giovedì 3 febbraio 2011

siamo uomini e non siamo come silvio! appello degli uomini per la mobilitazione del 13 febbraio




















Non è strano che per la donna che si prostituisce esistano molti “nomi” – prostituta, puttana, escort, mignotta, bagascia, troia, lucciola ecc. – per lo più infamanti, mentre per l’uomo che paga per comprare il suo corpo circola finora solo il neutro sostantivo “cliente”?

Pone con una certa veemenza questo interrogativo linguistico l’avvocata torinese Romana Viliani: come chiamiamo il “lui” della situazione? Sono stanca di sentire dire “clienti”. Cliente è chi compra un prodotto da un’azienda o in un supermercato, non “chi acquista carne umana: il corpo è un valore fondamentale della vita”.

Si vorrebbe insomma un nome eticamente più impegnativo. Ma la parola non viene. “Prostituente”, oppure “prostitutore”, azzarda Marco Deriu. Tra i presenti qualcuno dice :“Silvio!”, suscitando ilarità. C’è poco da ridere, però.

(Un resoconto dell'incontro "Quell'oscuro soggetto del desiderio. Immaginario sessuale maschile e domanda di prostituzione" di Alberto Leiss)



Le ultime vicende giudiziarie che hanno interessato il presidente del consiglio e l’indignazione che hanno suscitato in tanta parte della società civile ci spinge, come uomini impegnati insieme alle donne nella costruzione di un conflitto contro i modelli prevalenti di mascolinità e le strutture di dominio che essi producono, a svolgere alcune riflessioni.

Il punto di vista che qui vogliamo sviluppare a partire dal caso Berlusconi – riprendendo le sollecitazioni che ci vengono da un interessante intervento di Stefano Ciccone e dall’importante lavoro iniziato da alcuni gruppi maschili impegnati nella lotta allo sfruttamento dei corpi femminili e alla tratta delle prostitute – è che è giunta l’ora per noi uomini di fare i conti con quell’ “oscuro soggetto dell’immaginario maschile” che alimenta la domanda di prostituzione, sia quando essa si svolge sulle nostre strade sia quando viene ospitata nelle sale dorate di Villa San Martino ad Arcore.

L’ipotesi, avanzata in un incontro dell’ottobre scorso dell’associazione maschile plurale e che qui si vuole condividere, è che esista una zona grigia di contiguità tra un “normale” immaginario maschile e la domanda di prostituzione che ne deriva, tra le forme di rappresentazione di cui esso si avvale e le strutture di dominio maschile che perpetua e rafforza.

Vi è una continuità fra i comportamenti del vecchio magnate divenuto presidente del consiglio, che squallidamente cerca di nascondere la miseria della propria vita sessuale comprandosi le prestazioni di donne disposte a tale scambio, e l’impazienza con cui centinaia di migliaia di maschi infoiati percorrono le strade del paese alla ricerca di una fugace soddisfazione corporale.

A produrre questi comportamenti è sempre la cultura di dominio del maschio eterosessuale bianco occidentale: sulle donne, sui bambini nelle forme come la pedofilia o il turismo sessuale, sugli altri uomini “non conformi” al modello dominante come gli omosessuali, sulle persone transessuali, sulle persone immigrate in Occidente.Questa cultura maschile, che coltiva immagini e desideri coerenti al mercato della prostituzione e della tratta, ci sembra la più diffusa in Italia.

E non è forse per questo che ben poche voci maschili si sono levate per illuminare quel cono d’ombra rappresentato da un immaginario maschile, che produce relazioni povere e insoddisfacenti, totalmente riconducibili alla logica dello scambio e del consumo compulsivo?

Vi è il concreto rischio che da questa vicenda si esca con un tentativo di restaurazione, magari con l’appoggio significativo delle gerarchie cattoliche, di quell’ordine del padre di cui i comportamenti privati di Berlusconi costituiscono un esempio paradigmatico.

La storia del maschio ricco e potente, che ostenta una virilità esuberante per mascherare il suo declino fisico, è una storia vecchissima.

Quello che c’è di nuovo e che segna, a nostro avviso, una pericolosa regressione culturale nel nostro paese, è che di questi comportamenti se ne traggono motivi di vanto, di complicità,persino di consenso con un universo maschile, incapace di liberare la propria sessualità da modelli ripugnanti e offensivi della propria dignità e di quella delle donne.

Vi è un filo rosso che lega l’immagine di Berlusconi come tombeur de femmes, lo scambio sesso-denaro-potere che propone a donne che lo accettano e il profluvio di dichiarazioni omofobe a cui il nostro presidente del consiglio ci ha tristemente abituato.

Su questi temi Berlusconi sa di poter contare su un’adesione vasta.

Noi non ci stiamo!

Non ci riconosciamo, da uomini, in questo modello di maschio che, incapace di fare i conti con il proprio desiderio e di praticare una sessualità veramente libera, converte le proprie frustrazioni sessuali in atteggiamenti violenti e prevaricatori sul corpo delle donne.

Siamo uomini che intendono liberare il proprio corpo e il proprio desiderio dalla gabbia di ruoli che millenni di dominazione maschile hanno disegnato, e su queste basi praticare relazioni autentiche , non precludendoci la gioia ma anche i dolori che solo un incontro consapevole, capace di riconoscere le altre o gli altri e i loro desideri, può regalare a una sessualità finalmente liberata.

Ci sforzeremo, infine, di non lasciare che questa iniziativa rimanga isolata, promuovendo occasioni di incontro in cui, da maschi, potremo continuare a riflettere su questi temi.

Solo così restituiremo a questa vicenda quei connotati eminentemente politici che essa indubbiamente propone.


Primi firmatari: Alberto Rotondo, Luca Cangemi, Luca Rizzo, Alberto Giuffrida


Per aderire: arotct@gmail.com