martedì 27 dicembre 2011

ciao Stefania






















Ancora una volta una donna viene uccisa dalla violenza maschile. Ancora una volta l’assassino non è un perfetto sconosciuto, ma un uomo che a quella donna ha probabilmente detto tante volte di amarla.
Stefania è stata brutalmente assassinata dal suo ex ragazzo, incapace di accettare la fine della loro relazione, incapace di accettare che lei avesse scelto di non essere più “sua”.
Ancora oggi lo si definisce “delitto passionale”, ma quello di cui è stata vittima Stefania ha un nome ben preciso: si chiama femminicidio, violenza di genere. Un fenomeno assolutamente trasversale ad ogni area geografica, cultura, ceto, religione o censo, frutto di una costruzione culturale patriarcale e misogina, attraverso il quale gli uomini mantengono o rafforzano il loro potere nei confronti delle donne, o cercano di riconquistare un potere perduto. Un fenomeno che spesso deriva dall’incapacità di alcuni uomini di accettare le scelte di autonomia delle donne che dicono di amare, o la scelta di mettere fine ad una storia.
Per chi l’ha conosciuta ed ha condiviso con lei alcune delle battaglie politiche, sociali e civili in cui era impegnata, Stefania rappresenta certamente molto di più che la 93sima vittima in Italia nell’ultimo anno della violenza assassina di mariti, fidanzati o ex. Ma allo stesso tempo, proseguire nella battaglia per la libertà femminile e per trasformare quel senso comune violento e patriarcale che ha armato la mano del suo assassino, avviare una riflessione seria su come questo senso comune sia pervasivo, è forse il modo migliore per ricordarla.
Ciao Stefania!