martedì 22 marzo 2011

fermiamo la guerra neocoloniale ed il razzismo: mobilitazioni a catania






















Fermiamo la guerra neocoloniale ed il razzismo
Sosteniamo il diritto all’autodeterminazione dei popoli

La risoluzione ONU n. 1973 porterà altre sofferenze al popolo libico oltre quelle già inferte dal regime di Gheddafi. L’obiettivo degli Stati Uniti e delle potenze europee non è la difesa dei diritti umani ma le abbondanti risorse energetiche (giacimenti di petrolio e gas), rese ancora più preziose di... fronte all’acutizzazione della crisi economica internazionale e dalla inevitabile escalation dei prezzi. Di fronte agli aerei e alle navi militari che stanno bombardando la Libia per "proteggere i civili", non ci si può che indignare ricordando come niente di tutto questo fu messo in campo mentre le forze armate israeliane bombardavano senza pietà la popolazione palestinese, rinchiusa nella gabbia di Gaza tra il 2008 e il 2009 (1.400 i morti, la metà civili inermi). Due pesi e due misure? No, complicità con i crimini di guerra e interessi strategici su gas e petrolio che prevalgono sistematicamente su ogni diritto umano e dei popoli. L’intervento militare in Libia delle potenze della coalizione internazionale (USA, paesi NATO ed emirati arabi) suona inoltre come monito e minaccia anche contro i movimenti popolari in Tunisia, Egitto, Algeria, i quali hanno avviato processi di cambiamento importanti, ma i cui esiti rappresentano ancora un’incognita per gli interessi delle transnazionali occidentali e per gli interessi geopolitici delle varie potenze. Le risorse energetiche libiche sono immense e gli attuali “primi della classe” (Francia, Inghilterra, USA) intendono spartirsele attraverso i ben noti strumenti di “pace”, sperimentati in questi anni a partire della guerra contro la Jugoslavia, in Afghanistan, Iraq e Libano. I contenuti della campagna mediatica scatenata sui fatti di Libia sono un modello ben noto – e “bipartisan” – per legittimare di fronte all’opinione pubblica l’aggressione militare.

La Sicilia è la regione d’Italia maggiormente esposta alle ritorsioni e più direttamente coinvolta dalle scellerate scelte governative di guerra: le basi militari Usa, italiane e Nato di Trapani-Birgi, Sigonella, Augusta, Pantelleria e Niscemi stanno contribuendo, non solo indirettamente ma oramai anche direttamente, ai bombardamenti. In particolare da Sigonella operano i cacciabombardieri USA, canadesi e danesi e i micidiali Global Hawks, aerei senza pilota, che decollano a pochi km dal terzo aeroporto italiano per traffico passeggeri (Catania-Fontanarossa), mentre da Trapani-Birgi vengono scatenati i bombardamenti dei Tornado italiani e di altri velivoli da guerra dei partner NATO. Sempre in Sicilia si sperimentano le nuove politiche segregazioniste del ministro Maroni: il Villaggio degli aranci (abbandonato dai militari Usa di stanza a Sigonella) a Mineo, è stato trasformato in un megacentro di “accoglienza” di 2000 richiedenti asilo, sradicati dai Cara del resto d’Italia e lì deportati per fare spazio al presunto “esodo biblico” dal Nordafrica; intanto il governo, incapace di trasferire nel resto d’Italia poche migliaia di migranti giunti nei giorni scorsi a Lampedusa, volutamente esaspera la situazione fra isolani e migranti per sperimentare nuove guerre fra poveri. Dalla Sicilia, dove 30 anni fa nacque il movimento contro gli euromissili a Comiso, bisogna ricostruire la solidarietà internazionalista fra tutte le vittime della globalizzazione e le sue devastanti politiche di guerra, razzismo e morte, imparando dall’esempio delle rivolte popolari in Nordafrica .

In Libia occorre fare appello per un cessate il fuoco immediato e l’avvio di una conciliazione tra le parti in conflitto. Ciò potrà avvenire solo attraverso l’autorevolezza di una proposta fatta da soggetti neutri e disinteressati alle vicende interne libiche, non certo dai bombardieri dei paesi che hanno colonizzato l’Africa, rapinato le sue risorse, condannandola alla fame e ai conflitti fratricidi .

La Sicilia non è zona di guerra, via le basi militari dalla nostra terra
Si all’accoglienza dei migranti ed alla smilitarizzazione
Contro la guerra ed il razzismo, con il popolo libico senza se e senza ma

NESSUNA COMPLICITÀ CON L’INTERVENTO MILITARE CONTRO LA LIBIA

Mercoledì 23/3 dalle ore 17,00 – presidio in via Etnea, angolo via Prefettura

Sabato 26/3 alle 17,30 – manifestazione in via Etnea

(partenza di fronte alla villa Bellini, conclusione in piazza Università)