIO, a cura di Bianca Bottero, Anna Di Salvo, Ida Faré, raccoglie gli scritti preparatori e il ricco dibattito svoltosi in occasione del convegno Microarchitetture del quotidiano. Sapere femminile e cura della città, Milano, marzo 2008.
Emerge dall’insieme un quadro vivissimo dei modi creativi con cui le donne si esprimono, per affermare la bellezza, la convivenza, la memoria delle loro città e dei conflitti che guidano in prima persona contro il malgoverno che, nell’Italia di oggi, devasta la qualità degli spazi pubblici urbani e quindi la ricchezza intrinseca della polis.
recensione di Franca Fortunato
SABATO 17 MARZO, dalle ore 19,al circolo città futura, via Gargano 37 Catania , in collaborazione con Città Felice Catania presentazione del libro ARCHITETTURE DEL DESIDERIO,a cura di Anna Di Salvo, ne discutono con la curatrice Pina la Villa (redazione Girodivite) e Luca Cangemi (coordinamento nazionale federazione della sinistra), coordina Alberto Rotondo (circolo città futura)
segue CENA SOCIALE
Etichette:
ambiente,
città,
differenza,
libri,
socialità
sabato 10 marzo 2012
Agnus Dei... o agnello al forno? Lettera pasquale a Monsignor Gristina
Eminentissimo Monsignor Gristina,
mi permetto di indirizzarle questa breve lettera non da animalista o vegetariano, ma semplicemente e umilmente da cristiano cui è stata in fondo negata la possibilità di una chiesa in cui riconoscersi. E da cristiano (almeno eticamente e per formazione anche se non più credente) io mi permetto di rivolgermi a Lei, in quanto massimo rappresentante della Chiesa Cattolica della mia città, per sollecitare una parola almeno sul triste e sanguinario rito consumistico del massacro annuale di milioni di innocenti creature, a causa di una barbara tradizione che banalizza e offende il valore spirituale dell'Agnus Dei (il sacrificio del Cristo uomo e dio) nel crudele rito culinario dell'agnello al forno. Mi permetta di confessarLe, Eminenza, che anche quest'anno io (e come me milioni di italiani) inorridisco all'appressarsi di una Pasqua di Resurrezione preceduta e accompagnata da un orribile puzzo di latte rancido e di sangue di neonati strappati alle madri e sgozzati senza alcuna pietas cristiana. Anche quest'anno io scenderò in strada, da cristiano eticamente assetato e affamato di giustizia e di amore fraterno per tutte le creature viventi, per dire no a una Pasqua di sangue senza resurrezione nelle squallide fabbriche della morte; anche quest'anno io attendo con fede che la Chiesa Cattolica dica qualcosa per ricordare ai suoi fedeli che Gesù di Nazaret scelse per il suo sacrificio di paragonarsi al più umile e innocente degli animali, l'agnello, non certo per incitare i suoi seguaci a sacrificare nei mattatoi milioni di cuccioli innocenti. Certo non devo essere io, Eminenza, a dover interpretare un mistero della fede, ma credo in tutta coscienza che servire in tavola il cadavere di un agnello nei giorni della Pasqua di Resurrezione (e insisto "di Resurrezione") sia la più oscena delle bestemmie che la spiritualità della fede e la pietas cristiana possano subire. Forse, Eminenza, io non ho capito nulla dei Vangeli e del messaggio d'amore e di fratellanza universale del cristianesimo, forse ho sbagliato io a considerare tutte le creature viventi come miei fratelli nello spirito di Francesco d'Assisi, forse la mia umana e cristiana "compassione" per gli agnelli e per tutte le "creature di Dio" merita di essere sbeffeggiata nelle tavole imbandite di tanti cattolici poco propensi a rinunciare a un piacere del palato (anche quando questo piacere comporta la sofferenza e la morte di nostri simili)... ma io mi aspetto ancora che Lei e tutta la Chiesa Cattolica dica finalmente quella parola di condanna che sola può davvero salvare dal massacro tante infelici creature e almeno boicottare la più infame strage di innocenti perpetrata nel nome di un falso dio. Cristianamente, Eminenza, e perciò da nonviolento, nell'orrore di questi giorni macchiati di sangue, io attendo con ansia che da tutti i pulpiti di tutte le Chiese si levi un messaggio chiaro e netto: NO ALLA STRAGE ANTICRISTIANA DEGLI AGNELLI!
Con rispetto e umiltà
Mario Bonica.
giovedì 8 marzo 2012
Monti e Profumo, eredi riconosciuti della Gelmini
La soddisfazione espressa dall’ex ministra Gelmini per la conclusione della vergognosa vicenda dell’emendamento sulla scuola nel decreto semplificazioni, sancisce un fatto ormai indiscutibile: sull’istruzione il governo “tecnico” si pone in diretta continuità con la triste epoca gelminiana e berlusconiana di tagli, ingiustizie, ignoranza della situazione reale che vivono le scuole del paese. Insopportabile è in particolare l’atteggiamento maldestro e arrogante sul dramma del precariato. Tutte le forze politiche che, di là delle belle parole, continuano a votare i provvedimenti del governo portano una gravissima responsabilità.E’ adesso il momento di riprendere una grande mobilitazione per contrastare le scelte dell’esecutivo e affermare la necessità d’indirizzi radicalmente nuovi.
Luca Cangemi (coordinamento nazionale della federazione della sinistra).
marzo, tre iniziative per una città differente
stasera, a conclusione delle iniziative dell'8 marzo, saranno presentate tre iniziative per una città differente, promosse da Città Felice, Area Keré e Circolo Città Futura:
SABATO 17 MARZO, dalle ore 19, presso il circolo città futura, via Gargano, 37
- inaugurazione di "Aetna Mater, luminescenti percezioni", foto di Laura Stazzone
- in collaborazione con Città Felice Catania presentazione del libro ARCHITETTURE DEL DESIDERIO,a cura di Anna Di Salvo, ne discutono con la curatrice Pina la Villa (redazione Girodivite) e Luca Cangemi (coordinamento nazionale federazione della sinistra), coordina Alberto Rotondo (circolo città futura)
- CENA SOCIALE veg
- "EL PUEBLO UNIDO..." canti collettivi con Giancarlo Asero alla chitarra
SABATO 24 e DOMENICA 25 marzo, giornate di iniziativa contro l’omo/transfobia
sabato, dalle ore 19,30, presso il circolo città futura via gargano, 37, proiezione del film di Canecapovolto
ABBIAMO UN PROBLEMA e APERIcena IbrideVoci
il dibattito prosegue domenica, con il Convivium Keré, laboratorio di libero pensiero tra poesia, arte, politica e cibo cruelty-free… dalle ore 19,30, presso Area Keré, via macherione 21
Etichette:
città,
differenza,
ibridevoci,
libri,
socialità,
video
mercoledì 7 marzo 2012
precarietà del lavoro delle donne: i dati dell'inchiesta sulla grande distribuzione a Catania
Nella società della globalizzazione capitalista, che dedica sempre più tempo all’ossessione di un consumo onnivoro e compulsivo, la grande distribuzione e le catene multinazionali o in franchising costituiscono, in particolare in una realtà drammaticamente segnata dalla disoccupazione come quella catanese, uno dei settori in cui si riversano più attese occupazionali, soprattutto delle donne. In un perenne stato di incertezza, si intrecciano la figura “tradizionale” della commessa tanto cara al patriarcato e le nuove forme globali della precarietà.
Di fronte ad un’ulteriore precarizzazione delle vite, diventa sempre più necessario cercare di comprendere le modificazioni della subordinazione femminile nel mondo del lavoro e di incontrare le tante in/subordinazioni che spesso restano isolate; con questi obiettivi il circolo città futura ha realizzato un’inchiesta sulla precarietà delle donne nella grande distribuzione, strutturata attraverso autonarrazioni dell’esperienza, questionari ed incontri informali.
Le condizioni del lavoro precario precludono la possibilità di organizzare i tempi personali e le scelte affettive, evidenziando come, a Catania come a livello globale, la contraddizione tra capitale e lavoro assuma forme nuove e molteplici; poiché le donne sono le più colpite da questi processi, è fondamentale “partire da sé”, dall’esperienza concreta di ciascuna, per analizzare il capitalismo in tempo di crisi e costruire un’alternativa.
E.F. indossa una collana con il proprio nome: “sono i nuovi cartellini identificativi del personale, una vera e propria catena che ti lega al marchio per cui lavori… e dire che ci sono clienti che vengono a comprare questo tipo di accessori, ma io non vedo l’ora di toglierla, appena esco dal negozio”, gioielleria in franchising presso un centro commerciale. E.F. lavora nel punto vendita da quando ha aperto, e nonostante tutto si ritiene fortunata rispetto ad un 25% di donne intervistate, che dichiarano di alternare spesso periodi di lavoro e non lavoro, e ad un 28% che ha subito interruzioni nel proprio percorso lavorativo per più di un anno.
E.F. ha trovato l’impiego tramite un’agenzia di lavoro interinale, cui era stato affidato il reclutamento del personale per molti punti vendita del centro commerciale, ma soltanto il 10% delle intervistate ha usufruito di questo canale di accesso. Per la maggior parte dei casi, oltre all’invio del proprio curriculum (7%) e agli annunci (5%) il “passaparola” è il mezzo principale per accedere ad un impiego da commessa.
È il caso di A.B., che lavora nel punto vendita di una nota griffe internazionale, presso un centro commerciale: “il periodo più stressante è quello delle feste di Natale, non ci sono più turni né orari prestabiliti. Il responsabile del punto vendita mi aveva avvisato: dimenticati pomeriggi liberi e fine settimana. E infatti è stato così”. A.B. dovrebbe lavorare in part time, con turni variabili tra mattina e pomeriggio, come il 38% delle intervistate. In realtà, copre le stesse ore di chi ha un contratto a tempo pieno.
La domenica, che da giorno di riposo è diventato giorno da dedicare al consumo, è il momento più critico per le lavoratrici: l’88% svolge turni lavorativi domenicali.
Anche per questo motivo, alla domanda “se potesse scegliere, con quale orario desidererebbe lavorare?”, soltanto il 6% delle intervistate non desidera modificare il proprio orario attuale, mentre il 76% vorrebbe lavorare a tempo pieno ma con orari differenti dagli attuali: ben il 66% non vorrebbe lavorare di domenica, e di queste un 44% preferirebbe turni spezzati per rientrare a casa nella pausa pranzo; infine un 24% preferirebbe un part time, nella maggior parte dei casi solo la mattina.
TABELLA DI CONFRONTO TRA ORARIO DI LAVORO CONTRATTUALE, ORARIO REALE ED ORARIO AUSPICATO DALLE LAVORATRICI
Ma avanzare richieste sull’orario diventa molto difficile quando il contratto di lavoro non è stabile, condizione che riguarda la maggior parte delle donne intervistate: soltanto il 20% ha un contratto a tempo indeterminato, e tra le altre spiccano anche un 15% di stage e addestramento, insomma di prestazioni lavorative non retribuite.
C.D. lavora presso una grande catena di abbigliamento e articoli sportivi, presso un centro commerciale, con un contratto trimestrale: “so già che il mio contratto non sarà rinnovato, come è accaduto ad altre colleghe, la direzione preferisce assumere sempre nuove commesse per tre mesi, con una retribuzione minima”; inoltre, nonostante sia stata assunta come addetta alla vendita, C.D. è spesso costretta a svolgere altre mansioni, soprattutto in magazzino, con un carico di lavoro molto pesante.
Come molte altre intervistate, C.D. percepisce costantemente nell’ambiente lavorativo una tensione dovuta sia all’instabilità del rapporto di lavoro, sia alle mansioni che variano improvvisamente, provocandole un notevole stress. Il grado di soddisfazione delle lavoratrici su questi due aspetti è assai basso: in una domanda a risposte in scala ben l’86% si dichiara per niente o poco soddisfatta del proprio lavoro rispetto allo stress e alla fatica mentale, ed addirittura il 95% sente la propria condizione non stabile.
Poca soddisfazione viene anche dalle opportunità di carriera (95% tra per niente e poco) e, come si è già notato, dagli orari (solo il 24% si dichiara abbastanza o molto soddisfatta).
Se la formazione è uno degli aspetti che suscita meno giudizi negativi (59% abbastanza soddisfatte e 18% molto soddisfatte), anche perché non le viene assegnata una funzione prioritaria e non è messa in relazione con le opportunità di carriera, va segnalato il dato positivo della collaborazione con colleghe e colleghi, di cui è molto o abbastanza soddisfatta il 92% delle lavoratrici, a fronte di un 42% nel rapporto con i superiori.
La retribuzione è uno degli aspetti più critici: il 68% delle intervistate si dichiarano poco o per niente soddisfatte, e alle normali motivazioni dovute a stipendi già molto bassi rispetto agli orari reali, si aggiungono in alcuni casi vessazioni e forme di evidente illegalità. È il caso di N.O., impiegata in una catena in franchising, che denuncia una diffusa e ignobile prassi: “riceviamo puntualmente busta paga ed assegno secondo contratto, ma siamo costrette a restituire in contanti una parte dello stipendio. Inutile dire che se non pagassimo questo pizzo perderemmo subito il lavoro”.
TABELLA SUL GRADO DI SODDISFAZIONE RELATIVO A VARI ASPETTI DEL PROPRIO LAVORO
A tali punte di illegalità si accompagnano altre pesanti discriminazioni: il 67% delle donne intervistate affermano che, al momento dell’assunzione, sono state poste loro domande sulla famiglia e su eventuali progetti di gravidanza, al 21% è stato addirittura imposto di sottoscrivere una lettera di dimissioni in bianco o un impegno scritto a non avere figli per un certo periodo di tempo; c’è anche un 8% a cui, al rientro dopo un’assenza prolungata (per maternità o per assistenza familiare), sono state affidate mansioni inferiori. È il caso di L.M., cassiera in una grande catena di ipermercati: “ero stata in maternità, appena rientrata oltre ad occuparmi dei miei figli ho dovuto assistere un parente gravemente malato e ho chiesto almeno di venirmi incontro con i turni. Mi hanno spostato dalle casse al magazzino, e ho dovuto anche pulire frigoriferi pur di far combaciare i miei orari con le richieste dell’azienda. Ora sono nuovamente alle casse, ma è durata più di sei mesi”.
Come L.M., un 15% delle intervistate deve conciliare i propri tempi di lavoro e di vita con l’assistenza di un parente anziano o non autosufficiente.
In una settimana, a parte le ore di sonno o riposo, alle intervistate rimane ben poco tempo libero o tempo per la cura di sé (in media 16 ore settimanali); le ore di lavoro risultano 42 (una media tra orari di lavoro part time e full time che evidenzia come in entrambi i casi le ore di lavoro siano superiori a quelle previste dai contratti), tutto il rimanente tempo è dedicato al lavoro domestico (in media 28 ore) e al lavoro di cura, di figli o altri familiari (in media 30 ore).
E con le liberalizzazioni nel settore del commercio avviate dal governo Monti, la situazione è destinata a peggiorare ed il conflitto tra tempi di vita e tempi di lavoro continuerà ad acuirsi.
Di fronte ad un’ulteriore precarizzazione delle vite, diventa sempre più necessario cercare di comprendere le modificazioni della subordinazione femminile nel mondo del lavoro e di incontrare le tante in/subordinazioni che spesso restano isolate; con questi obiettivi il circolo città futura ha realizzato un’inchiesta sulla precarietà delle donne nella grande distribuzione, strutturata attraverso autonarrazioni dell’esperienza, questionari ed incontri informali.
Le condizioni del lavoro precario precludono la possibilità di organizzare i tempi personali e le scelte affettive, evidenziando come, a Catania come a livello globale, la contraddizione tra capitale e lavoro assuma forme nuove e molteplici; poiché le donne sono le più colpite da questi processi, è fondamentale “partire da sé”, dall’esperienza concreta di ciascuna, per analizzare il capitalismo in tempo di crisi e costruire un’alternativa.
E.F. indossa una collana con il proprio nome: “sono i nuovi cartellini identificativi del personale, una vera e propria catena che ti lega al marchio per cui lavori… e dire che ci sono clienti che vengono a comprare questo tipo di accessori, ma io non vedo l’ora di toglierla, appena esco dal negozio”, gioielleria in franchising presso un centro commerciale. E.F. lavora nel punto vendita da quando ha aperto, e nonostante tutto si ritiene fortunata rispetto ad un 25% di donne intervistate, che dichiarano di alternare spesso periodi di lavoro e non lavoro, e ad un 28% che ha subito interruzioni nel proprio percorso lavorativo per più di un anno.
È il caso di A.B., che lavora nel punto vendita di una nota griffe internazionale, presso un centro commerciale: “il periodo più stressante è quello delle feste di Natale, non ci sono più turni né orari prestabiliti. Il responsabile del punto vendita mi aveva avvisato: dimenticati pomeriggi liberi e fine settimana. E infatti è stato così”. A.B. dovrebbe lavorare in part time, con turni variabili tra mattina e pomeriggio, come il 38% delle intervistate. In realtà, copre le stesse ore di chi ha un contratto a tempo pieno.
La domenica, che da giorno di riposo è diventato giorno da dedicare al consumo, è il momento più critico per le lavoratrici: l’88% svolge turni lavorativi domenicali.
Anche per questo motivo, alla domanda “se potesse scegliere, con quale orario desidererebbe lavorare?”, soltanto il 6% delle intervistate non desidera modificare il proprio orario attuale, mentre il 76% vorrebbe lavorare a tempo pieno ma con orari differenti dagli attuali: ben il 66% non vorrebbe lavorare di domenica, e di queste un 44% preferirebbe turni spezzati per rientrare a casa nella pausa pranzo; infine un 24% preferirebbe un part time, nella maggior parte dei casi solo la mattina.
TABELLA DI CONFRONTO TRA ORARIO DI LAVORO CONTRATTUALE, ORARIO REALE ED ORARIO AUSPICATO DALLE LAVORATRICI
Ma avanzare richieste sull’orario diventa molto difficile quando il contratto di lavoro non è stabile, condizione che riguarda la maggior parte delle donne intervistate: soltanto il 20% ha un contratto a tempo indeterminato, e tra le altre spiccano anche un 15% di stage e addestramento, insomma di prestazioni lavorative non retribuite.
C.D. lavora presso una grande catena di abbigliamento e articoli sportivi, presso un centro commerciale, con un contratto trimestrale: “so già che il mio contratto non sarà rinnovato, come è accaduto ad altre colleghe, la direzione preferisce assumere sempre nuove commesse per tre mesi, con una retribuzione minima”; inoltre, nonostante sia stata assunta come addetta alla vendita, C.D. è spesso costretta a svolgere altre mansioni, soprattutto in magazzino, con un carico di lavoro molto pesante.
Come molte altre intervistate, C.D. percepisce costantemente nell’ambiente lavorativo una tensione dovuta sia all’instabilità del rapporto di lavoro, sia alle mansioni che variano improvvisamente, provocandole un notevole stress. Il grado di soddisfazione delle lavoratrici su questi due aspetti è assai basso: in una domanda a risposte in scala ben l’86% si dichiara per niente o poco soddisfatta del proprio lavoro rispetto allo stress e alla fatica mentale, ed addirittura il 95% sente la propria condizione non stabile.
Poca soddisfazione viene anche dalle opportunità di carriera (95% tra per niente e poco) e, come si è già notato, dagli orari (solo il 24% si dichiara abbastanza o molto soddisfatta).
Se la formazione è uno degli aspetti che suscita meno giudizi negativi (59% abbastanza soddisfatte e 18% molto soddisfatte), anche perché non le viene assegnata una funzione prioritaria e non è messa in relazione con le opportunità di carriera, va segnalato il dato positivo della collaborazione con colleghe e colleghi, di cui è molto o abbastanza soddisfatta il 92% delle lavoratrici, a fronte di un 42% nel rapporto con i superiori.
La retribuzione è uno degli aspetti più critici: il 68% delle intervistate si dichiarano poco o per niente soddisfatte, e alle normali motivazioni dovute a stipendi già molto bassi rispetto agli orari reali, si aggiungono in alcuni casi vessazioni e forme di evidente illegalità. È il caso di N.O., impiegata in una catena in franchising, che denuncia una diffusa e ignobile prassi: “riceviamo puntualmente busta paga ed assegno secondo contratto, ma siamo costrette a restituire in contanti una parte dello stipendio. Inutile dire che se non pagassimo questo pizzo perderemmo subito il lavoro”.
TABELLA SUL GRADO DI SODDISFAZIONE RELATIVO A VARI ASPETTI DEL PROPRIO LAVORO
A tali punte di illegalità si accompagnano altre pesanti discriminazioni: il 67% delle donne intervistate affermano che, al momento dell’assunzione, sono state poste loro domande sulla famiglia e su eventuali progetti di gravidanza, al 21% è stato addirittura imposto di sottoscrivere una lettera di dimissioni in bianco o un impegno scritto a non avere figli per un certo periodo di tempo; c’è anche un 8% a cui, al rientro dopo un’assenza prolungata (per maternità o per assistenza familiare), sono state affidate mansioni inferiori. È il caso di L.M., cassiera in una grande catena di ipermercati: “ero stata in maternità, appena rientrata oltre ad occuparmi dei miei figli ho dovuto assistere un parente gravemente malato e ho chiesto almeno di venirmi incontro con i turni. Mi hanno spostato dalle casse al magazzino, e ho dovuto anche pulire frigoriferi pur di far combaciare i miei orari con le richieste dell’azienda. Ora sono nuovamente alle casse, ma è durata più di sei mesi”.
Come L.M., un 15% delle intervistate deve conciliare i propri tempi di lavoro e di vita con l’assistenza di un parente anziano o non autosufficiente.
In una settimana, a parte le ore di sonno o riposo, alle intervistate rimane ben poco tempo libero o tempo per la cura di sé (in media 16 ore settimanali); le ore di lavoro risultano 42 (una media tra orari di lavoro part time e full time che evidenzia come in entrambi i casi le ore di lavoro siano superiori a quelle previste dai contratti), tutto il rimanente tempo è dedicato al lavoro domestico (in media 28 ore) e al lavoro di cura, di figli o altri familiari (in media 30 ore).
E con le liberalizzazioni nel settore del commercio avviate dal governo Monti, la situazione è destinata a peggiorare ed il conflitto tra tempi di vita e tempi di lavoro continuerà ad acuirsi.
Etichette:
città,
differenza,
economia e lavoro,
regione
martedì 6 marzo 2012
inchiesta sulla precarietà delle donne nella grande distribuzione: mercoledì 7 marzo presentazione dei dati
Negli scorsi mesi il circolo Città Futura ha realizzato un'inchiesta sulla precarietà delle donne nella grande distribuzione a Catania, con l’obiettivo di analizzare le condizioni di lavoro e le conseguenze sui propri tempi di vita in un settore in cui, in particolare in una realtà drammaticamente segnata dalla disoccupazione come quella catanese, si riversano più attese occupazionali, soprattutto delle donne. Condizioni che oggi, con le liberalizzazioni nel settore del commercio avviate dal governo Monti, sono destinate a peggiorare ulteriormente.
I risultati dell’inchiesta saranno presentati durante una conferenza stampa che si terrà mercoledì 7 Marzo, alle ore 10, nella sede di via Gargano n.37.
Già alcuni anni fa, a partire dalle proprie esperienze e da “storie di ordinaria precarietà” condivise da tante altre donne, le compagne del circolo città futura hanno realizzato una videoinchiesta sulla precarietà delle donne a Catania, (vedi video) dai pub ai call center, fino alla scuola e all’ateneo catanese: soggettività precarie che, attraverso lo strumento dell’inchiesta e dell’autonarrazione, tentano un’esperienza unificante delle lotte, mettendo al centro i desideri e le pretese che riguardano la vita.
Nella società della globalizzazione capitalista, che dedica sempre più tempo all’ossessione di un consumo onnivoro e compulsivo, la grande distribuzione e le catene multinazionali o in franchising non potevano che essere l'oggetto della seconda parte dell'inchiesta.
In un perenne stato di incertezza, si intrecciano la figura “tradizionale” della commessa tanto cara al patriarcato e le nuove forme globali della precarietà; di fronte ad un’ulteriore precarizzazione delle vite, diventa sempre più necessario cercare di comprendere le modificazioni della subordinazione femminile nel mondo del lavoro e di incontrare le tante in/subordinazioni che spesso restano isolate; con questi obiettivi il circolo città futura ha realizzato l’inchiesta sulla precarietà nel settore del commercio, strutturata attraverso autonarrazioni dell’esperienza, questionari ed incontri informali.
questionario
I dati saranno pubblicati sul blog dopo la conferenza stampa.
I risultati dell’inchiesta saranno presentati durante una conferenza stampa che si terrà mercoledì 7 Marzo, alle ore 10, nella sede di via Gargano n.37.
Già alcuni anni fa, a partire dalle proprie esperienze e da “storie di ordinaria precarietà” condivise da tante altre donne, le compagne del circolo città futura hanno realizzato una videoinchiesta sulla precarietà delle donne a Catania, (vedi video) dai pub ai call center, fino alla scuola e all’ateneo catanese: soggettività precarie che, attraverso lo strumento dell’inchiesta e dell’autonarrazione, tentano un’esperienza unificante delle lotte, mettendo al centro i desideri e le pretese che riguardano la vita.
Nella società della globalizzazione capitalista, che dedica sempre più tempo all’ossessione di un consumo onnivoro e compulsivo, la grande distribuzione e le catene multinazionali o in franchising non potevano che essere l'oggetto della seconda parte dell'inchiesta.
In un perenne stato di incertezza, si intrecciano la figura “tradizionale” della commessa tanto cara al patriarcato e le nuove forme globali della precarietà; di fronte ad un’ulteriore precarizzazione delle vite, diventa sempre più necessario cercare di comprendere le modificazioni della subordinazione femminile nel mondo del lavoro e di incontrare le tante in/subordinazioni che spesso restano isolate; con questi obiettivi il circolo città futura ha realizzato l’inchiesta sulla precarietà nel settore del commercio, strutturata attraverso autonarrazioni dell’esperienza, questionari ed incontri informali.
questionario
I dati saranno pubblicati sul blog dopo la conferenza stampa.
Etichette:
città,
differenza,
economia e lavoro,
regione
domenica 4 marzo 2012
la scuola che non si arrende: riflessioni su una giornata di discussione
Domenica 26 Febbraio, presso Area Kerè di Catania, si è svolta la giornata di discussione “La scuola che non si arrende”, promossa dal circolo della conoscenza “Olga Benario” del PRC/FdS.
In più occasioni era emersa la necessità di un confronto fra i diversi soggetti del mondo scolastico, a seguito dei numerosi cambiamenti che la riforma Gelmini in primis, la legge di stabilità e il decreto Brunetta successivamente, hanno operato nelle “vite” di docenti, lavoratori ATA e studenti.
Durante la mattinata una carrellata di interventi tematici ha approfondito numerosi temi - l’elezione delle RSU, le scuole italiane all’estero, la legge Brunetta, il personale ATA, i docenti di laboratorio e i docenti di sostegno - evidenziando una grave situazione che, nel complesso, porta ad una minore offerta formativa e ad una netta diminuzione dei posti di lavoro, a causa dei tagli della riforma Gelmini. Da una prima analisi appare percepibile una grande preoccupazione, da parte di tutte le categorie presenti, legata all’impossibilità, anche quando ci si trovi in una condizione di lavoro a tempo indeterminato, di una sicura stabilità lavorativa, poiché i tagli previsti e in parte già attuati hanno comportato la comparsa di numerosi soprannumerari, l’obbligo di mobilità e di cattedre orarie su più scuole e, in futuro, anche la cassa integrazione ed il licenziamento. Viene quindi spontaneo chiedersi, tenuto conto del quadro generale delineatosi per il personale di “ruolo”, che possibilità possano avere i lavoratori precari; che senso abbia la norma che blocca per cinque anni la mobilità dei docenti neo-immessi in ruolo, se poi la scomparsa delle cattedre comporta il pellegrinaggio di moltissimi docenti a tempo indeterminato tra diverse scuole, se non tra diverse città. I docenti e lavoratori precari, protagonisti dell’assemblea pomeridiana, coscienti della gravissima situazione, temono la soppressione delle graduatorie ad esaurimento e denunciano una mancanza di garanzie sui diritti di precedenza maturati rispetto alla prossima partenza dei TFA.
A pagare le conseguenze di questa epocale trasformazione sono soprattutto gli studenti, costretti a frequentare classi “pollaio” e scuole prive di fondi e ad avere docenti che non possono garantire la continuità didattica. In classi in cui sono presenti in media trenta studenti, la possibilità di dialogare con tutti, ed in particolar modo con quelli più “deboli” risulta difficile; ciò si scontra con il principale obiettivo di un docente che dovrebbe essere quello di riuscire a instaurare con tutti un soddisfacente rapporto docente/discente. Inoltre le strutture e le attrezzature presenti nelle scuole sono assolutamente insufficienti e spesso non rispondenti alle norme sulla sicurezza, rispetto al numero di allievi per classe.
Appare chiara la volontà di non voler investire sulla scuola pubblica e sul futuro del paese. Laddove non si punti sulla formazione dei giovani e quindi sulla scuola pubblica, si nega la possibilità di progettare e realizzare un percorso di vita. Nella scuola di un recente passato, quando si chiedeva a ragazze e ragazzi cosa avrebbero voluto fare da grandi, le risposte erano numerose, oggi alla stessa domanda danno tutti la stessa risposta: “boh!”.
Dario Lana
venerdì 2 marzo 2012
8 marzo dedicato a Stefania Noce: il programma delle iniziative catanesi
La vita delle donne non è solo una sequenza di violenze.
E’ forza, autorevolezza, responsabilità collettiva.
L'ampiezza del fenomeno della violenza fra le mura domestiche, nelle discriminazioni sui luoghi di lavoro, nel controllo delle scelte sessuali e di maternità, si scontra giorno dopo giorno con il diritto fondamentale delle donne d’essere cittadine a pieno titolo.
Ad essere minacciata è la nostra stessa vita, integrità fisica. salute, felicità, dignità, soggettività:: tutti i valori inviolabili sui quali si fonda la nostra libertà femminile.
Tutte insieme condividiamo la consapevolezza che la presa di parola pubblica sul tema della violenza alle donne sia indifferibile e siamo unite da un forte senso di responsabilità che muove i nostri pensieri e i nostri gesti, per questo vi invitiamo ad un 8 marzo 2012 dedicato a Stefania Noce ed a tutte le donne in Italia e nel mondo vittime di femminicidio.
GIOVEDì 8 MARZO, DALLE ORE 10,30, presso Auditorium ex-monastero Benedettini
Parole, poesia, sensazioni, immagini, esperienze...
la giornata prosegue con altre due iniziative, promosse da Città Felice:
dalle ore 18, presso la libreria Feltrinelli, "Una stanza per tutte noi", letture di testi di grandi scrittici e poetesse di tutti i tempi, da Saffo a Emily Dickinson, da Virginia Woolf a Luisa Muraro.
dalle ore 20, presso Area Keré, via Macherione, 21, proiezione del film "Camille Claudel".
E’ forza, autorevolezza, responsabilità collettiva.
L'ampiezza del fenomeno della violenza fra le mura domestiche, nelle discriminazioni sui luoghi di lavoro, nel controllo delle scelte sessuali e di maternità, si scontra giorno dopo giorno con il diritto fondamentale delle donne d’essere cittadine a pieno titolo.
Ad essere minacciata è la nostra stessa vita, integrità fisica. salute, felicità, dignità, soggettività:: tutti i valori inviolabili sui quali si fonda la nostra libertà femminile.
Tutte insieme condividiamo la consapevolezza che la presa di parola pubblica sul tema della violenza alle donne sia indifferibile e siamo unite da un forte senso di responsabilità che muove i nostri pensieri e i nostri gesti, per questo vi invitiamo ad un 8 marzo 2012 dedicato a Stefania Noce ed a tutte le donne in Italia e nel mondo vittime di femminicidio.
GIOVEDì 8 MARZO, DALLE ORE 10,30, presso Auditorium ex-monastero Benedettini
Parole, poesia, sensazioni, immagini, esperienze...
la giornata prosegue con altre due iniziative, promosse da Città Felice:
dalle ore 18, presso la libreria Feltrinelli, "Una stanza per tutte noi", letture di testi di grandi scrittici e poetesse di tutti i tempi, da Saffo a Emily Dickinson, da Virginia Woolf a Luisa Muraro.
dalle ore 20, presso Area Keré, via Macherione, 21, proiezione del film "Camille Claudel".
Etichette:
città,
differenza,
libri,
socialità,
università
giovedì 1 marzo 2012
marzo: tante iniziative al circolo città futura
tante inziative a marzo al circolo città futura, via gargano, 37 catania.
DOMENICA 4 e DOMENICA 25 marzo, dalle 10,30 alle 13, gruppo di acquisto popolare, con NUOVI PRODOTTI DI STAGIONE dell'azienda "ALBEROLUNGO": uova bio, arance e limoni e tante verdure. biete, broccoli, indivia, cavolfiore romano... e come sempre pane, olio, vino, formaggi, mandorle e anche DOLCI a chilometro zero e prezzi popolari.
SABATO 17 marzo, dalle ore 19, inaugurazione della mostra fotografica di Laura Stazzone;
presentazione del libro LE ARCHITETTURE DEL DESIDERIO, in collaborazione con Città Felice, intervengono Anna Di Salvo, Pina La Villa e Luca Cangemi, coordina Alberto Rotondo;
a seguire CENA SOCIALE e CANTI collettivi con Giancarlo Asero alla chitarra.
SABATO 24 marzo, dalle ore 19,30, proiezione del film di CANECAPOVOLTO "ABBIAMO UN PROBLEMA", inchiesta sull'omofobia, e aperitivo Ibridevoci.
Etichette:
città,
differenza,
gap,
ibridevoci,
libri,
socialità
gruppo di acquisto popolare: domenica 4 marzo prossimo appuntamento
DOMENICA 4 MARZO, gruppo di acquisto popolare, dalle 10,30 alle 13 in via Gargano 37, Catania. NUOVI PRODOTTI DI STAGIONE dell'azienda "ALBEROLUNGO": uova bio, arance e limoni e tante verdure. biete, broccoli, indivia, cavolfiore romano... e come sempre pane, olio, vino, formaggi, mandorle e anche DOLCI a chilometro zero e prezzi popolari
Iscriviti a:
Post (Atom)