mercoledì 16 marzo 2011

il nucleare è contro la vita e la natura, SI alle fonti energetiche rinnovabili





















Il ritorno al nucleare in Italia è un gigantesco affare che preparerà una grande abbuffata alla cui tavola siederanno tanti commensali avidi di denaro e di potere.
Converranno a quella tavola: l'industria meccanica nazionale in crisi che pensa di rigenerare le vecchie competenze nucleari o di riconvertirsi ad esso; le lobby transnazionali dell'energia in cerca di una nuova verginità, visto che l'era dei combustibili fossili sta per finire; i vari tecnici ed esperti nucleari dispersi e silenti per molti anni e oggi in cerca di occupazione ben retribuita; un esercito di consulenti di lusso per ingrassare le loro tasche e infine pseudo intellettuali superpagati per convincerci che il nucleare è cosa buona e giusta, come Umberto Veronesi ormai nominato Presidente dell'Agenzia Nazionale per la Sicurezza Nucleare, il quale utilizza il suo titolo di oncologo di fama internazionale per fare l'imbonitore e il piazzista di centrali nucleari.
Il nucleare, invece, per il nostro paese è solo e soltanto un grande affare e non, come ci raccontano, la novella di una grande opportunità per diminuire l'effetto serra che riscalda il pianeta, perché produrrebbe molta meno CO2, o perché darebbe un contributo significativo alla produzione di energia elettrica e all'occupazione.
Quello dei bassi costi è un grande inganno che si fonda sul fatto che nel costo del nucleare non si include tutta la filiera che va dall'estrazione di uranio in miniera al suo trasporto, alla costruzione dell'impianto, agli incentivi per i comuni che ospitano l'impianto stesso (cioè la monetizzazione del rischio), all'immagazzinamento dei residui radioattivi di bassa e media intensità vicino l'impianto fino allo smaltimento delle scorie ad alta attività e allo smantellamento della centrale alla fine del suo funzionamento.
Se ciò venisse fatto, il costo del Kwh nucleare già ora sarebbe comparabile addirittura a quello prodotto attraverso il solare fotovoltaico. Si tace su tutto ciò, perché altrimenti la società si ribellerebbe e chiederebbe immediatamente, in alternativa, l'utilizzo delle fonti rinnovabili di energia.
Calcoli fatti da esperti a livello internazionale dimostrano che la CO2 prodotta dal lungo ciclo del nucleare, a parità di potenza installata, è paragonabile a quella prodotta da una centrale a carbone.
Né durante la fase di esercizio dell'impianto, perché la centrale nucleare emette continuamente elementi radioattivi di bassa e media attività, né soprattutto perché sino ad oggi nel mondo non si è ancora risolto in modo sicuro lo smaltimento delle scorie di alta attività.
Chi può, infatti, garantire lo smaltimento definitivo del plutonio o di altri elementi la cui attività radioattiva può durare per un periodo di oltre 100mila anni ?
E poi, anche se si trovasse il sito teoricamente adatto e la tecnica più idonea per il compattamento delle scorie, chi può garantire il controllo del sito per le migliaia e migliaia di anni necessari?
Allora, invece di inseguire le chimere di un nucleare economico, ecologico e sicuro che non c'è e non ci sarà, almeno in una scala di tempi ragionevoli, adottiamo programmi di risparmio, di efficienza dell'energia e di sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili (solare, eolico, ecc) da promuovere in ogni territorio e in ogni settore (fabbriche, scuole, ospedali, abitazioni, ecc).
Esiste un'alternativa a portata di mano che è più ecologica, più sicura e che può offrire opportunità di lavoro e buona occupazione stabile e diffusa su tutto il territorio nazionale anche attraverso la promozione della ricerca e di attività produttive innovative e qualificate: le fonti rinnovabili.