ad una recente manifestazione contro il nucleare, due dei compagni arrestati, Julius e Kumar |
Mentre in Malaysia da settimane si prepara una grande mobilitazione contro il regime del partito nazionalista, che tenta di reprimere ogni movimento anticapitalista e ha dichiarato illegale il partito comunista, come sempre l'informazione mediatica tace o, peggio ancora, giustifica la repressione: oggi il Tg1 in un breve servizio minimizzava la partecipazione di massa alla manifestazione Bersih 2.0 e affermava che le centinaia di arresti e l'uso di lacrimogeni si erano resi necessari per evitare scontri (formula ormai di rito, come per le mobilitazioni NO TAV) con una presunta contromanifestazione a favore del regime.
Già dalla fine di giugno, il 25, molti attivisti del partito socialista della Malaysia, tra cui un parlamentare, sono stati arrestati con l'accusa di voler "rifondare" il partito comunista e abbattere la monarchia e condannati senza processo a sessanta giorni di carcere.
Nei mesi scorsi abbiamo incontrato in rete uno di loro, Julius Choo Chon Kai, un compagno di poco più di trent'anni, animato da un internazionalismo appassionato, pronto a mobilitarsi per il popolo palestinese, a solidarizzare con le manifestazioni in Grecia, a sperare per gli indignados. E il suo appassionato impegno non si è limitato a cliccare su un tasto "condividi", ma a condividere la costruzione di un percorso di mobilitazione dal basso nel suo paese.
Oggi è più che mai importante diffondere l'informazione su quanto sta accadendo in Malaysia e partecipare a una campagna globale per la liberazione degli attivisti arrestati e a sostegno della campagna Bersih 2.0.